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Riflessioni in forma di conversazioni
di Doriano Fasoli

Conversazione con Marino Freschi
di Doriano Fasoli per Riflessioni.itluglio 2005

I segreti e la massoneria di Johann Wolfgang Goethe (edito da Semar) è il titolo di una raccolta di testi poetici e letterari scritti dall'Autore nel corso di un pluriennale rapporto con la massoneria (alcuni inediti in italiano e tutti nella nuova versione di Ettore Brissa). Una relazione profonda vissuta con slancio per una ‘società’ concepita come ricettacolo di miti e di religioni.
Marino Freschi ha scritto un'esauriente prefazione al volume: a lui - ordinario di Letteratura tedesca all'Università di Roma Tre e autore di numerose opere di germanistica (tra cui: L’utopia nel Settecento tedesco, La letteratura del Terzo Reich, Goethe, La Vienna di fine secolo, Praga. Viaggio letterario nella città di Kafka) - ho posto per l'occasione alcune domande.

Professor Freschi, come nacquero e come si svolsero, essenzialmente, i rapporti di Goethe con la cultura esoterica della loggia massonica tedesca?
A differenza del nostro tempo, la massoneria settecentesca costituiva un tessuto connettivo della società, proponendo modelli culturali che, ancorché pervasi di contraddizioni e di ambivalenze, incarnavano per lo più una forte spinta di progresso intellettuale e sociale, offrendo nelle riunioni di loggia uno spazio alternativo al mondo delle corti e dell'assolutismo. L'ideale massonico di miglioramento spirituale corrispondeva alla diffusa volontà di evoluzione
culturale e sociale che pervadeva gli ambienti più attivi e vivaci del tempo. In loggia s'incontravano aristocratici illuminati e borghesi colti, artisti, militari, diplomatici, alti funzionari, imprenditori e perfino prelati, che trascuravano le reiterate scomuniche papali. Per quanto riguarda i paesi protestanti la massoneria era una sorta di ordine laico illuministico...

Che conteneva nel suo interno però anche molteplici elementi misteriosofici...
Sì. Il mito massonico dell'iniziazione proviene da quello
esoterico della rinascita, ma in ultima istanza non contraddiceva il grande ideale illuministico di "educazione del genere umano" per usare il felice titolo di un'opera di Lessing.

Il quale, ricordiamo, fu uno dei più autorevoli illuministi e massoni tedeschi. Ma torniamo a Goethe...
Fin da giovane Goethe si confrontò con la cultura
ermetico-alchemica. A vent'anni durante una crisi che lo condusse sull'orlo della morte, fu guarito da un misterioso Dottore Metz grazie a preparati alchemici della medicina paracelsiana, sicché aderì con entusiasmo a questa corrente intellettuale, profondamente radicata nella cultura pietista tedesca. E il Faust è la sublimazione di quell'itinerario magico che giunge per Goethe al superamento della prospettiva magica in nome dell'ideale classico della Humanität, estrema propaggine della cultura umanistica. Ma il superamento suggerisce appunto un movimento all'interno dell'esoterismo, una profonda conoscenza e prolungata frequentazione delle logge massoniche e delle organizzazioni paramassoniche, che si ispiravano all'esoterismo. Quando aderì a Weimar alla loggia, lo fece anche per adempiere così a una specie di obbligo sociale e inoltre per controllare dall'interno l'attività massonica. Non dimentichiamo che Goethe era il principale ministro del ducato di Weimar e tra i suoi compiti c'era anche quello di assicurare la tranquillità dell'ordine pubblico in un'epoca già percorsa da turbolenze sociali che sarebbero sfociate in Francia nella Rivoluzione Francese.

Lei ha ripercorso la vicenda biografica di Goethe in un libro pubblicato da Donzelli ("Goethe - L'insidia della modernità"): che immagine ha voluto proporne? E quali sono le maggiori interrogazioni sollevate dall'autore del Faust che ancora risultano profondamente attuali?
Le numerose manifestazioni dell'anno goethiano hanno confermato la strana e straordinaria attualità di un autore classico che era stato trascurato negli ultimi decenni. Certo, gli interessi goethiani per le scienze e la sua stessa critica della scienza nella accezione paleopositivistica sollecitano un rapporto di studio che non si è esaurito. La sua distanza dal modello
euristico newtoniano è ancora da approfondire e potrà riservare sorprendenti stimoli intellettuali. Le opere scientifiche di Goethe sono da studiare e da integrare all'interno della sua opera complessiva e della cultura del suo tempo che è in parte ancora il nostro. Inoltre in Goethe troviamo una concezione di "letteratura mondiale" (è lui che conia il termine tedesco) correlata alla cultura dell'umanità intesa quale pluralità convergente di movimenti, che corrisponde al nostro approccio verso una civiltà letteraria senza frontiere.

Trova convincente la lettura che in un saggio del '44, scritto in America, il filosofo Ernst Cassirer offrì del rapporto Kant-Goethe?
Cassirer da autorevole interprete di Kant e propugnatore di un neokantismo in filosofia, trae da Goethe notevoli spunti "antistoricistici" che gli servono per la sua straordinaria riattualizzazione filosofica di Kant. In questa operazione quale intellettuale di amplissime letture e dalla sottile capacità ermeneutica, Cassirer sa proporre suggestive letture di Goethe quale protagonista dell'epoca d'oro della filosofia tedesca.

Nell'immensa letteratura su "quell'essere collettivo che porta il nome di Goethe", il libro di Pietro Citati, "Goethe" (pubblicato per la prima volta nel '70 da Mondadori e poi riveduto e ampliato sino all'edizione Adelphi del '90), come le appare? Qualcuno scrisse che esso presenta una fisionomia del tutto singolare. È così, anche secondo lei?
Pietro Citati ha scritto uno dei libri italiani più belli e più colti su Goethe che conserva la sua grandiosa vivacità interpretativa: il suo Goethe è un libro che consiglio agli studenti per l'eleganza dello stile e la matura riflessione che lo ha ispirato.

Attualmente a cosa sta lavorando?
Sono ritornato al Novecento e segnatamente alla letteratura ebraico-tedesca della Mitteleuropa.

         Doriano Fasoli

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