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Dal dramma di Sardou

 

Una camera di Castel Sant'Angelo. Floria entra silenziosamente; è pallida, si appoggia allo schienale del divano e si guarda, attorno.

SCARPIA (dopo una pausa) Voi volete sapere dove vi trovate, Floria Tosca. Vi trovate, così come il cavalier Cavaradossi, a castel Sant'Angelo, a casa mia... Penso che, dopo una notte simile, sarete all'estremo delle forze. Lasciate che vi faccia gli onori di questa triste dimora, e prendete parte ad una cena che sarebbe migliore, se avessi previsto di avervi proprio stanotte alla mia tavola. (Floria, senza guardarlo, fa uno sprezzante gesto di rifiuto.) Bene... non state a pensare al veleno... Costumanze di altri tempi: noi non facciamo uso dei veleni...

FLORIA (sordamente) Preferite sgozzare, voi!

SCARPIA (gelido) Di rado; e soltanto gli assassini. I ribelli, invece, e i loro complici, li faccio più volentieri fucilare... o impiccare; a mia scelta. (Moto di Floria.) Questa parola vi stupisce... Capisco. Pensavate che il cavaliere Cavaradossi sarebbe stato processato...

FLORIA (ansiosa) Non sarà processato?

SCARPIA (sorridendo) Che pazzia! Un interrogatorio, dei testimoni e delle difese... Abbiamo proprio il tempo di divertirci con queste bagattelle! Sua maestà cattolica ha semplificato la procedura... Venite qui, e osservate alla luce delle lanterne tutta quella gente che si agita laggiù alla testata del ponte. Stanno elevando un patibolo che reca due bracci. Ad uno di essi appenderanno un morto, Angelotti... All'altro, uno vivo.

FLORIA (spaventata) Mario!

SCARPIA Avete detto il nome giusto. E dipenderebbe soltanto da me ingentilire la coppia unendovi a loro... Ma Dio non voglia mai che io privi i romani del loro idolo... che è anche il mio. La vostra carrozza è giù che vi aspetta. Tutte le porte del castello vi sono aperte. Potete uscire; siete libera! (Floria si slancia verso la porta con un grido di gioia.) Aspettate... (Floria si ferma.) Il vero senso di questo grido lo indovino. Non è la gioia della vostra salvezza... No: racchiude questo pensiero: "Io corro a palazzo Farnese, riesco a farmi ricevere dalla regina e le strappo la grazia per il mio amante!" Non è cosi?

FLORIA Si, è cosi.

SCARPIA (prendendo l'ordine sul tavolo) Disgraziatamente, c'è un ordine formale. Il cavaliere deve essere giustiziato prima dell'alba. Sicché quando mi giungesse, supponiamo, la grazia sovrana, egli sarebbe già impiccato da un'ora...

FLORIA Fareste questo?

SCARPIA Senza esitare, mia cara... Vi esimo dalla vostra pena; ma dalla sua, no!

FLORIA Ma allora... allora... miserabile! Tu non sei nemmeno più il carnefice... Sei l'assassino!

SCARPIA Forse... Dipende dai punti di vista... Ma vediamo... Sedete, ve ne prego, e accettate almeno questo bicchiere di vino di Spagna... (Versa il vino.) Parleremo con più comodo del cavaliere Cavaradossi, e del modo migliore per trarlo da questa brutta situazione.

FLORIA Io non ho sete e fame che della sua libertà!... Su, veniamo al fatto! (Si siede con decisione di fronte a lui, a tavola, scostando il bicchiere.) Quanto?

SCARPIA (mescendosi da bere) Quanto?

FLORIA Sl!... Questione di cifra, immagino.

SCARPIA Per carità, Tosca! Mi conoscete proprio male... Mi avete visto feroce, implacabile, nell'esercizio dei miei doveri: ma come agire diversamente se c'erano di mezzo il mio onore e la stessa sicurezza? La fuga di Angelotti avrebbe provocato necessaria mente la mia sfortuna! Però, a dovere compiuto, sono come il soldato che depone la collera nell'atto medesimo di deporre le armi; e qui, davanti a voi, non avete più che il barone Scarpia, il vostro plaudente spettatore, la cui ammirazione per voi giunge al fanatismo... [...] La donna che è più tragica, più appassionata della stessa artista, e cento volte più ammirevole nella realtà dell'amore e del dolore che nelle simulazioni sceniche di siffatti sentimenti. [...]

FLORIA (sempre inquieta, a mezza voce) Piacesse a Dio...

SCARPIA Sapete che cosa mi ha trattenuto dal farlo? Ecco: accanto a questo entusiasmo per la donna che fa impazzire, che esalta, oltre che così diversa da tant'altre che sono state mie, una gelosia... Ma sì: una gelosia improvvisa mi ha morso il cuore... Perché tante collere e tante lagrime per quel cavaliere che, sia detta fra noi, non giustifica affatto tanta passione? Ah, diciamolo: più mi scongiuravate per lui, e più si rafforzava in me la volontà tenace di tenerlo in mio potere, per fargli espiare tanto amore e punirlo, sì, punirlo di tutto ciò! La sua immeritata fortuna suscita il mio rancore. Gli invidio talmente il possesso di una creatura come voi... che potrei perdonarglielo a una sola condizione: esserne partecipe anch'io!

FLORIA (in piedi scattando) Tu!...

SCARPIA (seduto, trattenendola per il braccio) E ci arriverò!

FLORIA (si scioglie violentemente, scoppiando in una risata) Imbecille! Preferirei saltare da questa finestra!

SCARPIA (freddamente, senza muoversi) Fa' pure... Il tuo amante è nelle tue mani... Dici "sì!" e io lo salvo; dici "no!" e io lo uccido!

FLORIA (fissandolo, spaventata) Ah! cinico scellerato! Questo orribile mercato.... Col terrore e con la forza!

SCARPIA Ma, cara, dove vedete la violenza? Se il "mercato" non vi piace, andatevene pure: l'uscio è aperto... Però, state in guardia! Griderete, m'insulterete, invocherete la Vergine e i santi... Ossia perderete il tempo in parole inutili. Dopo di che, non avendo di meglio da fare, direte: "Sì"...

FLORIA Mai! Sveglierò tutta la città per gridare la tua infamia!

SCARPIA (come sopra, freddo al massimo, bevendo un sorso) Questo non servirà a svegliare il morto... (Floria si interrompe di colpo con un gesto di disperazione. Egli riprende, sorridendo) Mi odii, vero?

FLORIA Ah, Dio!

SCARPIA (come sopra) Ah, ecco, quanto mi piace! (Ridepone il bicchiere sulla tavola.) Le donne che si concedono... Bella roba! Sono sazio, di quelle li! (Va verso di lei.) Ma il tuo disprezzo e la tua collera da umiliare... la tua resistenza che devo spezzare e torcere fra le mie braccia... Perbacco, sono il pigmento migliore, mentre la tua passività impoverirebbe il piacere...

FLORIA (appoggiata con la schiena allo stipo) Oh! demonio!

SCARPIA (con un ginocchio sul divano) Demonio sia! Come tale, quel che mi affascina, creatura altera, è che tu sia mia... con rabbia e dolore... che lo senta l'anima tua indignata dibattersi... il tuo corpo ostile fremere per l'abbandono forzato alle mie odiose carezze con tutta la sua carne, schiava della mia... Quale rivincita sul tuo disprezzo, quale vendetta ai tuoi insulti... E quale raffinamento di voluttà se il mio piacere è anche il tuo supplizio... Tu mi odi! Io ti voglio, e mi riprometto una gioia diabolica dal la combustione del mio desiderio e del tuo odio!...

FLORIA (andando verso la tavola) Da quale accoppiamento del genere sei nato tu, belva? Non certo una mammella di donna ti ha nutrito col suo latte!

SCARPIA (procedendo verso Floria) Su, su, continua! Insultami... Non mi insulterai mai abbastanza. Spandimi il tuo disprezzo sul viso, mordi, lacera... Tutto ciò sferza il mio desiderio e lo rende sempre più avido di te!

FLORIA (cercando di sottrarsi, al colmo dello spavento) Non ti accostare... Aiuto, soccorso, accorrete!...

SCARPIA Non verrà nessuno... E perdi il tempo gridando a vuoto. Vedi, c'è già un po' di chiarore sull'orizzonte, e il tuo Mario non ha neanche un quarto d'ora di vita...

FLORIA Ah! buon Dio, gran Dio, Iddio salvatore!... Che ci sia un tal uomo e che tu lo lasci fare! Ma non lo vedi, dunque? Non lo senti?

SCARPIA (beffardo) Se non conti che su di lui....Angelotti è sulla forca... (Essa indietreggia atterrita.) E adesso tocca a quell'altro! (Chiamando) Spoletta!

FLORIA (slanciandosi verso la finestra) No!... No!... Salvatelo!

SCARPIA (avanzando e prendendole la mano destra per stringergliela) Acconsenti ?

FLORIA (si svincola dalla stretta, gli scivola giù dalle braccia, gli cade ai piedi) Pietà! Grazia! Ah, Dio mio... Eppure vi siete vendicato abbastanza!... Sono sufficientemente punita!... umiliata!... Sono ai vostri piedi... Vi supplico.... vi chiedo perdono... umilmente perdono... di tutto quello che ho detto.... umilmente! .... Grazia! Grazia!

SCARPIA Allora è inteso, non è vero? (La solleva, la stringe a sé quanto più può.)

FLORIA (divincolandosi, con un grido di disgusto) No! No! Non voglio! Non potrei! Non voglio!...

SPOLETTA (si ferma sulla soglia. Soldati dietro di lui, nell'anticamera) Devo andare a prendere Cavaradossi?

FLORIA Oh, no! No!

SCARPIA Aspettate!... (Si avvicina a Floria, aggrappata allo schienale del divano.) Hai un minuto solo per decidere!

FLORIA (spossata, disperata) È finita... Tutto è contro di me!.... È finita!.... (Cade sul divano.)

SCARPIA (al suo orecchio) Dunque?

FLORIA (dopo una pausa, con sforzo, con senso di vergogna, in un soffio, più nel gesto che nella parola) Sì... (Scoppia a piangere, col viso contro il rialzo del divano.)

SCARPIA (andando verso Spoletta) Capitano... ho cambiato idea... Il boia può andare a dormire. Non impiccheremo il cavaliere; sia lasciato dov'è; nella cappella. (Spoletta si volge agli uomini che l'accompagnavano; i quali a una parola di lui, mormorata appena, si ritirano. Si vede lui solo.)

FLORIA (piano, a Scarpia) Io lo voglio libero: libero immediatamente!

SCARPIA (anch'esso a mezza voce) Piano, Tosca! Ci vuole maggior mistero... Ecco l'ordine del principe al quale devo obbedire... (Mostra il foglio.) Non ho che la scelta del supplizio: ne approfitteremo... Ma per tutti, salvo per quest'uomo che mi è fidato, il cavaliere deve passare per morto...

FLORIA E chi mi assicura che dopo... lo salverete?

SCARPIA Ve lo dica l'ordine che adesso darò... (A Spoletta) Spoletta, chiudete quella porta... (Spoletta esegue.) Ascoltate bene... Noi non impicchiamo più il cavaliere! Lo fuciliamo... (Moto di Floria, che egli tronca col gesto.) Sulla piattaforma del castello, come abbiamo fucilato il conte Palmieri...

SPOLETTA Allora, eccellenza, una esecuzione...

SCARPIA Simulata... Proprio come avete fatto per Palmieri.

SPOLETTA Perfettamente, eccellenza.

SCARPIA Prenderete dodici uomini della vostra compagnia e caricherete voi stesso i fucili... soltanto a polvere, con la maggior cura.

SPOLETTA Si, eccellenza.

SCARPIA Il cavaliere, avvertito della parte che deve recitare, sarà condotto sulla piattaforma, senza altri testimoni che voi e i vostri uomini. Alle detonazioni cadrà come fulminato... Voi farete mostra di appurare che è morto, e che perciò è inutile il colpo di grazia, e congederete i vostri uomini. Dopo di che, con un mantello sulla spalla e un cappello sugli occhi, lo porterete voi stesso fuori del castello, fino alla carrozza della signora, che sarà lì ad aspettarlo. Voi sa lite col cavaliere, la carrozza raggiungerà la Porta Angelica, che vi farete aprire per ordine mio, e quando la vettura avrà oltrepassato senza alcun inciampo le mura, soltanto allora la lascerete procedere per la sua strada.... e andrete a riposare. Il resto riguarda me. Avete capito bene?

SPOLETTA Si, eccellenza!

SCARPIA I fucili? .

SPOLETTA Li caricherò io stesso. Devo farlo subito?

SCARPIA No... Lasciate il cavaliere nella cappella e aspettate.

FLORIA (a mezza voce) Voglio vederlo, e dirgli io stessa quello che è convenuto.

SCARPIA Benissimo!... (A Spoletta) La signora è libera. Può circolare nel castello e uscire a suo piacimento. Appostate un uomo in fondo alla scala. Condurrà la signora alla cappella. Solamente dopo il suo colloquio con Cavaradossi, e mentre raggiungerà la carrozza, procederete alla esecuzione cosi come vi ho detto.

SPOLETTA Inteso, eccellenza.

SCARPIA Andate.... Non dimenticate niente, e lasciatemi solo fino a quando non vi chiamo.

Spoletta saluta ed esce. chiudendo la porta di cui Scarpia tira il catenaccio. Al rumore della porta chiusa e del catenaccio tirato, Floria trasale e si alza vacillando.

SCARPIA (venendo avanti) Va bene cosi?

FLORIA (fioca e tutta tremante) No...

SCARPIA Che cosa volete ancora?

FLORIA (come sopra, con uno sforzo) Voglio un salvacondotto che, dopo l'uscita da Roma, mi assicuri quella dagli Stati Romani...

SCARPIA Il giusto!

Va allo stipo e si mette a scrivere, in piedi. Floria, lentamente, si accosta alla tavola dove prende con mano che trema il bicchiere di vino di Spagna versato da Scarpia. Durante quest'azione e quando ha già il bicchiere alle labbra, essa scorge sulla tavola il coltello dalla lama a punta che serve a tagliare i cibi... Si ferma, dà un'occhiata a Scarpia che le volta le spalle scrivendo, posa il bicchiere, pian piano, e avvicina a sé il coltello. Intanto, Scarpia legge ad alta voce tutto quello che scrive.

«Ordine a chi di spettanza di lasciare liberamente uscire dalla città di Roma e dagli Stati Romani la signora Tosca e il cavaliere che l'accompagna. Vitellio Scarpia, reggente della polizia romana.» (Torna accanto a lei che, ripreso il bicchiere, tracanna il vino d'un fiato.) Siete soddisfatta?

FLORIA (dopo aver finto di leggere, ridepone il bicchiere; per il che, lì sulla tavola, la sua mano si trova a contatto col coltello.) Sì... Va bene.

SCARPIA Allora... quello che mi è dovuto! (Le allaccia la vita con un braccio e la bacia arditamente sulla spalla nuda.)

FLORIA (colpendo col coltello Scarpia in pieno petto) Eccolo!

SCARPIA Ah! maledetta! (Rotola ai piedi del divano.)

FLORIA (con una gioia e un riso feroci) Finalmente!... È fatto!.... Finalmente! Finalmente!... Ah! è fatto!

SCARPIA (aggrappandosi al bracciolo del divano) Aiuto... Sto morendo!

FLORIA È quello che voglio! Ah, carnefice, mi hai torturato per tutta una notte, e non doveva venire la mia volta? (Si curva su di lui, con gli occhi negli occhi.) Guardami bene, bandito! Guarda come gioisco della tua agonia... tu muori per mano di una donna... vigliacco! Muori, belva, muori come un cane arrabbiato! Muori!... Muori!... Muori!...

SCARPIA (tentando di sollevarsi) Aiuto... Aiuto...

FLORIA (accostandosi alla porta dove si pone in ascolto) Grida! Il sangue ti soffoca! Non ti sentiranno!

Pronunciate queste parole, torna indietro, sempre ascoltando, senza perdere di vista Scarpia, e posa con la mano sinistra il coltello sul mobiletto. Scarpia, con un ultimo sforzo, si solleva, riesce quasi ad alzarsi, tuttavia vacillando, fa qualche passo avanti, con la schiena voltata al pubblico. Giunge davanti a Floria... Essa riagguanta il coltello e protende il braccio indietro, pronta a colpire. Si guardano così, per pochi attimi, lui che sta soffocando, lei minacciosa. Infine, dopo uno sforzo inutile, egli indietreggia e ricade sul divano con la schiena, emettendo un sordo gemito, e di qui scivola a terra, col capo rivolto al pubblico, fra il divano e 1a tavola. Floria torna a mettere il coltello sul mobile, con un gesto preciso.

Finalmente!

Si avvicina alla tavola e prende il candelabro per illuminare il volto di Scarpia, che spira.

 

E adesso, hai pagato!...

Calma, senza abbandonarlo con lo sguardo, solleva una caraffa e vi inumidisce un tovagliolo del quale si serve, dopo esservisi sfregate un po' le mani, per togliere una macchia di sangue sul vestito; poi strizza il tovagliolo e lo getta in direzione dell'alcova. Indi fa il giro della tavola, va fino allo specchio che è sulla mensola: allo specchio si riassetta i capelli; dopo di che guata verso il corpo per sempre immoto di Scarpia.

E davanti a lui tremava tutta una città!

Rullo lontano di tamburo. Trombe che suonano la diana. (Trasalendo) La diana... Il giorno... di già?... (Girando fra il divano e il morto, spegne le bugie del candelabro che si trova sulla tavola.) E il salvacondotto?... Che cosa ho fatto del salvacondotto?....

Lo cerca sulla tavola, si guarda attorno, poi lo scorge nella mano contratta di Scarpia; si china su di lui, glielo strappa dalle dita serrate, lasciandone subito ricadere il braccio; e alla fine si caccia il salvacondotto in seno. Nuovo rullo di tamburi, più vicino; fa per uscire, ma, vedendo i candelieri accesi, si accosta per spegnerli; poi cambia idea, li prende tutt'e due, uno per mano, e, lentissimamente, depone quello che ha nella sinistra alla sinistra di Scarpia. Passa davanti alla spoglia, voltando le spalle al pubblico, e colloca l'altro candeliere alla destra del morto. Gira lo sguardo, mentre si dirige verso la porta, e si avvede del crocifisso d'avorio sull'inginocchiatoio... Lo stacca, tenendolo per la parte inferiore - sicché la testa del Cristo viene a trovarsi proprio di fronte al pubblico -: si inginocchia a lato di Scarpia e gli mette il crocifisso sul petto. In quel preciso momento, terzo rullo di tamburo nella cittadella. Floria si rialza e, raggiunta la porta in fondo, ne tira il catenaccio, ne schiude il battente... L'anticamera è scura. Essa ascolta mettendo avanti la testa, poi, inserendosi piano piano nel buio, sparisce.

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