I dizionari Baldini&Castoldi

Périchole, La di Jacques Offenbach (1819-1880)
libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy

Opéra-bouffe in due atti

Prima:
Parigi, Théâtre des Variétés, 6 ottobre 1868 (seconda versione: 25 aprile 1874)

Personaggi:
la Périchole, cantante di strada (Ms); Piquillo, cantante di strada e suo compagno (T); Don Andrès de Ribeira, viceré del Perù (Bar); il conte Miguel de Panatellas, primo gentiluomo di camera (Bar); Don Pedro de Hinoyosa, governatore di Lima (T); il marchese di Tarapote, ciambellano del viceré (rec); il vecchio prigioniero, marchese di Santarem (rec); un carceriere (rec); due notai (T); Guadalena (S), Berguinella (S) e Mastrilla (Ms), cugine; Manuelita (S), Ninetta (S), Brambilla (Ms) e Frasquinella (Ms), dame d’onore



L’opera segna l’ultimo vero successo delle ‘Offenbachiadi’, termine con il quale venne indicato spiritosamente quel periodo della vita del Secondo Impero indissolubilmente legato ai valzer e ai cancan di Offenbach: due anni più tardi la guerra avrebbe infranto l’illusione di una vita felice e spensierata; le operette di Offenbach sarebbero rimaste sulla scena ancora a lungo, ma l’incantesimo, la totale comunione di vedute tra quella società e il suo cantore era infranta per sempre. Forse presentendo i futuri avvenimenti, La Périchole è più una fiaba, ambientata nell’esotico Perù, che una sferzante satira sociale; Meilhac e Halévy trassero spunto, alla lontana, da una pièce di Prosper Mérimée, Le Carrosse du Saint-Sacrement (1828), ispirata a sua volta a un personaggio realmente esistito, l’attrice peruviana Micaëla Villegas, detta la Périchole (Jean Renoir ne trasse un famoso film con Anna Magnani, La carrozza d’oro ).

La protagonista è una bella e povera cantante di strada che, insieme al suo compagno Piquillo, diletta i passanti con le sue canzoni (ad esempio con il complainte L’Espagnol et la jeune indienne o con la séguedille Le Muletier et le jeune personne ). Innamorata del suo amico, ma stremata dalla miseria, la Périchole non resiste alle profferte amorose di Don Andrès, viceré di Lima, e abbandona Piquillo, scrivendogli una lettera alla maniera che sarà di Manon a Des Grieux (“O mon cher amant”). Ma un’usanza vuole che l’amante del re abbia marito. E chi viene scelto per tale incarico? L’inconsapevole Piquillo: completamente ubriaco, acconsente a quest’unione, che la Périchole accetta a sua volta, ben felice di ricongiungersi a lui. Ma, a matrimonio avvenuto, Piquillo scopre l’orribile verità: ha sposato la favorita del re; offeso e deluso, ripudia la donna con una grande aria di sdegno ( ronde de bravoure “Écoute, ô roi, je te presente”), un’evidente parodia della Favorite di Donizetti, della quale vengono riprese anche alcune battute del libretto. Don Andrès dà allora ordine che Piquillo venga imprigionato, nella cella che spetta ai mariti recalcitranti (rondò des Maris ré... ). Mentre egli langue in prigione, la Périchole lo raggiunge, confessandogli che preferisce morire di fame con lui piuttosto che essere ricca col viceré (“Tu n’est pas beau”). I due amanti, riconciliati, riescono a sottrarsi alle catene, con l’aiuto di un vecchio prigioniero e grazie all’astuzia della Périchole, che attira il carceriere (in realtà il viceré travestito) con un tranello. Ritornati alla loro vita di saltimbanchi, si imbattono nuovamente in Don Andrès, ma con una canzone improvvisata riescono a ottenerne il perdono.

La Périchole unisce a un certo colore esotico tutti gli elementi consueti di Offenbach: la satira del potere (Don Andrés e le sue smanie amorose), dei cortigiani imbelli (Piquillo è l’unico a ribellarsi alla tradizione) e pure la satira dell’opera seria, come si vede nelle scene del riconoscimento e della prigione. In quest’ultima, all’appassionata confessione d’amore della Périchole fa da contraltare il duetto seguente, nel quale i due amanti ripetono meccanicamente, a ritmo velocissimo, le parole «Et caetera, et caetera. Felicità! Felicità!». Un altro esempio dell’ironia di Offenbach è il rondò des Maris ré... , un valzer in cui al ritmo accattivante si accompagna l’uso buffonesco delle parole: un procedimento caro al musicista, che lo aveva già brillantemente impiegato nella Belle Hélène . Il ritornello suona infatti così: «Aux maris ré..., aux maris cal..., aux maris ci..., aux maris trants, aux maris récalcitrants». Su tutto comunque aleggia un clima da fiaba; verso la bella Périchole e il coraggioso Piquillo Offenbach ha la stessa condiscendenza mostrata verso i musicisti da boulevard , il suono dei cui organetti è rievocato nelle due canzonette iniziali. La prima, L’Espagnol et la jeune indienne , contiene un ritornello che fece furore all’epoca, anche perché si prendeva gioco del favore di cui godevano a corte i connazionali dell’imperatrice Eugenia: Il grandira, car il est Espagnol , crescerà, perché è spagnolo.

a.t.

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