Homepalchi Teatro RegioStagione d'opera del Teatro Regio di Parma
 
 
 


Trama dell’opera

Atto primo
Nel suo studio il vecchio dottor Faust si interroga sulla vanità delle sue ricerche («Rien! En vain j’interroge»). Si odono dall’esterno canti che salutano la primavera e la resurrezione e che fanno disperare Faust. Appare Mefistofele che gli offre fortuna, gloria e potenza. Faust preferisce la giovinezza. Mefistofele gli promette che l’avrà in cambio della sua anima. Faust esita ma poi si lascia convincere dall’immagine meravigliosa di Margherita fatta apparire da Mefistofele. Allora il vecchio dottore firma il patto e viene trasformato in un giovane elegantissimo pronto ai piaceri della vita («A moi les plaisirs»).

Atto secondo
Valentino, in procinto di partire per la guerra, affida la sorella Margherita alle cure dell’amico Siebel; per se stesso non teme, sarà protetto dalla medaglia sacra che Margherita gli ha donato («O sainte médaille»). Si unisce quindi ai compagni d’arme e vorrebbe intonare una canzone lieta per scacciare la tristezza. Sopraggiunge Mefistofele che canta («Le veau d’or») e quindi si esibisce come indovino predicendo a Wagner la morte in battaglia, a Valentino la stessa sorte in duello, a Siebel che non potrà più toccare fiori senza che appassiscano. Brinda quindi alla salute di Margherita. Esasperato; Valentino cerca di colpirlo ma la spada gli si spezza in due. Per combattere il sortilegio satanico gli astanti incrociano le spade («De l’enfer qui vient»). Mefistofele si allontana imbattendosi in Faust che lo sollecita a fargli incontrare Margherita. La ragazza esce dalla chiesa, mentre si scatena un valzer vorticoso («Ainsi que la brise légère»). Mefistofele allontana Siebel e Faust può avvicinare Margherita che, con garbo, respinge le profferte amorose del cavaliere («Ne permettrez-vous»). Mefistofele promette il proprio aiuto a Faust per conquistare la ragazza.

Atto terzo
Nel giardino sul retro della casa di Margherita, al crepuscolo. Arriva Siebel, che coglie fiori per Margherita («Faites-lui mes aveux»). Non fa  in tempo a toccarli, però, che avvizziscono. Bagna allora la mano con l’acqua benedetta e il sortilegio svanisce. Raggiante, depone i fiori sulla soglia. Sopraggiungono Faust e Mefistofele. Faust è rapito dall’incanto del luogo («Salut, demeure chaste et pure»), vorrebbe fuggire ma Mefistofele lo richiama e depone un cofanetto di gioielli a fianco dei fiori di Siebel. Margherita, assorta nell’immagine del giovane incontrato la mattina («Je voudrais bien savoir»), si pone all’arcolaio e canta («Il était un roi de Thulé»). Accortasi dei fiori e del cofanetto, non sa resistere alla tentazione di indossare i gioielli («Ah, je ris de me voir»). Entra la vecchia Marta. Si fanno avanti Faust e Mefistofele. Quest’ultimo annuncia a Marta la morte del marito e inizia, subito dopo, a corteggiarla. La vecchia si consola in fretta della vedovanza e passeggia compiacente con Mefistofele. Faust può così stringere d’assedio Margherita, che si rifugia però in casa quando la corte diviene troppo pressante («Il se fait tard»). Faust vorrebbe fuggire, felice del momento vissuto, ma Mefistofele lo trattiene. Margherita si affaccia alla finestra e, credendosi sola, dichiara tutto il proprio amore. Faust allora, travolto dalla passione, si presenta a Margherita che gli si abbandona fra le braccia tra le risa di Mefistofele.

Atto quarto
Sedotta e abbandonata da Faust, Margherita è disprezzata da tutti. Intenzionata a cercare conforto in Dio, la ragazza entra in una chiesa ma è tormentata da Mefistofele, che le ricorda il passato e le preannuncia la dannazione («Seigneur, daignez permettre»). Tornano i soldati dalla guerra («Gloire immortelle de nos aïeux»); tra loro è Valentino, che non tarda ad apprendere da Siebel ciò che è successo. Entrano Faust e Mefistofele: il primo vuol rivedere Margherita, il secondo le intona una serenata offensiva («Vous qui faites l’endormie»). Giunge furibondo Valentino che sfida a duello Faust, il quale, aiutato da Mefistofele, ferisce a morte l’uomo. I due fuggono quando accorrono Marta, Margherita e un gruppo di borghesi. Prima di spirare, Valentino maledice la sorella («Écoute moi bien, Marguerite»).

Atto quinto
Mefistofele conduce Faust nel suo regno, le montagne dello Harz. È la notte di Valpurga. A un cenno di Mefistofele il paesaggio sinistro si muta in un palazzo meraviglioso: le regine e le celebri cortigiane dell’antichità si offriranno a Faust per cancellare il ricordo del passato. Ma ecco d’improvviso la visione di Margherita, con il collo cerchiato di sangue. Turbato, Faust ordina a Mefistofele di condurlo da lei. Margherita langue in prigione: presa dalla disperazione, ha ucciso il figlio avuto da Faust e deve essere giustiziata all’alba. Giunge Faust; Margherita, fuori di sé, lo abbraccia e rievoca il passato («Oui, c’est toi, je t’aime»). Inutilmente Faust cerca di convincerla a fuggire. Quando Margherita si accorge della presenza di Mefistofele, invoca le potenze celesti, respinge Faust e cade a terra morta. «Dannata», grida Mefistofele. «Salvata», canta un coro celeste, inneggiando alla resurrezione.

 

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