ATTO I

ANALISI VI

 

La breve ed agile aria, simile ad una canzone, che Monostatos canta mentre si avvicina alla dormiente Pamina («Alles fühlt der Liebe Freuden») è un bel pezzo di caratterizzazione musicale; sebbene sia piuttosto semplice melodicamente, il suo movimento pressante, senza pause, sempre in pianissimo, trasmette un senso di furtività accresciuto dall'insolito timbro dell'ottavino che raddoppia i primi violini. Questa è la sola comparsa dell'ottavino nello Zauberflöte. Il male, in una forma ancora più terribile, viene espresso con la seconda aria della Regina della notte («Der Holle Rache Kocht in meinem Herzen») una brillante 'aria di vendetta' del genere della vecchia opera seria, in cui la minaccosa coloratura porta la cantante fino al fa nell'ottava alta e l'implacabile movimento in avanti della musica in re minore sembra accentuare l'ossessivo odio della Regina nei confronti di Sarastro; Il lancinante staccato è come una serie di crudeli pugnalate.
Ancora più toccante della prima, è la seconda aria di Sarastro («In diesen heil'gen Hallen kennt man die Rache nicht»), nelle cui due stanze di maestoso larghetto il Sommo Sacerdote espone la sua filosofia cristiano-umanistica. (La semplicità dell'espressione risulta danneggiata quando i bassi talvolta finiscono la seconda stanza discendendo all'ottava più bassa e cantando un mi finale sotto il rigo). Il trio allegretto per i tre Fanciulli («Seid uns zum zweitenmal wilkommen») è agilmente grazioso, con la semplice linea vocale adornata da una delicata, danzante figurazione per i violini. E seguito dal tragico dolore del lamento di Pamina in sol minore, «Ach, ich fuhl's», una delle arie più toccanti che Mozart abbia mai scritto. Questa straordinaria esplosione di dolore, disperata anche nel suo ritegno, è espressa in una linea vocale di grande semplicità e in un accompagnamento in sordina, con l'orchestra che commenta e consola solo in quattro battute di postludio, con una frase di grande dolcezza.
Nella scena seguente, il Coro dei Sacerdoti («O Isis und Osiris»), ferma e fiduciosa preghiera di una bellezza solenne, è seguito da un trio per Tamino, Pamina e Sarastro («Soll ich dich, Teurer, nicht mehr seh'n?»). L'atmosfera del trio è complessa: Tamino e Pamina stanno per essere separati, ma Sarastro può esprimere un cauto ottimismo poiché, probabilmente, egli sa quale sarà il risultato delle prove a cui si sottopongono gli innamorati. Gli arpeggi irrequieti dell'accompagnamento trasmettono l'agitazione e l'ansia della situazione, mentre le due voci maschili infondono sicurezza e la voce del soprano interroga ansiosamente.
Charles Osborne, Guida alle opere liriche di Mozart, Firenze, Sansoni, 1982, pp. 422-423.
HOME