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IV. LA TRAGEDIA DEGLI DEI

INDICE

Composto dopo il Tristano, l'ultimo atto della Terza Giornata che culmina nella scena d'amore fra Brunilde e Sigfrido è di quell'opera drammaticamente il rovescio: l'amore di Tristano e Isolda significa liberazione dal mondo, dall'illusione, dal giorno regno dell'illusione, dall'effimera vita, quello di Sigfrido e Brunilde si esalta nel mondo, nel giorno al quale dal suo sonno la valchiria è stata svegliata: risveglio che la musica segna appunto con un motivo di saluto al mondo. Ma l'idea dell'amore quale nel Tristano, è presente ancora qui nella melodia originata da quella finale della redenzione d'amore e ambientata dal motivo del sonno: sussiste un accento d'Isolda in Brunilde che nella coscienza della propria realtà soprannaturale («Eterna fui, eterna sono») mira a volgere l'amore a uno spirituale senso oltremondano, prima di finir col consentire al mondano senso in cui Sigfrido lo intende. Pur soltanto in quello e non in questo senso il loro amore s'imporrà vittorioso al di là d'ogni avversa forza ed inganno e avrà nella redenzione e liberazione dal mondo il destinato suo fine.
In un canto dell'ultima scena del Crepuscolo degli dei, nell'edizione definitiva, rimasto estraneo alla musica, Brunilde così infatti s'esprime

Dalla dimora della brama io parto,
la dimora dell'illusione fuggo per sempre:
del divenire eterno
le aperte porte
dietro a me chiudo:
verso la senza brama e senza illusioni
sacratissima terra d'elezione,
meta del cammino del mondo.
Nell'ultima Giornata della Tetralogia, la verità dell'amore di Sigfrido e Brunilde ha la sua tragica manifestazione conclusivamente trionfale di fronte al crepuscolo degli dei col quale è in intima connessione.
Tre i protagonisti dell'ultima Giornata, i medesimi della Terza: Wotan, presente ormai solo nei racconti delle Norne e della valchiria Valtraute, e perciò onnipresente, Brunilde e Sigfrido.
Nella tragica contraddetta affermazione della potenza divina si conclude L'Oro del Reno, nella coscienza ed atto di tale contraddizione La Valchiria, nello sviluppo della contraddizione il Sigfrido, nel suo catastrofico-catartico risolversi Il Crepuscolo degli dei: la marcia degli dei al Walhall in forza d'un patto pagato ai Giganti con l'Oro strappato al Nibelungo e da questo maledetto, la punizione della Valchiria ribelle alla tirannia del patto, la rassegnazione alla vittoria di tale ribellione e alla fatalità del crepuscolo divino profetato da Erda, la consumazione del crepuscolo col sacrificio di Sigfrido e Brunilde e il ritorno dell'Oro alla sua origine.