IN MEMORIAM GIUSEPPE SINOPOLI



a cura di Laureto Rodoni

GIUSEPPESINOPOLI.COM

 



 

 

 

TRIBUTO A GIUSEPPE SINOPOLI


PRIMA PARTE
SECONDA PARTE

TERZA PARTE







L'ULTIMA INTERVISTA DI SINOPOLI

1. Appunti su Il Cavaliere della rosa

di Richard Strauss: "il buio nella luce".
2. Salome ed Elektra: Richard Strauss e i miti.
3. Una grande leggerezza: come Sinopoli

intendeva dirigere Il Cavaliere della rosa.

Perché il valzer è il cerchio della morte.
4. Turandot di Puccini: gli affetti

e la negazione degli affetti.
5. Turandot è la morte:

"con grandi ali di velluto nero".
6. Puccini come esponente

della cultura innovativa europea.
7. Tosca, Butterfly. L'emancipazione della donna

con cinquant'anni di anticipo.
8. Un'opera scritta da Sinopoli: Lou Salome.

 




Opera in due atti di Karl Dietrich Grawe
dal Lebensrückblick di Lou Andreas-Salomé

LOU SALOMÉ DI GIUSEPPE SINOPOLI
ALLA FENICE DI VENEZIA

 

 

PROGRAMMA DI SALA DI LOU SALOME
CON LIBRETTO IN TRADUZIONE ITALIANA

 

OPERA COMPLETA


L'ANGELO DEGLI ABISSI
CHE PARLÒ A ZARATHUSTRA
di Pietro Citati


L'INTELLETTUALE CHE MORÌ DI MUSICA

 

 

PRIMA DELLA PRIMA

 

Blog di Sandro Cappelletto

IN MEMORIA DI GIUSEPPE SINOPOLI

di Gianguido Mussomeli

PARSIFAL A VENEZIA

di Luca Menichetti

 

PARSIFAL A VENEZIA

Prefazione di Cesare De Michelis

FRANCO CORDELLI
IL DOVERE DI NON DIMENTICARE

PAOLO ISOTTA
UN DESTINO INCOMPIUTO


UNA BACCHETTA SCOMODA
INTERVISTA DI RICCARDO LENZI

IL MIO DEBUSSY DENSO DI OMBRE
INTERVISTA DI VALERIO CAPPELLI



 







 





 



VENEZIA MUSICA

Giuseppe Sinopoli
di Oreste Bossini

Intorno alla Lou Salome
di Mario Messinis

La vocazione europea di Giuseppe Sinopoli
di Dino Villatico

Lothar Zagrosek sul podio della Fenice
a cura di Mirko Schipilliti

Ripa di Meana: "Un’installazione
di ricordi e fantasmi"
a cura di Ilaria Pellanda

Margherita Palli
"Una scenografia reale"
a cura di Leonardo Mello

Un convegno su Sinopoli
a cura di Sandro Cappelletto
di Ilaria Pellanda



 

 

Il lavoro di Ulrike Kienzle, Giuseppe Sinopoli. Komponist – Dirigent – Archäologe (Würzburg, Königshausen & Neumann), si articola in due volumi: nel primo (Lebenswege) vengono ricostruiti i percorsi esistenziali dell’artista, nel secondo (Porträts) vita e l’opera sono documentate attraverso una serie di fotografie.

 


 

 

IL REQUIEM DI VERDI

Documentario

RIGOLETTO

Amburgo 1986

MACBETH

Vienna 1982

LA FORZA DEL DESTINO

Sinfonia

UN BALLO IN MASCHERA

Preludio Atto I



 

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Zemlinsky? Affascinante.

Si lasciava trascinare dalle fantasmagorie

di Tagore, dalle sue dolcezze estenuanti

e dai suoi tramonti psicologici.

Nella sua musica c'è uno spegnimento

che non è delirio, tragedia,

interruzione violenta, ma passaggio.

Questa accoppiata Zemlinsky - Tagore

tocca profondamente.

Dà da pensare e da sentire.

Intervista completa di Valeria Palermi

 

 

Gestire l’eredità culturale di Giuseppe Sinopoli è difficile perché è un’eredità complessa, ma stimolante. Insieme con i miei figli abbiamo raccolto in pieno il messaggio di mio marito e cerchiamo di trasmetterlo attraverso questo Festival che rappresenta un punto di partenza per aprire nuove strade nel campo della cultura. Per mio marito un concerto non è un evento mondano di semplice intrattenimento, ma un’occasione di arricchimento spirituale e culturale. Lui diceva sempre che nella musica si colgono messaggi umani così come nell’archeologia si coglie la memoria storica dei popoli.

I vari rami del sapere, secondo Giuseppe Sinopoli, non potevano essere separati. E questo è ciò che si sta cercando di fare con il Festival di Taormina, dove si respira un’atmosfera forse un po’ antica di interdisciplinarietà culturale. La tragedia di oggi è che si è molto settoriali. Un archeologo sa tutto sul reperto di cui si occupa, ma di quello ritrovato a 100 metri di distanza non sa dire niente. Giuseppe invece raccoglieva reperti diversi, cercando gli elementi culturali comuni tra i popoli cui appartenevano quei frammenti. Per questo è importante trasmettere il suo messaggio attraverso un Festival come questo, voluto e curato nel migliore dei modi da Ninni Panzera, segretario generale di Taormina Arte e da Sandro Cappelletto direttore artistico del Sinopoli Festival. (Silvia Cappellini Sinopoli)

 

Mio padre quando eravamo piccoli e ci stupivamo per certi fatti di cronaca, ce li spiegava attraverso il mito. Questa dimensione culturale fa ormai parte del mio bagaglio e l’ho riversata nel mio primo cortometraggio (Giovanni Sinopoli)

L’amore per la musica è nato spontaneamente e l’eredità di mio padre sta nello scrupolo e nella meticolosità che metteva in tutto quello che faceva. Anche io cerco di fare musica con quello spirito di ricerca che per mio padre significava trovare il senso proprio delle cose.

Seine Diskographie umfasst zahlreiche preisgekrönte Einspielungen wie Puccinis "Manon Lescaut", "Madame Butterfly" und "Tosca", Verdis "La Forza del Destino", Wagners "Tannhäuser" sowie Richard Strauss' "Salome" und "Elektra". Darüber hinaus entstanden hoch gelobte Einspielungen mit Orchestermusik, darunter Tschaikowskys "Symphonie Nr. 6", Mahlers "Symphonie Nr. 9" und die Schumann-Symphonien. Zu seinen jüngeren Veröffentlichungen zählen Aufnahmen mit Werken von Busoni, Liszt und Bruckner mit der Staatskapelle Dresden sowie Wagners "Fliegender Holländer" mit dem Chor und Orchester der Deutschen Oper Berlin. 1994 wurde Giuseppe Sinopoli für seine Verdienste um die Kultur und die Musik das Große Verdienstkreuz verliehen, die höchste Auszeichnung des Landes Italiens.

 

QUASI UNA LETTERA D'ADDIO...

MESSAGGIO DI SINOPOLI AL PUBBLICO DI BERLINO

 

contenuto nel programma di sala della DEUTSCHE OPER ZU BERLIN: il maestro aveva accettato di tornare dopo dieci anni nella capitale tedesca per una rappresentazione dell'Aida in onore di Goetz Friedrich, il sovrintendente e regista improvvisamente scomparso nel dicembre scorso, al quale era legato da profonda amicizia.

Ormai sembra un tempo indefinitamente lontano quel giorno di primavera di due anni fa, quando Götz venne a trovarmi a Roma. Non ci eravamo più visti da undici anni. Ciascuno aveva fatto un lungo tratto del cammino della vita da solo, sicuramente spesso ritornando col pensiero e con il cuore al tempo in cui sino a notte inoltrata si parlava di una regia di Wozzeck o di Ernst Bloch e del principio dell'Utopia o di quello, ormai così fragile, della speranza.
L'amicizia con Götz non era formale o di apparenza; quello che ci univa era una sorta di visione radicale dell'esistenza, senza compromessi, senza condizioni. Questa intransigenza fu la ragione delle nostre difficoltà. «Non voglio lasciare la Deutsche Opera», mi disse, «senza rivivere insieme con te in quel teatro ciò che sappiamo fare meglio, ciò per cui siamo nati». Lo abbracciai come in vecchi tempi. Fu un momento di vera commozione.


Decidemmo per l'Aida; non pensammo affatto all'anno verdiano, ma forse il destino ci guidava verso quel momento sublime che chiude l'opera: «Oh terra addio, addio oh valle di pianti, sogno di gaudio che in dolor svanì».
Eravamo felici di poter tornare a Berlino insieme, di respirare quella impalpabile tensione delle prove, dove si cerca di sperimentare quell'attimo in cui la musica, il teatro, diventano necessità, visione del mondo, massima espressione dionisiaca, nel senso nietzschiano, e nello stesso momento constatarne la «Vergänglichkeit» e il loro diventare memoria. Tutto ciò accadrà senza di lui, ma per lui. A Götz voglio dedicare quella spirale di sentimenti che mi avvolgerà quella sera nel teatro che ho amato e che mi ha amato, in cui ritorno perché Götz, prendendomi per mano, con affetto, mi ha chiesto non di dimenticare una parte della nostra vita, ma di ricordarne un'altra, più forte, più bella, più vera. Mentre Götz mi accompagna questa sera al podio mi sembrerà ripetermi con voce serena e suasiva quanto l'Edipo sofocleo disse alla gente di Colono, prima di abbandonare la scena: «... tu e questo paese... abbiate buona sorte, e nella prosperità ricordatevi di me, quando sarò morto, per sempre felici».



IL PENSIERO MUSICALE

SINOPOLI INTERPRETE

PAROLE DI SILVIA CAPPELLINI SINOPOLI

IN OCCASIONE DELL'INTITOLAZIONE DI
UNA SALA AL MAESTRO SINOPOLI
ALL'AUDITORIUM DI ROMA

 

LA TESTIMONIANZA
DI SILVIA CAPPELLINI SINOPOLI

 

Ci sono molte cose strane in quello che è accaduto. Un mondo intero di presentimenti: da parte mia, da parte di Giuseppe. Parlava spesso della morte, negli ultimi tempi era quasi un'ossessione. Ne era atterrito, e anche per questo era divenuto uno studioso di egittologia. Quella degli egiziani, diceva, era stata la cultura che più aveva approfondito e preso sul serio il tema della morte. Esplorarla, per lui, era un modo di esorcizzare la paura.
Ho avvertito qualcosa, la sera prima. Ero a Roma a un concerto di Uto Ughi, sarei partita per Berlino il mattino successivo. Ho lasciato il concerto a metà, cosa che non faccio mai. Ero così strana, avevo addosso una tale ansia! Dovevo correre subito a casa a prepararmi per il viaggio, sentivo che era importante. Poi, a Berlino, andando in taxi verso il teatro per Aida, Giuseppe mi stringe la mano e mi chiede: «Ricordi, 22 anni fa, la nostra luna di miele? Cercavamo un posto tranquillo perché dovevo studiare Macbeth, era la mia prima grande occasione di dirigere un'opera all'estero. E adesso, Silvia, eccoci qui, pare un'altra vita, il tempo scorre, le persone ora ci sono ora non ci sono più.» Così mi disse, poche ore prima di morire.
Era un uomo straordinario, non basterebbe una vita a raccontarne il mondo, la vitalità, la cultura. Nessuno immagina, ad esempio, quanto fosse generoso, anche coi soldi. E come capiva le persone, anche le più umili! A tutti dava, comunicava qualcosa.

 

E aveva una tale fame di vita e di progetti! Diceva che 200 anni non gli sarebbero bastati. Mi pare talmente ingiusto che se ne sia andato tanto presto. Ho passato la notte nel suo studio: la sua bacchetta è poggiata sulla partitura di 'Der Rosenkavalier', che avrebbe dovuto dirigere a Torino, e su un tavolo è aperta la partitura di 'Turandot', che avrebbe fatto alla Scala. Giuseppe è così presente che la sua morte non mi sembra vera, non la focalizzo. Ho visto la sua mano, prima che chiudessero la bara: le dita stringevano ancora un'invisibile bacchetta. E negli orecchi ho sempre quel tonfo, l'ho sentito bene quand'è caduto sul podio. Un tonfo orribile, che mi martella come un supplizio e mi toglie il sonno.
Di lui ci sarà ancora molto da parlare. Gli hanno voluto bene in tanti e in tanti gli sono grati, ho sentito una partecipazione molto speciale e intensa ai funerali. Carnini, l'organista, quando il feretro è entrato nella chiesa, ha suonato il Corale di Bach preferito da Giuseppe: 'Nun kommt der Heiden Heiland' (BWV 65). Gli piaceva talmente che l'avevo imparato a memoria e lo suonavo spesso per lui. Carnini non lo sapeva, eppure l'ha scelto ed eseguito. Quella musica mi è arrivata come un regalo di Giuseppe.
[La Repubblica, 24.4.2001]

MAESTRO SINOPOLI:

ARCHÄOLOGE

UND SAMMLER

ANTIKER KUNST

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Sinopoli e Wolfgang Wagner

 

 

Sergio Sablich,

che aveva condiviso

con lui, tra il 1998 e il 1999,
il progetto di rilancio inernazionale

del Teatro dell’Opera di Roma

ricorda Giuseppe Sinopoli

La brama, la tremenda brama parsifaliana. Questo avrebbe comunque ucciso un giorno Giuseppe Sinopoli. Con lui ho condiviso fraternamente l’esperienza più amara della mia vita, e forse anche della sua, poco avvezza alle sconfitte: il fallimento all’Opera di Roma. Die Wunde, la ferita, la chiamavamo scherzosamente tra noi. Anche se si credeva Parsifal, portava insanabile in sé la piaga di Amfortas: una visione radicale dell’esistenza, senza compromessi, senza condizioni, senza pietà per gli altri, ancor meno per se stesso. Era un impuro folle, ma tutt’altro che inconsapevole di sé, per intelligenza e cultura. Personaggio difficile, ispido, contraddittorio, curioso e a volte pauroso miscuglio di acribia razionale e di violenza istintiva, di energia positiva e di distruttiva negatività, Sinopoli si distingueva non soltanto per la sua statura intellettuale ma anche per la sua capacità di vedere in ogni cosa un simbolo, in ogni compito, anche il più insignificante, una meta superiore. Questa intransigenza, questa determinazione, questo affrontare sempre le cose come se si trattasse di una questione di vita o di morte, costituivano il suo fascino e la sua scomodità, la

 



sua forza e la sua debolezza. Per scelta o per destino, Sinopoli ha vissuto tutta la vita agli estremi confini spirituali con la morte. E per questo lo abbiamo sentito vicino e gli abbiamo voluto bene, sempre.In lui il sapere era immenso, ed esteso non solo alla musica, ma non rappresentava la qualità fondamentale della sua persona: contavano di più l’emozione, il grado di partecipazione e di immedesimazione in ciò che amava e faceva. Anche come direttore è stato un caso atipico, più grande nelle intenzioni che nella realtà. Il suo carattere non stava nel comunicare e nel realizzare, ma nell’indicare, nel suscitare reazioni con l’esempio.

E ciò spiega perché da alcuni fosse amato, da altri detestato. Quando dirigeva, sembrava voler cercare oltre le note, per cogliere un’essenza fatta di associazioni remote, stratificate nel tempo e nello spazio, tendenti idealmente a ricostituire una totalità scomparsa: in questo, anche come compositore, aveva veramente lo spirito dell’archeologo, del ricercatore, dell’analista. Si capisce che elettivamente fosse a suo agio nelle albe e nei crepuscoli, e che inconsciamente rimpiangesse la luce piena del giorno. Elaborare la perdita era il suo motto preferito. La città del sole il suo miraggio. Nel suo strenuo impegno, nella disciplina mostruosa, nel suo fanatismo contagioso verso l’assoluto si metteva continuamente in gioco, fingeva cinismo e disprezzo, ma sapeva che in fondo ogni pienezza, se esiste, è vanità e affanno.

E se, come dice il Poeta, la vita è solo un’illusione, che cosa di più può essere la morte?

 

"STRAUSS IST EIN POSTMODERNER"

ALLAN KOZINN
GIUSEPPE SINOPOLI
INTENSE AND PHYSICAL CONDUCTOR



Every once in a while Opera Chic thinks about a story she heard about the late Giuseppe Sinopoli: how once he met a fan just before the show started, and the fan was a carpenter who had made a baton as a gift for the maestro. Sinopoli, deeply touched, took the baton in his hand and said: "This is the baton I will use to conduct tonight, then". And thanked the music-loving carpenter profusely.
This grace, this warmth, are not the only reasons why he is missed so much, almost eight years after his passing (even if it's hard to think of a more civilized, polite conductor less into the whole divo thing than Sinopoli), but they are indeed part of what still makes Sinopoli's music so special -- because with all due respect no conductor, at least in modern times, has matched Sinopoli's brilliance and boundless intellectual curiosity -- Darmstadt-educated composer, musicologist, licensed medical doctor, amateur archaeologist who got himself a doctorate in it, criminal anthropologist... Such awesome intellectual firepower and Sinopoli's humanity made him -- despite some evident technical limitations, nobody here is defending his stick technique as the most flawless ever seen by an orchestra, but then if the merciless precision and clarity of the beat is all you need to be a great conductor, Toscanini has been the greatest conductor who'll ever live, period, and he obviously isn't -- one of the most
interesting conductors Opera Chic has ever had the privilege to listen to.


Sinopoli's deeply idiosyncratic Mahler, his revolutionary Bruckner, the trademark warmth of his string sections especially when conducting Puccini -- his beloved Puccini, so strange for a conductor and a composer so steeped in "avanguardia", but then how couldn't he love a fellow genius of orchestration -- and his deeply felt Wagner are all important interpretations that will still be listened to and studied in the future.
But if Opera Chic had to choose one recording, just one, made by this giant of the podium, she would chosse his Ariadne Auf Naxos, either the unofficial Scala b00tleg -- with inferior voices but with amazingly thought-out, daring tempi -- or the official recording with Voigt (back when she rocked vocally and couldn't really fit into tight little black dresses), Dessay, and Heppner, all in their prime (there's the original DG edition, more costly and with libretto here, and a bare-bones, monstrously cheaper European edition via the UK here).
It's a slow, exhausted, metaphysical Ariadne that, for all its idiosyncracies, remains memorable for the sheer beauty of the sound, and stunning in the force of its artistic invention. As far as Sinopoli recordings are involved, it's Opera Chic's desert island Sinopoli; and one of the greatest Strauss interpretations she has ever heard. (Opera Chic - March 31 2009)