FERRUCCIO BUSONI

OSSERVAZIONI SULLA SUCCESSIONE
DEI NUMERI D'OPUS NELLE MIE COMPOSIZIONI

Bemerkungen über die Reihenfolge der Opuszahlen meiner Werke.
B.95, H.108.
Guida al catalogo delle opere [pubblicato in B. 359J. Abbozzato ad Altenburg il 30 marzo 1908, riveduto a Berlino il 25 aprile 1908.



Berlino, aprile 1908

Da ragazzo ho scritto molto e ho pubblicato qualche cosa prematuramente. Mal consigliato e privo io stesso di esperienza, invece che numerare i lavori che venivano stampati secondo l'ordine di pubblicazione, li numerai secondo la data di composizione. Cosi i fascicoli dal 30 al 40 furono stampati con questa numerazione, mentre quelli contrassegnati con i numeri dal 15 al 29 (esclusi il 21 e il 25) non furono pubblicati. Quando ebbi felicemente dato alle stampe i lavoretti con i numeri d'opus dall'1 al 14 e dal 30 al 40, ero arrivato all'incirca al diciassettesimo anno d'età.
A questo punto - a diciott'anni - nacquero i veri e propri tentativi giovanili e cominciai a capire che bisognava mettere ordine nella numerazione. Albert Guttmann pubblicò in quel tempo a Vienna 2 Lieder op. 15, 6 Studi op. 16 e infine Studio in forma di variazioni op. 17, i due ultimi dedicati a Johannes Brahms.
Imboccai una strada più seria nella primavera del 1885 con il mio viaggio a Lipsia, dove tornai nell'autunno del 1887 per fuggire condizioni domestiche penose e incerte.
Con il mio lavoro seguente, pubblicato da Kistner, mi proposi di integrare i numeri d'opus mancanti nella serie dei lavori stampati: continuai dunque con il numero 18 e in breve (nel 1890) avevo completato la numerazione mancante.
Rivedendo più tardi i miei lavori infantili dal numero 30 in là, notai il divario dovuto ai miei progressi e non potei più adattarmi a lasciare che quei numeri dal 30 al 40 fossero considerati una continuazione dei lavori più maturi che portavano i numeri 20-29. Escogitai la scappatoia di costituire una nuova serie di numeri dal 30 al 40, a cui aggiunsi, per distinguerli, la lettera a. Solo le opere giovanili 37 (24 Preludi) e 40 (quattro cori italiani per voci maschili con accompagnamento d'orchestra) mi sembrarono abbastanza buone da non aver bisogno di sostituzione; e per l'op. 9 della nuova serie, invece della lettera, preferii il numero in cifre romane.
La serie cronologica è quindi:

1-14, 21, 25, 61, 70, 30-40 Fanciullezza

15, 16, 17, 18, 19, 20, 22, 23, 24
25 (per la seconda volta), 26, 27, 28, 29
Giovinezza

30a, 31a, 32a, 33a, 33b, 34a, 35a, 36a
38 (per la seconda volta), XXXIX, 41 Maturità fino al 1906

Le Elegie sarebbero il n. 42, ma sono state pubblicate senza numero d'opera e così pure Kultaselle (variazioni per violino [In realtà non violino ma violoncello]).
In senso ideale ho trovato la strada mia propria, come compositore, soltanto con la seconda Sonata per violino op. 36a, che tra amici chiamo anche il mio op. 1; a questa seguirono (secondo e terzo in senso proprio) il Concerto [per pf. coro d'uomini e orch. op. XXXIX] e Turandot[-Suite].
Ma ho assunto finalmente il mio volto assolutamente personale soltanto con le Elegie (finite il I gennaio 1908).
A diciassette anni avevo composto una cantata campestre che contava 300 pagine di partitura; fu eseguita con successo al Teatro Comunale di Bologna. Arrigo Boito ne trasse i più brillanti auspici per il mio futuro di compositore. E quando pochi giorni fa, il 12 aprile 1908, ho rivisto a Milano il Maestro per la prima volta dopo di allora, ne sono stato salutato con un'aria quasi di rimprovero, nel senso che dopo quel lavoro, scritto a diciassette anni, non avrei dovuto pensare ad altro che alla composizione.
La cantata è rimasta medita.
Tra il 1887 e il 1889 portai a termine l'abbozzo di un'opera romantica, Sigune, ovvero il villaggio silenzioso, che non misi in partitura. Non sono stati nemmeno pubblicati due pezzi da concerto per pianoforte e orchestra, una sonata per pianoforte e molti altri lavori minori.