PAOLO MAURIZI

VITA E OPERE DI
FRANZ JOSEPH HAYDN

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© PAOLO MAURIZI


DIVERTIMENTI E CONCERTI


Divertimenti. In campo strumentale, dalla seicentesca contaminazione di generi si passò gradualmente ad una cristallizzazione che, nel tardo periodo barocco, produsse una campionatura ben codificata; il '700 classicista ristrutturò questo repertorio all'insegna di una lineare chiarezza, che inventò nuove forme dando nel contempo un volto diverso a quelle antiche. Il suo spirito elastico e sperimentale mantenne la distinzione dei generi senza tuttavia definirli in modo univoco, al punto che la fluida incertezza tipica della fase formativa della sinfonia o della sonata classica si trasformò nello spirito libero e nella gran varietà di schemi che ne caratterizza il periodo maturo; escluso forse il quartetto per archi, le medesime versioni date da Haydn a molti generi non acquistano sempre il valore di modelli assoluti e universali.
In questo panorama emblematica risulta la presenza del Divertimento, molto variabile per contenuto, numero e struttura dei movimenti oltreché per organico (dal cembalo a un gruppo di archi e fiati), capace di mantenere qualche traccia dell'antica suite mentre coltiva ibridi che presto si trasformeranno in generi dalla specifica fisionomia; ben lungi dal risultare un genere scarsamente definito perché destinato a funzioni edonistiche di secondaria importanza, il Divertimento ha saputo però costruirsi un'immagine inconfondibile ed un ruolo essenziale nella musica dell'epoca proprio sfruttando i suoi aperti confini per dar spazio all'invenzione fantasiosa e alla varietà di gusti, al colore, alla sorpresa e alla sapienza artigianale, alla leggerezza e al piacere fisico del suono, risultando un 'unicum' che incarna forse al meglio l'aspetto eccentrico, spiritoso, libero e disimpegnato dell'anima settecentesca. Il Divertimento e le sue forme affini (Serenata, Cassazione, Notturno) si afferma inoltre come genere che sviluppa in termini prettamente classici un'indubbia matrice rococò. Nonostante il successo italiano e francese, vive la sua età dell'oro in Austria e nella zona influenzata dalla scuola di Mannheim; tramite uno stile lineare, limpidissimo, vivace, dai timbri morbidi e pieni, quest'ultima corrente lo perfezionò con Michael Haydn (fratello di Franz Joseph) e soprattutto con Mozart, mentre il filone austriaco annovera Dittersdorf e Wagenseil, culminando con Haydn grazie ad una felice unione di gusto aristocratico e sapidi tratti popolari che esprime il carattere più autentico di certa musica del suo paese.
Il Divertimento per orchestra da camera si dimostrò subito un genere particolarmente congeniale all'inventiva e alla perizia artigiana di Haydn, che lo frequentò nel decennio 1750\60 e poi fra il 1788 e il '90 con gli splendidi Notturni per il re di Napoli. Molti aspetti salienti della sua vena artistica emergono proprio da un'interpretazione ricca ed estrosa del gusto galante come quella offerta dal Divertimento Hob.II:2 del 1750\53: vivacità di spirito, sensuale piacevolezza, humour esuberante, dolce lirismo e una nota originale già impressa nei Minuetti, che imitano ritmi e movenze della musica di strada o alternano climi cortigiani con un Trio inquieto e tempestoso. Anche il Divertimento Hob.II:1 (1755\56) testimonia una precoce maturazione della poetica haydniana specie nel Finale, le cui variazioni si susseguono ruotando sul medesimo giro armonico in un proliferare del discorso che cresce sereno e maestoso quasi contemplando sé stesso, fino al ritorno conclusivo del tema in un'apoteosi della musica e dell'arte del comporre; celebrazione questa peraltro anticipata dagli altri tre movimenti, dove Haydn sottolinea con piacere gli stimoli creativi suscitati da una gustosa concertazione strumentale. Accanto ai tratti popolari, nuovamente accolti nei due Minuetti, lo stile dell'opera lirica viene a sua volta ospitato nel Divertimento Hob.II:20 (1757) dall'Allegro spumeggiante e scherzoso, pieno di contrasti dinamici e idee che si rincorrono punteggiate dalla rumorosa comicità dei fiati, e dall'Adagio che si struttura in vero duetto lirico e patetico formando il cuore dell'intera composizione. Di fronte a simili prestiti, consueti nell'ambito di questo genere, colpisce tuttavia il Divertimento/Cassazione Hob.II:G1 (1757/58) per l'anticipata presenza di un pensiero sinfonico nel fraseggio e nella struttura dell'Allegro, nei tratti compassati e pomposi dei due Minuetti e nel fresco e vivace Finale. Il Divertimento Hob.II:17 (1761) riassume infine tutta la musica del tempo: marce, movimenti sinfonici, minuetti e danze popolari, melodramma e grottesche turcherie, in un clima variopinto e scherzoso dove il gioco anche ironico si unisce all'abile mestiere.
Haydn riprese in tarda età questo genere di composizione, scrivendo tra il 1788 e il '90 per Ferdinando IV e la sua lira organizzata (un curioso strumento a metà fra la viella e l'organetto) i Notturni Hob.II:25/32, che senz'altro possiamo includere fra i suoi capolavori per complesso da camera. Basti pensare nel n.1 alla raffinata eleganza e festosa levità da commedia dell'Allegro, sereno, vivace e piccante, o alla felicissima vena poetica dolcemente lirica e malinconica dell'Adagio, di grande ma semplice immediatezza espressiva; agli splendidi effetti timbrici e all'affascinante colorito armonico del n.2; all'elaborato sinfonismo dell'Allegro di apertura e all'ampia solennità melodica talvolta ombrosa e intensamente espressiva dell'Adagio nel n.3; all'altrettanto vasto respiro sinfonico dell'Allegro iniziale, ben costruito e ricco di variegate armonie in una scrittura molto sofisticata, e alla sottile atmosfera della tessitura strumentale dell'Adagio nel n.4; all'ottimo equilibrio fra esattezza contrappuntistica e scherzosi tratti concertanti nella Fuga conclusiva del n.5; alle reminiscenze mozartiane nel clima di opera buffa con cui si apre il n.6; alla particolare mescolanza di umorismo e incisività nel primo tempo del n.7; alla morbidezza gentile dell'Andante, dove la vena scherzosa si trasfigura nel gioco di una 'fete galante', o ai piacevolissimi episodi concertati sorti da un tema di felice invenzione nel Vivace conclusivo del n.8. Concepiti nell'arco di un biennio segnato da un impegno creativo particolarmente intenso, che sperimenta nuovissime prospettive con i Trii per piano e archi n.12 e 14 mentre i Quartetti op.54,55 e 64 elaborano una scrittura complessa e articolata che unisce tradizione e innovazione, questi otto gioielli possono anche sembrare amabili rivisitazioni del vecchio '700 ormai al tramonto; ma Haydn si rituffa in quel mondo senza alcuna vena nostalgica o senso di distacco, vi avverte un'energia vitale ancora intatta e la ridesta offrendole la propria, maturata nel frattempo entro una pratica e una ricerca pluridecennale. In questo spontaneo ritorno al Divertimento, sorto da una mente moderna che ne resuscita lo spirito, Haydn dimostra dunque che la ricerca e la tensione verso l'esperimento non bruciano né contraddicono precedenti risultati bensì esplorano e realizzano alcune tra le infinite possibilità di un linguaggio e di uno stile classico al cui interno passato, presente e futuro appaiono distinti ma sempre reciprocamente integrati.

Concerti. A differenza della sinfonia, ovunque in Europa l'abbandono dello stile tardobarocco da parte del concerto per solista e orchestra fu molto più lento e faticoso; lo schema statico del primo movimento, con un ritmo costante che sostiene il regolare alternarsi degli assolo e dei ritornelli di un gruppo strumentale sempre compatto, venne superato solo nel tardo '700 specie da Mozart, mentre nella seconda metà del secolo giunse a vari compromessi col dinamismo della forma-sonata non cancellando quasi mai l'impressione di una forma equivoca, priva di autentici contrasti drammatici per l’incapacità di trovare soluzioni alternative ad un’antica rigidezza o ad un sonatismo che restava comunque estraneo alla natura del genere.
La produzione di Haydn in questo settore offre spesso eccellenti esempi per qualità della musica, ma l'opaca mediazione fra schemi tardobarocchi e classicismo non di rado limita la forza e la vivacità inventiva; molte sono comunque le bellezze riscontrabili all'interno di titoli dal profilo poco interessante o convenzionale. Già il Concerto per organo Hob.XVIII:1 (1752 circa) rivela significative peculiarità linguistiche in un primo tempo di stile rococò ma dal piano armonico mosso, intensamente poetico e multicolore, che pure caratterizza il discorso caldo e fluido dell'Adagio con modulazioni di grande varietà. Gusto raffinato, sapienza artigiana e sostanzioso pensiero musicale distinguono a sua volta il Concerto per violino, cembalo e archi Hob.XVIII:6 del 1756, uno dei migliori esempi dell'epoca anche per le ricche ornamentazioni nell'Allegro moderato, la vena patetica espressa con elegante sensibilità nel Largo e la spigliata vigoria del Presto finale. Altri godibili Concertini per cembalo e archi non si discostano invece da quel clima grazioso e galante che dominava l'epoca. Nel suo periodo giovanile, l'opera più impegnativa di Haydn in questo settore si dimostra comunque il Concerto n.1 per violoncello e orchestra (1761/65 cca). Il tematismo è già classico ma le strutture del Moderato sono ancora tardobarocche, col solista che nei 'tutti' torna sempre a far parte dell'orchestra come uno strumento qualsiasi mentre il loro dialogo tenta, con scarso successo, di evitare una certa monotonia di discorso; l'intensa cantabilità dell'Adagio parla invece una lingua più moderna, grazie anche ad efficaci rapporti fra violoncello e archi, ma in questa pagina colpisce più la splendida concezione d'insieme che l'effettivo contenuto musicale; cattura da parte sua l'attenzione una sorta di moto perpetuo impresso all'Allegro molto, anche se l'eccessiva lunghezza finisce per isterilire l'ispirazione.
Maggior presenza degli schemi classici si nota nei tre Concerti per violino (1768/70), scritti per il grande virtuoso Luigi Tomasini, dove il solista emerge con autorità entro una più varia scansione ritmica e dinamica, sostenuta dall'adozione di una forma-sonata che distingue stavolta chiaramente primo e secondo tema; ma si tratta spesso di accenni o moduli non elaborati con decisione mentre, a parte l'accorato e lirico Adagio del Concerto n.1, la qualità musicale non è significativa. Molto interessante risulta invece il Concerto per cembalo e archi Hob.XVIII:3 del 1770, in quanto l'orchestra presenta un profilo più essenziale, netto e meno massiccio del solito, articolando con la tastiera nell'Allegro un fitto dialogo a incisi e brevi frasi melodiche, interrotto da un lungo assolo concitato e drammatico che apre nuove prospettive alla sezione di sviluppo; nonostante qualche ridondanza questo primo tempo è il più moderno sinora scritto da Haydn, come lo è anche la parte centrale del Presto per le sequenze modulanti del cembalo e un suo particolare rapporto dialettico con gli archi che rende stilisticamente omogeneo l'intero concerto.
Haydn tornò ad occuparsi del genere nell'ultimo ventennio della sua carriera. Il Concerto per cembalo e archi Hob.XIV:11 (1782) si apre con un limpido e frizzante Vivace, dove manca tuttavia una seconda idea utile a drammatizzare un brano che ancora ospita le novità del concerto classico entro vecchi schemi monoritmici e monotematici; siamo perciò lontanissimi dalle coeve Sinfonie n.76/77, dove lo stile settecentesco si tramuta in linguaggio del secolo successivo, così come distante da esse appare l'incerta fisionomia del Concerto n.2 per violoncello e orchestra (1783) pur esibendo nei temi un'ottima qualità musicale. A loro volta oscillanti fra Divertimento e concertismo vero e proprio appaiono i cinque Concerti per due lire organizzate, composti anch'essi per Ferdinando IV di Napoli fra il 1786 e l'87; spiritosi, raffinati e garbati, spesso lievemente malinconici nei cantabili e percorsi da una scrittura concertante che rende fluido il passaggio fra 'soli' e 'tutti', non raggiungono però la vetta eccezionale dei Notturni. Con il Concerto per tromba del 1796, scritto per Anton Weidinger e il suo strumento capace per la prima volta di eseguire l'intera scala cromatica, Haydn conclude infine la sua produzione concertistica con un occhio attento agli sviluppi del genere nel tardo '700 e l'altro rivolto a formule obsolete; scarsa é quindi la varietà del discorso, dai toni brillanti, melodici o pomposi che non nascondono una poco convincente invenzione musicale.