ATTO I

ANALISI II

 

Nell'Introduzione, Tamino invoca aiuto e quindi cade privo di sensi, per essere poi soccorso dalle tre Damigelle della Regina della notte. La maggior parte dell'Introduzione è perciò un trio per le Damigelle ed il tono è di commedia lirica mentre esse litigano per il bel giovane. L'onverture e questo primo numero devono aver sorpreso i primi spettatori di Schikaneder, perché qui la musica era di una complessità molto maggiore di quella che erano abituati a sentirsi offrire in uno «Zauberposse».
Come devono essersi sentiti per un attimo sollevati poi, quando Schikaneder in persona entrò in palcoscenico nelle vesti di Papageno e cantò il suo numero di entrata, il semplice e simpatico «Der Vogelfanger bin ich ja», una canzone strofica in tre stanze, con tutta l'immediatezza ed il fascino di un canto popolare, cosa che in pratica è diventata. La piccola frase, cinque note di una scala ascendente, che si ripete come refrain per tutta la canzone, viene suonata da Papageno sulla sua siringa (è uno strumento semplice, conosciuto in francese con il nome di flûte de Pan, ma che adesso talvolta viene chiamato in tedesco Papagenoflöte). La frase di Papageno verrà usata per effetto drammatico in diverse altre occasioni più tardi nell'opera.
L'aria di Tamino («Dies Bildnis ist bezaubernd schön»), ardente espressione di amore, è un miracolo di forma e certamente non meno notevole nella sua combinazione di ardore ròmantico e di compostezza interiore, spirituale. Quello che Tamino esprime non è la prima passione fisica giovanile, anche se egli è un giovane, ma una profondità matura di sentimento, ciò che si potrebbe quasi chiamare la condizione 'ideale' dell'amore, distinta da quella 'reale'. La frase di apertura dell'aria, basata su una semplice scala discendente è un esempio di quello straordinario multum in parvo che spesso incontriamo in Verdi. In effetti la sua somiglianza con l'inizio di «Caro nome» in Rigoletto in cui Gilda esprime un sentimento simile, è straordinaria. La musica dello «Zauberflöte» è scritta con una stupefacente varietà di stili, con elementi tratti alla vecchia opera seria, come anche dalla canzone popolare e dalla musica religiosa.
Charles Osborne, Guida alle opere liriche di Mozart, Firenze, Sansoni, 1982, pp. 416-417.
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