FERRUCCIO BUSONI

ARTE E TECNICA

Kunst und Technik.
B.104, H.215, R.23. In «Signale für die musikalische Welt», Berlino, LXVII, n. 35, 1 settembre 1909, col titolo «Aphorismen zu Kunst und Technik», in calce ad un articolo di Leopold Schmidt intitolato «Kunst und Tecbnik» e relativo (cfr. la nota di Busoni) alla tastiera arcuata proposta dal pianista e compositore australiano George H. Clutsam (1866-1951).
Risposta all'articolo del dott. Schmidt sulla tastiera arcuata di Clutsam pubblicato in «Signale [für die musikallsche Welt]» n. 35, 1909



Berlino, agosto 1909

Contrassegno dell'artista - dico l'artista!, non chi semplicemente pratica un'arte - è porsi continuamente nuovi problemi e cercare la propria soddisfazione nel risolverli; perciò ogni facilitazione che viene dall'esterno favorisce, secondo l'ordine naturale delle cose, il dilettante, mentre l'artista, considerando il problema già risolto, se ne scosta.

Dilettante e artista sono entrambi impegnati a superare delle difficoltà: in questo mi sembra di poter scorgere il tratto che li accomuna, e che li differenzia allo stesso tempo, in quanto il dilettante lotta contro difficoltà che l'artista ha già superato; l'artista invece se ne propone continuamente di nuove e le vince.
Facilitazioni puramente tecniche possono essere di una qualche utilità all'artista, il quale aspira a una perfezione diversa, solo in quanto gli permettono di attuarla.

Ammettendo «che una nota acuta a cui il cantante arriva con fatica accresce la potenza dell'espressione», che succede nel caso in cui la difficoltà maggiore venga a trovarsi in un passo di secondaria importanza E artistica? Questo passo verrà messo sproporzionatamente in rilievo in seguito allo sforzo necessario ad eseguirlo.

Quanti più mezzi un artista ha a sua disposizione, tante più occasioni troverà per usarli.
L'arte - soprattutto l'arte musicale - esige libertà di movimento. Fino ad ora ha dovuto impiegare la maggior parte delle sue forze per superare ostacoli materiali. La facilitazione tecnica apparentemente maggiore non è che un piccolo passo nello spazio infinito.
Elogiamo quelli che avanzano e che liberano, per quanto limitata sia la loro forza. Come potrebbe mai esistere, infatti, il congegno inventato e manovrato da uomini, che facesse percepire i milioni di voci dell'Armonia? Basterà mai la tecnica a far risonare i mille registri dell'Organo cosmico?

Ecco uno "studioso" di fronte a una tastiera, la cui linea si scosta di un pochino da quella usuale, egli teme che l'arte ne venga distrutta. A quanto mai fragile arte si rivolge il suo pensiero!

Forse che i temporali sono spariti dal mondo perché Franklin ha inventato il parafulmine? In arte, a quanto mi sembra, ogni facilitazione indica che una nuova difficoltà è subentrata al posto di quella ormai superata. Se noi fossimo d'accordo con lo "studioso" che «la mancanza di ostacoli meccanici rende meno interessante il modo di suonare», vedremmo semplicemente l'esecutore posto di fronte a una nuova difficoltà. Ma quale interesse possa offrire allo studioso ascoltante veder lottare un esecutore alla continua rimozione di tali ostacoli, è incomprensibile. E ancor più incomprensibile quale contributo questa lotta porti alla conservazione o alla salvezza dell'arte.