ViviStats LAURETO RODONI - VARLIN - SUBLIME CLOWN DELLA PITTURA (WILLY LEOPOLD GUGGENHEIM)

Pubblicato su La Regione Ticino del 30.11.2009
FORMATO PDF


VARLIN - LA GENTE DEL MIO PAESE 1975-1976 © Patrizia Guggenheim / Pro Litteris

Laureto Rodoni

VARLIN, SUBLIME CLOWN DELLA PITTURA

VARLIN WEBSITE
a cura di Laureto Rodoni


Varlin nel suo studio a Bondo.
Foto di Ernst Scheidegger

Willy Leopold Guggenheim, nato, come il musicista Kurt Weill, nel 1900 da una agiata famiglia ebrea di Zurigo, è più conosciuto come Varlin, cognome di un eroico anarchico che con Courbet aveva abbattuto la colonna Vendôme. Lo pseudonimo gli fu suggerito dal mercante d'arte Leopold Zborowski, nel periodo del suo soggiorno parigino (dal 1923 al '32).


AMEDEO MODODIGLIANI
RITRATTO DI LEOPOLD ZBOROWSKI

La mostra biaschese, pur ridotta quanto al numero di opere esposte, è tuttavia molto pertinente e coerente nella sua concezione: obiettivo dei curatori Marco Gurtner e Patrizia Guggenheim (la figlia del pittore) è infatti il tentativo di delineare un ritratto in senso lato dell'artista, attraverso non soltanto opere pittoriche (dipinti a olio e disegni) ma anche scritti, monografie, fotografie. Tra queste la serie memorabile di Ludy Kessler in cui Varlin il dissacratore è ritratto mentre celebra il rito del 'lavacro' di alcune sue tele in una lavatrice posta al centro di un vicolo di Bondo (villaggio della Bregaglia dove trascorse gli ultimi anni della sua vita, dal 1970 al '77, anno della morte) e poi le appende su uno stenditoio...

___________________
CLICK ON THE IMAGES TO ENTER


Varlin fu artista misconosciuto fino al 1954, anno in cui venne allestita a Berna la prima mostra personale. Anche la critica, con l'eccezione di Manuel Gasser, fu molto tardiva nel riconoscere in lui uno dei maggiori pittori del Novecento... Pittore figurativo, perché negli anni in cui l'astrattismo e l'informale erano considerati le autentiche correnti moderne e rivoluzionarie, egli continuava con radicata convinzione a dipingere figure («gente che sale e scende la scala sociale»), oggetti, interni di stanze e di atelier, edifici, cimiteri...


CIMITERO A SANREMO (1972) - Click to enlarge

Figure lacerate, reiette come il clochard Wolz,


WOLZ AL BILIARDO (1944) - COLLEZIONE MATASCI
Click to enlarge

inebetite in un'allegria allucinata come l'editore Ernst Scheidegger (sembra una caricatura il suo ritratto... sembra, ma Varlin stesso ammonisce: «Non sono un caricaturista. Incorreggibili, che di me affermano il contrario, li lascio alle loro maldicenze»).


UOMO CON CANE (1972-74)

Figure immerse in un solitudini desolate, come Il Professor Corbetta sulla spiaggia a Sanremo, come le persone dinanzi al Vecchio Ospedale cantonale di Zurigo o nel Bar a Porto Garibaldi; interni squallidi, slavati, scrostati, spesso inesorabilmente grigi, come la Sala d'attesa alla funicolare Signal di Losanna, La camera da letto di Livia, il Corridoio e L'Atelier a Bondo.

Oggetti consunti, luridi, persino sfasciati: ombrelli, pattumiere («i secchi dell'immondizia mi hanno perseguitato per tutta la vita, in essi ho gettato i miei dipinti migliori»), poltrone, finestre, letti, valige... «Un'automobile scassinata è uno straordinario soggetto. Ci si potrebbe passare la vita a dipingere ripetutamente un simile relitto.»


PATTUMIERA (1963)

Varlin fa ritratto di tutto e tutto ha un volto, un respiro, un'anima: «Suonerà patetico, ma io nella pittura cerco sempre l'umano».

«Quando giungo in una città straniera, ho l'abitudine di chiedere del penitenziario, del manicomio e delle macellerie equine; lì ci sono in quartieri più poveri, ossia i più pittorici. Lì circolano uomini, non manichini. Piega dei pantaloni, cravatte, ricercatezze leziose non sono la mia specialità.» Ecco, in poche parole, la Kunstanschauung di Varlin: i quartieri più poveri sono i più pittorici... Spazi marginali, anche un pissoir, anche una latrina pubblica, divengono strategici nella sua pittura: «Soltanto lo spazio che circonda la persona la mostra correttamente e riproduce lo stato d'animo che le appartiene.»


DAS GASWERK IN FREIBURG (1940)

Raramente compare la natura nell'arte di questo pittore e i pochi paesaggi dipinti non sono mai autonomi sul piano pittorico: sono sempre abitati dall'uomo (o se ne ricava la sua presenza desolata come nel citato Corridoio a Bondo): uomo dal vissuto faticato, ritratto di volta in volta con forza espressiva tragica e ironica, visionaria e spietatamente reale, sprofondato nelle zone più oscure dell'esistenza, in forme sgangherate che, come scrisse Roberto Tassi, miracolosamente diventano sublimi: si pensi alle tele in cui Varlin ritrae il clochard Wolz («disteso sul divano aveva l'aspetto del Cristo morto di Holbein») o Hulda Zumsteg o Antonia che allatta Patrizia, la figlia del pittore.


ANTONIA CON PATRIZIA (1967)
Click to enlarge

«Un artista basta che faccia il giro di un isolato di case, che lo riempia, ed eccolo già ammobiliato.» Se Cézanne fosse vissuto a New York, avrebbe dipinto non «un paio di mele su una tovaglietta pulita», ma «un frigorifero piazzato in mezzo al traffico con accanto un ratto morto, un assorbente accanto a un mandolino». Il senso del reale... «contorto, spesso terribilmente volgare», come scrisse Dürrenmatt, sodale con Frisch, Testori e altri eminenti Kulturmenschen di Varlin... coesiste nella sua pittura con il senso del possibile: «Quale artista non si può mai andare sufficientemente lontano».


LES HALLES DI PARIGI (1949-51) - COLLEZIONE MATASCI
Click to enlarge

Recensendo tre mostre su Varlin allestite nel 1886 (inutile sottolineare la straordinarietà dell'evento) a Londra Parma e Zurigo, Roberto Tassi scrisse: «Quanto Max Bill è asettico e puro, tanto Varlin è infetto. Sembra che molti spettatori e critici abbiano paura, ad avvicinarlo, di contagiarsi, di sporcarsi, in molti sensi. Ma che poesia straziata e dolente esce dalla sua opera, e verità dell'esistenza; che sublime clown della pittura, che tragico avventuriero è Varlin!»


CLOCHARD WOLZ (1944) - COLLEZIONE MATASCI
Click to enlarge

La mostra è allestita nella Casa Cavalier Pellanda a Biasca ed è aperta fino al 31 gennaio. ME / SA / DO e festivi: 14.00–18.00. VE: 16.00–19.00. Chiusa il 25 e 26 dicembre e il 1º gennaio. A Tenero e a Riazzino (negli spazi espositivi di Matasci Arte) sono esposte le opere di Varlin della collezione d'arte Matasci.

VARLIN WEBSITE
a cura di Laureto rodoni