DONATIEN-ALPHONSE-FRANÇOIS - DETTO IL
MARCHESE DE SADE


STRENNA FILOSOFICA

A madamigella di Rousset
[Vincennes, 26 gennaio 1782]

MERIDIANI - MONDADORI

OEUVRES DU MARQUIS DE SADE
OPERE DEL MARCHESE DE SADE

Al sorgere del nuovo anno, ovunque vi troviate, madamigella, vicina o lontana, fra turchi o galilei, in compagnia di frati o di attori, di carcerieri o di galantuomini, di computisti o di filosofi, l'amicizia m'impone un sacro dovere a cui non potrò mai venir meno: osservato il quale, se me lo permettete mi abbandonerò, secondo gli usi del buon tempo antico, a qualche riflessione, che per quanto occasionale nasce tuttavia dal mio intimo.
Quantunque la situazione in cui mi trovo sia spinosa, devo ammettere che pure mi ispira spesso delle ben curiose meditazioni filosofiche. Così se rivado ai tempi delle mie disgrazie, mi pare a volte di sentire quei sette o otto parrucconi incipriati ai quali debbo le mie pene, l'uno appena uscito dal letto di una ragazza onesta che sta rovinando, l'altro dalle braccia della moglie di un amico, questo qui sgattaiolato via, vergognoso, da un vicolo cieco dove guai se l'avessero visto fare ciò che ha fatto, quello là da una catapecchia magari ancor più malfamata, mi pare dicevo di vederli, turgidi di lussuria e carichi di delitti, sedersi a un tavolo, chinarsi sugli atti del mio processo, e il capobanda, animato dal sacro furore del patriottismo e dell'amore per la giustizia uscirsene in questa arringa: «Come, colleghi! questo povero aborto che non è né presidente né revisore, ha voluto godere, sacripante! come un onorevole consigliere? Questo piccolo gentiluomo di campagna ha avuto l'ardire di credere che gli era permesso imitarci! E così, eh? Non ha né ermellino né tocco, eppure s'è cacciato in testa l'idea che la natura esista non solo per noi ma anche per lui, come se la natura potesse essere analizzata, violata, oltraggiata da altri che dagli interpreti delle sue leggi, e come se potessero esistere leggi fuori delle nostre.
«In prigione, cribbio! Mandiamolo in prigione, signori! sì, diamogli sei o otto anni a questo impertinente, in una cella ben chiusa... è là che si impara a rispettare le leggi della società, signori miei, e il miglior rimedio contro chi ha pensato di infrangerle è di costringerlo a maledirle. D'altronde... qui... qui c'è una cosa... c'è che il signor di... il quale come sapete era in carica allora, ed ora, grazie a Dio non lo è più, è contento di cogliere l'occasione per fare un regaluccio alla sua amante. Una buona ‘torchiatura’ gli avrà fruttato dodici o quindicimila franchi, non c'è da esitare un istante... “Ma l'onore dell'imputato... sua moglie, i suoi beni, ...i figli?” eh! perbacco belle ragioni queste... bastano forse per impedirci di prostrarci davanti all'idolo del credito? Onore... moglie.., figli, ma non sono proprio queste le vittime che immoliamo giornalmente? In prigione, signori! datemi retta, in prigione. E domani i nostri cugini e i nostri fratelli avranno la loro brava nomina a capitani di vascello.»
«E prigione sia!» risponde con la lingua impastata il presidente Michaut dopo aver fatto una somma. «Prigione, signori miei, prigione!» dice con una vocetta stridula il bel Darval mentre di nascosto scarabocchia un tenero biglietto a un'attrice dell'opera. «Prigione senza esitare» aggiunge il pedagogo Damon, con la testa ancora pesante per il pranzo fatto alla bettola. «E chi può essere in forse sulla prigione!» conclude squittendo il piccolo Valère, alzandosi sulla punta dei piedi, una occhiata all'orologio per non arrivare in ritardo all'appuntamento della signora Gourdan.
In Francia, ecco dunque da cosa dipende l'onore, la vita, i beni e la reputazione del cittadino... Alla sua rovina danno il via la bassezza... il servilismo... l'ambizione... l'avarizia: l'imbecillità la completa. Miserabili creature gettate per un istante sulla crosta di questo mucchietto di fango, è dunque scritto che una metà del gregge deve farsi persecutrice dell'altra? O uomo, hai tu il diritto di pronunciarti su ciò che è bene o male? Ad assegnare dei limiti alla natura, a decidere ciò che essa ammette e ciò che proibisce, sei proprio tu, misero individuo della tua specie? Tu che non hai ancora saputo scoprire come avvenga la più futile delle sue operazioni, che non sei in grado di spiegarne il più semplice dei fenomeni? Definisci l'origine delle leggi del moto, o della gravitazione, spiegami l'essenza della materia: è inerte o no? e se non si muove dimmi com'è che la natura, la quale non è mai in riposo, ha potuto creare qualcosa che lo è continuamente; e se invece si muove, se è la causa certa e autentica delle generazioni e alternanze perpetue, dimmi che cos'è la vita e dimostrami che cos'è la morte. E l'aria, cos'è l'aria? fa' dei ragionamenti esatti sui suoi diversi effetti, spiegami come mai trovo delle conchiglie in cima alle montagne e negli abissi marini delle rovine, spiegamelo tu che sentenzi se una cosa è un delitto o non lo è, spiegamelo tu che commini impiccagioni a Parigi per delle azioni che nel Congo ricevono plauso, dammi salde conoscenze sul corso degli astri, sulla loro attrazione, mobilità, essenza, sui loro periodi, provami che Newton ha più ragione di Descartes e Copernico più di Ticho-Brahé, spiegami soltanto perché una pietra quando è lanciata dall'alto cade; sì, basta che tu mi chiarisca questo fenomeno così semplice e se sarai un buon fisico, io ti perdonerò il tuo moralismo. Tu vuoi analizzare le leggi della natura, ma il tuo cuore, che ne porta l'orma, rappresenta in sé un enigma di cui non sai dare la soluzione:... tu vuoi definire queste leggi, ma non sai dirmi come dei vasi troppo turgidi possono in un momento far perdere la testa a una persona e in un giorno fare del più galantuomo uno scellerato... Tu che sei ancora così fanciullo nelle tue idee filosofiche come nelle tue scoperte e che da tre o quattromila anni continui a inventare, a cambiare, a tornare sui tuoi passi, a discettare e tuttavia quale compenso delle nostre virtù, non sai ancora offrirci altro che l'Eliseo dei greci, per castigo dei nostri peccati il loro favoloso Tartaro, che dopo tanti complessi ragionamenti, tanti polverosi volumi scritti su questa sublime materia, non hai trovato di meglio che sostituire Ercole con uno schiavo di Tito e Minerva con una ebrea, tu vuoi fare la persona profonda che filosofa sulle debolezze umane, pretendi di dogmatizzare sul vizio e sulla virtù mentre ti è impossibile rispondermi cosa siano l'uno e l'altra, quale dia maggior vantaggio all'uomo, quale si addica meglio alla natura, e se per caso nasca proprio da questo contrasto l'equilibrio più profondo che li rende entrambi necessari. Tu sostieni che l'universo intero è virtuoso, e non ti accorgi che tutto perirebbe in un attimo se non ci fossero sulla terra altro che virtù... non vuoi capire che, siccome bisogna che ci siano dei vizi, è una ingiustizia la tua di volerli punire, proprio come lo sarebbe se ti prendessi gioco di un orbo... E qual è delle tue false concezioni... degli odiosi argini con cui vorresti imbrigliare quella che se ne infischia di te, qual è lo spaventoso risultato?... Sciagurato, fremo solo a dirlo: è che si condanna alla ruota chi si vendica dei propri nemici, e si colma di onori chi assassina quelli del suo re: è che si deve ammazzare chi ti ruba uno scudo e dare a te ogni ricompensa, a te che ti credi autorizzato a sterminare in nome delle tue leggi chi ha l'unica colpa di farsi trascinare da quelle della natura, l'unico torto di essere nato per difendere sacrosantamente i propri diritti... Oh, lascia stare le tue folli sottigliezze... godi amico mio, godi e non giudicare... godi e, dammi retta! abbandona alla natura la cura di governarti a suo talento e all'Eterno quella di punirti. Se tu riconosci d'essere null'altro che un trasgressore di leggi, umile formica aggrappata a questa zolla di terra, strascina pure la festuca al tuo buco, fa schiudere le uova, nutri i tuoi piccoli, amali, soprattutto non strappar via loro dagli occhi la benda dell'ignoranza: per la felicità, bisogna riconoscerlo!, valgono molto di più le false prevenzioni che non le tristi verità della filosofia; godi della fiaccola dell'universo: la sua luce brilla, ai tuoi occhi, per illuminare dei piaceri, non dei sofismi. Non consumare metà della tua vita a guastarti l'altra metà; dopo qualche anno di questa grottesca vegetazione, comunque la pensi il tuo orgoglio, addormentati in seno alla madre terra per risvegliarti subito dopo sotto altra forma, e anche questo in virtù di nuove leggi altrettanto misteriose delle prime. In una parola pensa che la natura ti ha messo fra i tuoi simili perché tu li renda felici, perché li curi, li aiuti, li ami, non perché li giudichi e li punisca, e soprattutto non per carcerarli.
Madamigella, se questo piccolo saggio di filosofia vi piacerà, sarò lieto di darvene il seguito alle prossime strenne. Se no, abbiate la cortesia di avvertirmene e assieme sceglieremo qualche argomento più adatto alla spensieratezza di un sesso di cui voi siete l'ornamento e io mi vanto di essere per tutta la vita, così come di voi, madamigella, l'umilissimo e obbedientissimo servitore.

Des Aulnets

Dal pollaio di Vincennes il 26 gennaio, dopo 59 mesi e mezzo di ‘torchiatura’, in verità senza alcun successo. (Traduzione di Pino Bava)