«...agli inizi della seconda settimana di marzo... Boccioni accompagna il poeta in automobile alla villa di Mac Cullagh, il giornalista che nell'autunno precedente a Tripoli, dov'era corrispondente di guerra dell'americano «New York World», aveva diffuso voci infamanti sui soldati italiani, mostrandosi turbato per presunte atrocità da essi commesse. Francis Mac Cullagh vive a una sessantina di chilometri da Londra... Ora, il proposito del poeta è presto detto: vuole offendere Mac Cullagh, di modo che questi gli mandi i padrini. E poi col ferro in mano si vedrà chi deve rimangiarsi le proprie parole: se lui o il «cialtrone»... Ma tutto subito finisce in una bolla di sapone, perché bersagliato dalle offese di Marinetti, il giornalista inglese non batte ciglio. Pensando che la sfida arriverà l'indomani al Savoy secondo il prescritto rituale, i due futuristi girano i tacchi e tornano a Londra: ma invano il poeta aspetterà i padrini dell'imperturbabile Mac Cullagh». (AGNESE, p. 264)