FERRUCCIO BUSONI

SUL «RONDÒ ARLECCHINESCO»

In «Zürcher Theater, Konzert- und Fremdenblatt», XXXVI, n. 22, 25 marzo 1916, come programma illustrativo del Rondò arlecchinesco eseguito dia Tonhalie di Zurigo sotto la direzione di Busoni il 27 e ii 28 marzo 1916. Composto in America nel 1915, il Rondò arlecchinesco (per orchestra, con intervento di una voce lontana di tenore alla fine del pezzo) fornì materiale all'atto unico Arlecchino oder Die Fenster (Arlecchino ovvero Le Finestre) che Busoni compose nel 1914-16.



In veste di toppe variopinte
un corpo guizzante
uno spirito capriccioso e saggio.

«La» [In tedesco «A», iniziale di «Arlecchino»] è la nota fondamentale, continuamente riaffermata. Il linguaggio di Arlecchino è versatile. Ora afferma sfrontato i suoi principi con la tromba; ora si ride del mondo con la voce dell'ottavino; minaccia coi bassi, languisce coi violoncelli, cerca spazio con sveltezza violinistica.
I tre pensieri del motto sono dunque da intendere in musica così:
«In veste di toppe variopinte»
riguarda la forma sciolta, per giustapposizioni;
«un corpo guizzante»
il tempo e il ritmo;
«uno spirito capriccioso e saggio»
il contenuto, nella misura in cui il capriccio e la saggezza del compositore lo permettono.
Più come immagine accompagnante che come programma, il compositore ha avuto presente alla fantasia questa sequenza di quadri:
1. Il ritratto del protagonista, due volte di profilo e una di faccia.
2. Lo stato contemplativo e quello amoroso di Arlecchino (donde nella partitura, di passaggio, il gesto della serenata).
3. La fuga, a cui dà occasione un colpo temerario, e grazie alla quale Arlecchino si salva dall'amoretto e dalla rissa.
4. Messo al sicuro dalla lontananza, Arlecchino fa ascoltare la sua voce a superiore derisione del mondo.