LAURETO RODONI

LA GRANDE-DUCHESSE
DE GÉROLSTEIN


APPUNTI SULLO SPETTACOLO


COPYRIGHT: BY CLÄRCHEN UND MATTHIAS BAUS, BERG.
GLADBACHER STRASSE 965, DE-51069 KÖLN-DELLBRÜCK
TEL. +49 (0)221 681640, FAX +49 (0)221 682018
BILD/KUNST-URHEBER NR. 246542


DIRETTORE MUSICALE
NIKOLAUS HARNONCOURT

REGIA
JÜRGEN FLIMM

SCENE: ANNETTE MURSCHETZ
COSTUMI: BIRGIT HUTTER
LUCI: RAINER TRAUB
DIRETTORE DEL CORO: ERNST RAFFELSBERGER
COREOGRAFIA: CATHARINA LÜHR
***
GRANDE-DUCHESSE: MARIE-ANGE TODOROVITCH
WANDA: MARTINA JANKOVÁ
FRITZ: CHRISTOPH STREHL
GÉNERAL BOUM: CARLOS CHAUSSON
PRINCE PAUL: DEON VAN DER WALT
BARON PUCK: ANDREAS WINKLER
BARON GROG: VOLKER VOGEL
NÉPOMUC: RUDOLF A. HARTMANN
RITA OF BROADWAY: MEGAN LAEHN

Un vortice musicale frenetico e frizzante, quest’operetta di Offenbach, valorizzata al meglio da un’interpretazione coinvolgente, travolgente ma soprattutto graniticamente coesa sul piano stilistico del Maestro Harnoncourt, alla guida di un’orchestra precisa, motivata e... divertita.
Uno spettacolo esilarante e graffiante, spassoso e amaro, struggente e cinico... diretto sulla scena con la consueta somma maestria da Jürgen Flimm, un regista la cui geniale 'follia' e la densa cultura umanistica fanno sprigionare fuochi d’artificio scenici che sembrano naturali emanazioni drammaturgiche della musica stessa, e che non lasciano allo spettatore un attimo di respiro.
Considerare queste situazioni sceniche come semplici e banali gags (come se Flimm fosse... Carlo Verdone) non solo è indice di insipienza culturale e di proterva ignoranza, ma denota un’incapacità di considerare lo spettacolo operistico come 'testo' in senso lato, in cui ogni 'tassello' (anche la... 'gag' della calza maleodorante di Fritz...), è indispensabile all’interno di un discorso esegetico strutturalmente stratificato a più livelli e a più registri (linguistici, teatrali e musicali).
Grande teatro dunque, all’insegna di un sarcastico, caustico, spesso amaro dileggio della guerra, (ridicolizzata con sottili, imprevedibili, esilaranti, ma nel fondo sempre amare, attualizzazioni - si pensi ai riferimenti a Bush e a Berlusconi), del gossip e di altri aspetti deteriori, grotteschi e kitsch della società in cui viviamo.
Con un sapientissimo uso dello spazio scenico e una guida magistrale, virtuosistica degli attanti (compresi direttore, orchestrali e... pubblico) Flimm ha felicemente colto e vivificato, senza mai forzarlo o tradirlo, lo spirito fortemente polemico di Offenbach, solo in apparenza smussato dal miele lucreziano della musica 'leggera' operettistica.
Nell’ambito del discorso flimmiano, fondamentali risultano i sopratitoli che hanno sì anche la solita funzione informativa, ma che soprattutto veicolano messaggi del regista stesso e quindi diventano parte integrante del 'testo registico'. Come supporto traduttivo sono del tutto trascurabili rispetto alla densità dei messaggi che veicolano; sono anzi privati di dignità, svuotati del loro valore, quando il regista si diverte a tradurre i «la la la la» del coro in... «la la la la...».
Cast, comparse, coro hanno contribuito in modo determinante alla riuscita di questo spettacolo, che a dire il vero soltanto 'leggero' non è, viste le dense e tragiche riflessioni che sottende: braci ardentissime sotto la cenere frivola del genere operetta. Operetta?
Spettacolo miliare destinato a diventare tassello nella Storia del Teatro Musicale. Con buona pace di chi pontifica sulle gags scontate e banali...

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