ERMANNO WOLF-FERRARI
LA MUSICA DELLA MUSICA

CONSIDERAZIONI ATTUALI
SULLA MUSICA

pp. 45-47

Verdi nella sua lettera ad Opprandino Arrivabene del 2 Sett. 1871 scrive: «Nella musica vi è qualche cosa di più della melodia: qualche cosa di più dell'armonia. Vi è la musica!». Si può distinguere meglio ciò che nella musica è essenza, anima, miracolo, bellezza insomma, arte, da ciò che ne è l'incarnazione sonora, la tecnica?
Anton Dvorak, ad un giovane che gli presentava, perchè la giudicasse, una sua partitura, dopo averla letta attentamente disse: «archi, benissimo; ottoni, benissimo; istrumentini assai bene; ma... schifoso». Pausa. Poi, a rovescio: (Istrumentini, benissimo; ottoni, benissimo; archi, assai bene; ma... schifoso». E non disse altro.
Qualche pecora, qualche mucca in un paesaggio d'alta montagna, di Segantini: tre contadine con il libro di preghiere in mano, di Leibl: la scena presso il ruscello nella Pastorale di Beethoven: perchè c'è l'eterno, l'infinito in tutto questo? Forse perchè è ben fatto? È anche ben fatto, ma c'è di più. Ed è questo che rapisce. Il miracolo si sente ma non si vede. L'arte che tutto fa, nulla si scopre. È inutile cercare in che consista. Sarebbe come cercare, nel corpo umano, l'anima. Lalande diceva che, dopo aver esplorato il cielo intero, non vi aveva trovato Dio.
E non solo è inutile cercare in che consista il miracolo dell'arte quando si sente che c'è quello (ossia questa); ma non si deve nemmeno tentare di farlo. Perchè ogni volta che ci si sentisse portati a dire: ecco, è questo qui! non si sarà potuto posare il dito se non su qualche cosa di tecnico, di materiale, che, strappato dal tutto in cui vive e a cui dà vita non può essere che cosa morta. E questa cosa morta, per chi si illuda di aver trovato l'introvabile, può infernalizzarsi, trasformandosi in ricetta. Se è vero che il ridicolo ammazza, si immagini un allievo di composizione, che dopo avere ascoltato una bellissima melodia che nel suo salire raggiungesse in un modo magnifico, quale suo apice, un sol, dicesse poi entusiasticamente a sè stesso: nella prossima melodia che farò voglio metterci un sol. Non v'è ricetta che in arte, possa valere più di questa.
Le incarnazioni della bellezza (le singole musiche belle) sono in numero infinito: una è la bellezza e c'è tutta in ciascuna incarnazione singola. Non si sommano il Parsifal e il Barbiere. Nè il Barbiere è manchevole perchè non è il Parsifal; o viceversa. Così non vi può essere un più bello; il bello è già un superlativo. Nè, quindi, nell'arte (se essa è bellezza) ha senso essenziale l'idea di progresso. Se fosse così, il bello o non si raggiungerebbe mai o lo si raggiungerebbe solo una volta alla fine del mondo.
Pensano forse così coloro che si sentono portati a dir male di tutta l'arte del passato (cioè di quella che esiste) convinti (?) che probabilmente solo al suo ultimo respiro l'arte raggiungerà se stessa?
Se il miracolo, in arte, non si può analizzare né toccar con mano e solo di tecnica si può parlare, è evidente che gli indirizzi artistici, le cosidette scuole, ossia tutti gli ismi, non potranno fondarsi su nulla di essenzialmente artistico, ma solo su ricette di carattere tecnico infernalizzantisi.