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Laureto Rodoni

Il capolavoro di Wagner in scena a Zurigo
Un «Anello del Nibelungo» astratto
Bob Wilson firma uno tra i «Ring»
più attesi di questi ultimi anni

Giornale del Popolo
5.10.2000

 

L'8 ottobre 2000, l'Opernhaus di Zurigo presenterà una nuova produzione del «Ring des Nibelungen» di Richard Wagner. Lo sterminato ciclo in quattro parti, considerato un monumento capitale della cultura europea, sarà allestito nell'arco di due stagioni per poi essere presentato integralmente nel 2002-2003.
Con questa epopea Wagner espresse mirabilmente la sua concezione dell'«opera d'arte totale», in cui musica e azione scenica, con pari dignità, si fondono in un'unica, fluente creazione artistica, senza le convenzionali frammentazioni imposte dai cosiddetti «pezzi chiusi» (arie, duetti ecc.): la musica segue ininterrottamente la trama drammatica e termina solo quando quest'ultima si interrompe, alla fine di un atto o dell'opera stessa.
La vicenda è imperniata sulla lotta per il potere fra i nani (i Nibelunghi) e gli dèi. Il nano Alberico rinuncia all'amore per potersi impadronire dell'oro. Con esso egli forgia un anello magico che dovrebbe dargli il potere assoluto. Wotan, il Giove germanico, con l'inganno e la violenza riesce a strapparglielo. Il perfido nibelungo maledice allora l'anello e chiunque ne diverrà il possessore. La maledizione travolgerà tutti e tutto, fino alla catastrofe finale, la distruzione di ogni cosa, anche del regno degli dèi. Brunilde, figlia di Wotan, si immòla in fiamme purificatrici che accendono la speranza di una redenzione del mondo attraverso l'amore. E l'amore può essere considerato una sorta di fil rouge della vicenda: nell'«Oro del Reno» si contrappone all'avidità e al potere, in «Walkiria» alla legge; in «Sigfrido» esso è inteso come libertà; nel «Crepuscolo degli Dèi», infine, diviene rinuncia, sacrificio di sé e redenzione.
Il mito è inteso da Wagner come trasfigurazione delle vicende umane che quindi si trovano al di fuori dalla storia. Tuttavia la storia è interamente compendiata e resa esplicita nei suoi significati fondamentali in questo stesso mito. Un'occasione ghiotta per i registi che si sono sbizzarriti nella ricerca di sempre nuove possibilità di attualizzazione e storicizzazione dell'epopea, con esiti non sempre convincenti. Inoltre sembra che essi abbiano fatto a gara a stipare il palcoscenico dei teatri di elementi scenografici tra i più disparati, da quelli «filologicamente» naturalistici prescritti dalle didascalie wagneriane a quelli «tecnologici» in senso lato e... deteriore, implicitamente proscritti dalle stesse; elementi anacronistici che non solo attualizzano, ma scardinano, dissacrano (e secondo molti deturpano) la vicenda.
Per contrasto (e finalmente...), si potrà vedere a Zurigo un «Ring» per così dire astratto, scenograficamente quasi o del tutto spoglio, basato su una elementare scansione degli spazi, su una raffinata e allegorica gestualità e su contrasti cromatici anche violenti, usati però con estrema parsimonia. Il regista è Bob Wilson, figura di spicco nel mondo del teatro sperimentale, artista poliedrico che, secondo Susan Sonntag, «mostra i segni di una creazione artistica superiore. Non riesco a pensare» continua la scrittrice «ad altri di pari ampiezza e potenza». Chi apprezza il suo tipo di approccio interdisciplinare al teatro e ha visto alcuni suoi capolavori, pietre miliari nella storia dello spettacolo del Novecento (si pensi a «Einstein on the Beach» su musiche di Philip Glass o al «Lohengrin» zurighese, definito da Repubblica «spettacolo di insolente bellezza») non può che condividere una tale affermazione.
Cast di valore; direzione musicale di Franz Welser-Möst, superbo interprete wagneriano. Si comincia con «L'Oro del Reno» (8, 13, 19, 22, 28, 29 ottobre e 17 novembre). Seguirà «La Walkiria» dal 27 maggio 2001.
RECENSIONE