ATTO I

ANALISI IV

 

In parecchi numeri dell'opera, i diversi stili musicali si fondono. Il Quintetto («Hm, hm, hm, hm»), che Papageno comincia canticchiando a bocca chiusa, perché gliel'hanno serrata con un lucchetto, contiene elementi popolari nei passaggi a solo di Papageno, anche se il tono predominante è lirico e pieno di fascino. I legni dell'orchestra vengono sempre usati con grande effetto, sia che il fagotto schernisca la momentanea pena di Papageno, sia che l'oboe sottolinei gentilmente le parole delle tre Damigelle.
E nel trio, «Du feines Taubchen, nur herein», che incontriamo Pamina per la prima volta, nel momento in cui ella sta lottando inutilmente per liberarsi da Monostatos. I versi che Papageno canta mentre entra («Schon Madchen jung und fein, viel weisser noch als Kreide») non possono riferirsi a Pamina, dato che ancora non l'ha vista. Egli li sta indirizzando al ritratto di Pamina che ha con sé, o, più probabilmente, sta citando (anche musicalmente) una canzone viennese popolare del 1791.
Nel trio, la melodia fa avanzare l'azione mentre, nel duetto che segue tra Pamina e Papageno («Bei Mannern, welche Liebe fühlen»), l'azione viene momentaneamente fermata per permettere a questa coppia mal assortita, l'eroina ed il comico, di tenere una gentile predica sull'amore. Nelle battute finali, la semplicità sembra essere stata abbandonata e Pamina indulge in una ripetuta fioritura, anche se essa, che comprende il salto dal do di centro al la sopra il rigo, esprime un sentimento profondo, come rivela chiaramente un'interpretazione sensibile da parte del soprano. Esisteva, a quanto pare, una versione precedente di questo duetto, di stile meno popolare, che Schikaneder scartò, ma che può aver ripristinato quando l'opera fu messa in scena nel 1802 al nuovo Theater and der Wien.
Charles Osborne, Guida alle opere liriche di Mozart, Firenze, Sansoni, 1982, pp. 416-417.
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