Laureto Rodoni 

DUE ARTISTI GENIALI... ALL'OPERA

Il sodalizio tra
Hugo von Hofmannsthal e Richard Strauss

 

Il pubblico della première di domenica 7 maggio ha accolto con entusiasmo e senza la benché minima contestazione l'allestimento dell'opera «Arabella» di Richard Strauss. Gli appassionati della musica di questo compositore non si lascino sfuggire questa rara occasione: è molto difficile con i tempi che corrono veder riuniti per un'opera di così ardua esecuzione, da tutti i punti di vista, un cast omogeneo e di alto livello (con Cheryl Studer nel rôle en titre!), un virtuoso della bacchetta, profondo conoscitore di Strauss (Franz Welser-Möst) e un team di regia granitico, colto e fantasioso, capeggiato da Götz Friedrich.
«Nella letteratura mondiale non conosco, all'infuori di Keats e di Rimbaud, alcun esempio di pari impeccabilità nel dominio della lingua, né altra simile vastità di slancio ideale, né tale compenetrazione della sostanza poetica sin nell'ultima riga come in questo genio grandioso, il quale già a sedici e diciassette anni si è iscritto negli eterni annali della lingua tedesca con versi incancellabili e con una prosa tuttora insuperata.» Così si espresse Stefan Zweig sul grande scrittore austriaco Hugo von Hofmannsthal.
E così definì il musicista Richard Strauss: «campione della grande stirpe dei purosangue musicali tedeschi, che va da Händel ai giorni nostri, passando per Bach, Beethoven e Brahms. [...] Ho conosciuto molti grandi artisti in vita mia, mai però uno che sapesse conservare in modo così astratto ed indefettibile l'oggettività di fronte a se stesso.»
Due artisti geniali, ma nature opposte: lo scrittore irresoluto, retrospettivo, riflessivo, di delicata nervosità e quasi timido; il compositore senza preoccupazioni, impulsivo, intraprendente al massimo grado, provvisto d'una salute di ferro. Li accomunavano lo spirito umanista e la vasta cultura letteraria e musicale.
Si conobbero nel 1906 e si sentirono subito reciprocamente attratti: «les extrêmes se touchent... ». Così venne a formarsi una straordinaria unione drammatico-musicale, paragonabile soltanto ai sodalizi artistici Mozart-Da Ponte e Verdi-Boito, e documentata da un imponente carteggio, recentemente tradotto in italiano e pubblicato da Adelphi.
Da questa fertile collaborazione artistica germogliarono sei opere: «Elektra»; «Il Cavaliere della Rosa»; «Arianna a Nasso»; «La donna senz'ombra»; «Elena egizia» e «Arabella» che andrà in scena all'opera di Zurigo da domenica 7 maggio (direzione Franz Welser-Möst; rôle en titre Cheryl Studer).
«Arabella»... opera non molto conosciuta e di non frequentissima rappresentazione, ma connessa a uno dei più strazianti eventi biografici in campo letterario. Mentre i due artisti si scambiavano freneticamente lettere per mettere a punto il 2º e il 3º atto dell'opera, il 13 luglio del 1929, Franz Hofmannsthal, secondogenito ventiseienne dello scrittore, si uccise inspiegabilmente con un colpo di pistola alla tempia.
Il 15 luglio, mentre il padre, affranto, si stava preparando per la cerimonia funebre, si accasciò improvvisamente e morì subito dopo per una emorragia cerebrale. Il giorno prima aveva scritto a un amico sul suicidio del figlio: «La causa di questo grave fatto sta in una profondità infinita: negli abissi del carattere e del destino.» E le ultime parole furono: «Man muss alles verstehen» [Tutto dobbiamo capire].
Qualche ora dopo la morte dello scrittore giunse un telegramma di Richard Strauss: «Primo atto eccellente. Cordiali ringraziamenti e congratulazioni. Fedelmente devoto, dr. Richard Strauss.» Il compositore certo non pensava che questo breve testo sarebbe diventato un suggello postumo all'amicizia e alla stima nei confronti di un artista che ha contribuito a erigere alcuni tra i più preziosi monumenti operistici del Novecento. A Gerty Hofmannsthal, la vedova, scrisse il 16 luglio una commovente lettera di condoglianze: «I versi meravigliosi che mi ha mandato poco prima della tragica fine, per i quali io, al culmine della gioia, ho potuto ringraziarlo solo con un breve telegramma, saranno un'estrema pagina di gloria per quello spirito nobile, puro, eletto.»
L'inspiegabile suicidio dei figli è il destino che accomuna due scrittori sommi del Novecento tedesco: anche il figlio di Thomas Mann, Klaus, pure scrittore, si uccise quattro anni dopo la fine della guerra che aveva coraggiosamente combattuto contro la Germania nazista: «forse - scrive Quirino Principe - per aver perso la fede nella possibilità di liberare la cultura dai veleni che avevano oppresso la libertà e prodotto catastrofi.»
«Arabella» fu comunque terminata dal compositore e resta il testamento spirituale di Hofmannsthal: un fine e arguto libretto che divenne una delle poche grandi opere serene del Novecento.
Finale 3º atto: Cheryl Studer e Wolfgang Brendel al centro della scena.
Domenica sera, ascoltando il duetto finale che esprime la felicità di due esseri che si sono incontrati per sempre (e che Götz Friedrich ha saputo rappresentare con rara sensibilità, quasi con pudore), duetto di astrale, sconvolgente bellezza, mi sono convinto che questa musica sublime fu un ispirato e commosso omaggio del musicista alla grandezza di Hofmannsthal, l'amico fraterno e il collaboratore insostituibile prematuramente scomparso.
Cheryl Studer (Arabella) e Wolfgang Brendel (Mandryka)