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BIOGRAFIA, PENSIERI, FILOSOFIA DI

PETR ILJIC CIAJKOVSKIJ

ATTRAVERSO


LETTERE, RICORDI E TESTIMONIANZE


«MUSICA PIZZOLENTE »
DUE SETTIMANE A BRAILOV


MARZO - AGOSTO 1878

A Clarens, Ciajkovskij, nella più felice ispirazione creativa, scrisse in poche settimane il Concerto per violino e orchestra, composizione che resta, a buon diritto, una fra le sue predilette. Il giovane violinista Kotek, lo stesso che in passato si era trovato ripetutamente a far musica in casa della signora von Meck, giunse allora a Clarens, accolto come il più gradito degli ospiti. Petr ripassò con lui le singole parti del Concerto e le esaminò in rapporto alla loro, eseguibilità sull'istrumento.

Ho terminato or ora il primo «tempo» del mio Concerto per violino, domani comincerò il secondo, - scrisse il 10 marzo all'amica. - La mia felice vena creativa non mi ha abbandonato, sicché, in tale disposizione di spirito, il comporre perde totalmente il carattere di lavoro; diventa pura beatitudine. Scrivendo non mi accorgo neppure che il tempo passa e se nessuno venisse a disturbarmi potrei lavorare lutto il giorno senza interruzione. Ma mi attengo al piano di divisione del tempo prestabilito. Negli ultimi due giorni, col favore di un clima splendido abbiamo fatto le nostre lunghe passeggiate pomeridiane e ci siamo abbandonati pienamente all'incanto della natura.

Il Concerto per violino, sulle prime, ebbe fama di essere tecnicamente ineseguibile e tardò fino al dicembre 1881 prima di esser presentato al pubblico viennese. I precedenti di quella prima esecuzione sono singolari. Il Concerto era stato in origine dedicato a Leopold Auer, celebre violinista ed insegnante di Pietroburgo, ma costui lo aveva rifiutato a causa dell'enorme difficoltà. Per qualche tempo nessuno osò cimentarsi con quell'opera; poi Alexander Brodski, un giovane violinista allievo di Hellmesberger (già insegnante al Conservatorio di Mosca), si accese d'entusiasmo per la musica di Ciajkovskij ed ebbe il coraggio di affrontare il Concerto, presentandolo a Vienna il 4 dicembre 1881, sotto la direzione di Hans Richter.

L'esito fu incerto: Brodski venne bensì acclamato, ma non pochi fischi si mescolarono agli applausi.
Eduard Hanslick, il famigerato critico musicale viennese, che già aveva perseguitato Richard Wagner e Bruckner con le sue recensioni feroci, aggiunse nuova gemma alle precedenti dichiarando che il Concerto per violino di

Ciajkovskij non era altro che «musica puzzolente».
Per un puro caso questa critica capitò sotto gli occhi di Petr nella sala di lettura di un albergo di Vienna; ed ecco allora che cosa scrisse il maestro all'amica:

Ho trovato la recensione di Hanslick nella «Neuen Freien Presse». Tutte le mie opere, - egli dice, - si distinguono per mancanza di equilibrio e di gusto, per rozzezza e violenza. L'inizio del Concerto sarebbe ancor sopportabile, ma verso la fine del primo tempo non si può pii neppur dire che il violino suoni: muggisce, urla, raschia. L'«andante» invece è riuscito, ma il «finale» è selvaggio, ha l'andamento di una sfrenata orgia russa. Si vedono facce paonazze, si odono bestemmie volgari, si sente odor di acquavite cattiva.
«Uno scrittore - son parole testuali di Hanslick - ha detto una volta di un quadro che era così realistico che puzzava. Mentre ascoltavo la musica di Ciajkovskij, mi resi nettamente conto che anche la musica può esser qualche volta puzzolente.»

Il compositore russo non poté mai dimenticare questa feroce critica di Hanslick; rimase profondamente offeso ed anche in anni futuri, ritornò spesso su quelle parole di «musica puzzolente».
Tuttavia il Concerto per violino, dedicato dunque a Brodski, divenne ben presto il pezzo favorito di ogni violinista. Più tardi anche Auer ne fu conquistato e lo suonò ripetutamente. Si osservi con quale straordinaria delicatezza e trasparenza è trattata l'istrumentazione. L'assoluta padronanza e l'equilibrio della struttura formale fanno di quest'opera luminosa, scritta con estro felice, un capolavoro del genere.


DUE SETTIMANE A BRAILOV

Ai primi di aprile del 1878 Petr, passando da Vienna, si diresse alla volta di Kamenka e venne così a trovarsi non molto lontano da Brailov, la splendida tenuta che la signora von Meck possedeva in Ucraina. A Kamenka la sorella e tutta la famiglia lo accolsero a braccia aperte. Tutti gli dimostrarono il più grande affetto, e nessuno pensò più a muovergli anche il più piccolo rimprovero per il suo matrimonio precipitoso. Subito dopo; arrivò a Kamenka anche Anatol, incaricato di trattare con Antonina le condizioni della separazione.
Magnanima come sempre, la signora Nadezna si dichiarò disposta a versare diecimila rubli come indennità per Antonina e a provvedere con pagamenti mensili al suo mantenimento.
Ma la capricciosa Antonina fece un gioco sorprendente: in principio sembrò acconsentire alla separazione, poi ritirò il suo consenso, impedendo così ad Anatol di giungere a una definizione. In quel periodo Nadezna von Meck era a Mosca.

Come mi dispiace, - scrive all'amico, - che durante il viaggio ella non abbia visto il mio Brailov. Sa, mio caro, ho un desiderio che sarei felice di vedere esaudito: vorrei che lei visitasse Brailov cui sono tanto affezionata; al quale, lontana, penso sempre con cocente nostalgia e al quale mi legano tanti ricordi, cari e tristi ad un tempo. Lei si trova adesso così vicino che andarci sarebbe una passeggiatina. Il momento migliore per visitarlo è la fine di maggio quando tutto è pronto per il mio arrivo imminente. Desidererei infatti che a Brailov ella trovasse tutto come se io fossi presente. Potrebbe passar là alcune settimane senza incontrare nessuno. Troverebbe a sua disposizione parecchi strumenti fra cui un ottimo pianoforte Erard.

Lei non riesce certo a immaginare come mi attiri questo viaggetto, - rispose Petr immediatamente. - Prima di tutto mi procurerebbe un piacere indicibile il trascorrere alcuni giorni in un posto dove ella passa abitualmente il periodo più bello dell'anno, in un posto che le è tanto caro al suo cuore. In secondo luogo, niente mi è più gradito che passare un po' di tempo in campagna, in solitudine completa, un'esperienza che finora ho fatto un'unica volta in vita mia, qualche anno addietro e, precisamente, nel 1873. Proveniendo da Parigi, sostai nel distretto di Tambov presso un mio giovane amico. Ma accadde che questi, proprio in quei giorni, dovette recarsi a Mosca. Così mi trovai tutto solo in quella meravigliosa regione della steppa; non le posso descrivere quel che ho goduto in quelle due settimane. Il mio spirito era in uno stato di continua esaltazione, mi sembrava d'esser in paradiso. Di giorno vagavo per il bosco, la sera per la steppa infinita, di notte stavo davanti alla finestra aperta e tendevo l'orecchio al solenne silenzio, rotto soltanto di quando in quando da qualche misterioso fruscio. In quelle due settimane composi tutto l'abbozzo della mia Tempesta (Fantasia sinfonica), senza sforzo alcuno, come trasportato da una specie di forza soprannaturale. E che spiacevole risveglio, dopo quelle due settimane di sogno, fu il ritorno da Mosca dell'amico! La mia immediata comunione con la natura era finita; finita la sua grandezza e la sua magnificenza ineffabile. Quell'angolo di paradiso, in una sola notte, si era trasformato in una prosaica tenuta di campagna. Dopo due, tre giorni di noia me ne andai.

Come sono felice, amico infinitamente caro, che lei voglia andare a Brailov. Sarà per me una ragione di più per amare questo pezzettino di terra. Ho già telegrafato perché preparino tutto per il 10 maggio, giorno del suo arrivo. Io non ci andrò certo prima di giugno... Soprattutto la prego fervidamente di sentirsi come a casa sua e di disporre di tutto come meglio le aggrada.

Petr si recò dunque a Brailov e ci stette due settimane, godendo appieno la solitudine e lo splendore della natura ucraina, nel bel mese di maggio. Quasi ogni giorno, si può dire, lettere per Mosca partivano e lettere da Mosca arrivavano. L'immensa tenuta gli appariva come un castello fatato, ove ogni suo desiderio veniva esaudito.

Sono affascinato da questa casa, - scrive il 17 maggio, - così graziosa al di fuori e così comoda nell'interno, questa casa con le sue ampie stanze, le sue grandi finestre, i bellissimi mobili. Dopo aver bevuto il caffè, feci con Marcel [il maggiordomo] un lungo giro e penetrai in tutti gli angolini della sua casa. Passeggiai in giardino ed ammirai la vegetazione splendida, così folta e opulenta, i cespugli di lillà in piena fioritura!
Ho pregato Marcel di servirmi il pranzo all'una e la cena alle nove. Mi piace molto divider la giornata così: in tal modo è possibile dedicare le ore fra le cinque e le nove, quando lo stomaco è libero, alle passeggiate e alle gioie della natura. Di mattina voglio lavorare e godermi il giardino. Dopo pranzo, fino alle quattro leggerò e scriverò lettere; dopo cena farò musica, guarderò i suoi album e soprattutto mi abbandonerò all'ozio.

Nadezna è beata di sapere l'amico a Brailov.

Come mi fa piacere pensare che lei è li, nella mia casa, in quel nido dove ogni cantuccio mi è noto, dove ogni contrarietà diventa più sopportabile, dove posso abbandonarmi interamente alla mia vita personale. Che gioia mi dà pure il pensiero che lei suoni il mio beneamato pianoforte, che lei apra gli armadietti dei miei libri; nella mia fantasia la vedo mentre, in piedi davanti ad essi, prende or questo or quel libro e lo sfoglia come anch'io sono solita fare. Altre volte immagino che, passeggiando per il giardino, si sieda sulla mia panchina favorita in un vialetto appartato e lì, perduto dietro i suoi sogni, non possa far a meno d'esclamare: «Mio Dio, com'è bello qui!». L'estate scorsa, seduta su quella stessa panchina ho pensato tanto tanto a lei.

I giorni passano presto: il soggiorno a Brailov, durante il quale Petr ha composto tre piccoli pezzi per violino e pianoforte che vuol lasciare alla padrona di casa come segno di ringraziamento, volge alla fine; si tratta ora di risvegliarsi da quel bel sogno per andare a Mosca ed affrontare un mucchio di cose poco piacevoli.
Appena arrivato nella metropoli, trova i colleghi del Conservatorio che stanno festeggiando il compleanno di Rubinstein. Per la prima volta, da quando è fuggito dopo il matrimonio, incontra questa gente senza possibilità di sfuggirla. Come avviene in simili casi il banchetto si svolge in un'atmosfera di baldoria; Petr, tuttavia, avverte da parte Rubinstein una scarsa cordialità se non addirittura una specie di ostilità; Rubinstein ama vedere intorno a sé soltanto gli ossequienti alla sua autorità e i ligi ai suoi consigli.
Ben più spiacevole è la procedura del divorzio. Insieme con Anatol, che è arrivato espressamente da Pietroburgo, Petr tratta con gli avvocati concistoriali. Secondo la legge, un divorzio è possibile soltanto qualora uno dei coniugi si sia reso colpevole d'infedeltà. Bisognerebbe quindi far risultare una scena di flagrante adulterio con testimoni, ma questo implicherebbe la corruzione dei funzionari e dei testimoni stessi. Frattanto si viene anche a sapere che Antonina non è a Mosca e che nessuno sa dove sia andata.
Per fortuna Jurgenson, l'editore che è anche amico devoto di Petr, si assume l'incarico di mandar avanti la faccenda. A poco a poco egli dovrà accorgersi di avere in Antonina un avversario col quale è molto difficile trattare; un avversario che si sottrae ad ogni offerta e rifiuta ogni seria soluzione del conflitto.
Petr ritoina quindi a Kamenka dopo essersi fermato qualche giorno a Kiev.
Aveva scritto recentemente all'amica:

Che fortuna esser un artista! Nei tristi tempi che ora viviamo soltanto l'arte riesce a far dimenticare la fosca realtà. Quando mi siedo al pianoforte nella mia camera, mi sento completamente distaccato da tutti gli eventi che ci opprimono.
A Kiev rimane fortemente impressionato dal servizio divino cui assiste in una di quelle belle antichissime chiese.

Soltanto assistendo a uno di questi riti, - egli scrive, - si arriva a comprendere quale importanza abbia la religione nella vita del popolo. Per l'uomo semplice, essa sostituisce tutto quello che la gente come noi crede di trovare nella filosofia e gli offre di quando in quando l'opportunità di prender coscienza della propria dignità d'uomo. Voltaire aveva ben ragione quando diceva: «Se non esistesse la religione, bisognerebbe inventarla».

Da pochi giorni è ritornato nella casa della sorella, quando chiede alla signora von Meck di poter passare ancora qualche breve tempo, verso la fine d'agosto, in quel caro Brailov di cui sente tanto la nostalgia. Nadezna risponde che è ben contenta di metter Brailov a sua disposizione; quanto a lei in quell'epoca sarà in viaggio all'estero.
Agosto si avvicina, la signora von Meck è partita per la Svizzera coi figlioli e con tutto il suo seguito. Il richiamo di Brailov si fa sentire con prepotenza e Petr va a passare in quel posto diletto otto giorni di quiete assoluta. Il fedele
Aljoscia è, naturalmente, con lui.

Non ho parole per dirle, amica cara, come io stia bene qui. Sono arrivato ieri sera. Jefim, il cocchiere, venne a prendermi alla stazione; trovai la casa tutta illuminata in mio onore e rimasi solo in mezzo a tanta magnificenza. Con la timidezza morbosa che mi è propria mi sentii dapprima piuttosto a disagio. Per l'eccitazione e forse anche per la stanchezza, non riuscivo a prender sonno; aprii le finestre della stanza che amo tanto e assaporai il silenzio magico della notte...
Poco fa ho fatto una passeggiata e ho cercato di rendermi ragione del perché mi senta così bene qui. Credo che, innanzi tutto sia per la splendida posizione naturale di Brailov; poi perché sono solo, ed infine perché è lei che mi ospita. Sì, amica mia, in nessun altro luogo come a Brailov sento quanto ella mi è cara e quale fortuna rappresenti per me la sua amicizia.


Codeste parole trovano eco immediata ed entusiasta nel cuore di Nadezna. La sua risposta da Interlaken non raggiunge però Petr a Brailov. Egli è già partito per Verbovka, piccolo possedimento di suo cognato vicinissimo a Kamenka, e si è tuffato già in un nuovo lavoro: la prima Suite per orchestra.

Sono dunque venuto meno alla promessa che le avevo dato, di riposarmi per qualche tempo, cara buona amica, - scrive Petr ii 25 agosto - già da Brailov le avevo annunciato di aver abbozzato uno Scherzo per orchestra. Questo era appena ultimato, che nei mio cervello cominciarono a prender forma tutta una serie di pezzi orchestrali dai quali dovrà risultare una Suite nello stile di Lachner [Franz Lachner (1803-1990), compositore e direttore d'orchestra tedesco, autore, fra l'altro di sette Suites orchestrali; noto oggi, soprattutto, per aver musicato i «parlati» nella Medea di Cherubini]. Arrivato a Verbovka sentii che non mi era possibile resister all'impulso interiore e mi affrettai a stender sulla carta gli schizzi dei vari pezzi. Provavo tale piacere a lavorare che non mi rendevo letteralmente conto del passar del tempo.
Adesso tre tempi di questa Suite per orchestra sono pronti, il quarto è stato appena abbozzato, il quinto è ancora nel cervello. Non sono per nulla stanco e questo è quel che mi accade quando compongo per impulso interiore. Mi sembra di non aver diritto di opporre resistenza alla mia natura quando a infiammarla sta il fuoco dell'ispirazione...
Poiché mentre componevo pensavo senza posa a lei, chiedendomi ad ogni istante se questo o quel punto le sarebbe piaciuto, se questa o quella melodia l'avrebbe commossa, non posso dedicare quest'opera ad altri che al mio «miglior amico».

Intanto, settembre si andava avvicinando e, con esso, l'inizio del semestre al Conservatorio. Da quasi un anno esatto era avvenuta la catastrofe del matrimonio e la fuga di Petr da Mosca. Per un anno intero il Conservatorio aveva rinunciato alla sua preziosa collaborazione, ma adesso, con orrore, Ciaikovki considerava l'imminente ripresa della sua attività didattica. Per oltre dodici mesi egli aveva goduto di una libertà proficua alla sua produzione di artista. Adesso si trattava di riprender l'odiato insegnamento e tutte quelle benedette lezioni!
Pertanto, decise di recarsi prima a Pietroburgo a visitare il padre e il fratello Anatol; di là sarebbe poi partito per Mosca a riaffrontare l'antica vita.