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Karen Monson

ALBAN ED HELENE

 

Alban chiamava Helene «mia adorata», «mio angelo», «mia splendida bambina», «parte di me», «mia vita». Tra loro, usavano vezzeggiativi: lei era «Pferscherl» (piccola pesca) e «Schnude». Egli era continuamente preoccupato per lei, come risulta dalla sua lettera del 10 marzo 1914:
«Se solamente questo potesse cambiare! Devi fare di tutto per tenere i nervi a posto, e vivere semplicemente, almeno una volta, invece di tormentarti tanto intorno alla vita... Abbi fede in una cosa: devi fare di tutto, di tutto, mia Pferscherl, mia vita, per star bene, così che tu possa realmente vivere. Dovresti anche aumentare di peso... Non essere troppo «moderna», mia cara... La naturale armonia del tuo corpo non ha nulla a che fare con la moda, e la tua anima è eterna.»
Helene lo chiama anche lei con nomignoli come «Blinus» e «Schribi». Ha fiducia nei suoi consigli, gli obbedisce, è una moglie pratica e distinta, cerca di creargli spazio e libertà perché possa lavorare, si preoccupa per lui. Un gran numero di lettere di Alban a Helene sono state pubblicate o si possono trovare in collezioni private; ma non è la stessa cosa per le lettere di lei a lui, e molte probabilmente sono perdute o sono state distrutte. Ma nulla di lei - stando a chi la conobbe a quell'epoca - e nulla di ciò che si apprende dai suoi scritti la dimostra animata dallo stesso slancio di spirito romantico ch'era quello del marito.
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Due anni prima del matrimonio, quando Alban era sofferente e attraversava lottando un periodo di «Sturm und Drang», ella gli aveva mandato una lettera molto pratica, scusandosi d'averlo trattato sgarbatamente e con ordini perentori di aver maggior cura di sé:
«Sono certa che [la tua salute] ha sofferto parecchio in conseguenza del tuo modo di vivere così poco sensato. Dimmi, è logico che Smaragda ti trascini a far baldoria tutta la notte, come fa con Hermann quando tuo fratello viene in Europa? Smaragda può dormire quanto vuole il giorno dopo, ma tu devi alzarti senza aver dormito abbastanza, e tentar di lavorare combattendo la stanchezza con tutte quelle tazze di tè forte. E, nonostante la tua statura di ben sei piedi, pesi solamente 135 libbre...
«Scrivi sempre del tuo grande amore per me, ma non sembri preoccuparti del nostro futuro che dipende soltanto dal miglioramento della tua salute. Dal loro punto di vista, i miei genitori non hanno tutti i torti a rifiutare il consenso al nostro matrimonio. Pensano che mi sarei tormentata continuamente per te, e non vorrebbero che io fossi infelice per causa tua. Ogni donna che ama si meraviglia se il suo amore la fa soffrire, anche se soffrire è suo destino. Ma perché, Alban, non vuoi tentare, almeno una volta, di migliorare la tua salute?...
«Non rinuncerò mai a te. Forse un giorno riuscirai a fare qualcosa di grande, ed io vorrei aiutarti perché il tuo lavoro non venga impedito dalla tua fragile salute, e vorrei che anche tu potessi gioire della vita.»
«Forse un giorno riuscirai a fare qualcosa di grande»: è strano sentire nelle parole di Helene una certa riserva, come se, nonostante la fiducia reciproca che li animava, lei nutrisse seri dubbi in proposito. E sembra ugualmente strano che persone di ventiquattro anni dovessero preoccuparsi della reciproca salute come due nonni pieni di ubbie. Certo, nessuno dei due era sano e gagliardo [...]. Alban soffriva di asma, e i medici dicevano che il suo cuore era troppo piccolo, e il torace troppo stretto per la sua statura. Così gli fu proibito di praticare lo sport, nonostante fosse un regolare ed appassionato tifoso di calcio e trascinasse i suoi amici ed allievi al parco ogniqualvolta si giocava una partita.
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Era anche un forte nuotatore; quando fu necessario si accorse di essere abbastanza robusto per amministrare il Berghof, e in realtà in quei periodi si sentiva meglio. Godeva di buon appetito ma si conservava magro senza sforzo; odiava l'obesità in chi gli stava vicino e si stimava fortunato di non dover preoccuparsi per la linea. Anche Helene era sottile, ma più per amore della linea che della salute. Piluccava ma non mangiava, e suo marito pensava che fosse denutrita. Era anche molto nervosa, probabilmente ancor più «sensitiva» di Alban, il quale poteva sfogare le noie e le tribolazioni nelle lettere, nelle conversazioni e nella musica, per poi ritornare al suo stato normale. [...]
Né Helene né Alban provenivano da famiglie molto robuste e sane. [...] Che genere di vita conducevano Alban e Helene, per loro natura non molto socievoli? Frequentavano i teatri ed i concerti, ma se lui in genere accettava gli inviti a cena, lei li declinava: così, dicevano, non erano tenuti a ricambiare. Sicché si fecero una reputazione di gente appartata. Erano coscienti della loro sensibilità; amavano i gesti teatrali, come quello di fermarsi per strada per regalare un dolce ad un bambino. Ma Helene pensava che fosse suo «destino» soffrire. Che cos'era avvenuto della spontaneità e della gioia di quelle prime estati al Berghof?
Il loro matrimonio non era stato ideale come - Helene soprattutto - volevano far credere. Anche se nei primi giorni in cui le faceva la corte Alban aveva sofferto e implorato il perdono dalla futura moglie per esserle stato «infedele» durante l'esecuzione di una sinfonia di Mahler, perché aveva pensato solamente alla musica e non a lei, il musicista passò gli ultimi dieci anni di vita innamorato di un'altra donna.
 

LA RELAZIONE CON HANNA FUCHS-ROBETTIN

 

Karen Monson, Berg, Milano, Rusconi, 1982, pp. 234-237.