Joris-Karl Huysmans
A rebours - 1884

 

Gustave Moreau - L'Apparition
L'omicidio era consumato; ora il carnefice si teneva impassibile, le mani sul pomo della lunga spada, maculata di sangue. Dal piatto deposto sul pavimento, il mozzo capo del Santo s'era alzato: livido, la bocca schiusa, esangue, il collo paonazzo, grondando lacrime guardava. Un mosaico circondava il viso, dal quale s'irraggiava un'aureola che proiettava raggi sotto le arcate, circonfondeva di luce l'ascendere del capo, accendeva il vitro globo delle pupille che fissavano, impugnavano sto per dire, la danzatrice. In un gesto di spavento, Salornè respinge la terrificante apparizione che la inchioda, senza fiato, sulle punte; ha gli occhi sbarrati; si stringe con la mano convulsa la gola. È quasi ignuda; nella frenesia della danza, i veli si sono disfatti, i broccati son caduti. Non è più vestita che d'un lucicchìo minerale, d'un baglior d'ori; una gorgiera la serra, a mo' di corsaletto, alla vita; e, a mo' di superbo fermaglio, un meraviglioso gioiello sfreccia lampi nell'incavo dei seni. Più giù, una cintura le abbraccia le anche, cela l'alto delle cosce, battute da un gigantesco ciondolo rutilante di carbonchi e smeraldi; mentre sul corpo che resta scoperto, tra la gorgiera e la cintura, il ventre s'incurva e l'ombelico vi mette il suo sigillo d'onice, latteo, d'un rosa tenere d'unghia. Percossa dai fulgori che emana il capo del Precursore, tutta quella gioielleria s'incendia, arde in ogni faccetta come bragia; le gemme s'animano; a tratti incandescenti disegnano il corpo della donna; la pungono al collo alle gambe alle braccia di stilettate di fuoco, di marchi di fuoco: vermigli come tizzoni, violacei come fiamma di gaz, azzurri come alcole che brucia, bianchi come raggi di stelle. La spaventosa testa fiammeggia; seguita a perder sangue; appende grumi di fosca porpora ai capelli, alla barba.