RICHARD STRAUSS - SALOME
OPERNHAUS ZÜRICH

RECENSIONE DI LAURETO RODONI - LA REGIONE TICINO
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L'attuale allestimento zurighese di Salome, opera in un atto di Richard Strauss su testo di Oscar Wilde, è un evento musicale di risonanza europea per la presenza sul podio di Christoph von Dohnányi, fuoriclasse della bacchetta, tra i più profondi interpreti dell’opera di Strauss, e per la regia di Sven-Erich Bechtolf, tra i più raffinati esegeti del teatro lirico della nostra epoca.
Per il maestro tedesco di origini ungheresi Salome è un torrente di suoni che fluisce vorticoso, in cui la tensione musicale e narrativa non si allenta mai. Con una concertazione lucida e tersa unita a una cura del suono costante e rigorosa, mai fine a se stessa, von Dohnányi pone in grande risalto la stratificazione dei piani sonori e l'inesauribile tavolozza cromatica della partitura, nutrita di colori accesi e brucianti, ma anche di impalpabili sfumature. Evitati, in questa formidabile concertazione, i facili effetti che banalizzano e rendono plateale e pletorica la violenza fonica della musica. Splendido da questo punto di vista l’apporto dell’Orchester der Oper Zürich, a cui il Maestro ha reso un convinto omaggio al termine della rappresentazione.
Salome è intesa dal regista come una donna dilaniata da un’ansia psicotica, traumatizzata dagli incubi di un’adolescenza corrotta dal lussurioso patrigno Erode; incubi che devastano la sua psiche e di cui non riesce a liberarsi. Nonostante l’istintività femminile che la pervade, Salome sa tuttavia essere padrona della propria sessualità ed è pienamente consapevole di quel che da essa può trarre. Una creatura mostruosa agli occhi dello stesso Erode che alla fine dell’opera ordina ai suoi soldati: Uccidete quella donna!
Il volume e il timbro della voce di Gut-Brit Barmin ben si attagliano al terribile ruolo, anche se il soprano tedesco non sempre riesce a esplicitare i nodi psicotici che caratterizzano la protagonista.
Il dramma di Salome si svolge per mirabile contrasto nelle stupen
de scene perfettamente simmetriche di Rolf Glittenberg: essi evocano un ordine e una ‘pulizia morale’ nella corte di Erode che la musica smaschera rendendoli turpi e fallaci.
Vertice del cast è senza dubbio il basso lettone Egils Silins, vocalmente imponente e in grado di esprimere sia la sottile sensualità, sia il granitico fanatismo religioso della figura del Battista.
All’altezza della situazione anche il resto del cast, in particolare Dalia Schaechter (Erodiade) e Rudolf Schasching (Erode). Veramente ben scelti e vocalmente ottimi i comprimari. Segnalo i magnifici cinque Ebrei e il perfetto Narraboth del grande tenore
Christoph Strehl.
Eccellente la coreografia, curata da Silvia Schori, della celeberrima Danza dei sette veli, che prepara magistralmente l'agghiacciante scena finale in cui la protagonista tiene tra le mani, estatica e trionfante, la testa del Battista (vedi foto di scena) nello spirito morbosamente erotico e perverso che trapela dal testo di Oscar Wilde e dalla musica stessa.
Successo caloroso per tutti gli interpreti, con ovazioni per von Dohnanyi e Silins.
Salome di Richard Strauss compie 105 anni, ma la dirompente modernità della sua musica rimane intatta. Una musica che ha non solo scosso, ma squassato il mondo dell’opera nel primo decennio del Novecento. Un capolavoro assoluto.




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a cura di Laureto Rodoni

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FOTO DI SCENA


Jochanaan su richiesta di Salome vien fatto emergere dalla prigione in cui è rinchiuso


Un ebreo cerca di convincere Erode che le parole di Jochanaan sul Cristo sono false



Jochanaan (San Giovanni Battista)


Erodiade


I cinque ebrei



La Danza dei sette veli



Salome con ai suoi piedi la testa di Jochanaan