HOME
____________________________________________________________________________________________________
 

Beniamino Dal Fabbro

«Lulu» alla Fenice

4 settembre 1949

 

«Lulu» di Alban Berg alla Fenice, la sera dopo il grande concerto sinfonico di Toscanini, e non senza molta ira di quest'ultimo. Richiesto di un giudizio sull'opera, Toscanini ha traversato tutto il salone dell'albergo, ha sollevato il coperchio del pianoforte e s'è seduto pesantemente sulla tastiera, non aggiungendo una parola alla sua interpretazione affatto personale del «totale cromatico» preconizzato dai dodecafonici.
«Lulu» è fortissima e crudele, e non può che sembrare ostica, sgradevole, stridente, ossessiva al nostro pubblico, digiuno d'espressionismo ed educato alla decorazione evasiva e sentimentale, al culto degli effetti facili, e ai paradisi melodrammatici del passato, in cui basta la contemplazione e non è richiesta la compartecipazione. L'eroina dell'opera, signora borghese d'una Germania in cui lo scandalo e la putredine lambivano ormai i gradini del trono imperiale, poi ballerina da circo, adultera insaziabile e successiva assassina del terzo marito e dopo un soggiorno carcerario fornicatrice col figlio stesso della sua vittima e infine prostituta uccisa in soffitta da uno dei suoi torvi protettori, sembra voler giustificare il pansessualismo di Freud e insieme fornire a se stessa, indipendentemente dai castighi prodigati ai suoi mediocri complici d'alcova, una speranza di salvazione estrema.
La musica, sebbene complessa nel lavorío tematico e timbrico e nella ricca, minuziosa trama sinfonica, è d'una struttura chiaramente percepibile, con innesti dodecafonici nelle antiche forme strumentali. Assisteva allo spettacolo la vedova di Berg, di famiglia quasi asburgica, con tutti i funerei segni di una distinzione vecchia Vienna, da salotto espressionista.
Quanto alla preparazione degli inviati della stampa italiana, può servire d'esempio questo dialogo del mio amico Luigi Rognoni, da lui riferítomi, con Margherita Sarfatti:
Sarfatti: Chi sarebbe l'autore di questa «Lulu»?

Rognoni: Alban Berg.

Sarfatti: Il libretto è ricavato da un romanzo di Wedekind...

Rognoni: No, da due drammi.

Sarfatti: Berg è stato discepolo di Mahler...

Rognoni: No, di Schonberg.

Sarfatti: L'autore di «Jonny spielt auf»...

Rognoni: No, del Pierrot lunaire.

Sarfatti: Su versi di Laforgue...

Rognoni: No, di Guiraud. . . . . . . . . . .

Sarfatti: Mi scusi, debbo scrivere un articolo su Berg.

Rognoni: Io, no.

Beniamino Dal Fabbro, «Musica e verità», Milano, Feltrinelli, 1967, pp. 63-64.