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GUIDA ALL'OPERA

 

 

Libretto completo in tedesco

 

 

ATTO II

 

Il secondo atto inizia in un portico del tempio. I sacerdoti si riuniscono e Sarastro li informa che Tamino, figlio di un re, attende alla porta settentrionale del tempio, desideroso di emergere dall'oscurità dell'ignoranza, di entrare nella luce della santità, attraverso l'iniziazione al rito di Osiride e Iside:
Oh voi servitori iniziati dei grandi dèi Osiride e Iside nel Tempio della Saggezza! - Con animo puro vi annuncio che la nostra assemblea di oggi è una delle più importanti dei nostri tempi. - Tamino, figlio di re, vent'anni, s'aggira presso il portale settentrionale del nostro tempio e sospira con cuore pieno di virtù ciò che noi tutti dobbiamo conseguire con sforzo e zelo. - In breve, questo giovane vuole strappare da sé il suo velo delle tenebre e volgere gli occhi al tempio della massima luce. - Custodire questo virtuoso, offrirgli amichevolmente la mano, sia oggi uno dei nostri doveri più importanti.
Poiché Sarastro convince i sacerdoti che Tamino è virtuoso, discreto e benevolo, essi accettano che il giovane, al quale Pamina è stata destinata dagli dei, debba essere preparato per le prove che deve affrontare. A malincuore accettano anche che Papageno lo accompagni. Sarastro li ringrazia con queste parole:
Commosso dalla unità dei vostri cuori, Sarastro vi ringrazia a nome dell'umanità. - Il pregiudizio riversi pur sempre il suo biasimo su noi iniziati! - Saggezza e Ragione lo fanno a pezzi come ragnatela. Non riusciranno mai a scuotere le nostre colonne. Tuttavia il cattivo pregiudizio deve estinguersi, non appena Tamino stesso possederà la grandezza della difficile arte nostra. - Pamina, la tenera e virtuosa fanciulla, gli dèi l'hanno destinata al caro giovane; questo è il motivo per cui io l'ho strappata alla madre superba. - Quella donna crede di essere molto potente; spera attraverso inganno e superstizione di incantare il popolo e di distruggere il nostro solido tempio. Ma non le riuscirà; Tamino, il caro giovane istesso, lo consoliderà insieme a noi, e quale iniziato sarà premio alla Virtù, ma punizione al Vizio. [...] E tu, amico, che gli dèi tramite noi hanno destinato a difensore della verità - compi il tuo santo ufficio e insegna ad entrambi con la tua saggezza qual sia il dovere dell'umanità, insegna loro a riconoscere il potere degli dèi.
Sarastro guida i sacerdoti in una preghiera a Iside e Osiride, quindi partono.
La scena cambia. Tamino e Papageno vengono introdotti e siamo nella cripta del tempio da due sacerdoti che rivolgono loro certe domande rituali. Tamino dà risposte soddisfacenti, ma tutto quello che Papageno desidera è da mangiare, da bere ed una moglie. Uno dei sacerdoti gli assicura che, se si sottometterà alle prove, otterrà una moglie giovane e bella di nome Papagena. Nella prima delle prove, Tamino vedrà la sua Pamina e Papageno la sua Papagena, ma essi non devono parlare. Morte e disperazione attendono l'uomo che viene ingannato dagli intrighi delle donne.
Appena i due sacerdoti sono usciti, compaiono miracolosamente le tre Damigelle della Regina della Notte e cercano di convincere Tamino e Papageno che, dando ascolto a Sarastro, saranno perduti per sempre. Esse rivelano inoltre che la loro Regina si aggira nei sotterranei del tempio. Papageno chiacchera amabilmente con le Damigelle e Tamino gli deve continuamente ricordare l'impegno al silenzio. Quando un coro di voci fuori scena dà l'allarme, le tre Damigelle fuggono, mentre tuoni e fulmini imperversano minacciosamente. I due sacerdoti ritornano per portare Tamino e Papageno a un ulteriore stadio del loro viaggio spirituale. [ANALISI MUSICALE]
La scena terza del secondo atto è un giardino in cui Pamina giace, addormentata. Monostatos, che ancora la desidera, adesso si vede presentare l'occasione buona. Quando egli si avvicina a Pamina, si sente il rumore di un tuono e la Regina della notte appare improvvisamente. Monostatos se la svigna ma resta nelle vicinanze per origliare. La Regina chiede a Pamina che cosa sia accaduto al giovane che ella ha inviato. Saputo che egli si è consacrato alla confraternita dei sacerdoti, esclama: "Figlia infelice, così mi sei sottratta per sempre." Pamina propone di fuggire, perché sotto la protezione della madre, ella può affrontare ogni pericolo. La Regina le dice che il suo potere ha cessato di esistere con la morte di suo padre. Questi aveva spontaneamente consegnato ai sacerdoti il cerchio del sole con i suoi sette raggi, dicendole:
Sarastro lo saprà amministrare da uomo, come me sino ad oggi. Ed ora, non una parola di più; non ricercare l'essenza ch'è incomprensibile allo spirito femminile. Il tuo dovere è di affidare te e tua figlia alla guida degli uomini saggi.
La loro unica speranza adesso è che Pamina uccida Sarastro e restituisca alla madre il cerchio sacro. Porge un pugnale a Pamina e giura che non vorrà più avere niente a che fare con lei, se ella non ucciderà Sarastro:
La vendetta dell'inferno ribolle nel mio cuore; morte ve disperazione mi infiammano tutt'intorno! Se Sarastro non patisce le pene della morte, tu non sei più mia figlia! Sii per sempre ripudiata, per sempre abbandonata, siano distrutti per te tutti i legami naturali, se Sarastro non impallidirà a causa tua. Udite, dèi ella vendetta - udite! Il giuramento di una madre!
Quindi scompare di nuovo. Pamina esclama che mai potrà compiere una tale azione, ma all'improvviso Monostatos esce dal suo nascondiglio e afferra l'arma. Ha udito tutto, dice. Pamina può salvare se stessa e la madre solo ricambiando il suo amore. La giovane preferisce la morte alla vergogna. L'improvvisa comparsa di Sarastro la salva da una situazione che sembrava senza sbocchi. Congeda brutalmente il turpe individuo, il quale parte borbottando che, dato che la figlia non lo vuole, proverà con la madre.
Sarastro spiega a Pamina che egli sa tutto riguardo alle idee di vendetta della madre, ma la invita a obbedire a lui e che nel sacro tempio non si sa cosa sia la vendetta, perché i suoi membri sono mossi solo da amore. All'interno di queste mura sante, gli uomini si amano l'un con l'altro e, se si dovesse trovare un traditore, questi sarebbe perdonato:
In queste sacre sale non si conosce la vendetta! E se un uomo è caduto, l'amore lo conduce al dovere. Condotto da mano amica, camminerà poi contento e lieto in terra migliore. In queste sacre mura, dove l'uomo ama l'uomo, non può nascondersi nessun traditore, perché il nemico viene perdonato. Chi non onora tali insegnamenti, non merita di essere un uomo. [ANALISI MUSICALE]
La scena successiva si svolge nell'atrio del tempio. Di nuovo i due sacerdoti ricordano a Tamino e Papageno il loro voto di silenzio, ma il buffo uccellatore proprio non riesce a star zitto. Quando una vecchiaccia appare e gli offre acqua da bere, egli si mette a chiaccherare con lei, in mancanza di una compagnia migliore. Si diverte quando ella gli dice di avere un giovane innamorato, ma rimane molto contrariato al sentire che questi si chiama Papageno. Quando le chiede di dirgli il suo nome, scoppia un tuono ed ella fugge via.
Entrano i tre fanciulli, portando cibi e vino ed anche il flauto magico ed il carillon che, secondo gli ordini di Sarastro, devono essere loro riconsegnati:
Siate di nuovo i benvenuti, voi uomini, nel regno di Sarastro. Egli invia ciò che vi era stato tolto: ecco a voi il flauto e i campanelli. Vogliate non sdegnare queste vivande. Mangiatene, bevetene in allegria! Quando ci vedremo per la terza volta, la gioia sarà ricompensa al vostro coraggio! Tamino, animo! La meta è vicina! Tu, Papageno! Zitto e taci!
Durante il terzetto pongono la tavola al centro e s'alzano in volo. Papageno comincia a mangiare con grande entusiasmo. Entra Pamina, ma, angosciata, vede che Tamino non vuole parlare con lei. Anche Papageno rimane zitto. Col cuore spezzato capisce di non essere amata, piange e se ne va. Un suono di trombe ordina a Tamino e a Papageno di proseguire.
Intanto nel tempio Sarastro ed i sacerdoti pregano i loro dèi. I due giovani vengono introdotti: a Tamino viene assicurato che, fin a questo momento, egli si è comportato bene, ma che ancora deve sottoporsi a due prove più pericolose. Viene portata Pamina e Sarastro dice alla coppia che devono ancora separarsi. Partono tutti tranne Papageno, al quale vien detto che non godrà mai delle gioie celestiali della fratellanza. Risponde che vorrebbe tanto un bicchiere di vino. Viene subito accontentato e, mentre lo beve, comincia a desiderare una moglie tutta sua. Entra la vecchia che ha incontrato prima, la quale gli consiglia di accettarla in moglie, se non vuole essere imprigionato per sempre, a pane e acqua. Con ben poco entusiasmo, Papageno acconsente a sposarla. A queste parole si trasforma istantaneamente in una giovane ragazza.
«Papagena», esclama lui, prima che un sacerdote porti via la ragazza, osservando che Papageno non è ancora degno di lei. Nel giardino i tre fanciulli cantano ottimisti del sole d'oro che presto sorgerà per bandire la superstizione e l'oscurità:
Presto il sole splenderà sulla via dorata per annunciare il giorno. Presto la superstzione scomparirà e presto l'uomo saggio vincerà. Oh cara quiete scendi quaggiù, torna di nuovo nel cuore degli uomini: allora la terra sarà un regno dei cieli e i mortali uguali agli dèi.
Quando Pamina, sconvolta, entra, sul punto di uccidersi con il pugnale di sua madre, essi glielo impediscono rassicurandola che Tamino l'ama e che proprio adesso sta affrontando la morte per amor suo. Si offrono di condurla da Tamino.
La scena cambia, siamo in un luogo roccioso, dove due uomini armati stanno a guardia di una porta. Tamino viene introdotto e i due armati lo informano che chi si purifica mediante fuoco, acqua, aria e terra e vince la paura della morte sarà degno del cielo e del culto d'Iside. Tamino non ha paura e s'avvia, ma sente la voce di Pamina che gli chiede di aspettare, poiché vuole sottoporsi alle prove con lui. Gli dice che dovrebbe suonare il flauto magico che fu ricavato dal padre da una quercia centenaria, perché esso li condurrà entrambi attraverso i pericoli delle prove.
Tamino e Pamina passano attraverso un corridoio di fuoco, mentre il giovane suona il flauto: ne escono illesi e si abbracciano felici. Quindi essi, passando per un'altra porta, sempre al suono del flauto, camminano attraverso l'acqua. Quando ritornano, le porte del tempio sono spalancate e mostrano Sarastro ed i sacerdoti che li accolgono all'interno, esultanti:
Trionfo! Trionfo! Tu, nobile coppia, tu hai vinto il pericolo! La consacrazione di Iside ora è tua! venite! Entrate nel tempio!
La penultima scena dell'opera si svolge nel giardino. Papageno, perduta la sua Papagena, è disperato. Vuole impiccarsi, a meno che qualcuno non senta pietà per lui. Decide di contare fino a tre: nel momento della decisione fatale, mentre sta dicendo addio al mondo crudele, entrano i tre fanciulli che gli suggeriscono di suonare il suo magico carillon, di cui si era completamente dimenticato. Obbedisce e Papagena appare: in un allegro duetto, essi decidono di mettere al mondo tanti piccoli Papageni e Papagene.
Monostatos intanto mostra alla Regina della notte e alle sue Damigelle come entrare nel tempio; la Regina ha promesso al Moro Pamina, nel caso riuscisse il loro piano di rovesciare Sarastro. Ma all'improvviso c'è un assordante rumore di tuoni e la Regina scompare nelle tenebre eterne insieme ai suoi seguaci. Le porte del tempio si aprono ed una luce sfavillante rivela Sarastro, i sacerdoti, i tre fanciulli, Tamino e Pamina; Sarastro annuncia la vittoria della luce sulle tenebre e l'opera finisce con un coro di ringraziamento a Iside e Osiride:
Sia salve a voi consacrati! Voi penetraste attraverso la notte! Sia grazie a te, Osiride! Si rechi grazie a te, Iside. La fermezza ha vinto, e incorona quale premio la bellezza e la saggezza con lode eterna! [ANALISI MUSICALE]
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