La retata (1910) 
_____________________________________________________________________
Simile come impostazione a Rissa in Galleria; Boccioni esaspera in quest'opera in modo più drammatico la tensione delle linee oblique rappresentate dai personaggi, dalle ombre e dai fasci luminosi che evidenziano i gesti convulsi ed agitati della folla.
Viene esposto nel 1911 a Milano alla Mostra d'Arte Libera e notato dalla critica. «Umberto Boccioni si riafferma con più solite audacie di disegno e di colore. Egli ha uno stile dinamico di festa e di feérie sia che ci rappresenti «La Retata» con una sarabanda di carabinieri, di donne da marciapiede in un movimento rivoluzionario, nella luce torrenziale delle lampade elettriche o «La risata»; («Il Secolo»); «... alcuni carabinieri dalle mani rapaci e dalle lucerne grandissime operano un arresto difficile. La scena è resa con penetrazione e con impeto, e con un'esatta sensazione convulsiva della vicenda rapida e drammatica» («L'Avvenire d'ltalia») "Tanto le 'Care puttane' (vedi titolo novatore!...), Il lavoro, «La risata» del Boccioni... e generalmente tutte le opere del Carrà, del Russolo, del Boccioni e degli altri espositori futuristi, se ve ne sono ed il cui nome mi fosse sfuggito, non rappresentano in nessun modo 'una visione d'arte personalissima' come forse crede qualche intrepido gazzettiere« (Soffici). Dal feroce articolo di Soffici sulla Mostra d'Arte Libera si desume il titolo originario di questo dipinto: «Care Puttane».
«Retata» è uno dei quadri scelti dal Boccioni per rappresentare nelle varie città europee la pittura futurista. Come risulta dal catalogo di Bruxelles (1912) e da una lettera di Boccioni a Barbantini (Berlino, 13 aprile 1912) il dipinto venne venduto alla Mostra di Parigi: «a Parigi ho venduto per 800 franchi 'La rafle' (La retata) che a Lei piaceva". E ancora nel catalogo dell'esposizione dei pittori futuristi a Rotterdam (1913) il dipinto viene elencato quale opera venduta durante le rassegne futuriste dell'anno precedente.
Nell'elenco autografo dello stesso Boccioni si leggeva la seguente annotazione: «Venduto dalla Ditta Bernheim, Boulevard de la Madeleine, Parigi (credo) al Sig. Lepine Prefetto di Polizia di Parigi» (Ballo).
Calvesi (1958) osserva, riferendosi a «Rissa in Galleria» e a «Retata», che il divisionismo che traspare da queste due opere, potrebbe derivare dal contatto con Severini, che si trovava a Parigi in quel periodo.