Le procedure organizzative degli spettacoli

Per la vita collettiva del cittadino ateniese l’evento teatrale era d’importanza assoluta, tanto che alle procedure agonistiche era preposto un magistrato statale, l’arconte eponimo, che durava in carica un anno. Era l’arconte che in occasione delle Grandi Dionisie (le feste in onore di Dioniso che cadevano alla fine di marzo) selezionava tre tragediografi, i quali presentavano una tetralogia (tre tragedie più un dramma satiresco). Lo stesso arconte affidava l’allestimento del coro (coregia), costituito da cittadini addestrati nella dizione, nel canto e nella danza, ad un cittadino ricco e facoltoso (corego), che in cambio vedeva accresciuti prestigio ed immagine presso la comunità cittadina. La coregia rientrava nelle cosiddette liturgie, ossia prestazioni in denaro che i cittadini abbienti erano chiamati a dare a favore della collettività. Gli attori erano, invece, tutti ottimi professionisti, godevano di grande reputazione ed erano remunerati con grosse cifre dallo Stato. Le rappresentazioni duravano tre intere giornate, dall’alba al tramonto, ma il giorno precedente la festa si celebrava il proagone, una presentazione delle opere cui partecipavano autori, musici, coreuti, attori.

La funzione educativa della tragedia  

I grandi temi tragici, come abbiamo detto, derivavano dall’antica storia sacra del popolo greco e avevano al centro quegli stessi dèi ed eroi cantati anche dall’epica e dalla lirica corale. Ma la tragedia come noi la intendiamo, quella ‘classica’ di Eschilo, Sofocle e Euripide, nasce quando il mito comincia ad essere sottoposto a verifica, quando cioè la pòlis democratica si confronta col proprio passato eroico, innescando un conflitto fra due mondi socialmente e ideologicamente organizzati in modo diverso. Tale rapporto conflittuale produce quelle ambiguità e antinomie che caratterizzano la dimensione dell’eroe tragico il quale si mette in discussione, si problematizza, ricerca le ragioni etiche delle sue azioni, delle sue colpe, scoprendo dimensioni inquietanti del proprio essere e al tempo stesso proponendo alla collettività raccolta in teatro valori e modelli di comportamento. È questa la funzione ‘paideutica’, educativa, del teatro antico, una funzione di cui il tragediografo era assolutamente conscio dal momento in cui sceglieva l’episodio mitico per attualizzarlo nella prospettiva della sua contemporaneità, cercando così di rispondere alle attese del pubblico, senza per questo rinunciare alla sua personale creatività ed inventiva sia sul piano della sintassi drammatica sia su quello dell’interpretazione morale del mito messo in scena. La valenza educativa degli spettacoli è testimoniata sul piano politico e sociale anche dal theorikòn, ossia il denaro che da Pericle in poi si prelevava dalle casse dello Stato per pagare l’ingresso a teatro ai cittadini meno abbienti.


 
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