I dizionari Baldini&Castoldi

Mona Lisa di Max von Schillings (1868-1933)
libretto di Beatrice Dovsky

Opera in un prologo, due atti e un epilogo

Prima:
Stoccarda, Teatro di corte, 26 settembre 1915

Personaggi:
uno straniero/Francesco del Giocondo (Bar); una donna/Mona Fiordalisa (S); un converso/Giovanni de’ Salviati (T); Pietro Tumoni (B); Arrigo Oldofredi (T); Alessio Beneventi (T); Sandro da Luzzano (Bar); Masolino Pedruzzi (B), Ginevra di Alta Rocca (S); Dianora, figlia di primo letto di Francesco (S); Piccarda, ancella di Mona Fiordalisa (A); Sisto, servo di Francesco (T); popolo, suore, monaci, servi



Max Schillings (la nobilitazione del von giunse solo nel 1912) venne allevato nella casa di campagna della famiglia presso Düren e Bonn, fin dal 1882, anno in cui assistette a Parsifal e crebbe nell’orbita di Wagner. Trasferitosi a Monaco, dove divenne amico di Richard Strauss, dal 1892 svolse attività di assistente a Bayreuth; maestro di Wilhelm Furtwängler, si dedicò alla carriera di direttore d’orchestra: dopo aver guidato il Teatro di corte di Stoccarda (1908-18) passò alla Staatsoper di Berlino (1919-25), per poi svolgere attività di direttore ospite. Dopo l’esordio come operista con i tre atti di Ingwelde (1894), ambientati al tempo dei vichinghi, il quattrocentesco, giocoso Der Pfeifertag (1899) e il hebbeliano Moloch (1906) contribuirono a una certa fama, che oggi deriva tuttavia unicamente da Mona Lisa .

Nel prologo (che formalmente appartiene tuttavia alla prima parte del primo atto) a Firenze, una coppia in viaggio di nozze, guidata da un giovane converso, visita il palazzo della Gioconda, ora dei frati della certosa, dove nel 1492 si sarebbe verificata la tragedia della donna immortalata dal celeberrimo quadro di Leonardo da Vinci (noto in Germania solo col titolo di Mona Lisa ). Il converso inizia il suo racconto, il palcoscenico si fa buio e i tre personaggi si trasformano nei tre protagonisti della vicenda ambientata, appunto, nel rinascimento fiorentino. Si festeggia il carnevale nella casa di Francesco del Giocondo mentre sua moglie Fiordalisa, dal misterioso sorriso, torna dalla chiesa. Giovanni de’ Salviati, un amico di gioventù di Mona Lisa, sopraggiunto onde acquistare per conto del papa da Francesco una preziosa perla, rivedendola sposata e infelice, in un momento propizio cerca di convincerla a fuggire con lui; al ritorno del sospettoso Francesco, Giovanni non trova altro rifugio che il forziere dei gioielli del padrone di casa, ermeticamente chiuso dallo stesso prima di gettar via l’unica chiave, chiesta invano dalla donna disperata. Nel secondo atto, la mattina del mercoledì delle ceneri, Dianora riporta a Mona Lisa la chiave, caduta nella sua barca ormeggiata sul Lungarno, ma per Giovanni non c’è più nulla da fare; Mona Lisa, tuttavia, fingendo di averla ritrovata per tempo, induce il marito a controllare egli stesso nell’armadio: appena entratovi, ella lo chiude dentro, soffocandolo come il marito aveva assassinato il rivale. Mona Lisa crolla, sopraffatta dall’orrore. Nell’epilogo, ambientato come il prologo all’epoca della composizione dell’opera, nella stessa casa del primo atto, la sposa, visibilmente scossa, non potendo il converso darle ulteriori ragguagli sulla Gioconda, esce dalla sala, facendo cadere un piccolo mazzo di iris bianchi; iris che erano stati i fiori preferiti di Mona Lisa.

Di grande effetto, divisa tra gli influssi di Strauss (le cui opere Schillings diresse spesso) e del verismo italiano, Mona Lisa inizialmente ebbe un grandissimo successo, al quale contribuirono in maniera sostanziosa le cantanti Barbara Kemp, la seconda moglie del compositore, e Maria Jeritza, che ne fu protagonista alla Staatsoper di Vienna; raggiunto un migliaio di recite in una decina d’anni, Mona Lisa dopo la guerra è stata invece messa in scena solo a Karlsruhe (1983), ad Augsburg (1989) e a Kiel (1994). Il fascino dell’opera, che rivela punti di contatto con Francesca da Rimini e Il tabarro , deriva non ultimo dall’ambientazione rinascimentale, assai di moda allora (? Violanta e ? La cena delle beffe , ma anche l’atto unico Die Frau mit dem Dolche – La donna col pugnale – di Schnitzler, 1902, con un analogo flash-back , e Gladius Dei di Thomas Mann, in cui vi è lo stesso riferimento a Savonarola come in Mona Lisa ), che è rimarcata da un’intonazione del celebre «Quanto è bella giovinezza che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia, di doman non c’è certezza» e di un testo di Jacopo Sannazaro, laddove Schillings tuttavia, pur definendolo «madrigale», non punta minimamente al calco stilistico, sfornando invece una cantabile serenata tenorile in 3/4 (“Wenn, o geliebtes Kind, ein weißer Schleier”) che si lascia alle spalle i turgori wagneriani dei Glockenlieder con orchestra, ultimo traguardo vocale di rilievo prima di Mona Lisa .

j.s.

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