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BIOGRAFIA, PENSIERI, FILOSOFIA DI

PETR ILJIC CIAJKOVSKIJ

ATTRAVERSO


LETTERE, RICORDI E TESTIMONIANZE


NUOVO INCONTRO A PARIGI CON N. VON MECK

DICEMBRE 1878 - FEBBRAIO 1879

Il 30 dicembre 1878 Petr arrivò a Clarens e venne accolto a braccia aperte dal proprietario della pensione Villa Richelieu.
L'alberghetto era completamente vuoto; unico ospite, Petr si sentì perfettamente a suo agio e si tuffò immediatamente nel lavoro.
In quel periodo Nadezda von Meck si trovava ancora a Vienna, nelle venti stanze che un albergo teneva sempre a sua disposizione. Stava però in procinto di partire per Parigi e suo solo desiderio era quello che l'amico avesse voglia di seguirla laggiù. In tal caso ella avrebbe preso in affitto un bell'appartamento vicino alla sua casa e, così, l'idillio fiorentino si sarebbe potuto ripetere.

Vorrei sistemarla come laggiù, in Viale dei Colli, così che io potessi passare ogni giorno davanti alla sua casa. Com'era grande la gioia che provavo allora! Come mi sentivo audace, come mi pulsava il sangue nelle vene! Mi sembrava che nulla di male potesse accadermi, finché lei era lì, a due passi, vicino a me. Che bel tempo fu quello!
Recentemente ho assistito al Sigfrido di Wagner e devo dirle che non mi è piaciuto molto. Lei sa come sono lunghe le opere del grande musicista tedesco: la rappresentazione durò dalle sei e mezzo alle undici meno un quarto. Nella musica però vi sono non poche cose assai belle.
Desidererei molto, Petr Ilijc, che lei facesse conoscere il suo Onegin a Hans von Bülow. Gli mandi dunque una riduzione per pianoforte, mio caro. Egli apprezza la sua musica e rimarrà certo entusiasta dell'Onegin, di questa gemma fra le sue opere.

Petr rispose all'amica che era pronto ad esaudire il suo desiderio ed a partire per Parigi. Le disse inoltre che provava per Bülow una viva simpatia, anche perché il maestro tedesco alcuni anni prima, aveva ripetutamente eseguito il suo Concerto per pianoforte in America e gli aveva mandato notizie entusiastiche del suo successo.


HANS VON BÜLOW

Le opinioni di lui gli sembravano tuttavia piuttosto strane. Una volta, per esempio, gli aveva scritto che i compositori destinati ad aver importanza per lo sviluppo futuro della musica sarebbero cinque: Raff, Saint Saëns, Rheinberger e lui, Ciajkovskij.
A leggere un tal giudizio e una simile accozzaglia di nomi, si resta davvero sbigottiti; si stenta a credere un'affermazione del genere sia uscita dalla penna di Bülow, l'antico grande campione di Wagner e Liszt! Non dimentichiamo che quando Bülow scrisse quelle parole splendevano tre stelle di prima grandezza: Wagner, Liszt, Bruckner. Ciò non ostante le speranze del maestro erano riposte in musicisti ecclettici come Raff e Rheinberger, due autori quasi del tutto dimenticati.

Al principio di febbraio, Petr arrivò a Parigi, col proposito di fermarcisi un mese. Per lui era stato preparato un appartamento in una strada tranquilla e, come già a Firenze, alla stazione gli era andato incontro Pakhulski per incarico della signora Nadezda. Amico ed amica abitarono di nuovo uno vicino all'altra e, fra le due residenze, ricominciò un intenso scambio di lettere. Tuttavia, l'atmosfera idillica di Firenze non sembrò rinnovarsi: ogni relazione amorosa, ogni amicizia ha un suo acme. Le lettere che i due si scambiarono a Parigi non respirano più la stessa cordialità, la stessa immediatezza di quelle scritte due mesi prima a Firenze.
In quei giorni a Parigi, sotto la bacchetta del celebre direttore d'orchestra Colonne, si dà La dannazione di Faust di Berlioz, che Petr, a buon diritto, considera una fra le opere più grandiose della produzione universale.

Era gran tempo che non godevo la musica come ieri, - scrive Petr -. Che parti splendide ci sono in questo Faust! Sappia, cara amica, che non sono fra gli ammiratori incondizioniti di Berlioz. Al suo talento musicale faceva difetto la completezza, la capacità di rifinire le idee in rapporto all'armonia e alla modulazione. In breve, in ogni sua musica c'è una quantità di elementi eterogenei che non mi convincono. A prescindere da ciò ebbe tuttavia una grande anima d'artista e gli fu dato di toccare talora le vette più eccelse della creazione. Alcune pagine del Faust e soprattutto quella stupenda rappresentazione della natura sulle rive dell'Elba, sono fra le perle di tutta la sua produzione. A fatica, durante questa scena, trattenni le lacrime. Che meraviglia il recitativo prima che Faust si addormenti, e così pure il successivo coro e la danza degli spiriti! Quando si ascolta questa musica, si sente come il suo autore fosse veramente compenetrato dall'idea poetica e come il compito che si era prefisso lo commovesse fin nel profondo dell'anima.

In una lettera dello stesso periodo all'editore Jurgenson si legge:

Che opera splendida! Povero Berlioz! Finché è vissuto non volevano saperne ed ora che è morto i giornali lo chiamano «il grande Ettore».


Petr Jurgenson

Alcuni giorni più tardi, Petr scrive all'amica:

Mi sembra che Colonne sia un buon direttore, ma non di classe eccelsa. Lo considero onesto e fedele, ma trovo che manca di fuoco e di quella vitalità che riesce a fonder le parti orchestrali fino a farne un individuo solo, un solo gigantesco strumento. In tutta la mia vita ho incontrato soltanto un direttore di tal tempra: Richard Wagner. Lo sentii a Pietroburgo nel 1863 quando presentò in parecchi concerti le Sinfonie di Beethoven. Chi non ha sentito quelle memorabili esecuzioni di Wagner, non può avere un'idea della grandezza di tali Sinfonie.