EUGEN
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ONEGIN
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DAS PROGRAMMBUCH DES OPERNHAUSES ZÜRICH

ENTHÄLT DEN INHALT DER OPER,
DAS LIBRETTO AUF DEUTSCH,
EINE EINFÜHRUNG VON M. SCHISCHKIN,
ZITATE VON TSCHAIKOWSKI, D. CHARMS,
PUSCHKIN, LERMONTOW, TURGENJEV,
I. BUNIN, A. MILIJUKOVA,
12 BÜHNENPHOTOS,
UND EINEN BRIEF
VON V. FEDOSEYEV AN...
P. I. TSCHAIKOWSKI
[SIEHE UNTEN].
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Vladimir Fedoseyev
an Pjotr Tschaikowski Zürich, Januar 2004
Sehr geehrter Herr Tschaikowski
Lieber Pjotr lljitsch
Bitte verzeihen Sie, dass ich es wage, Sie mit diesem Brief zu belästigen. Gegenwärtig arbeiten wir in Zürich an einer neuen Inszenierung Ihres wunderbaren «Eugen Onegin» und erinnern uns oft daran, wieviel Leid Ihnen Ihre Kritiker zufügten, als sie Ihnen vorwarfen, dass Ihre Musik einen Überfluss an offenen und aufrichtigen Gefühlen enthält. Sie sind tatsächlich aussergewöhnlich offen und aufrichtig - und wir danken Ihnen dafür. Heute würden Sie Russland, Europa und Amerika nicht wiedererkennen, alles hat sich bis zur Unkenntlichket verändert - das sehen Sie doch? Genau heute ber brauchen die Menschen Ihre Musik, weil sie eine Schule der Emotionen ist, die Natürlichkeit, Tiefe und Aufrichtigkeit lehrt. Diese Eigenschaften verschwinden immer mehr aus unserer Welt. Danke, dass Sie uns so geniale Vorbilder gaben! Wenn Sie bei den Vorstellungen in der Zürcher Oper anwesend sein könnten, so würde der Intendant, Herr Alexander Pereira, bestimmt ebenfalls Ihre Loge mit Vergissmeinnicht schmücken lassen, wie es damals in Tbilissi, Prag und Hamburg geschah. Wir bemühen uns, unser Bestes zu geben, um Ihre Anwesenheit bei unseren Aufführungen zu verdienen.
Vladimir Fedoseyev und alle Mitwirkenden an der Aufführung Ihres «Eugen Onegin»
© Magazin Opernhaus Zürich. Per gentile concessione.
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TATIANA (Maya Dashuk) e ONEGIN (Michael Volle)
© SUZANNE SCHWIERTZ
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La musica distoglie dalla
prosastica vita quotidiana e per un momento si può
perfino
credere che la guerra, le malattie e la povertà
non esistano.
Il mio più appassionato desiderio è che la mia musica sia ampiamente
conosciuta e che aumenti il numero
di coloro che la amano e trovano
conforto e sostegno in essa.
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Era amato... quantomeno così lui credeva, ed era felice.
Cento volte beato chi si abbandona alla fede,
chi, messa a tacere la fredda mente,
trova pace nella tenerezza del cuore,
come un viandante ubriaco in un dormitorio, o, più gentilmente, come la farfalla
intenta a suggere un fiore primaverile;
quanta pena invece chi prevede tutto,
colui cui non gira mai la testa,
chi ha in odio tutti i gesti,
tutte le parole di troppo,
cui l'esperienza ha intirizzito il cuore
e vietato l'abbandono!
Giaceva immobile, ed era strana
la languida calma del suo ciglio.
Aveva il petto trapassato da parte a parte;
il sangue sgorgava fumante dalla ferita. Non più di un attimo prima
in quel cuore palpitavano l'ispirazione,
l'inimicizia, l'amore e la speranza,
giocaya la vita, pulsava il sangue:
adesso, come in una casa abbandonata, è tutto buio e tranquillo; quel cuore è ammutolito per sempre.
Gli scuri sono serrati, le finestre sono bianche di gesso. La padrona è via. Lo sa Dio dov'è. Se n'è persa ogni traccia.
[...]
Perché fingere? Io vi amo,
ma mi hanno data a un altro; gli sarò fedele per tutta la vita. Ed esce. Evgenij resta lì fermo
come colpito da un fulmine.
In quale tempesta di sensazioni
piomba adesso il suo cuore!
Ma risuona improvviso un tintinnio
di speroni, arriva il marito di Tat'jana,
e a questo punto, o mio lettore,
in un momento brutto per lui,
noi lasceremo il mio eroe
per molto... per sempre... Seguendo
la sua stessa strada abbiamo vagabondato
abbastanza per il mondo. Congratuliamoci di avere toccato la riva. Urrà! Da un bel pezzo (non è vero?) era ora!
[...]
Quanto ci ha tolto il fato!
Beato chi ha lasciato presto
la festa della vita, non ha bevuto
fino in fondo la coppa piena di vino,
non ne ha letto fino alla fine il romanzo
e ha saputo separarsene di colpo,
come io dal mio Onegin.
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«Solo la musica illumina, rasserena e consola. Non è solo un fragile supporto a cui aggrapparsi. È un'amica fidata che protegge e conforta
e solo grazie ad essa vale la pena di vivere
in questo mondo. Forse in cielo la musica non ci sarà. Perciò restiamo su questa terra finché la vita ce lo consente.»

L'ULTIMA DIMORA DI KLIN
ORA MUSEO CIAJKOVSKIJ
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Manuel d'Assumpção

EUGEN ONEGIN
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«Genio e malvagità non vanno d'accordo.»
«La parola di un poeta è essenza del suo essere.»
«La sottigliezza non è ancora
intelligenza.
Anche gli sciocchi e i pazzi
sono a volte straordinariamente sottili.»
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DI PICCHE
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«C'è qualcosa in quest'opera
che spaventa
e capita che io stesso
ne abbia paura.
Una volta ho temuto
che apparisse il fantasma
della Dama. [...]
Quando sono arrivato
alla morte di German
e al coro finale
ho provato un tale dolore
per lui
che mi sono messo a piangere
disperatamente. [...]
Soltanto uno specialista può comprendere
quale impresa inverosimile
io abbia compiuto. [...]
Mi toglie il respiro...
P. I. CIAJKOVSKIJ
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MAGAZIN OPERNHAUS ZÜRICH
© OPERNHAUS ZÜRICH

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