RAFFAELLO DE RENSIS

I RUSTEGHI
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Per fortuna il contatto con quell'insigne benefattore dell'umanità che è Carbo Goldoni interveniva a calmare le sue pene e a trattenerlo da ogni decisione. L'amico Sugana, appena dopo il successo de Le donne curiose, gli aveva detto d'improvviso: «La faremo la più bella commedia di Goldoni?»
«Quale?»
«I rusteghi.»
«Xestu mato?I Quattro veci brontoloni, do vece e per solo conforto lirico do mone, uno mascio e l'altra femena. Come vustu che se possa far?»
Per allora non se ne parlò più, ma il pensiero di suscitar musica da quel capolavoro non dava requie al maestro. Gli girava d'intorno come fosse una fortezza, senza veder porte per entrarvi. Un giorno i suoi occhi si fermarono sul ritratto in bianco e nero dei suoi bisnonni, da sposi, lui con lo spadino e il codino, lei col cappello a piume e guardinfante.Gli balzò dinanzi la figurina di Lucieta: la vide come fosse stata lei la bisnonna da giovane. Vederla, amarla e l'aprirsi di cento porte intorno alla fortezza fu un attimo. D'un colpo, Lunardo, Maurizio, Cancian, Margarita e Marina gli diventarono familiari, indivisibili; non parliamo dei due colombini e di siora Felice col suo servente: una delizia!
Della musicabilità de I rusteghi, vista in un bagliore, non dubitò più. Comporre non è che ritrarre fedelmente.
Senonché la collaborazione letteraria del Conte Sugana procedeva a rilento e disordinata per il modo di vivere e sopratutto per un'altra delle sue fissazioni da cui fu preso, cioè la fondazione di una società tra veneziani e trevigiani (egli era di Treviso) col generoso scopo di un affratellamento maggiore di quel che esistesse; e intanto si diede a scervellarsi appresso a ricerche araldiche per comporre un simbolico stemma da apporre sulla bandiera sociale.
Un pomeriggio, mentre sedeva, come al solito, dinanzi al Caffè Dante e ciacolava serenamente, gli venne il capriccio di farsi portare dal «fritolin» polenta e pesce. Sugana era ghiottissimo di tali cibi, e ne mangiò una quantità impressionante, destando la compiacenza e l'ilarità sua e degli amici che l'attorniavano. Soddisfatto e felice, se ne andò - come al solito - a teatro. Qui s'incontrò col sindaco Grimani, col quale aveva in quel momento un po' di broncio, e trovandosi lieto e ben disposto, propose di bere insieme un bicchierino di cognac per segnar la pace. Sugana ingoiò d'un fiato il fiammante liquore, ma cadde a terra, morto all'istante.
Così, il 27 marzo 1904, questo tipo originale di uomo, usciva dalla sua vita scapigliata. Lasciò larga eredità di affetti, ed i suoi funerali - la bara era coperta con la bandiera dell'Associazione - attestarono la immensa popolarità di cui godeva.
Wolf-Ferrari non sapeva darsi pace per la perdita del suo fratello d'arte, quando un giorno si aggirò intorno a lui un tipo curioso, che aveva qualche somiglianza col povero Sugana; trasandato come lui negli abiti, nei capelli, nella barba. «Sono - disse - Giuseppe Pïzzolato, pittore, attore, poeta. Ho rimato io, per incarico di Luigi Sugana, Le donne curiose; se crede, mi metto a sua completa disposizione per I quattro rusteghi.
L'ingrato aspetto celava un nomo di gusto fine ed aristocratico. La poesia dell'intimità, degli affetti teneri, della simpatia e dell'arguzia bonaria la sentiva e la esprimeva in modo personale e squisito. Modesto e povero com'era, ma cugino dei Conti Sernagiotto, si vantava di alloggiare nel Palazzo Giustiniani, ove Wagner compose il secondo atto del Tristano, ed ove lui ora, Pizzolato, fantasiava e poetava.
Il libretto, col nuovo collaboratore obbedientissimo, fu presto condotto a termine, mentre la musica, secondo il costume del maestro, sorgeva nella mente e si organizzava; solo di tanto in tanto, quando lo permettevano le occupazioni del Liceo che non trascurava, le note si fissavano sul pentagramma. Il fatto che il libretto era in dialetto veneziano non lo turbava. L'opera, certo, in Italia non si sarebbe mai rappresentata.
Terminata ai primi del 1906 fu, infatti, accaparrata da due teatri, di Monaco e di Berlino, i quali se ne contesero la prima rappresentazione assoluta. Per un momento sembrò che Berlino dovesse vincere la gara, quand'ecco che Monaco il 19 marzo - mentre l'autore ancora provava a Berlino - giunse due giorni prima, inscenandola accuratamente, brillantemente diretta dal famoso Felix Mottl, coronata da grandissimo successo.
La esecuzione berlinese confermò lo splendido verdetto.
La critica fu in generale favorevole, ma, sulle prime - non avendo riconosciute le differenze - affermò che I quattro rusteghi troppo somigliavano a Le donne curiose.