LETTERA DI ALBAN BERG
A G. F. MALIPIERO

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Vienna, 17 luglio 1934

Caro amico, ho scritto al Presidente [della Biennale di Venezia] in rapporto ai miei diritti circa la cancellazione del mio nome dal Festival di Venezia; a lei vorrei aggiungere qualche cosa per spiegarle perchè questa faccenda mi tocchi, molto più che negli altri casi di esclusione, sia umanamente sia artisticamente. Mi sento in dovere di avvertire anche Casella perche voi due non solo appartenete al Comitato organizzatore, ma siete anche amici e della vostra amicizia, che mi onora e mi fa felice, sono profondamente convinto. Trovo che la cancellazione del mio nome da questa organizzazione internazionale, dopo che da un anno se ne parla ovunque, è una presa in giro e un grave danno artistico. Non ho nessuna, colpa in tutto ciò che riguarda la scelta delle opere in rapporto a precedenti esecuzioni e non so perchè io debba essere punito, e si deve considerare punizione, dopo che lei e Casella per tanti mesi si sono adoperati per me, l'aver soppresso un compositore che pure ha scritto altre opere, oltre la suite lirica e i pezzi di Wozzeck, e dopo che i recenti successi ottenuti in Italia toglievano al Festival qualsiasi responsabilità.

Siccome insieme a Casella lei parla dei successi che le mie opere hanno ottenuto in Italia nell'ultimo anno (prima d'allora ero rimasto un foglio in bianco), proprio per questo la cancellazione del mio nome può venire interpretata in vari modi. Forse è una conseguenza del Festival di Wiesbaden che è in concorrenza con la S.I.M.C. e si chiama: «Conseil permanent de compositeurs internationaux», i cui rappresentanti austriaci e tedeschi sono nostri nemici, e arguisco questo dal fatto che l'orchestra filarmonica di Vienna ha rifiutato di eseguire a Venezia i pezzi del Wozzeck; mi dica se lei è pure della mia opinione e le prometto la massima segretezza. Il danno dell'esclusione da Venezia è tanto maggiore inquantochè proprio l'invito ufficiale a questa organizzazione internazionale avrebbe placato molti complotti ai quali io in questi tempi movimentati sono continuamente esposto.
Dall'incendio del parlamento di Berlino non una cosa mia è stata più eseguita in Germania per quanto io non sia ebreo, e perciò, in Austria, non ho nemmeno la fortuna di potermi far passare come gli altri per martire; la mia esclusione dal programma di Venezia rafforzerà le misure tedesche contro di me ed è per questo che spendo tante parole, cosa che non ho mai fatto in casi simili nemmeno quando per venti anni di seguito in Italia mai venni eseguito. La prego di non interpretare questa lettera come quella di un autore che vuol farsi eseguire ad ogni costo, ma è una precisazione.

ALBAN BERG