QUINTETTO
Lo stacco delle prime due quartine del Quintetto è decisamente ironico, anche nella scelta delle parole: «girle, labbro palpitante»; e nella sentenziosità, del resto tradizionale, di don Alfonso. Un sorriso affiora anche nelle parole delle due donne, con l'idea che immergere l'acciaio nel loro seno sia «fare il meno» «Fate core» dicono le due donne, e, forza delle parole, non si può fare a meno di ricordare un altro «fate core», quello di Don Giovanni rivolto a Zerlina e Masetto: vien voglia di rispondere, come nell'altra opera, «sì, sì, facciamo core». Poi il testo assume un contorno decisamente metastasiano, specie nella quartina finale che ha quel tono proverbiale che ritroviamo nell'opera seria del primo Settecento. Ma un risvolto buffo lo troviamo comunque nel primo verso, che pure è così incisivo e tagliente: «il destin così defrauda». Il fatto è che «defrauda» fa rima con «lauda», cioè con quelle parole - «finem lauda», ma sarebbe più esatto dire «lauda finem» - che don Alfonso dice sottovoce ai due uomini, e che contengono la sua filosofia: aspetta a compiacerti di veder la fine.
Eduardo Rescigno, [Commento al libretto] in «Così fan tutte», Programma di Sala Stagione 1982-1983, Teatro alla Scala Milano, p. 75.