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ADRIANO LUALDI

FRANCO ALFANO

Franco Alfano (1876): un altro spirito tormentato; un'altra anima anelante ad un grande ideale, di cui solo a volte riesce a cogliere con chiarezza le misteriose parole, e che solo a volte, dunque, riesce ad esprimere con chiarezza.
Egli è stato, certo, tra i primi a sentire l'influsso dei nuovi tempi. Giovanissimo, non ancora ventenne, abbandonò la nativa Napoli per recarsi a compiere gli studi nel Conservatorio di Lipsia, con Jadassohm; visse poi a Berlino, e nel 1900 si recò a Parigi. Incominciata a svolgere la sua attività nell'àmbito teatrale (la sua prima opera, Miranda, risale al 1896), coltivò poi largamente, quando il movimento per la musica pura si affermò in Italia, la musica sinfonica e da camera. La Suite romantica è del 1909; la Sinfonia in mi è del 1912; il Quartetto in re è del 1918.
Come tutti i giovani troppo presto usciti dai confini, e certo anche per le scuole frequentate, egli ha subìto in modo assai sensibile le influenze straniere e, sospinto in questa china pericolosa anche dal temperamento, facile agli entusiasmi, agli abbandoni, alla predilezione delle esteriorità vistose, ha prodotto opere nelle quali l'equilibrio, la necessaria armonia fra idea e forma, e il carattere nazionale rimangono indubbiamente offuscati, se non traditi. Qualche cosa di involuto e di farraginoso è in molta parte dell'opera sua; l'ansia di molto dire, di tutto dire, gli eccessi di un romanticismo che i suoi esegeti gli negano, ma che rimane ciò non ostante uno dei caratteri fondamentali del temperamento di lui, la scarsità di senso autocritico, non giovano né alla spedita andatura, né alla chiara levità della sua musica.
Eppure, l'artista è tra i più degni di rispetto e di simpatia. Basterebbero, a renderlo tale, la Sonata per violoncello e pianoforte e le Tagoriane, nel campo della musica da camera; la Sinfonia e le nuove Tagoriane per orchestra e canto, in quello della musica sinfonica; La leggenda di Sakuntala nel campo del teatro, opera nobilissima, alla quale il compositore ha dato tutta la sua fervida anima e tutta la sua molta sapienza di musicista. Spirito aperto ad ogni corrente innovatrice straniera, ansioso ricercatore, egli stesso, di nuove forme e di nuove vie, quale ammirevole senso di progresso, quanta bella energia di uomo anelante ad una grande mèta è in questa Leggenda di Sakuntala! Qui è veramente la gioventù spirituale che compie un suo gesto, il quale appare generoso anche se non scevro di errori. Questa è un'opera nata veramente da un grande sogno di bellezza, e maturata da un artista religioso e puro.
Son più di trent'anni che Alfano combatte le sue belle battaglie; e le vie non facili che ha scelte, dalla Sinfonia al Quartetto, a Sakuntala, e l'ardimento di cui ha dato prova, e la maestria tecnica che ha sempre dimostrato, lo anettono in prima fila tra i soldati dell'ideale. Amore di poesia, austerità di coscienza artistica; fra tanti che cantan la prosa e che sgambettano sull'austerità anche dell'arte, bisogna riconoscere questi meriti a Franco Alfano.