[I] primi tentativi musicali attorno alla figura di Faust furono concepiti [da Busoni] nel dolore per la tragica morte del pittore Umberto Boccioni, a cui Busoni era legato da profonda amicizia. La composizione vera e propria venne però iniziata dopo le rappresentazioni zurighesi di Arlecchino e Turandot, a partire dal 13 luglio 1917. Concluso alla fine di settembre il Vorspiel I, in cui fece confluire parte del materiale tematico della «Sonatina seconda», scrisse a Gerda:

Ho ripassato oggi, con tutta l'oggettività possibile, la nuova partitura e ho trovato che è tra le mie cose migliori. [...] <Essa> mi terrà aggiogato per parecchio tempo, ed è per me anche il simbolo della fine della guerra. Il cerchio si chiude ancora una volta. Avrò però ancora da fare con la chiusa del libretto. Devo aspettare che mi venga l'idea felice.

Il «glücklicher Einfall» gli sarà suggerito da Ludwig Rubiner, [1] appartenente al suo Freundeskreis. Le lunghe discussioni con il giovane e sfortunato [2] scrittore tedesco condussero Busoni verso un finale differente rispetto a quello concepito nel 1914, finale che nacque sotto il potente influsso delle concezioni utopiche riguardanti l'Uomo Nuovo sviluppate dallo scrittore nell'opera teatrale che stava scrivendo in quegli anni a Zurigo: Die Gewaltlosen. [3]
[1]Su Rubiner (1881-1920), poeta, drammaturgo e pubblicista di tendenze radicali e socialiste, cfr. la monografia (con in appendice un ampio florilegio delle sue opere) di Klaus Petersen, Ludwig Rubiner, Bonn 1980. Sui rapporti con Busoni, cfr. in particolare p. 31: «Im Herbst 1915 zog Busoni nach Zürich, und seinen Briefen nach zu urteilen gehörte Rubiner dort zu seinen engsten Freunden. Er verehrte Rubiners Gesinnungskraft und Intelligenz [...]. Er teilte dessen Pazifismus und fand wie dieser am Dada und seiner 'gestammelten Dichtung' keinen Gefallen. In Schickeles «Weissen Blättern» pries Rubiner den Freund 1916 als «den grössten Musiker unter den heute Lebenden». Der Beitrag ist mit Tröster überschrieben. Und er feiert hier Busoni als einen, der die Menschen in der Nacht des Krieges durch seine Musik heile: «Wer dem Riesenpfeifen der Katastrophe nicht nachläuft, wer den schrillen, schwirrenden Umlauf der Gigantenmesser nicht mitmacht, der kann unser Arzt sein. Und ist er mehr, ist er Schöpfer, so wird er uns führen.» Busoni dankte Rubiner, indem er in das erste Exemplar seiner Bearbeitung der Bachschen Fugen und Präludien schrieb: «Der Tröster dem Helfer». «Per la verità, occorre dire che Busoni, pur essendo antimilitarista, non voleva affatto essere definito 'pacifista': «Gli inni contro la guerra mi irritano tanto quanto quelli in cui echeggia il clangore delle armi.» (Lett. a Petri del 1.3.1918, n. 276, p. 376.) Cfr. anche Silvia Schlenstedt, «Il paesaggio letterario nella Berlino dei primi anni '20», in A. V., Il flusso del tempo. Scritti su Ferruccio Busoni, Milano 1986, pp. 20-23, la lett. a Kestenberg del 4.7.1916 (cfr. lettere in appendice, n. 3) e Fontaine, pp. 269-274 («Ludwig Rubiner: Die geistige Wiedergeburt»). L'importante carteggio Busoni-Rubiner sarà prossimamente pubblicato a cura di J. Theurich.
[2] Morì infatti a soli 39, a causa della grave epidemia di influenza che colpì Berlino nel 1920.

[3] Questo dramma è pubblicato nel volume di Petersen citato nella no. 143 alle pp. 167-229. Cfr. anche la lett. a Gisella Selden-Goth del 14.5.1920, n. 321, p. 427: «Ho scritto il testo [del Faust] durante il primo Natale di guerra [...] La chiusa mistica però nè stata scritta molto più tardi, in seguito alla critica di Rubiner.» Cfr. inoltre Paul Op de Coul, «Il libretto di Doktor Faust. Dai primi abbozzi al testo della partitura», in …Il Flusso del tempo», pp. 305-307: «Nelle scene finali del dramma di Rubiner» - scrive lo studioso - «i pacifisti sacrificano la loro esistenza e offrono così testimonianza della forza della non-aggressione. Il loro martirio illumina il popolo e lo spinge a fraternizzare [...]. La morte dei Pacifisti e la sopravvivenza eterna del loro 'spirito' e della loro 'volontà' mostrano un'analogia sorprendente con la morte di Faust e la sopravvivenza della sua 'volontà' in suo figlio.» (pp. 306-307). Secondo Umberto Artioli, «La Notte, il Cerchio, l'Eterno Fanciullo», ibi, pp. 297-298, un'altra composizione di Rubiner (Denke!) «anticipa nitidamente lo schema busoniano»: in essa il protagonista, un rivoluzionario che l'indomani sarà fucilato, dorme tranquillo nella sua cella, perché il suo pensiero e la sua volontà si sono trasmessi a tutti i compagni di prigionia e ai compagni di tutto il mondo. Cfr. infine Beaumont, «Busoni the Composer», p. 324.