ARMANDO GENTILUCCI

FRANCO ALFANO

Posillipo 8-III-1876
Sanremo 27-X-1954


GUIDA ALL'ASCOLTO
DELLA MUSICA CONTEMPORANEA


OPERE TEATRALI

Allievo del Conservatorio di Napoli, nel 1895 si perfezionò a Lipsia, stabilendosi l'anno successivo a Berlino. Dopo aver svolto per un certo tempo attività pianistica, si fece conoscere come compositore a Parigi, ove risiedette dal 1900. Nel 1904 il successo riportato dall'opera Resurrezione a Torino fece apparire Alfano quale tappresentante del verismo, ma negli anni successivi gli orizzonti estetici si schiusero alle nuove esperienze e il compositore napoletano fu accomunato, seppur con alcune riserve, agli altri esponenti della generazione dell'80.
La rigogliosità armonica e coloristica di Franco Alfano, musicista partenopeo educato parzialmente alla scuola tedesca, viene a situarsi alla confluenza di molteplici e non sempre ben fusi interessi e impulsi: passionalità meridionale incline ai modi del verismo (Puccini, Mascagni, Giordano, Cilea), solida formazione classica votata al denso sinfonismo, gusto per il colore orchestrale impressionisticamente elaborato, cauta modernità di linguaggio nei lavori maturi. Divenuto popolare con l'opera Resurrezione (1904), rappresentata in molti teatri anche fuori d'Italia, Alfano passò dal lirismo sfogato e turgido della sua prima maniera ad esperienze piú meditate e attente ad agganciare i portati di una cultura non provinciale; tra i cinque alfieri della generazione dell'80 (a cui Alfano appartiene, sebbene per lieve estensione retroattiva), il musicista napoletano è però quello che conserva una posizione di tenace attaccamento ai modi post-tomantici, prescindendo dall'arcaismo modaleggiante di tipo neoclassico.
Meno "avanzato" di Malipiero, Pizzetti e Casella, per taluni aspetti lo è stato meno anche di Ottorino Respighi, al quale lo lega tuttavia il gusto per la raffinata strumentazione e per il colorismo acceso, e tutto sommato può apparirci oggi come una tipica figura di passaggio, in cui l'amplificazione emotiva del canto verista e del sinfonismo tardo-ottocentesco viene a contatto con l'elemento inipressionista bruciando in una violenta e intensa evocazione un mondo espressivo e linguistico in via di definitivo esaurimento, facendone entrare in combustione le residue occasioni. Autore prevalentemente teatrale, ha lasciato composizioni sinfoniche e cameristiche nelle quali è dato scorgere un linguaggio piú asciutto e un rigore costruttivo maggiore, meno distratto da assunti immaginifici.

OPERE PRINCIPALI

RISURREZIONE, opera in 4 atti di C. Hanau da Tolstoi (1904) - Iniziata a Parigi e completata a Mosca, Resurrezione venne rappresentata a Torino nel 1904 riscuotendo un successo tale da consentirle una rapida fortuna. Il soggetto di Tolstoi si impernia sulla singolare figura di un principe «progressista» che, nominato membro di giuria nel processo contro una prostituta si trova a dover giudicare inaspettatamente una donna della cui degradazione è stato egli stesso responsabile; il suo pentimento, la presa di coscienza delle proprie responsabilità si tradurrà in, una concreta, intransigente opera di riparazione dei torti fatti, fino alla «resurrezione» umana e morale dei protagonisti. La problematica, il rovello morale del romanzo tolstoiano non trova certo adeguato riscontro nella musica del giovane Alfano, impregnata di cantabilità sfrenata, esuberante, satura di sentimentalismo, articolata secondo i canoni veristici.
LA LEGGENDA DI SAKÙNTALA, 3 atti su libretto proprio da Kalidasa (1921-1952) - La versione definita della quale possiamo fruire oggi è giunta attraverso peripezie singolarissime, e certo molto spiacevoli per l'autore, il quale dovette rifare la strumentazione completamente dopo la guerra, essendo andata perduta in seguito agli eventi bellici la primitiva partitura. Con Sakùntala Alfano si allontana dai tratti vistosamente veristi e, approfittando della dimensione leggendaria ed esotizzante in cui egli stesso ha inquadrato la sostanza teatrale, alleggerisce il verboso tessuto musicale quale si era configurato nelle prime esperienze teatrali attraverso una strumentazione raffinata e una ricerca armonica che fa tesoro degli orizzonti dischiusi da Debussy pur senza ricalcarne la straordinaria tendenza all'immobilità, al sogno, anzi animandola di languorosi impulsi. Mentre la vocalità è talora episodica, ineguale, è al colorito e denso discorso sinfonico che spetta il compito di dare una piú salda coesione all'insierne, un ritmo compositivo piú coerentemente inquadrato al fluire sensibile e poco controllato delle idee melodiche.
SINFONIA N. 2 IN DO (1933) - Autore di teatro, Alfano volle cimentarsi anche in campo sinfonico, e la Sinfonia in do, che segue di ben ventitré anni la prima in mi, è tra le piú tipiche espressioni della concentrazione espressiva e formale perseguita dal musicista in siffatti lavori. Raffrontata con le composizioni orchestrali di Casella, Malipiero e Pizzetti, questa Sinfonia palesa un assai meno spiccato assecondamento delle linee formali nitide, e mette piuttosto in evidenza quel libero e disinvolto procedere rapsodico, schiettamente tonale, che è tipico in un musicista legato da cordone ombelicale con l'Ottocento operistico ma desideroso di recuperare una classica misura, fatta di semplicità e spontaneità melodica. Naturalmente, rispetto alle partiture operistiche, si registrano atteggiamenti di piú marcato plasticismo lineare, senza che per questo si attenui in misura rilevante la vasta disponibilità melodica. Il primo tempo e la parte terminale dell'ultimo mostrano lo sforzo costruttivo maggiore, con esiti di rilievo.
NUOVE LIRICHE TAGORIANE per voce e pianoforte (1936-1948) - Completando la serie dei lavori composti su testi di Tagore, iniziata con i Tre poemi (1918) e proseguita attraverso le Tre liriche (1928) e Gelosia-Segreto-Corsa, le Nuove liriche tagoriane del 1936 e le Cinque nuove liriche tagoriane del '48 si collocano nel periodo di piena maturità di Alfano, Come testimoniano la misurata interiorità, l'armonioso equilibrio tra voce e parte pianistica. Percorse da echi debussyani, non immemori del melodizzare pucciniano, finemente cesellate, esse provano il distacco ormai definitivo dalle ridici veristiche: il clima fantastico, fiabesco, è creato attraverso un'armonia che esce dalla stretta osservanza tonale ma solo per concedersi fini quanto estenuate e lievi escursioni nello spazio esatonale, come vuole il gusto ingenuamente crepuscolare.

OPERE TEATRALI CON SCHEDE
INTRODUTTIVE SULLE PRINCIPALI


BALDINI & CASTOLDI

* Miranda (1896; np)
* La fonte di Enschir (8.11.1898 Wroclaw)
* Risurrezione (4.11.1904 Torino)
SCHEDA IN INGLESE
* Il principe Zilah (3.2.1909 Genova)
* L'ombra di Don Giovanni (3.4.1914 Milano)
SCHEDA IN INGLESE
* La leggenda di Sakuntala (10.12.1921 Bologna)
* Turandot (25.4.1926 Milano S) [completamento dell'opera di Puccini]
* Madonna Imperia (5.5.1927 Torino)
* L'ultimo Lord (19.4.1930 Napoli)
* Cyrano de Bergerac (22.1.1936 Roma)
* Don Juan de Manara (1941 Firenze) [rev. L'ombra di Don Giovanni]
* Il dottor Antonio (30.4.1949 Roma C)
* Sakuntala (1952 Roma) [rev. La leggenda di Sakuntala]