Filippo Franzoni non sopportava la vista dei preti, ricorda una nipote. Alcune caricature non lasciano dubbi in proposito, come quella di un prete con l'indice minacciosamente puntato, forse - ma è solo un'ipotesi - quel «poco reverendo» don Carlo Roggero, locarnese, dalla faccia «ossuta», detto anche don Pertica, di cui si parla in una cronaca de «Il Dovere» a proposito delle «villanie» che era solito lanciare all'indirizzo dei liberali durante le ore di religione a scuola, «gesta [...] ormai conosciute», che forse saranno giunte a orecchio anche al pittore. Altro esempio la doppia caricatura di un prete in cotta e stola in un disegno nel quale è raffigurato mentre avanza e poi, visto di spalle, si allontana, forse visto sfilare, come l'altro in basso a destra, in occasione di qualche processione. A una sorta di don Pertica fa pensare invece la caricatura, schizzata con altro tipo di matita, in basso a sinistra. Parecchie nei taccuini anche le caricature di oregiatt, «appellativo tradizionale degli aderenti al partito conservatore». Particolarmente feroce quella in un foglio dove, a lato, il pittore ha schizzato perfino il particolare degli incisivi personaggio preso di mira.
Quanto all'epiteto «cretini» riferito a due figure, una delle quali sgrana il rosario, in altro foglio di taccuino intitolato sarcasticamente «candidati al regno dei cieli», ebbene, trova più di un riscontro nella

stampa e nella pubblicistica radicale del tempo. Così in «Gazzetta Ticinese» si accenna a un «esilarantissimo manuale del perfetto cretino apostolico e romano» (12 maggio e 29 luglio 1896) o a «cretinerie credentine» in una replica, a firma Milesbo (Emilio Bossi), al «Credente Cattolico» a proposito dell'opportunità o meno che i Municipi partecipino in corpore alle cerimonie religiose (18 aprile 1896). (CATTORI, p. 57)