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Curiosità

Commenti critici

Commenti di compositori

 

 

Commenti e curiosità raccolte da Amedeo Poggi e Edgar Vallora nel volume «Mozart. Signori, il catalogo è questo!», Torino, Einaudi, 1991, pp. 699 - 702.

 

 

Ecco la presentazione dell'opera nella locandina della prima rappresentazione:

«La musica è del Sig. Wolfgang Amade [sic] Mozart, Maestro di Cappella e vero compositore da camera della Corte imperial regia. In segno di rispetto per il gentile e onorevole pubblico e per amicizia verso l'autore del lavoro teatrale, il Sig. Mozard [sic] dirigerà oggi egli stesso l'orchestra. Il libretto dell'opera, con due incisioni raffiguranti il Sig. Schikaneder in costume di Papageno, si potrà acquistare per 30 corone alla cassa del teatro. Il pittore Sig. Gayl e il decoratore Sig. Nesslthaler si compiacciono di aver preparato le scene con la maggior cura possibile. Il prezzo dei biglietti d'ingresso è il solito. L'inizio della rappresentazione è fissato per le sette.»

 

 

Le prime impressioni sull'accoglienza della nuova Opera da parte del pubblico viennese si sono tramandate fino a noi grazie alla corrispondenza tra Mozart e la moglie, ripartita per Baden subito dopo aver assistito alla "prima" del 30 settembre 1791:

«Carissima mogliettina! - scrive M. il 7 ottobre, alle dieci e mezza di sera - torno ora dall'opera; il teatro era affollato come sempre. Il duetto 'Mann und Weib' e il Glockenspiel del primo atto sono stati ripetuti come al solito, e così il terzetto dei fanciulli nel secondo atto. Comunque quello che più mi fa piacere è l'approvazione muta! Si capisce bene quanto quest'opera stia conquistando sempre più la stima del pubblico. [...] La cosa più straordinaria è che la sera stessa in cui la mia nuova opera è stata data per la prima volta con tanto successo, a Praga ha avuto luogo l'ultima rappresentazione del 'Tito'.»

 

 

Nella lettera dell'8 ottobre, il racconto di un divertente aneddoto avvenuto dietro le quinte:

«[...] All'aria di Papageno con il Glockenspiel sono sceso giù accanto al palcoscenico perché avevo nuovamente voglia di suonarlo io stesso. Così ho fatto uno scherzo a Schikaneder: nel punto in cui lui aveva una pausa, ho suonato un «arpeggio» [in italiano]; lui si è spaventato ha guardato sulla scena e mi ha visto. Quando la pausa si è ripetuta per la seconda volta non l'ho fatto; lui però si è fermato e non voleva più andare avanti. Ho indovinato il suo pensiero e ho suonato un altro accordo, allora lui ha dato un colpo al Glockenspiel e ha detto: 'Chiudi il becco': al che tutti hanno riso. Credo che, grazie a questo scherzo, molti si siano accorti solo in quel momento che non è lui a suonare lo strumento. Per il resto non puoi immaginare l'effetto incantevole della musica ascoltata da un palco vicino all'orchestra. Molto meglio che in galleria. Appena torni devi sperimentarlo.»

 

 

Terminiamo con un bozzetto familiare - uno dei pochi in cui appare la figura del figlio Carl - desunto dalla lettera del I4 ottobre (l'ultima dell'epistolario mozartiano):

«Ieri, giovedì 13, Hofer [cognato di M. e marito di Josepha Weber, prima Regina della Notte nella 'Zauberflöte'] è venuto con me da Carl. Abbiamo mangiato laggiù [a Perchteldsdorf dove il figlio era in collegio] e poi siamo rientrati; alle sei sono andato a prendere con la carrozza Salieri e la Cavalieri e li ho condotti nel palco. Poi sono andato a prendere la mamma [di Constanze] e Carl, che avevo nel frattempo lasciato a Hofer. Non puoi immaginare quanto siano stati gentili entrambi, quanto sia piaciuta loro non solo la mia musica, ma il libretto e tutto l'insieme. Hanno detto che è un'opera degna di essere rappresentata in occasione delle più solenni festività davanti ai più grandi monarchi, e che certo l'avrebbero rivista altre volte, non avendo mai assistito a uno spettacolo più bello e più gradevole. Dopo il teatro [...] ho cenato con Carl da Hofer. Poi sono tornato con lui a casa, dove abbiamo dormito magnificamente. Per Carl è stata una grande gioia che l'abbia portato all'opera. Ha un aspetto magnifico. Per la salute non potrebbe vivere in un posto migliore, ma purtroppo il resto è proprio miserevole. Tutto quello che potrebbe uscire da quella scuola è un buon contadino! [...] Ha le solite cattive maniere, si diverte a dare fastidio, come sempre, e studia forse ancor meno volentieri di un tempo, perché in collegio non fa altro che correre in giardino cinque ore al mattino e cinque ore dopo pranzo, come mi ha confessato lui stesso [...]. Spero di ricevere almeno oggi tue notizie. E di parlare con te domani stesso e di baciarti di cuore. Addio. Per sempre tuo Mozart.»

 

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