FERRUCCIO BUSONI

APPREZZARE IL PIANOFORTE

Man achte das Pianoforte.
B139, H.112. Pubbl. nello Studienbuch di Gotffried Galston.



Berlino, primavera 1910

I suoi difetti sono evidenti, gravi e irrimediabili. L'impossibilità di sostenere il suono e la spietata, rigida suddivisione in semitoni inalterabili. Ma i suoi pregi e privilegi sono piccole meraviglie.
Una persona sola può dominare un tutto completo: è possibile ottenere un minimo e un massimo di sonorità in un solo registro, come con nessun altro strumento. La tromba può squillare, ma non sussurrare, il flauto viceversa. Il pianoforte può fare l'uno e l'altro. Dispone delle note più acute e più basse che si possano impiegare. Apprezziamo il pianoforte.
Chi dubita rifletta come un Bach, un Mozart, un Beethoven, un Liszt abbiano apprezzato il pianoforte, come gli abbiano dedicato le loro idee più preziose. [ L'affermazione, quanto a Bach, è manifestamente infondata]
E il pianoforte possiede qualcosa che è esclusivamente suo, un mezzo inimitabile, una fotografia del cielo, un raggio della luce lunare: il pedale. Gli effetti del pedale sono ancora lungi dall'essere esauriti, perché sono rimasti tuttora schiavi di una teoria armonica gretta e irragionevole: il pedale si tratta come se si volessero ridurre l'aria e l'acqua a forme geometriche. - Beethoven, che indiscutibilmente ha realizzato nel pianoforte il massimo progresso, intuiva la natura del pedale, le prime finezze in proposito le dobbiamo a lui.
Il pedale è screditato. Insensate contravvenzioni alle regole ne portano la colpa. Si tentino contravvenzioni sensate...