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Leopoldo II

 

Fratello di Giuseppe II, Leopoldo II era fino a quel momento Granduca di Toscana. Toccò a lui tirare le fila di una situazione confusa: anch'egli tendenzialmente progressista, fu però costretto a stringere i freni nell'immenso territorio imperiale percorso da contrasti di tutti i generi, etnici, religiosi, sociali. Con l'esperto aiuto del vecchio cancelliere Kaunitz, in carica dai tempi di Maria Teresa, Leopoldo II si ritirò dalle iniziative di politica estera, riconsegnando Belgrado conquistata, e si mantenne in equilibrio fra le contraddittorie tensioni interne cercando da un lato di salvare quanto poteva delle riforme 'giuseppine', anche tenuto conto dell'incalzare degli eventi rivoluzionari in Francia, e d'altro lato di ricomporre le contese; soprattutto tentò di concedere nuovamente all'aristocrazia qualcosa dei vecchi privilegi. [...]
A corte, Leopoldo II aveva dato segni di notevole cambiamento, allontanando alcuni dei personaggi che avevano rappresentato l'aspetto più lassista dell'epoca 'giuseppina'. Nel microcosmo della gerarchia musicale di corte cadde la testa di Antonio Salieri che, abilmente, si ritirò dalla carica di direttore del teatro e mantenne soltanto quella di Kapellmeister. Da Ponte, stando alle «Memorie», fu costretto a lasciare Vienna in gran fretta.
Mozart non venne toccato. Si dice che la sua carica di 'compositore di camera' fosse così infima da farlo dimenticare. Ma è difficile pensare che Leopoldo II potesse dimenticare Mozart [...]. I fratelli Asburgo avevano una buona dose di bizzarria e Leopoldo II, come un tempo Giuseppe II, forse apprezzava in Wolfgang Amadeus il fatto che non era un cortigiano e un opportunista, al di là di quanto non fosse d'obbligo per ricevere qualche legittimo favore. E lo lasciò al suo posto, anche se sapeva benissimo che apparteneva all'ala massonica più radicale, contro la quale occorreva intervenire. [Claudio Casini, «Amadeus. Vita di Mozart», Milano, Rusconi, 1990, pp. 226-227.]
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