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Clara Meuck
Hermann BROCH ,
Poeta e scrittore austriaco, nato nel 1886 a Vienna, morto il 30.5.1951 a New Haven (Connecticut, USA).

La produzione di Broch comprende romanzi, poesie e saggi, ma non si può dividere in una parte artistica e in una parte filosofica. I suoi romanzi, in cui egli tra i primi nella letteratura tedesca spezza la forma tradizionale, sono analisi dell'epoca attuale; Broch la definì come l'epoca del declino dei valori e della personalità; nello stesso tempo egli attendeva una nuova fusione dei campi scissi del razionale e dell'irrazionale.

Egli vide la disintegrazione della vita politica, umana e religiosa come un processo che si esprime in una «perdita della lingua»; tentò perciò di fondare eticamente e gnoseologicamente l'arte come il modello di una nuova totalità. Mistico e analitico, egli fu un filosofo, ma nemico di ogni sistema conchiuso, un poeta che, pur dotato di grande talento linguistico, sentì sempre problematicamente l'opera d'arte.

Sentiva profondamente i valori morali, che gli fecero formulare continuamente in maniera radicale il problema del male. Figlio di un industriale tessile austriaco, fino al 1927 lavorò come direttore nell'impresa paterna, occupandosi anche di tanto in tanto della composizione di vertenze sindacali.

Ritiratosi a vita privata, dal 1928 al 1931 studiò a Vienna matematica, filosofia e psicologia. Nel 1931-1932 Broch, che fino ai 45 anni aveva composto solo brevi lavori per riviste specializzate, pubblicò la trilogia di romanzi Die Schlafwandler, con la quale si pose accanto a Joyce - a cui nel 1936 dedicherà un saggio - come innovatore della forma del romanzo.

Dopo la pubblicazione di un secondo romanzo, Die unbekannte Grösse (1933), Broch cominciò a lavorare a Demeter oder die Verzauberung, «Demetra o il sortilegio», il «romanzo della montagna» che nella edizione postuma uscì col titolo Der Versucher (1953). Un dramma, Denn sie wissen nicht was sie tun, fu rappresentato a Zurigo nel 1936. Presumibilmente nello stesso anno uscì il racconto Die Heimkehr des Vergil, «Il ritorno di Virgilio», che diede lo spunto al suo capolavoro posteriore Der Tod des Vergil. Arrestato perché ebreo nel 1938, liberato per la mediazione di amici stranieri, Broch emigrò negli Stati Uniti via Inghilterra, dove fu apprezzato ed aiutato con incarichi di insegnamento (Yale e Princeton) e con donazioni. Il suo Der Tod des Vergil, uscito nel 1945 prima in inglese, fu tra l'altro segnalato col premio Guggenheim.

Nel 1950 egli pubblicò il romanzo Die Schuldlosen in cui rielaborava una serie di novelle scritte precedentemente. Un colpo apoplettico, che lo colse nel 1951 mentre lavorava alla terza redazione del suo «romanzo della montagna», pose fine a una vita divisa tra lo studio, soprattutto le ricerche per la sua Massenpsychologie («La psicologia di massa») incompiuta, la composizione e l'insegnamento, ed occupata in una continua opera di assistenza a tutti i bisognosi di aiuto. La trilogia Die Schlafwandler sviluppa una tesi della Methodologische Novelle, «Noveilla metodologica» (in Die Schuldlosen) del 1917: «Ogni opera d'arte deve avere un contenuto paradigmatico; nella sua irripetibilità deve far vedere l'unità e l'universalità dell'accadere totale».

I titoli dei singoli volumi - Pasenow oder Die Romantik, Esch oder Die Anarchie, Huguenau oder Die Sachlichkeit - indicano che i personaggi sono figure paradigmatiche. Essi costituiscono i gradi di un processo, in cui l'uomo «viene spinto nell'orrore di una ragione liberata dai suoi vincoli» (B). Gli anni 1888, 1913 e 1918 vengono scelti come tipiche pietre miliari dell'evoluzione della Germania; in ognuna di queste fasi, conformemente al dissolvimento spirituale e sociale, la forma tradizionale del romanzo viene dissolta in misura sempre maggiore e più varia. Apparentemente essa è conservata, ma usata in chiave ironica, seguendo lo schema narrativo delle Irrungen, Wirrungen, «Errori, complicazioni», di Theodor Fontane, nella storia del tenente prussiano Pasenow, per il quale la coscienza della classe conservatrice si stempera nel romanticismo.

La ricerca della fede del contabile Esch porta a vicende, in cui la coerenza psicologica è spinta all'assurdo e cade nel grottesco. Huguenau che «liquida» Pasenow e Esch, il protagonista non inibito da valori, che può «dimenticare» un omicidio, completa il dissolvimento di tutte le leggi; in conseguenza la forma chiusa del romanzo viene dissolta in narrazione, in racconto in prima persona, in poesia e analisi. «Sana» nella corruzione appare «la ragazza dell'esercito della salvezza» e sano Nuchem, l'ebreo orientale, in cui si incarna il mondo chassidico. Nei tre protagonisti, il conservatore «déraciné», il borghesuccio impazzito, e il potente freddo calcolatore sono raffigurati i tre tipi fondamentali della vulnerabilità di fronte a una disgregazione, che comincia nella vita privata e si estende fino al campo della politica. La vulnerabilità d'una comunità apparentemente sana (gli uomini d'un villaggio delle Alpi austriache) di fronte a un proteiforme millantatore di benessere e di felicità è il tema nel romanzo Der Versucher, la cui edizione a stampa compendia le tre redazioni esistenti, delle quali la seconda e la terza incompiute (cfr. la postilla del curatore, Felix Stössinger) e perciò (secondo H. Arendt) presenta più i caratteri stilistici del primo Broch che del Broch degli ultimi anni. Il villaggio, in cui sopravvive una tradizione cristiana cristallizzata o ridotta ad affare puramente privato, è in balia di uno straniero venuto non si sa da dove, Mario Ratti, che promette a ognuno una redenzione diversa e ambigua. Ne è immune solo mamma Gisson, una figura che ha i lineamenti della «Grande Madre». Come nel Dr. Faustus di T. Mann, è qui adombrata un'evoluzione verso la catastrofe politica, vista come falsa esigenza dell'immediato, della «esplosione» (Mann); e analogamente in Broch entra in scena come narratore un testimone oculare umanisticamente educato, il medico condotto.

La molteplicità dei tipi umani corruttibili e la chiarezza nella descrizione del paesaggio e dell'atmosfera danno al romanzo un posto di preminenza in tutta l'opera di Broch; esso si attiene alle forme tradizionali, spezza però l'iniziale realismo con una scena di sacrificio umano, risolve nel mitico le figure «sane» e presenta alla fine elementi mistici, con la nascita di un bambino che porterà salvezza. In America egli smise momentaneamente di lavorare a questo romanzo «cancerosamente rigonfio» (B.) per dedicarsi a Der Tod des Vergil, che «si potrebbe caratterizzare come una lirica speculativa o una speculazione lirica» (H. Arendt). La forma è un monologo interiore, oggettivato però dalla terza persona. Virgilio morente, eccitato dalla febbre, rivive la molteplicità e le contraddizioni del mondo, esce dal corso della storia e riconosce la sua epoca come il tempo del «non più e non ancora» ma anche come il tempo del «non più eppure già». La speranza di salvezza non viene più personificata; Virgilio contempla in una «cecità veggente» ciò che è «al di là della lingua», ma che è anche «pura parola». Connesso a questo grande tema fondamentale di Broch c'è l'altro: Virgilio vuol bruciare l'Eneide perché essa è bellezza e non conoscenza dell'unità del mondo. La composizione contrappuntistica dell'elemento narrativo e di quello lirico e riflessivo, che in Der Tod des Vergil si fondono in una lingua straordinariamente ricca, è ripresa dall'ultimo romanzo che Broch portò a termine, Die Schuldlosen. Il problema della vulnerabilità diventa qui il problema della colpa, esemplificata, come in Kafka, in un «signor A.», che fugge dalla realtà e dalle responsabilità in un macabro idillio privato, da un mondo virile a un surrogato della figura materna, al contrario dei personaggi del Versucher che fuoriescono dal legame con la «Grande Madre» per entrare in rapporto con un surrogato paterno. Nel triangolo Anna-Zerlina-Signore di luna (Juan), in cui si irretisce il signor A., la costellazione del «don Giovanni» di Mozart risuona come simbolo d'un mondo operistico irreale, come d'altra parte in questo romanzo, le cui singole parti vennero composte a un intervallo di più di trent'anni, risalta forte l'elemento costruttivo e il carattere simbolico delle figure di Broch.
Anche la figura «sana», l'apicoltore, che A. spinge al suicidio come espiazione, è una figura antitetica, matematicamente impostata, in misura ancor maggiore della Madre Gisson nel Versucher. Per la conoscenza di Broch come filosofo, la cui figura prenderà corpo solo dopo l'edizione della Massenpsychologie di cui abbiamo solo dei frammenti, le indicazioni più importanti sono date da «Il racconto della genesi» degli Schuldlosen e dai suoi Saggi. La posizione di Broch tra filosofia e arte non deriva da un dilemma psicologico: egli è un «platonico estremista» (B.), il cui «solo, unico tema» (Kahler) è il crollo del mondo delle idee e la trasformazione di tutte le forme e di tutti i valori. Il coraggio di riconoscere questa situazione estrema in tutte le sue conseguenze, di non inserirsi dopo il «non più» né dopo il «non ancora», dà a Broch la sua posizione particolare. Il suo scopo è una «conoscenza che abbraccia la totalità», di fronte a cui però la filosofia è inadeguata «dal tempo della rottura del collegamento teologico» con la filosofia dei vaion come disciplina suprema. Il fenomeno estetico è per lui problematico, perché è il veicolo d'ogni seduzione anche della peggiore, ossia la «primordiale indifferenza contro l'umanità autentica»; ma solo l'opera d'arte «che si avvicina alla totalità» può rappresentare la «molteplicità dimensionale» in cui «l'uomo è entrato... perduto nella incontemplabilità», ed essa possiede perciò la «forza di avviare» la purificazione etica. Tra gli scrittori che dopo J. Joyce si affaticarono intorno al romanzo «che si avvicina alla totalità» (V. Woolf, T. Mann. E. Langgässer, J. Dos Passos) Broch si distingue per il conflitto tra pensiero analitico e originario dominio della lingua per il rifiuto di ogni soluzione dommatica. Una speranza messianica che è più chiara dell'«in spem contra spem» di T. Mann nel Dr. Faustus, sorregge soprattutto la conclusione di Der Tod des Vergil e la poesia Stimmen 1933 («Voci 1933») degli Schuldlosen; comunque «il desiderio di ogni grande arte... di poter diventare nuovamente mito» (Hofmannsthal und seine Zeit), un desiderio cui spesso cedette, lascia il posto, negli ultimi suoi anni, a una tendenza verso la conoscenza pura, che però possiede anche un elemento mistico: «Chi riesce a conoscere tutto, ha abolito il tempo e con esso la morte» (da un manoscritto inedito, in Gesamtausgabe, vol. 6). Broch è una personalità complessa insieme e unitaria; specialmente nella produzione dei suoi ultimi anni, un «artista contro voglia» (B.), la cui esperienza fondamentale era la «paradossalità dell'esistenza umana» (Kahler). Nessuno degli influssi che egli subì a Vienna, la «metropoli del vuoto dei valori», fu determinante, tanto importante fu per lui il suo interesse per la psicanalisi, per F. Nietzsche, Kierkegaard, H. Bergson, Le Bon e J. Joyce, per studiare a fondo l'uomo, «questa essenza totale meravigliosa e terribile», nei suoi mezzi più reconditi di istinto e di parola. Homo religiosus senza conoscenza di fede, che fa dire a Dio negli Schuldlosen: «Sii pio per me; anche senza accesso a me», si sentono continuamente nella sua opera gli effetti del suo incontro con il chassidismo attraverso la mediazione di Martin Buber.