ATTO I

ANALISI V

 

Il Finale dell'Atto I è un lungo pezzo di musica, la cui esecuzlone dura circa ventinque mmuti e che spazia per tutti i diversi stili che contribuiscono a comporre Die Zauberflöte. Formato da tre sezioni maggiori, si suddivide in parti minori all'interno di quelle sezioni. La prima sezione, iniziata dai tre Fanciulli con Tamino, include la grande scena di Tamino e l'Oratore; la seconda riguarda Pamina, Papageno e Monostatos, mentre la terza introduce Sarastro. Con le primissime battute del Finale incontriamo l'aspetto solenne, che ha del massonico, dell'opera, perché l'orchestrazione ha adesso assunto un colore del tutto diverso. I tre tromboni, le trombe in sordina, i tamburi smorzati insieme alle voci pure dei tre Fanciulli conferiscono una gravità di tono mai riscontrata nelle opere precedenti di Mozart o nelle scene precedenti di quest'opera. È importante che le voci di soprano e contralto siano di ragazzi e non, come spesso accade fuori Vienna, mature voci femminili.
La scena di Tamino con l'Oratore è straordinaria per due motivi. Il primo è che in essa scopriamo che Mozart anticipa l'opera 'durchkomponiert' sviluppata da Wagner e da Verdi verso la metà dell'Ottocento e compone una scena che non si divide né in recitativo e melodia, né in dialogo e musica. L'azione drammatica è portata avanti in dialogo tra tenore basso e, sebbene il dialogo possa dal punto di vista formale essere classificato come recitativo, esso in realtà consiste, in un gran numero di unità melodiche. Un secondo motivo per soffermarsi su questa scena è la qualità musicale di quelle frasi melodiche. Mozart ha infuso in questo scambio tra Tamino ed uno dei sacerdoti di Sarastro una qualità particolare di spiritualità pura che la differenzia, nella sua gravità e solennità, da tutto ciò che ha dintorno. Il soliloquio di Tamino che segue alla scena con l'Oratore, comincia con una fráse di disperazione quasi intollerabile e continua, prima in recitativo riccamente tematico e poi in aria melodica («Wie stark ist nicht dein Zauberton») quando egli suona il flauto e canta ed alla fine gli risponde la siringa di Papageno e Papageno stesso che appare con Pamina.
Questo porta alla seconda sezione del Finale in cui Papageno e Pamina vengono presi da Monostatos. Questi e gli altri schiavi vengono indotti a ballare dal carillon magico su cui Papageno suona un motivo semplice, che assomiglia ad una polka. Quindi Papageno e Pamina inneggiano all'effficacia del carillon magico in un piccolo duetto la cui frase di apertura anticipa curiosamente l'inizio della canzone «Heidenröslein» di Schubert.
Un coro fuori scena annuncia l'arrivo imminente di Sarastro ed inizia la terza sezione del Finale. Quando Papageno, temendo per la propria vita, chiede a Pamina che cosa dovranno dire a Sarastro, la risposta coraggiosa di lei, «Die Wahrheit...», si articola su frasi che combinano la semplicità e la naturalezza dei ritmi e delle inflessioni della parola con la memorabilità della grande musica. (Questa caratteristica di declamazione melodica è quello che Verdi lodava in Rossini, quando citava come esempio la frase «Signor, giudizio, per carità» nel «Barbiere di Siviglia». La bellezza espressiva e l'adeguatezza drammatica di frase dopo frase di questo genere, fanno dello Zauberflöte qualcosa di più di un'opera semplicemente molto bella. Come «Fidelio», è anche un'affermazione degli aspetti più elevati della natura umana. Questa semplicità ispirata che sentiamo pervadere le parole di Tamino, di Pamina, e adesso di Sarastro, non teme alcun esame, ma è immediatamente riconoscibile ed il Finale dell'Atto I ne offre moltissimi esempi. L'atto giunge a termine con un gioioso coro in do maggiore in lode di Sarastro.
Charles Osborne, Guida alle opere liriche di Mozart, Firenze, Sansoni, 1982, pp. 416-417.
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