FERRUCCIO BUSONI

DALLA NOTTE CLASSICA DI
VALPURGA DI INO-SUB-F.

Aus da klassischen Walpurgisnacht von Ino-Sub-F.
B.89, H.243, LM.13. In «Die Musik, Berlino, VII (1907-08), n. 9, febbraio 1908. «Ino-Sub-F.» è l'anagramma cancrizzante di «F Busoni».



Berlino, febbraio 1908

 

Scena: Il Limbo. [Il Limbo è quella istituzione dell'Al di là in cui sono allogate le anime di coloro che nella loro vita non fecero nulla di male ma neppure qualche cosa di buono; e che perciò non vengono punite né premiate, né soffriranno né godranno per tutta l'eternità.]
Mendelssohn, intorno a lui Franz Lachner, Weigl, Kalliwoda, Lindpaintner, Reissiger, Spohr, Niels Gade
[A parte Mendelssohn (di cui sotto si citano le musiche di scena per l'Antigone di Sofocle), compositori minori dell'area germanica, fioriti nell'Ottocento: Franz Lachner (1803-1890), Joseph Weigl (1766-1846), Johann Wenzel Kalliwoda (1801-66), Peter Joseph von Lindpaintner (1791-1856), Karl Gottlob Reissiger (1798-1859), Louis Spohr (17941859), Niels Gade (danese, 1817-90)] e altri, nello stato d'animo più indifferente.
Lachner.
Ce la passiamo bene. Senza sofferenze...
Gade. Senza scosse...
Lachner.
Non abbiamo bisogno di essere geniali...
Gade. Né abbiamo indovinelli da sciogliere...
Mendelssohn. Ma neppure gioie.
Spohr. Permetti, se tu senti cosi, allora in fondo soffri e...
Mendelssohn. Lo so, e questo non è neppure il posto che in via assoluta mi spetta.
Lachner. Io avrei pensato che Lei fosse, per cosl dire, il nostro capo.
Mendelssohn. E il capo deve appunto provvedere il pensiero per tutte le altre membra.
Lindpaintner. Qui non si pensa nulla.
Gade. No, qui non ci si pongono nuovi compiti.
Mendelssohn (con un leggero sospiro da uomo di mondo) Eppure alle volte penso...
Gade. Allora Lei dovrebbe sgomberare, trasferirsi in Cielo.
Spohr. Sebbene ci dispiacerebbe, di perderti.
Mendelssohn. Neppure là sarei del tutto al mio posto.
Lachner. Ma, scusi, chi là è veramente al suo posto?
Mendelssohn. Oh, parecchi, per esempio - (fa capolino Schumann) - eccone qua uno!
Schumann. Buon giorno, illustrissimi; mi permetto una visitina.
Lindpaintner. Ma come capita Lei qui?
Schumann. Oh, molto semplice, ho ben diritto di farlo - ho composto Des Sangers Fluch [«La maledizione del cantore». È una ballata per soli, coro e orchestra su testo di R. Pohl, da Uhland. Busoni stesso, a tredici anni, ne aveva musicato i versi originali di Uhland per canto e pianoforte.].
Kalliwoda. Una delle Sue opere migliori.
Gade. Un capolavoro!
Schumann. Prego, prego, grazie, grazie. Come potete affermare una cosa simile, qui, alla presenza dell'autore dei cori dell'Antigone? Mi ricaccerete subito in Cielo per la confusione...
Lachner. No, resti ancora, mi sento così affine a Lei.
Schumann. Certo, noi simpatizziamo, e, se gli altri signori lo permettono...
Mendelssohn. Caro Robert, raccontaci qualcosa del tuo Cielo! E là il tuo protetto?
Schumann. Johannes? [Brahms; fra i phi fedeli amici del quale furono il barone Heinrich von Herzogenberg e sua moglie Elisabeth: eccellente pianista che a sedici anni (1864) era stata sua allieva facendogli per un po' girare la testa. La profonda intimità di Brahms con la vedova di Schumann, Clara Wieck, è ben nota.] Ma certo. Gliel'avevo predetto. Sta un po' appartato nella sezione tedesca - volentieri sarebbe andato a stare più vicino a Beethoven - ma ha trovato una sistemazione comoda, molto semplice: qualche morbido cuscino, alcuni corni alle pareti, triadi arpeggiate e una deliziosa collezione di sincopi. Gli hanno dato per il suo servizio la coppia Herzogenberg, e mia moglie dirige la casa. Lo vado a trovare volentieri. Riconosco in tutto e per tutto la sua bravura, solo nei Paganini-Etuden [I 6 Konzert-Etüden komponiert nach Capricen von Paganini, op. 10 (1833), da non confondere con gli Studien für dai Pianoforte nach Capricen von Paganini, op. 2 (1832), sei anch'essi. L'opera paganiniana a cui Schumann si richiama sono le Variationen über ein Thema von Paganini, pure per pianoforte (1862-63).] gli sono superiore.
Lachner. Lei ne ha scartato l'elemento diabolico così felicemente...
Schumann. Sì, con la letteratura violinistica ho avuto qualche fortuna. Credo che il mio accompagnamento alle sonate di Bach...
Lachner. Merita certamente l'epiteto di «celestiale».
Schumann (un po' depresso). Sì, sì, è per questo che devo starmene lassù.
Mendelssohn (un po' piccato). E dimmi, chi c'è ancora «lassù»?
Schumann. Alcuni italiani prendono molto posto...
Mendelssohn (indignato). Che, magari quel Donizetti?...
Schumann. No, quello è in Purgatorio con Meyerbeer e Marschner. [Heinrich August Marschner (1795-1861), il più notevole operista romantico prewagneriano posteriore a Weber.] Gli italiani «celestiali» sono Palestrina, Cherubini e Rossini - non hanno fatto male a nessuno.
Mendelssohn. E Mozart?
Schumann. Quel briccone ha il permesso di stare dappertutto. Veramente il suo posto è in Cielo, ma quando vuol passare una serata allegra va all'Inferno.
Mendelssohn. Che di certo è pieno zeppo.
Schumann. Perché? Non sai dunque che finora nessuno è stato trovato degno di starci in permanenza, all'Inferno? Ci si introducono di soppiatto alcuni che godono delle simpatie di qualche diavolo di poco conto, ma possono restarci solo per poco.
Mendelssohn (arricciando il naso). E quanti sono?
Schumann. Be', per esempio Beethoven, Berlioz, Offenbach: il quale ci va ogni domenica di Pasqua...
Mendelssohn. Anche lui, e per quali meriti?
Schumann. Eh, vedi, laggiù si pensa che questi signori sono stati, dopo tutto, i più umani e ora hanno il permesso di godersela un po'...
Mendelssohn. Mi strapperei i capelli, se fosse gentlemanlike...
Lachner. Lei si agita di nuovo...
Mendelssohn. Pardon, non io faccio mai, era solo un modo di dire.
Schumann (alquanto depresso). Sì, i guardiani dell'Inferno sono i più severi. Non lasciano passare niente che sia «nell'ordine». Si vuole solo lo straordinario. (Visibilmente abbattuto) E finora non c'è stato nessuno a cui un che di «ordine» non sia rimasto attaccato.
Lachner (minacciando scherzosamente). Be', Schumann, nella Sua gioventù Lei è stato un ragazzo ben scapigliato...
Schumann (lusingato). Lo pensa anche Lei, non è vero? (Abbattendosi di nuovo) E poi sono diventato una, specie di classico.
Lachner. E non ha bisogno di rammaricarsi per l'Inferno. Dobbiamo esser contenti di essere rimasti nell'ordine. La buona razza mi sembra finita, ad ogni modo. L'inferno si riempirà presto.
Schumann. Ah, prospettive così buone non ci sono ancora - volevo dire, non si sta ancora così male. C'è Felix, c'è Max e c'è Eugen [Felix Weingartner (1863-1942), Max von Schiflings (1868-1943) ed Eugen d'Albert (1864-1932): noti i primi due soprattutto come direttori d'orchestra, il terzo come gran virtuoso di pianoforte, ma pure compositori tutt'e tre], che un giorno vi faranno compagnia...
Mendelssohn (interessato). E quel Richard? [Wagner.]
Schumann. Quello dovrà passare per il Purgatorio, ma (maligno) all'Inferno non ci va! Ma ho promesso a Johannes di suonargli i miei Pedalstudien. [Studie für den Pedal-Flügel (1845), cioè per un pianoforte dotato di un pedale che permette di sostenere il suono di una nota senza far vibrare quelle dei suoi armonici, dunque diverso dal comune pedale destro.] E la cara coppia se ne rallegra tanto. Devo andarmene purtroppo!
Lachner. Non andrebbe, che queste cose Lei ce le facesse anche sentire?
Schumann. E contro il regolamento. Ne avreste piacere, e non ne dovete avere!
Gade. Oh, ma appunto quest'opera non dà piacere.
Schumann (con un barlume di speranza). In definitiva pensate che all'occorrenza andrebbe bene per l'Inferno?
Mendelssohn (con un freddo sorriso). Dopo quel che ci hai riferito dell'Inferno (scuote la testa)...
Schumann (andandosene scuote la testa, per simpatia, anche lui). Ah, ci sarebbe ancora tanto da dire... (con un sorriso agrodolce saluta ed esce).