Laureto Rodoni

La regina del belcanto seduce Zurigo

Eccellente interpretazione di Edita Gruberova
in «Anna Bolena» di Gaetano Donizetti

 






Sotto le insegne regali la figlia di Anna Bolena ed Enrico VIII, futura regina col nome di Elisabetta I, personaggio introdotto dal regista Giancarlo del Monaco per segnalare la continuità con la precedente regia di «Roberto Devereux» in cui Elisabetta I è protagonista.
Domenica 2 aprile 2002 è andata in scena all'Opernhaus di Zurigo «Anna Bolena», tragedia lirica in due atti di Gaetano Donizetti, in un nuovo allestimento curato dal regista Giancarlo del Monaco. Il pubblico ha tributato entusiastici applausi a tutti gli artefici di questo spettacolo, in particolare a Edita Gruberova (la regina Anna Bolena), a Vesselina Kasarova (Giovanna Seymour, la favorita del re Enrico VIII) e al maestro Paolo Carignani. Qualche lieve dissenso rivolto al regista ha solo minimamente scalfito il successo della serata.
Com'è ben noto tra i cultori del belcanto, il ruolo di Anna è tra i più impervi e massacranti di tutto il repertorio operistico e non pochi grandi soprani si sono trovati in difficoltà affrontando la pazzesca tessitura [vocale] offerta da Donizetti alla leggendaria cantante Giuditta Pasta, nella cui villa sul lago di Como l'opera è stata composta alla fine del 1830.



Giuditta Pasta
Anche la celeberrima interpretazione di Maria Callas nell'edizione scaligera del 1957 non è certo esente da pecche, benché, nel complesso, essa sia stupefacente e a tutt'oggi forse insuperata.
Edita Gruberova è da anni, dopo il declino di Monserrat Caballé e il ritiro dalle scene di Joan Sutherland, la stella più brillante del firmamento belcantistico mondiale. La cantante slovacca ha offerto domenica sera una straordinaria interpretazione scenica e vocale del ruolo della moglie di Enrico VIII: ogni frase, ogni singola parola era cesellata, vivificata, illuminata dall'interno e resa pregnante dal timbro bellissimo della sua voce, da un'incredibile varietà del fraseggio, dal rispetto scrupoloso delle indicazioni dinamiche del compositore e da una tecnica strabiliante che le consente di emettere impalpabili pianissimi al confine con il sussurro. Molti i momenti di commozione collettiva nei punti culminanti (elegiaci, tragici o patetici) dell'opera: in particolare, fenomenale, indimenticabile è stata l'interpretazione della celebre aria che precede il Finale «Al dolce guidami castel natio».



Edita Gruberova durante la sublime interpretazione
dell'aria «Al dolce guidami castel natìo».
Il fatto che la voce della Gruberova nel registro acuto e sopracuto non abbia sempre la compattezza e la luminosità di qualche anno fa poco toglie al valore della sua esemplare performance.
Vesselina Kasarova, come detto, ha avuto un grande successo di pubblico. Grazie al timbro scuro della sua voce e alla notevole presenza scenica, essa ha delineato una Seymour dal forte temperamento; tuttavia, con un fraseggio più fantasioso, avrebbe potuto plasmare una figura ben più sfaccettata, come il testo di Felice Romani esige.
Degna di lode anche la prestazione del basso Làslò Polgàr nel ruolo dello spietato e cinico Enrico VIII. Nel complesso buono e affiatato il resto del cast.



Giovanna Seymour (Vesselina Kasarova) ed Enrico VIII (Làzlò Polgàr) nell'enorme biblioteca del castello. Il regista ha trasferito nel 20º secolo il personaggio del re, conferendogli piglio arrogante e il cinismo di un capomafia.
Il maestro Paolo Carignani, dimostrando di conoscere a fondo lo stile donizettiano, ha guidato l'Orchester der Oper Zürich con piglio autorevole e fervida fantasia: grazie alla varietà delle sfumature, alla vasta gamma di colori e di sonorità, ai pertinenti stacchi dei tempi, ai piani sonori sempre molto ben differenziati, il maestro milanese ha saputo mettere in risalto la raffinata orchestrazione di questo capolavoro, secondo forse solo a «Lucia di Lammermoor».
Suggestive le scene di Mark Vaisänän; bellissimi i costumi di Maria-Luise Walek; non sempre convincente (soprattutto nel concitato Finale del primo atto), la guida delle dramatis personae del regista Giancarlo del Monaco. Si replica fino al 28 aprile.