RAFFAELLO DE RENSIS

OLTRE OCEANO

---

Presa dunque - più che altro per es sersi accorto di trovarsi in esilio anche in patria - la decisione di lasciare la direzione del Liceo e tornare là dove il suo talento gli era stato pienamente riconosciuto, la decisione ebbe attuazione alla fine dell'anno scolastico del 1909.
Offrì Il segreto di Susanna, nuovamente strumentato, al fedele editore Weinberger, ma questi avanò alcune osservazioni e alcuni dubbi sull'esito della fragile operina, dando al maestro il consiglio di tentare un'opera d'indole drammatica, forte, passionale.
«È pronta, ed ha un bel titolo, I gioielli della Madonna
«Bene, sentiamola.»
Il maestro si mise al pianoforte con la partitura dei Gioielli dinanzi. Insensibilmente trapassò alla musica del Segreto di Susanna, in maniera che l'editore non se ne avvide e l'approvò entusiasticamente. Allora svelò il trucco: «Ma questo è Il segrelo di Susanna!»
L'ingenuo editore, per coerenza, acquistò tutte e due le opere.
L'operina comica andò in iscena al Teatro di Corte di Monaco, il 4 dicembre 1909, guadagnando un successo straordinario. Felix Mottl, che la diresse, dichiarò: «Potrà sembrare una bizzarria, ma questa è l'opera più wagneriana che lo conosca.»
Diceva così nel senso, evidenteinente, della perfetta aderenza tra azione e musica; nello stesso modo per cui, due anni dopo - avendo già percorso trenta teatri d'Europa - Il segreto di Susanna fu proclamato a Roma (Costanzi 27 novembre 1911) la più italiana e falstaffiana. La opposta opinione deve ritenersi meno paradossale di quel che possa apparire a prima vista: anche Falstaff è un miracoto di aderenza e di architettura.
La rappresentazione romana fu una rivelazione, poiché rarissimo il caso d'incontrare un'opera di autore italiano italianamente sentita. A Wolf-Ferrari, finalmente era stata aperta la porta di un grande teatro italiano, direttore Toscanini.
La stessa operina, nello stesso fortunato anno, aveva portato il nome del maestro veneziano oitre oceano e precisamente al Metropolitan, l'11 marzo.
Vero che nell'ottobre 1907 a New York, alla Carnegie Hall, era stata eseguita La Vita Nova ed autorevoli critici l'avevano giudicata uno dei più importanti lavori presentati nella City negli ultimi trent'anni, ma era passato troppo tempo perché molti se ne ricordassero. Né si seppe mai perché la direzione del Metropolitan, che aveva un impegno di alcuni anni innanzi per dodici rappresentazioni de Le donne curiose, non si decideva a rappresentarle; forse perché - susurravano i cattivi - alla direzione del tedesco Dippel era subentrata la direzione dell'italiano Gatti-Casazza. Fu l'imprevedibile successo del Segreto di Susanna nella interpretazione mirabile di Campanini, che determinò quello che può definirsi il momento americano di Wolf-Ferrari.
Il 4 gennaio 1912 Toscanini diresse magnificamente Le donne curiose al Metropolitan di New York.
A distanza di pochi giorni, il 16 gennaio, Cleofonte Campanini condusse al trionfo - è la parola esatta - all'Auditorium di Chicago I gioielli della Madonna, che avevano ricevuto un magnifico battesimo il 23 dicembre 1911 al Kurfurstenoper di Berlino.
Alle rappresentazioni delle due opere assistette l'autore che, per concorde invito dei due teatri, si era deciso ad uscire dalla sua tana e salpare l'oceano sul Lusitania, il piroscafo a cui era serbato così triste sorte nella guerra mondiale. Fu questa la prima volta che al maestro veniva permessa la gioia lungamente attesa di ascoltare le sue opere in lingua italiana!
E Dio sa quanto si commosse; fu persino tentato di disseppellire dal fondo del baule le superstiti flosce sigarette della Cenerentola, ma si frenò per riservarle ad altra circostanza, che maggiormente gli stava a cuore.
Le accoglienze americane furono, naturalmente, assai clamorose, e il solitario maestro visse in una frenesia di acclamazioni, ricevimenti e onori che lo stordirono. Dovette concertare e dirigere La Vita Nova, riempiendo ancora di sé le cronache dei mille giornali. Ma quando ebbe proposte da varie parti per rimanere nel turbinoso paese, non se la sentì e s'affrettò a riprendere la via del ritorno.