BIBLIOTECHINA DEL CURATORE
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CURATE DA LAURETO RODONI
OPERNHAUS ZÜRICH - ZURIGO - ZURICH
USA CHARACTER CODING WESTERN (MacRoman)
Aforismi
e pensieri
di
Sigmund Freud
Introduzione
1. La scoperta della ?rimozione?
Sigmund Freud (1856-1939), dopo la laurea in medicina - conseguita a Vienna nel 1881 -, studia per un breve periodo anatomia cerebrale. Successivamente si dedica allo studio delle malattie nervose, prima con Charcor a Parigi e poi con Bernheim a Nancy. Tornato a Vienna, Freud nel 1895 pubblica insieme o Josef Breuer gli Studi sull'isterismo,
dove si sostiene che il soggetto isterico, in stato ipnotico, riesce a tornare
all'origine del trauma, illumina quei punti oscuri che durante la sua vita
hanno generato la malattia e che sono nascosti nel profondo; ? cos? che egli
afferra la causa del male e che, in una sorta di catarsi, si libera del male.
Esattamente da questi studi ha inizio la psicoanalisi.
L'ipnotismo svela delle forze e fa intravedere un mondo nel
quale Freud immette le sue sonde intellettuali. ?quale poteva essere la ragione
- si chiede Freud - per la quale i pazienti avevano dimenticato tanti fatti
della loro vita interiore ed esteriore e potevano invece ricordarli, quando si
applicava loro la tecnica sopra descritta?? L'osservazione dei malati trattati
dava una risposta a siffatto interrogativo: ?Tutte le cose dimenticate avevano
avuto, per un qualche motivo, un carattere penoso per il soggetto, in quanto
erano state considerate temibili, dolorose, vergognose per le aspirazioni della
sua personalit??. E ?per rendere di nuovo cosciente ci? che era stato
dimenticato, era necessario vincere nel paziente una resistenza mediante una
continua opera di esortazione e di incoraggiamento?. Pi? tardi, Freud si
accorger? che tale resistenza dovr? essere vinta diversamente (attraverso la
tecnica della ?associazione libera?), ma intanto era sorta la teoria della
rimozione. In ogni essere umano operano tendenze, forze o pulsioni che spesso
entrano in conflitto.
La
nevrosi si ha quando l'Io cosciente blocca l'impulso e ad esso nega l'accesso
?alla coscienza e alla scarica diretta?: una resistenza ?rimuove? l'impulso
nella parte ?inconscia? della psiche.
2. L'inconscio
Con la scoperta delle rimozioni patogene e di altri fenomeni di cui si parlerà fra poco, la psicoanalisi (...) si vede costretta (...) a prendere sul serio il concetto dell'inconscio. È l'inconscio che parla e si manifesta nella nevrosi. Ma c'è di più, giacché, per Freud, l'inconscio è lo psichico stesso e la sua realtà essenziale. In questo modo Freud rovesciava l'ormai inveterata e venerabile concezione che identificava cosciente e psichico. Ma sia la precedente pratica ipnotica, sia gli studi sull'isterismo, sia la successiva scoperta della rimozione, sia le indagini che Freud veniva compiendo sulla genesi dei disturbi psichici e delle altre manifestazioni non ragionevoli della vita delle persone lo convinsero sempre di più della realtà corposa e determinante dell'inconscio. È l'inconscio che sta dietro le nostre libere fantasie; è esso che genera le nostre dimenticanze, che cancella dalla nostra coscienza nomi, persone, eventi. Come mai volevamo dire una cosa e ce ne esce un'altra? Come mai intendevamo scrivere una parola e ne scriviamo un'altra ? Dove troviamo la causa di questi atti mancati, cioè dei nostri lapsus? Non sorgono forse essi dalla contrapposizione di due diverse intenzioni, di cui una, quella inconscia appunto, è più forte di noi? È in Psicopatologia
della vita quotidiana (1901) e successivamente con Il motto di spirito e i suoi rapporti con l'inconscio (1905) che Freud offre analisi brillanti (spesso, però, considerate dai critici molto discutibili) di un fascio di fenomeni (lapsus, sbadataggini, associazioni immediate di idee, errori di stampa, smarrimento o rottura di oggetti, motti di spirito, amnesie, ecc.) mai presi sul serio dalla scienza esatta, e dietro ai quali Freud mostra l'azione indefessa di contenuti che la rimozione ha respinto dalla coscienza e occultato nell'inconscio senza però essere riuscita a renderli inattivi.
3.
L'interpretazione dei sogni
Già nella Interpretazione dei sogni (1899) Freud aveva mostrato - in maniera estremamente brillante e suggestiva - l'azione dei contenuti rimossi nell'inconscio. L'antichità classica aveva visto nei sogni delle profezie, la scienza dei tempi di Freud li aveva abbandonati alle superstizioni. Ma Freud li ha voluti portare all'interno della scienza: Sembrava assolutamente impossibile che qualcuno, il quale avesse compiuto seri lavori scientifici, potesse rivelarsi poi un "interprete di sogni". Non tenendo però conto di una tale condanna del sogno; considerandolo invece come un sintomo nevrotico incompreso, alla stessa guisa di un'idea delirante o ossessiva; prescindendo dal suo contenuto apparente e, infine, facendo oggetto della libera associazione ciascuno dei suoi diversi elementi, si giunge ad un risultato del tutto diverso. Il risultato fu che nel sogno c'è un contenuto manifesto (quello che si ricorda e si racconta quando ci si sveglia) e un contenuto latente (quel senso del sogno che l'individuo non sa riconoscere: ma, dove va la testa!). Ebbene, proprio questo contenuto latente contiene il vero significato del sogno stesso, mentre il contenuto manifesto non è altro che una maschera, una facciata (...). Lo psicoanalista è anche, e spesso soprattutto, un interprete dei sogni; deve rifare il cammino verso il contenuto latente del sogno, contenuto sempre pieno di significato a partire dal contenuto manifesto spesso del tutto insensato. La tecnica analitica, per mezzo di libere associazioni, permette di individuare ciò che è nascosto. E nelle radici nascoste dei sogni noi troviamo impulsi rimossi che il sogno, data la diminuita vigilanza esercitata dall'io cosciente durante il sonno, cerca di soddisfare: Il sogno (...) costituisce la realizzazione di un desiderio, di un desiderio che la coscienza reputa magari vergognoso e che è proclive a ripudiare con stupore o con indignazione. Tuttavia, non c'è da credere che l'azione rimovente dell'io cessi del tutto durante il sonno: una parte di essa rimane attiva, come censura onirica, e proibisce al desiderio incosciente di manifestarsi nella forma che gli è propria. A motivo della severità della censura onirica, i contenuti onirici latenti devono (...) sottoporsi a modifiche e ad attenuazioni, che rendono irriconoscibile il significato proibito del sogno. Così si spiegano quelle deformazioni oniriche, alle quali i sogni devono le loro tipiche caratteristiche di strambezza. In conclusione: il sogno è la realizzazione (maschera) di un desiderio (rimosso). E da quanto detto comprendiamo perché, ad avviso di Freud, l'interpretazione dei sogni è (...) la via regale per la conoscenza dell'inconscio, la base più sicura delle nostre ricerche (...). e quando mi si chiede - dice Freud - come si possa diventare psicoanalista, io rispondo: attraverso lo studio dei propri sogni.
4. L'idea di ?libido?
A
questo punto una domanda diventa inevitabile: per quali ragioni certe pulsioni
vengono respinte, come mai certi ricordi sono a disposizione della coscienza,
mentre altri possono essere, almeno in apparenza, sottratti ad essa e rimossi
nell'inconscio? La ragione di ci? - risponde Freud - ? da trovare nel fatto che
si tratta di pulsioni e di desideri in palese contrasto con i valori e le
esigenze etiche proclamate e ritenute valide dall'individuo cosciente. Per cui,
quando c'? incompatibilit? tra l'io cosciente (i suoi valori, i suoi ideali, i
suoi punti di riferimento, ecc.) e certe pulsioni e certi desideri, allora
entra in azione una sorta di ?repressione? che strappa queste cose ?vergognose?
e ?indicibili? alla coscienza e le trascina nell'inconscio, da dove uno
continua la censura cerca di non farli riaffiorare alla vita cosciente.
E
rimozione e censura entrano in azione, per il fatto che ?debbono? agire su
desideri e ricordi di natura principalmente e ampiamente sessuale e quindi su
cose vergognose, da non dire e cancellare. Freud riconduce la vita dell'uomo ad
una originaria libido, cio? ad una energia connessa principalmente al desiderio
sessuale: ?analoga alla fame in generale, la libido designa la forza con la
quale si manifesta l'istinto sessuale, come la fame designa la forza con la
quale si manifesta l'istinto di assorbimento del nutrimento?. Ma mentre
desideri come la fame o la sete non sono ?peccaminosi? e non vengono rimossi,
le pulsioni sessuali vengono rimosse, per poi riapparire nei sogni e nelle
nevrosi. ?La prima scoperta alla quale ci conduce la psicoanalisi ? che,
regolarmente, i sintomi morbosi sono legati alla vita amorosa del malato;
questa scoperta (...) ci obbliga a considerare i disturbi della vita sessuale
come una delle cause pi? importante della malattia.? I malati non si accorgono
di questo, ma ci? accade perch? ?essi portano un pesante mantello di menzogne
per coprirsi, come se ci fosse cattivo tempo nel mondo della sessualit??.
Sessualit? repressa che esplode in malattia o ritorna in parecchi sogni. ?
analizzando questi sogni che Freud scopre la sessualit? infantile. Sono i sogni
degli adulti che, infatti, rimandano di frequente a desideri inesauditi,
desideri inappagati della vita sessuale infantile.
5. Il
complesso edipico
Lo studio della sessualità infantile porta Freud ad uno dei punti centrali della sua teoria, all'idea cioè di
complesso di Edipo. Scrive Freud: Il bimbo concentra sulla persona della madre i suoi desideri sessuali e concepisce impulsi ostili contro il padre, considerato come un rivale. Questa è anche, "mutatis mutandis", l'attitudine della bambina. I sentimenti che si formano durante questi rapporti non sono solo positivi, cioè affabili e pieni di tenerezza, ma anche negativi, cioè ostili. Si forma un complesso (vale a dire un insieme di idee e di ricordi legati a sentimenti molto intensi) che è certamente condannato ad una rapida rimozione. Ma - fa presente Freud - nel mondo dell'inconscio esso esercita ancora una attività importante e duratura. Possiamo, supporre che esso costituisca, con le sue implicazioni, il complesso centrale di ogni nevrosi, e noi ci aspettiamo di trovarlo non meno attivo negli altri compi della vita psichica. Nella tragedia greca, Edipo, Figlio del re di Tebe, uccide suo padre e prende in moglie la propria madre. Questo mito, dice Freud, è una manifestazione poco modificata del desiderio infantile contro il quale si alza più tardi, per scacciarlo, la barriera dell'incesto. E in fondo al dramma di Amleto, di Shakespeare, si ritrova la stessa idea di un complesso incestuoso, ma meglio mascherato. Nell'impossibilità di soddisfare il suo desiderio, il bimbo si assoggetta a quel competitore, il genitore di cui è geloso, e costui diviene il suo padrone interiore. E con l'interiorizzazione di un censore interno la crisi edipica passa, ma intanto si è instaurato il Super-Ego, e con esso la morale.
6. La tecnica terapeutica
Le teorie della resistenza e della rimozione nell'inconscio, del significato eziologico della vita sessuale e della importanza delle esperienze infantili sono - ad avviso dello stesso Freud - i principali elementi dell'edifîcio teorico della psicoanalisi. Per quanto poi riguarda la tecnica terapeutica, Freud si convinse, in forza delle esperienze che venivano ad accumularsi nel corso della sua esperienza, che la tecnica maggiormente adeguata fosse quella della associazione libera delle
idee: l'analista fa sdraiare il paziente su di un divano, in un ambiente dove
non ci sia una luce troppo intensa, in modo da porre il paziente in una
situazione di rilassamento; l'analista si pone dietro al paziente e lo invita
?a manifestare tutto quello che giunge al suo pensiero, quando egli rinunci a
guidare il pensiero intenzionalmente?. Questa tecnica non esercita costrizioni
sul malato ed ? una via efficace per giungere alla scoperta della resistenza:
?la scoperta della resistenza ? il primo passo verso un suo superamento?.
Ovviamente, perch? l'analisi proceda nel giusto senso, occorre che l'analista
abbia sviluppato ?un'arte dell'interpretazione, il cui fruttuoso impiego, per
aver successo, richiede tatto ed esperienza?. L'analista non costringe il
paziente, lo guida, lo invita a lasciare via libera alle idee che gli vengono
in mente, suggerisce talvolta la parola, cercando di vedere quali altre idee e
sentimenti essa susciti nel paziente. E tutto viene registrato e scritto
dall'analista: non solo quello che il paziente dice, ma anche le sue
esitazioni, e soprattutto le sue resistenze.
L'analista lavora, dunque, sulle libere associazioni del
paziente. Ma anche sui suoi sogni, che egli interpreta al pari dei lapsus,
delle dimenticanze, dei ritardi, delle associazioni immediate, insomma di tutto
ci? che costituisce la ?patologia della vita quotidiana?. ? attraverso queste
tracce e per questi sentieri che l'analista intende riportare il paziente al
suo inconscio, a quegli ingorghi che hanno causato la malattia e che pongono il
soggetto in stato talvolta di insopportabile sofferenza. Solo scoprendo la
causa della malattia, si possono sciogliere i nodi; solo sapendo cosa ?
avvenuto ci si pu? liberare dalla sofferenza. ? ?la trasformazione
dell'inconscio in conscio? la via della guarigione, anche se talvolta pu?
capitare che il medico ?prende le difese della malattia da lui combattuta?.
Sono questi i casi ?nei quali il medico stesso deve ammettere che lo sfociare
di un conflitto nella nevrosi rappresenta la soluzione pi? innocua e
socialmente pi? tollerabile?.
7. L'Ego tra Es e Super-Ego
Da tutto quanto si è finora detto, risulta ormai facile estrarre la teoria dell'apparato psichico proposta da Freud. L'apparato psichico è composto dall'Es (o Id), dall'Ego e dal Super-Ego. L'Es (in tedesco Es è il pronome neutro dimostrativo ed equivale all'Id latino; Freud prese questo termine da Georg Groddeck) è l'insieme degli impulsi inconsci della libido; è la sorgente di un'energia biologico-sessuale; è l'inconscio amorale ed egoistico. L'Ego è la facciata dell'Es; è il rappresentante conscio dell'Es; la punta consapevole di quell'iceberg che è appunto l'Es. Il Super-Ego si forma verso il quinto anno di età e differenzia (per grado e non per natura) l'uomo dall'animale; è la sede della coscienza morale e del senso di colpa. Il Super-Ego nasce come interiorizzazione dell'autorità familiare e si sviluppa successivamente come interiorizzazione di altre autorità, come interiorizzazione di ideali, di valori, modi di comportamento proposti dalla società attraverso la sostituzione dell'autorità dei genitori con quella di educatori, insegnanti e modelli ideali. Il Super-Ego paterno diventa un Super-Ego sociale. L'Ego, dunque, si trova a commerciare tra l'Es e il
Super-Ego, tra le pulsioni dell'Es, aggressive ed egoiste - che tendono ad una soddisfazione irrefrenabile e totale - e le proibizioni del Super-Ego che impone tutte le restrizioni e le limitazioni della morale e della civiltà. In altri termini, l'individuo è sotto la spinta originaria di una energia biologico-sessuale. Ma queste forze istintive sono regolate da due principi: quello del piacere e quello di realtà. Per il principio del piacere, la libido tende a trovare un soddisfacimento immediato e totale. Su questa strada, però, essa trova quel censore che è il principio di realtà che costringe le pulsioni egoistiche, aggressive ed autodistruttive ad incanalarsi per altre vie, le vie della produzione artistica, della scienza, e così via: le vie della civiltà. Tuttavia, davanti alle repressioni del principio di realtà, l'istinto non desiste e non si dà affatto per vinto e cerca altri sbocchi per il suo soddisfacimento. E allora, se non riesce a sublimarsi in opere d'arte, risultati scientifici, realizzazioni tecnologiche, educative o umanitarie, e se, d'altra parte, gli ostacoli che incontra sono massicci e impermeabili a qualsiasi deviazione sostitutiva, la spinta dell'istinto si trasforma in volontà di distruzione e di autodistruzione.
8. I due ?grandi ribelli?: Alfred Adler e Carl Gustav
Jung
Nel 1910 nacque la Societ? internazionale
di psicoanalisi, il cui primo presidente fu Carl Gustav Jung. Nel frattempo la Psicoanalisi trovava nuovi campi di feconde applicazioni. Th. Reik e l'etnologo G. Roheim sviluppavano le tesi contenute nel lavoro di Freud Totem e Tab?. Otto Rank faceva della mitologia l'oggetto dei suoi studi. Il pastore protestante O. Pfister, di Zurigo, il quale - dice Freud - trovò conciliabile la psicoanalisi con una forma sublimata di religiosità, applicò la psicoanalisi alla pedagogia. I successi, dunque, non mancavano. Ma, insieme a questi, arrivarono anche quelle prime clamorose scissioni che dovevano rompere in maniera decisiva l'uniformità della prospettiva freudiana. La prima scissione si ebbe nel 1911 con Alfred Adler (I870-1937), il fondatore della Psicologia
individuale. Per Adler, in ogni fase del suo sviluppo, l'individuo è guidato dal desiderio di una superiorità, di una ricerca di somiglianza divina, dalla fede nel suo potere psichico particolare. La dinamica dello sviluppo dell'individuo si snoda all'interno di un dissidio tra il complesso di inferiorità che si scatena davanti ai compiti da risolvere e di fronte alla competizione con gli altri e la volontà di affermare la propria potenza. Nel 1913, due anni dopo la secessione di Adler, si allontanò da Freud anche Carl Gustav Jung (1875-1971), al cui nome è legata la psicologia analitica, caratterizzata, tra l'altro, dall'idea di inconscio collettivo fatto di archetipi e dalla proposta di una teoria concernente i tipi psicologici (quali l'introverso e l'estroverso).
9. Quattro viennesi contro Freud
Ho sempre considerato una grande ingiustizia il fatto che non si sia voluto trattare la psicoanalisi come qualunque altra scienza naturale: questo scriveva Freud in La mia vita e la
psicoanalisi, pensando che la psicoanalisi ? scienza cos? come ? scienza la
fisica o la geologia. Le cose, per?, stanno davvero in questo modo? Le pretese
di scientificit? della psicoanalisi sono pretese ben fondate?
No,
non sono pretese fondate! E questo il verdetto del grande polemista viennese
Karl Kraus (1874-1936). La psicoanalisi, dice Kraus, ?contribuisce a dare una
coscienza di classe all'inferiorit??. Essa, a suo avviso, ҏ pi? una passione
che una scienza?. La psicoanalisi ? ?quella malattia di cui ritiene di essere
la terapia?.
E pure per un altro viennese, Egon Friedell (1878-1938), la psicoanalisi non è scientifica. Freud, sostiene Friedell nella sua monumentale opera Kulturgeschichte der Neuzeit, ? ?un poeta? e ?la
psicoanalisi ha un difetto catastrofico: gli psicoanalisti, esattamente?.
E con
urgenza Friedell sottolinea che la psicoanalisi non ? una scienza. Essa,
piuttosto, ? la fede di una setta. La realt? ? che ?proprio come la balena,
sebbene sia un mammifero, si atteggia a pesce, cos? la psicoanalisi, che di
fatto ? una religione, si atteggia a scienza?. Si atteggia a scienza senza
esserlo; e non lo ? perch? ? fattualmente inconfutabile: ҏ improbabile
convincere gli psicoanalisti della falsit? di una diagnosi?. In breve: ?Freud ?
un metafisico. Ma non lo sa?.
Sul
fascino esercitato dalla psicoanalisi, un fascino che blocca l'esercizio della
critica, ha posto l'attenzione Ludwig Wittgenstein (1889-1951). ?Non c'? modo -
afferma Wittgenstein - di mostrare che il risultato generale dell'analisi non
potrebbe essere un inganno?. La psicoanalisi ? ?una mitologia che ha molto
potere?. Mitologia e non scienza. E l'intento di Wittgenstein ? quello di far
perdere la nostra subordinazione nei confronti della psicoanalisi. Pi? in
particolare, il procedimento della libera associazione delle idee, fa presente
Wittgenstein, ? una cosa ben strana, ?perch? Freud non chiarisce mai come
possiamo sapere dove fermarci, dove la soluzione sia giusta?.
Ai
nostri giorni la critica pi? nota nei confronti della psicoanalisi freudiana ?
sicuramente quella di Karl R. Popper (nato a Vienna nel 1902, morto nel 1994).
Popper a pi? riprese ha sostenuto che la psicoanalisi non ? scientifica, e non
? scientifica perch? non ? falsificabile. ?Non c'? - scrive Popper - alcun
comportamento immaginabile che possa contraddire la psicoanalisi.? E ?quanto
all'epica freudiana dell'Io, del Super-io e dell'Es non si pu? avanzare nessuna
pretesa ad uno stato scientifico, pi? fondatamente di quanto lo si possa fare
per l'insieme delle favole omeriche dell'Olimpo. Queste teorie descrivono
alcuni fatti, ma alla maniera dei miti. Esse contengono delle suggestioni
psicologiche assai interessanti, ma in forma non suscettibile di controllo?. Al
pari del marxismo, la psicoanalisi non ? scienza. Tuttavia, ?mentre il marxismo
divenne non-scientifico adottando una strategia immunizzante, la psicoanalisi
fu immune sin dall'inizio e tale rimase?. Ci? in contrasto con la maggior parte
delle teorie fisiche le quali ?sono del tutto libere dalla tattica immunizzante
e altamente falsificabili sin dall'inizio?.
10. Adolf Gr?nbaum: Popper sbaglia, ma la psicoanalisi
non se la passa bene
Popper non è riuscito a convincere, tra altri, Adolf Grünbaum, autore del famoso libro Philosophical Problems of Space and
Time (1963; ed. ampl. 1976), e più vicino a noi, di The Foundations of
Psychoanalysis e di Reflections on the Foundations of Psychoanalysis. Gr?nbaum critica il
falsificazionismo di Popper da una prospettiva di induttivismo eliminatorio. E
nega validit? alla critica di Popper contro Freud. Se la teoria psicoanalitica
non ? scientifica perch? non falsificabile, allora - argomenta Gr?nbaum -
nessuna delle conseguenze dei postulati teorici freudiani ? empiricamente
controllabile. Ma - si chiede Gr?nbaum - ?quale dimostrazione ha mai offerto
Popper per ribadire con enfasi che il corpus teorico freudiano ? completamente
privo di conseguenze empiricamente controllabili??. ? possibile una
dimostrazione del genere? Inoltre, va da s? che ?l'incapacit? di certi filosofi
dello scienza di individuare una qualsiasi conseguenza controllabile della
teoria freudiana, dimostra che essi non ne hanno studiato a fondo, o non ne
padroneggiano, il contenuto logico, non dimostra certo una carenza scientifica
della psicoanalisi?.
Sbaglia Popper a criticare Freud sulla base di una presunta non falsificabilità della psicoanalisi. In ogni caso, soggiunge Grünbaum, la psicoanalisi non regge ugualmente. E non regge, tra altre ragioni, perché i dati clinici non sono attendibili: essi sono irrimediabilmente contaminati dall'analista. Così, per esempio, il processo di associazione libera non è forse contaminato dall'influenza dello psicoanalista? Le associazioni - dice Grünbaum - non possono continuare indefinitamente, e se al paziente intelligente e immaginativo è permesso di continuare abbastanza a lungo nelle sue associazioni, dalle sue rimuginazioni emergerà, allora, prima o poi, qualsiasi tipo di contenuto tematico del quale è stato recentemente cosciente: pensieri sulla morte, su Dio o su quel che si voglia. Ebbene, di fronte a questa elasticità tematica delle associazioni, come può l'analista evitare una tendenza alla selezione che non sia in qualche modo fallacemente anticipata, essendo inevitabilmente costretto a delimitarne la durata?. È esattamente sulla base di considerazioni del genere che Grünbaum può pronunciare un inequivocabile verdetto: attualmente la psicoanalisi non è in ottimo stato, per lo meno per quanto riguarda i suoi fondamenti clinici.
11. L'influsso della psicoanalisi sulla cultura
contemporanea
Nonostante gli scismi (si è sopra accennato solo a quelli di Alfred Adler e Carl G. Jung) e nonostante critiche provenienti da prospettive politiche, o morali oppure religiose, o anche da altre direzioni dell'indagine psicologica ovvero da concezioni epistemologiche quali quelle delineate poco fa, nonostante, dunque, scismi e critiche, la psicoanalisi - questa scienza nuova creata da Freud - era destinata ad esercitare nel giro di pochi decenni un influsso sempre più massiccio sull'immagine dell'uomo e delle sue attività psichiche e dei suoi prodotti culturali. Non c'è fatto umano che non sia stato toccato e sconvolto dalla dottrina psicoanalitica: il bambino diventa un perverso polimorfo; il peccaminoso sesso della tradizione viene posto in primo piano per spiegare la vita normale e soprattutto le malattie mentali; l'io e il suo sviluppo vengono inquadrati in una nuova teoria; le malattie mentali vengono affrontate con tecniche terapeutiche prima impensate; fatti come i sogni, i lapsus, le dimenticanze, ecc. - generalmente visti come fatti, sì, strani, ma irrilevanti per la comprensione dell'uomo - si tramutano in crepe attraverso cui scrutare il profondo dell'animo umano; fenomeni quali l'arte, la morale, la religione e la stessa educazione vengono illuminati da una luce che molti ancora oggi dichiarano sconvolgente. Il costume esce murato dall'incontro con la teoria psicoanalitica e gli stessi termini fondamentali della teoria psicoanalitica (complesso edipico, rimozione, censura, sublimazione, inconscio, superio, transfert, ecc.) sono ormai pezzi integrati nel linguaggio ordinario e, nel bene o nel male e con più o meno cautela, più o meno a proposito, costituiscono attrezzi interpretativi del più ampio svolgersi della vita.
DARIO ANTISERI
Nota biobibliografica
LA VITA
Sigmund
Freud nacque il 6 maggio 1856, da una modesta famiglia israelitica, a Freiberg
(Moravia). A Vienna dove la famiglia si era trasferita quattro anni dopo la sua
nascita, si iscrisse dapprima alla facolt? di Scienze, dedicandosi con alcuni
successi alla ricerca pura e, successivamente, a causa di problemi economici, a
Medicina. Nel 1881 si laure?. Quattro anni dopo ebbe la libera docenza in
neuropatologia ed una borsa di studio; ne approfitt? per andare a Parigi, alla
Salp?tri?re, da Charcot, il pi? grande neurologo europeo di quei tempi. Per la
cura degli isterici Charcot si serviva dell'ipnoterapia ed in quegli anni
l'interesse di Freud per l'ipnosi divenne vivissimo.
Dell'ipnosi per la terapia dei casi isterici si serviva anche
a Vienna il dottor Joseph Breuer. A partire dal 1887 Freud inizi? a collaborare
con lui. Da questa collaborazione, che dur? sino al 1895, Freud ricav? alcune
acquisizioni che resteranno essenziali per la terapia dell'isteria e di altre
nevrosi. I risultati di questo lavoro comune furono pubblicati nell'opera Studi dell'isteria apparsa nel 1895. Motivi
teorici e pratici e in massima parte una sostanziale diversit? di interessi
provocarono il graduale allontanamento di Freud da Breuer, allontanamento che
si comp?, come abbiamo gi? accennato, poco dopo la pubblicazioni degli Studi.
A partire
dal 1895 Freud inizi? la propria autoanalisi che si concluse nel 1900. Freud
che aveva conseguito la libera docenza nel 1885 ottiene la carica di professore
straordinario all'universit? di Vienna nel 1902 e, in seguito, nel 1920, di
professore ordinano. Tali riconoscimenti erano dovuti al suo prestigio di
neuropatologo, infatti in quegli anni la psicoanalisi era ancora fraintesa o
ritenuta scandalosa ed oggetto di accuse e di polemiche, tuttavia aveva
iniziato, sia pure lentamente, a diffondersi.
Nel 1902
si costitu? un primo gruppo di Vienna, con segretario Otto Rank, nel quale si
ebbero, gi? le prime ripicche per questioni di priorit?. Nel 1907 si strinsero
i primi rapporti con il B?rgh?lzli, la clinica psichiatrica di Zurigo, e cio?
con Bleuler ed i suoi assistenti Eitington e Jung, che dovevano ben presto dar
luogo alla pubblicazione d'una rivista di studi comuni, lo Jahrbuch fuer Psychologie und Psychopathologie.
Questa collaborazione consent? una maggiore diffusione della psicoanalisi,
grazie alla istituzione di una associazione privata ed all'insegnamento che
pubblicamente se ne faceva da una clinica di cos? grande risonanza.
In quegli
anni Freud aveva pubblicato alcuni importanti lavori: Psicopatologia della vita quotidiana (1901), Tre saggi sulla sessualità (1905), Il motto di spirito e la sua relazione con l'inconscio 1905).
Nel
congresso di Norimberga, tenutosi nel 1910, fu fondata una Associazione
ufficiale degli psicoanalisti a capo della quale venne eletto Jung. Negli anni
seguenti si tennero altri congressi, a Weimar (nel 1911) e a Monaco (nel 1913),
e questi contribuirono a far uscire definitivamente la psicoanalisi dalla sua
preistoria.
Nel
febbraio del 1923 Freud avvert? i primi sintomi di un male che si rivel? un
cancro alla mascella. Egli conserv?, tuttavia, la sua straordinaria vitalit?;
continu? il lavoro di analista e di scrittore; volle rimanere sempre
consapevole e presente a se stesso, rifiutando ogni pietoso inganno; nonostante
i dolori, non prendeva calmanti, per non ottundere la propria usuale chiarezza
intellettiva. Aveva continuamente accanto, in un rapporto sempre pi? stretto,
la figlia Anna, cui era legato, dice Jones, da ?una reciproca, profonda,
silenziosa comprensione e simpatia?. Anna era la sua compagna, la segretaria,
l'assistente, la collaboratrice.
Nel 1933
i nazisti prendono il potere in Germania; nonostante i cattivi presagi di
un'aggressione all'Austria e le ripetute esortazioni degli amici, Freud non
acconsente a lasciare Vienna. Vi si decider? solo cinque anni pi? tardi, di
fronte all'Anschluss. Nel 1938, dunque, si trasferisce con la famiglia a
Londra, dove muore l'anno seguente il 23 settembre.
LE OPERE
La
letteratura esistente sulla vita e sull'opera di Sigmund Freud ? amplissima ed
?, quindi, impossibile darne in questa sede un quadro sia pure sommariamente
esaustivo. Ci si limiter? a ricordare qui di seguito le opere principali
pubblicate dallo studioso viennese: Studi sull'isteria (1895); L'interpretazione dei sogni (1900); Psicopatologia della vita quotidiana (1901); Tre saggi sulla sessualità (1905); Il motto di spirito e la sua relazione con l'inconscio (1905); Il caso di Dora (1905); Delirio e sogni nella Gradiva di Jensen (1907); Il caso del piccolo Hans (1909); Il caso dell'uomo dei topi (1909); Sulla psicoanalisi. Cinque conferenze
(1910); Un ricordo d'infanzia di Leonardo da Vinci (1910); Totem e tabù (1913); Storia del movimento psicoanalitico (1914); Il caso dell'uomo dei lupi (1918); Al di là del principio del piacere (1920); Psicologia collettiva e analisi dell'io (1921).
A partire
dal 1968, a cura di Cesare Musatti, presso l'editore Boringhieri di Torino ?
iniziata la stampa in traduzione italiana delle Opere di Freud.
Dalla
Newton Compton nel 1992 sono state pubblicate le opere e gli scritti minori di
Freud in due ampi volumi: Opere 1886-1905 e Opere 1905-1921.
M.B.
?Psiche?
? un vocabolo greco che significa ?anima?. Perci? per ?psichico? s'intende
?trattamento dell'anima?; si potrebbe quindi pensare che voglia dire
trattamento dei fenomeni patologici della vita dell'anima. Ma il significato
dell'espressione ? diverso. Trattamento psichico vuol dire invece trattamento a
partire dall'anima, trattamento di disturbi psichici o somatici, con mezzi che
agiscono in primo luogo e direttamente sulla psiche umana.
Questo
mezzo ? costituito anzitutto dalla parola, e le parole sono anche strumento
fondamentale del trattamento psichico. Certo, difficilmente il profano potr?
comprendere come le ?sole? parole del medico possano rimuovere disturbi
patologici somatici e psichici. Penser? che gli si chieda di credere nella magia.
E non ha tutto il torto; le parole dei nostri discorsi di tutti i giorni sono
solo magia attenuata.
Per un
processo di valutazione ingiusto ma facilmente comprensibile si arriv? al punto
che i medici si interessarono solo del corpo, lasciando senz'altro che fossero
i filosofi, che essi disprezzavano, ad occuparsi del lato psichico.
Nell'animale come nell'uomo, il rapporto tra corpo ed anima ?
un rapporto di reciproco completamento.
Solo con
lo studio del patologico si arriva a comprendere il normale.
Da sempre
si conoscevano molte cose sull'influsso della psiche sul corpo, ma solo ora
queste acquistavano il giusto rilievo. La cosiddetta ?espressione dei moti
d'animo? costituisce l'esempio pi? comune di azione della psiche sul corpo, e
si pu? osservare regolarmente e in tutti. La tensione ed il rilassamento dei
muscoli facciali, l'adattamento degli occhi, l'afflusso del sangue alla pelle,
la sollecitazione impressa all apparato vocale, la disposizione delle membra,
specie delle mani, rivelano quasi tutti gli stati psichici di un uomo.
In genere
i profani tengono in poco conto i dolori provocati dall'immaginazione, al
contrario di quanto fanno per quelli provocati da ferita, malattia o infezione.
Ma ci? ? palesemente ingiusto; qualunque sia la loro causa, sia pure
l'immaginazione, non per questo i dolori sono meno veri e meno intensi.
Cos? come
si provocano o si esagerano i dolori dando loro importanza nello stesso modo
questi scompaiono quando se ne distoglie l'attenzione.
? lecito
pensare che la volont? di guarire o il desiderio di morire non siano
irrilevanti per l'esito di casi gravi ed incerti di malattia.
L'attesa
speranzosa e fiduciosa,
costituisce una forza attiva che dobbiamo senz'altro tenere in considerazione
in tutti i nostri tentativi di terapia e guarigione.
Non c'?
alcun bisogno di tirare in ballo altre forze che non siano psichiche per
spiegare le guarigioni miracolose.
In tutti
i tempi ci sono cure alla moda, medici alla moda, soprattutto nell'alta societ?
nella quale il desiderio di superarsi vicendevolmente e di imitare i membri pi?
in vista costituiscono potentissime forze motrici psichiche. Gli effetti
terapeutici ottenuti con queste cure alla moda non rientrano nel loro effettivo
potere, e usati dal medico alla moda che, ad esempio, si ? fatto una certa fama
soccorrendo un personaggio in vista, gli stessi strumenti sortiscono effetti
molto maggiori che nel caso di altri medici. Cos?, accanto a taumaturghi divini,
esistono taumaturghi umani; ma questi uomini, resi famosi dalla moda e
dall'imitazione, si consumano rapidamente, cosa che corrisponde al genere di
forze che agiscono in loro favore.
I medici
hanno praticato il trattamento psichico in tutti i tempi, e nell'antichit?
ancora pi? di oggi. Intendendo per trattamento psichico il tentativo di
provocare nel paziente gli stati e le condizioni psichiche pi? favorevoli alla
guarigione, possiamo dire che, storicamente, questo ? il tipo pi? antico di
trattamento medico.
Le parole
costituiscono il mezzo pi? efficace per l'innuenza esercitata da una persona
sull'altra; le parole costituiscono un valido strumento per indurre
modificazioni psichiche in colui al quale si dirigono e, perci?, l'affermazione
per cui la magia della parola ? in grado di sopprimere fenomeni patologici,
anzitutto quelli basati su condizioni psichiche, non ha pi? un significato
enigmatico.
?
naturale che il medico, che ai giorni nostri non pu? incutere rispetto come
sacerdote o come detentore d'una scienza occulta, si valga della propria
personalit? per accattivarsi la fiducia e un po' di simpatia del proprio
paziente.
La
suggestione porta all'eliminazione dei fenomeni patologici, ma solo
transitoriamente.
I ricordi
che sono divenuti fattori determinanti dei fenomeni isterici, persistono a
lungo con stupefacente freschezza e con tutta la loro coloritura affettiva.
Il
materiale psichico patologico sembra essere propriet? di un'intelligenza non
necessariamente inferiore a quella dell'Ego normale.
Grazie
alle ricchissime connessioni causali, ogni idea patogena di cui non ci si ?
ancora sbarazzati, agisce quale motivazione di tutti i prodotti della nevrosi
ed ? solo con l'ultima parola dell'analisi che scompare l'intero quadro
clinico, cos? come avviene dei ricordi rievocati individualmente.
Io vedo
solo le cime della catena di pensieri che si sprofonda nell'inconscio (il
contrario di quanto si ha nei nostri processi psichici normali).
Spesso
dentro di me ho paragonato la psicoterapia catartica all'intervento chirurgico.
Ho descritto le mie cure come operazioni psicoterapeutiche e ho messo in
rilievo la loro analogia con l'apertura di una cavit? piena di pus, il
raschiamento di una zona necrotica, ecc. Un'analogia di questo genere trova
giustificazione non tanto nella rimozione di ci? che ? patologico quanto nello
stabilire condizioni che abbiano maggiori probabilit? di incanalare il corso
del processo verso la guarigione.
Se i
venereologi dovessero ancora dipendere dalle dichiarazioni dei loro pazienti
per ricollegare un'infezione iniziale dei genitali a un rapporto sessuale,
finirebbero con l'attribuire un grandissimo numero di sifilomi primari, in
persone che si proclamano vergini, al fatto di aver preso il raffreddore, e i
ginecologi non troverebbero difficolt? a confermare il miracolo della
partenogenesi tra le loro clienti nubili.
Spero che
un giorno si far? strada l'idea che anche i neuropatologi possono, quando
raccolgono l'anamnesi delle principali nevrosi, trovarsi di fronte a pregiudizi
etiologici analoghi.
Non vedo
alcuna ragione per cercare di nascondere le lacune e i punti deboli della mia
teoria. Secondo me, il punto principale della questione delle fobie ? questo: le fobie non compaiono affatto se la vita sessuale è normale, cio? se non sussiste quella specifica condizione che
? rappresentata da un perturbamento della vita sessuale, nel senso di una
deviazione dallo psichico nel somatico. Per quanto vi possano essere molti
altri punti oscuri nel meccanismo delle fobie, la mia teoria non potr? essere
rigettata prima che mi si dimostri che vi sono fobie in casi in cui la vita
sessuale ? normale o, a fianco, vi sia un disturbo di natura non specifica.
Alla base
di tutti i casi di isteria vi sono uno o più casi di esperienze sessuali precoci, che risalgono ai primissimi
anni dell'infanzia e che, pure, possono essere rievocate grazie al lavoro
psicoanalitico, nonostante i decenni che sono trascorsi. Io penso che questa
sia una scoperta importante, il ritrovamento di un caput Nili della neuropatologia.
I sintomi
isterici sono i derivati di ricordi che operano a livello inconscio.
Non ?
vero che le domande poste [ai] pazienti e la conoscenza dei loro affari
sessuali diano al medico un pericoloso potere su di essi. Nei tempi andati
accadeva che la stessa obiezione fosse sollevata contro l'uso degli anestetici,
i quali privano il paziente della coscienza e dell'esercizio della volont?
lasciando decidere al dottore se e quando egli li riacquister?. Eppure oggi gli
anestetici sono diventati indispensabili perch? sono, pi? di ogni altra cosa,
di valido aiuto al medico nella sua opera, che, tra i numerosi altri gravi
obblighi, vede anche quello della responsabilit? del loro impiego.
Un medico
pu? sempre far del danno se ? incapace o senza scrupoli, e questo ? ugualmente
vero sia ove si tratti di dover indagare sulla vita sessuale del paziente sia
ove si tratti di altre cose. Naturalmente, se qualcuno, dopo uno scrupoloso
esame di coscienza, sente di non possedere il tatto, la seriet? e la
discrezione necessaria a esaminare dei pazienti nevrotici, e se si rende conto
che rivelazioni di carattere sessuale potrebbero provocare in lui eccitazioni
lascive pi? che interesse scientifico, allora far? bene a evitare l'argomento
dell'etiologia delle nevrosi. Anzi, ci sembra giusto pretendere che egli si
astenga dal prendere in cura pazienti affetti da malattie nervose.
Moltissime donne che trovano abbastanza gravoso il dovere di
vivere nascondendo le proprie sensazioni sessuali, si sentono sollevate quando
si rendono conto che il medico, trattando simili argomenti, mira soltanto alla
loro guarigione, ed esse gli sono grate perch? per una volta ? stato loro
consentito di assumere un atteggiamento normale riguardo alla sessualit?.
In
materia di sessualit? oggi noi, uno per uno, siamo, malati o sani, nient'altro
che degli ipocriti. Sarebbe un bene per tutti noi se, come risultato di tale
onest? generale, venisse raggiunto un certo grado di tolleranza nelle cose
sessuali.
In ogni
caso di nevrosi c'? una etiologia sessuale; ma nella nevrastenia ? una
etiologia di tipo presente, mentre nelle psiconevrosi i fattori sono di natura
infantile.
L'angoscia ? sempre libido distolta dal suo [normale]
impiego..
L'ereditariet?
? inaccessibile all'influenza del medico. Ognuno nasce con le proprie tendenze
ereditarie alle malattie, e noi non possiamo fare niente per cambiarle.
La
nevrastenia (in entrambe le forme) ? una di quelle affezioni che ognuno pu?
facilmente acquistare senza aver alcuna tara ereditaria.
Lo stato
della nostra civilt? ? anch'esso qualcosa che non pu? essere modificato
dall'individuo. Per di pi? questo fattore, essendo comune a tutti i membri
della stessa societ?, non pu? mai spiegare il fatto della selettivit?
nell'incidenza della malattia. Il medico non nevrastenico ? esposto alla stessa
influenza di una civilt? presumibilmente nociva alla quale ? esposto il
paziente che egli deve trattare.
Nessuno
pu? mai diventar nevrotico attraverso il lavoro o l'eccitamento soltanto. Il
lavoro intellettuale ? anzi una protezione contro la possibilit? di ammalarsi
di nevrastenia; sono proprio i lavoratori intellettuali pi? assidui a restare
esenti dalla nevrastenia, e ci? che i nevrastenici lamentano come ?superlavoro
che li fa ammalare? di regola non merita affatto di essere chiamato ?lavoro
intellettuale? n? per qualit? n? per quantit?. I medici dovranno abituarsi a
spiegare a un impiegato che si ? ?affaticato? dietro una scrivania o a una casalinga
per la quale le attivit? domestiche sono divenute troppo pesanti, che essi si
sono ammalati non perch? abbiano cercato di compiere doveri che in verit?
possono essere facilmente eseguiti da un cervello civilizzato, ma perch? in
tutto questo tempo hanno pericolosamente trascurato e danneggiato la propria
vita sessuale.
L'attuale
trattamento della nevrastenia - cos? come viene applicato negli stabilimenti
idroterapici - si propone di migliorare le condizioni nervose per mezzo di due
fattori: proteggendo il paziente e rinvigorendolo. Secondo la mia esperienza, ?
quanto mai opportuno che i direttori medici di tali stabilimenti si rendano ben
conto che trattano non con vittime della civilt? o dell'ereditariet?, ma - sit venia verbo - con persone minorate
nella sessualit?.
Oggi non
possediamo alcun metodo di prevenzione del concepimento che sia tale da
soddisfare ogni legittima esigenza - cio?, che sia certo e comodo, che non
diminuisca la sensazione del piacere durante il coito e che non ferisca la sensibilit?
della donna. Questo pone ai medici un compito pratico alla cui soluzione
potranno dedicare le loro energie non senza soddisfazione. Chiunque colmi
questa lacuna della tecnica medica preserver? la gioia di vivere e conserver?
la salute di innumerevoli persone, sebbene, per la verit?, dar? anche l'avvio a
un mutamento drastico delle nostre condizioni sociali.
Nella mia
esperienza ho visto che i bambini sono capaci di ogni attivit? sessuale
psichica e molti anche di attivit? sessuali somatiche.
Le psiconevrosi,
come genere di malattia, non sono affatto malattie lievi. Una volta insorto
l'isterismo, nessuno pu? predire quando finir?. Noi in gran misura ci
consoliamo con la vana profezia che ?un giorno improvvisamente sparir??. La
guarigione molto spesso risulta essere semplicemente un accordo sulla
tolleranza reciproca tra la parte malata dei paziente e la parte sana; ? il
risultato di un sintomo di una fobia.
Tra di
noi ? diffuso un detto relativo ai gioielli falsi che non sono d'oro, ma forse
sono stati qualche volta accanto a qualcosa d'oro.
Questa
stessa similitudine vale per certe esperienze nell'infanzia che sono rimaste
nella memoria non perch? fossero d'oro, ma perch? vicine all'oro.
La
convinzione spontanea della persona che si ? appena svegliata ? che i suoi
sogni, anche se non sono venuti essi stessi da un altro mondo, lo hanno
comunque trasportato in un altro mondo.
Tutto il
materiale che costituisce il contenuto di un sogno ? in qualche modo derivato
dall'esperienza, cio? ? stato riprodotto o ricordato nel sonno: questo almeno
pu? essere considerato un fatto indiscusso.
Una delle
fonti dalle quali i sogni traggono il loro materiale per la riproduzione,
materiale che in parte non ? n? ricordato n? usato nell'attivit? mentale della
vita da svegli; ? l'esperienza infantile.
I sogni
in genere sono privi di intelligibilit? e ordine. Le composizioni che
costituiscono i sogni sono prive di quelle qualit? che renderebbero possibile
ricordarli e vengono dimenticate perch? in genere si scompongono un momento
dopo.
I sogni
cedono il posto alle impressioni di un nuovo giorno come lo splendore delle
stelle cede alla luce del sole.
Chiunque,
conducendo ricerche scientifiche, presti attenzione ai sogni per un determinato
periodo di tempo, sogner? pi? del solito, il che vuol dire che ricorda i sogni
con pi? facilit? e frequenza.
Lo studio
scientifico dei sogni parte dalla supposizione che essi sono il prodotto della
nostra attivit? mentale. Ciononostante il sogno finito ci colpisce come
qualcosa di estraneo. Siamo cos? poco portati a riconoscere la nostra
responsabilit?, che diciamo altrettanto facilmente mir hat getraumt [?ho avuto un sogno?] che ich habe getraumt [?ho fatto un sogno?].
I sogni
[...] pensano prevalentemente con immagini visive, ma non esclusivamente; essi
infatti fanno uso anche di immagini auditive e, in misura minore, delle
impressioni degli altri sensi. Molte cose si manifestano nei sogni (proprio
come fanno nella vita da svegli) semplicemente come pensieri o idee,
probabilmente cio? in forma di residui di rappresentazioni verbali. Tuttavia,
ci? che ? veramente caratteristico nel contenuto dei sogni, sono quegli
elementi che si comportano come immagini, cio? pi? simili a percezioni che a
rappresentazioni della memoria. Tralasciando tutte le argomentazioni, cos? note
agli psichiatri, sulla natura delle allucinazioni, concorderemo con tutte le
opinioni autorevoli sull'argomento nell'affermare che i sogni allucinano, che
sostituiscono le allucinazioni ai pensieri.
Da lungo
tempo ? stata richiamata l'attenzione sull'affinit? intima tra sogni e malattie
mentali, che si rivela nell'ampia concordanza delle loro manifestazioni. Maury
dice che il primo a rilevarla fu Cabanis e dopo di lui L?lut, J. Moreau e, in
particolare, il filosofo Maine de Biran. Senza dubbio il confronto risale a
tempi ancora pi? lontani; Radestock inizia il capitolo nel quale ne tratta con
delle citazioni che stabiliscono un'analogia tra i sogni e la pazzia. Kant dice
in un punto: ?Il pazzo ? un sognatore sveglio?. Krauss dichiara che ?la pazzia
? un sogno sognato mentre i sensi sono svegli?. Schopenhauer chiama i sogni una
breve follia e la follia un lungo sogno. Hagen descrive il delirio come vita
onirica prodotta non dal sonno ma da malattia. Wundt scrive: ?Noi stessi, in
realt?, possiamo sperimentare nei sogni quasi tutti quei fenomeni che si
verificano nei manicomi?.
L'indiscutibile analogia tra i sogni e la follia, cos? come
si estende ai dettagli in particolare, ? uno dei pi? potenti sostegni della
teoria medica della vita onirica, che considera il sognare come un inutile
processo disturbatore e come l'espressione di un'attivit? ridotta dalla mente.
Tuttavia non ci si deve aspettare che troveremo la definitiva spiegazione dei
sogni partendo dai disturbi psichici; infatti ? generalmente riconosciuto
l'insoddisfacente stato della nostra conoscenza riguardo all'origine di questi
ultimi. ? abbastanza probabile, al contrario, che un cambiamento di
atteggiamento riguardo ai sogni influenzer? nello stesso tempo le nostre
opinioni sul meccanismo interno dei disordini mentali, e che lavoreremo per la
spiegazione delle psicosi mentre stiamo cercando di chiarire il mistero dei
sogni.
L'avversione ad imparare qualcosa di nuovo [...] ?
caratteristica degli uomini di scienza. Con parole ironiche Anatole France
dice: ?Les savants ne sont pas curieux? [?I saggi non sono curiosi?].
Ci? che
Schiller descrive come un allentamento della sorveglianza alle porte della
ragione, cio? l'atteggiamento di autosservazione priva di critica, non ?
affatto difficile. La maggior parte dei miei pazienti lo realizza dopo le prime
istruzioni. Io stesso posso farlo perfettamente aiutandomi con lo scrivere le
idee come mi vengono in mente. La quantit? di energia psichica con la quale ?
possibile ridurre l'attivit? critica e aumentare l'intensit?
dell'autosservazione varia considerevolmente secondo l'argomento sul quale uno
cerca di fissare l'attenzione.
I sogni
non devono essere paragonati ai suoni discordanti che provengono da uno
strumento musicale percosso da un tocco estraneo invece che dalla mano del
musicista, non sono privi di significato, non sono assurdi; non implicano che
una parte delle nostre rappresentazioni sia addormentata, mentre un'altra parte
comincia a svegliarsi. Al contrario, sono fenomeni psichici pienamente validi e
cio? soddisfazioni di desideri; essi possono essere inseriti nella catena degli
atti mentali comprensibili della veglia; essi vengono elaborati da un'attivit?
mentale estremamente complicata.
Spesso i
sogni si rivelano, senza alcuna maschera, come appagamenti di desideri;
cosicch? ci si pu? meravigliare che il linguaggio dei sogni non sia stato gi?
compreso da lungo tempo. Per esempio, c'? un sogno che io posso produrre in me
quando voglio, per cos? dire sperimentalmente. Se la sera mangio sardine, olive
o qualsiasi altro cibo molto salato, durante la notte mi viene sete e mi
sveglio. Ma il mio risveglio ? preceduto da un sogno che ha sempre lo stesso
contenuto cio? che sto bevendo. Sogno che sto gi? bevendo a grandi sorsi
dell'acqua, che ha quel sapore delizioso delle bevande fredde per chi ? arso
dalla sete.
I sogni
dei bambini sono spesso mere soddisfazioni di desideri e in questo caso sono
ben poco interessanti in confronto ai sogni degli adulti. Essi non sollevano
problemi da risolvere, ma d'altra parte hanno una grandissima importanza al
fine di dimostrare che i sogni, nella loro essenza, rappresentano l'adempimento
dei desideri.
Quando,
nel corso di un lavoro scientifico, ci si trova di fronte ad problema difficile da risolvere, ?
spesso un buon sistema quello di aggiungere all'originale un secondo problema,
proprio come ? pi? facile schiacciare due noci insieme piuttosto che separatamente.
? vero
che ci sono dei sogni [...] che sono palesi appagamenti di desideri. Ma nei
casi in cui non si pu? riconoscere la soddisfazione del desiderio, dove questo
? mascherato, ci deve essere stato un atteggiamento di difesa contro di esso: e
proprio per questa difesa il desiderio non si ? potuto esprimere se non in una
forma distorta.
Possiamo
[...] presumere che, nel singolo individuo, i sogni ricevano una forma
dall'azione di due forze psichiche (che possiamo anche chiamare correnti o
sistemi), una delle quali costruisce il desiderio espresso dal sogno, mentre
l'altra esercita una censura su di esso provocando, di conseguenza, una
deformazione della sua espressione.
L'identificazione ? un fattore molto importante nel
meccanismo dei sintomi isterici: riesce a far esprimere ai pazienti nei loro
sintomi non solo le loro esperienze personali, ma anche quelle di un gran
numero di altre persone, a farli soffrire in un certo senso per tutta una folla
di gente e a recitare tutte le parti di una commedia da soli.
L'identificazione viene pi? frequentemente usata nell'isteria
per esprimere un comune elemento sessuale. L'isterica si identifica nei suoi
sintomi di preferenza, anche se non esclusivamente, con le persone con le quali
ha avuto rapporti sessuali o con quelle che hanno avuto rapporti sessuali con
le stesse persone con le quali ne ha avuti lei.
C'? una
componente masochista nella costituzione sessuale di molte persone, che deriva
dalla trasformazione nel suo contrario della componente aggressiva, sadica.
Quelli che provano piacere, non nel dolore fisico inflitto loro, ma
nell'umiliazione e tortura mentale, si possono chiamare ?masochisti mentali?.
Si comprende subito che questo tipo di persone pu? fare sogni contrari a
desideri e sogni spiacevoli, che tuttavia sono realizzazioni di desideri perch?
soddisfano le loro tendenze masochiste.
Tutti
abbiamo dei desideri che preferiremmo non svelare ad altre persone e desideri
che non ammettiamo nemmeno di fronte a noi stessi.
I sogni
di angoscia sono sogni di contenuto sessuale, in cui la libido ? stata
trasformata in angoscia.
I sogni
possono scegliere il loro materiale da qualunque parte della vita del
sognatore, purch? ci sia un'associazione di pensieri che leghi l'esperienza del
giorno del sogno (le impressioni ?recenti?) con quelle pi? lontane.
I nostri
pensieri nei sogni sono dominati dallo stesso materiale che ci tiene impegnati
durante il giorno, e ci preoccupiamo di sognare solo quelle cose che ci hanno
dato ragione di riflettere durante il giorno.
Il regno
del motto di spirito non conosce frontiere.
Se nel
corso di un solo giorno abbiamo due o pi? esperienze adatte a provocare un
sogno, questo far? riferimento ad un tutto unico; esso è costretto a farne un'unità.
Non ci
sono sogni ?innocenti?. Queste sono le mie opinioni nel senso pi? rigoroso e
pi? assoluto, se lasciamo da parte i sogni dei bambini e forse le brevi
reazioni oniriche a sensazioni provate durante la notte. A parte questo, ci?
che sogniamo o si riconosce in modo manifesto come psichicamente significativo,
o ? deformato e non pu? essere giustificato finch? il sogno non ? stato
interpretato, dopo di che ancora una volta risulta essere significativo.
I sogni
non riguardano mai delle sciocchezze; non permettiamo infatti che il nostro
sonno venga turbato da inezie.
I sogni
apparentemente innocenti si rivelano essere l'opposto quando si prende la cura
di interpretarli. Si potrebbe dire che sono lupi in veste d'agnelli.
Ogni
sogno ? legato alle esperienze recenti nel suo contenuto manifesto, mentre si
ricollega alle esperienze pi? lontane nel suo contenuto latente.
I sogni
spesso sembrano avere pi? di un significato. Essi, come hanno mostrato i nostri
esempi, includono parecchie soddisfazioni di desideri, l'una accanto all'altra;
inoltre, una successione di significati o di soddisfazioni di desideri pu?
essere sovrapposta ad un'altra, dove quella pi? profonda ? la soddisfazione di
un desiderio della prima infanzia. E qui ci si dovrebbe chiedere di nuovo se
non sia pi? esatto asserire ci? che avviene ?sempre?, piuttosto che ?spesso?.
Il fatto
che i significati dei sogni siano disposti in strati sovrapposti costituisce
uno dei pi? delicati ma anche dei pi? interessanti problemi
dell'interpretazione dei sogni. Chiunque dimentichi questa possibilit? andr?
facilmente fuori strada e arriver? a fare delle affermazioni insostenibili
sulla natura dei sogni.
In genere
non siamo in grado di interpretare i sogni di un'altra persona, a meno che essa
non sia preparata a comunicare i pensieri inconsci che si celano dietro al suo
contenuto.
In genere
ogni persona ha la facolt? di costruire il suo mondo onirico secondo le proprie
caratteristiche individuali, rendendolo cos? incomprensibile agli altri. Appare
evidente, comunque, che in contraddizione con questo, ci sono certi sogni
simili per tutti e che si presume abbiano lo stesso significato per tutti. Un
interesse particolare ? collegato a questi sogni tipici, poich? essi
presumibilmente sorgono dalle stesse fonti in ogni caso e quindi sembrano
particolarmente qualificati a chiarire le fonti del sogno.
Solo
nell'infanzia ci facciamo vedere seminudi da membri della famiglia e da
estranei, governanti, cameriere, ospiti, e solo allora non ci vergogniamo della
nostra nudit?. Possiamo ora osservare che lo spogliarsi ha un effetto quasi
inebriante su molti bambini, anche quando sono pi? grandi, invece di far loro
provare vergogna. Ridono e saltano da tutte le parti e si colpiscono, mentre la
madre o chiunque sia presente li rimprovera, dicendo: ?Vergognati, questo non
si fa!?. I bambini spesso manifestano il desiderio di esibirsi.
Il
paradiso stesso non ? altro che una fantasia collettiva dell'infanzia
dell'individuo. Ecco perch? l'umanit? era nuda in paradiso e non c'era vergogna,
finch? arriv? il momento in cui si risvegli? la vergogna e l'angoscia, segu? la
cacciata e cominci? la vita sessuale e il compito della civilt?. Ma noi
possiamo riconquistare questo paradiso ogni notte nei nostri sogni.
Nella
psicoanalisi si impara ad interpretare la contiguit? temporale come connessione
oggettiva. Due pensieri che si susseguono immediatamente senza un nesso
apparente, compongono in realt? un'unit? che deve essere scoperta; allo stesso
modo, se scrivo una ?a? e una ?b? di seguito, devono essere pronunciate come
un'unica sillaba ?ab?. Lo stesso vale per i sogni.
I
desideri che il sogno soddisfa non sono sempre desideri attuali. Possono anche
essere desideri del passato che sono stati abbandonati, ricoperti da altri,
rimossi, e ai quali dobbiamo attribuire una specie di continuazione di
esistenza solo a causa del loro rivivere in un sogno. Essi sono morti nel senso
che diamo noi alla parola, ma solo nel senso delle ombre dell'Odissea, che si
risvegliavano ad una certa forma di vita appena bevevano del sangue.
Se
qualcuno sogna, con tutte le espressioni di dolore, che il padre o la madre o
un fratello o una sorella muoiono, non impiegherei mai il sogno come prova che
egli desidera la morte di quella persona in quel momento. La teoria dei sogni non richiede tanto; le basta la
deduzione che questa morte ? stata desiderata una volta o l'altra durante
l'infanzia del sognatore.
Molte
persone [...] che amano i fratelli e le sorelle e che si sentirebbero desolate
per la loro morte, nutrono contro di essi desideri cattivi nell'inconscio da
moltissimo tempo; e questi desideri possono essere realizzati dai sogni.
I
sentimenti ostili tra fratelli e sorelle devono essere molto pi? frequenti
nell'infanzia di quanto possa osservare l'occhio cieco dell'adulto.
I sogni
di morte dei genitori si applicano con maggiore frequenza al genitore dello
stesso sesso del sognatore: cio?, gli uomini sognano soprattutto la morte del
padre, le donne quella della madre. Non posso pretendere che ci? sia universalmente
vero, ma lo ? nella maggioranza dei casi, in modo cos? evidente da richiedere
una spiegazione basata su un elemento che abbia validit? generale. Grosso modo,
? come se si provasse nei primi anni una preferenza sessuale: come se i ragazzi
considerassero i padri e le ragazze le madri dei rivali in amore, la cui
eliminazione non potrebbe non avvantaggiarli.
Il medico
ha spesso occasione di notare che il dolore del figlio per la perdita del padre
non riesce a soffocare la soddisfazione per aver infine conseguito la sua
libert?.
Le
occasioni di conflitto tra la figlia e la madre sorgono quando la figlia
comincia a crescere e a desiderare la libert? sessuale, mentre si trova sotto
la tutela della madre; e per la madre, d'altra parte, la crescita della figlia
? l'avvertimento che ? venuta per lei l'ora di abbandonare le sue pretese di
soddisfazioni sessuali.
Il
desiderio della morte dei genitori risale alla primissima infanzia. Nel caso di
psiconevrotici soggetti all'analisi, questa supposizione trova conferma con
certezza assoluta.
I
genitori dimostrano in genere una parzialit? sessuale: una predilezione
naturale fa in genere in modo che l'uomo tenda a viziare le figliolette, mentre
la madre prende la parte dei maschietti; ci? anche se entrambi, quando il loro
giudizio non ? turbato dalla magia del sesso controllano severamente
l'educazione dei loro figli. Il bambino ? ben consapevole di questa parzialit?
e si ribella contro quello dei genitori che ad essa si oppone. L'essere amato
da un adulto non solo porta al bambino la soddisfazione di una particolare
esigenza ma anche la certezza che si ceder? alla sua volont? in tutto il resto.
Cos? egli seguir? il suo istinto sessuale e nello stesso tempo rafforzer? la
preferenza mostrata dai genitori, se la sua scelta coincide con la loro.
I
genitori hanno la parte pi? importante nella vita psichica di tutti i bambini
che diventeranno psiconevrotici. L'amore per un genitore e l'odio per l'altro
sono le componenti essenziali del gruppo di impulsi psichici che si forma in
quel periodo e che ? tanto importante per la determinazione dei sintomi della
successiva nevrosi.
I sogni
sono brevi, miseri e laconici in confronto all'estensione e abbondanza dei
pensieri del sogno. Un sogno scritto riempir? forse mezza pagina, l'analisi che
ricerca i pensieri latenti pu? prendere uno spazio sei, otto o dieci volte
maggiore. Questo rapporto varia a seconda dei sogni, ma la mia esperienza mi fa
credere che la direzione non cambia mai.
La
formazione dei sogni [?] basata su un processo di condensazione.
I sogni
prendono in considerazione in generale la connessione che indubbiamente esiste
tra tutte le parti dei pensieri del sogno, fondendo tutto il materiale in
un'unica situazione o fatto. Essi riproducono la connessione logica mediante la simultaneità del tempo. E qui agiscono come il pittore che in un quadro
della Scuola di Atene o del Parnaso rappresenta in un unico gruppo tutti i
filosofi o tutti i poeti. ? vero che in realt? non si sono mai riuniti tutti in
un'unica sala o su una cima di montagna, ma certamente formano un gruppo
concettualmente.
L'altemativa ?o-o? non pu? essere espressa nei sogni in alcun
modo. [...] Se, nel raccontare un sogno, il narratore si sente portato a
servirsi di un ?o-o?, - per esempio, ?era un giardino o un salotto? -, nei
pensieri del sogno non c'era un'alternativa ma un ?e?, una semplice aggiunta.
Un ?o-o? si usa soprattutto per descrivere un elemento del sogno che abbia un
carattere vago, che comunque pu? essere risolto. In questi casi la regola per
l'interpretazione ?: considera di
uguale valore le due apparenti alternative e collegale
con un ?e?.
So per
esperienza, alla quale non ho trovato eccezioni, che ogni sogno tratta del
sognatore stesso. I sogni sono completamente egoistici. Ogni volta che il mio
Io non appare nel contenuto del sogno, ma c'? solo qualche sconosciuto, posso
ritenere con sicurezza che il mio Io si cela mediante l'identificazione con
questa persona; posso inserire il mio Io nel contesto. Altre volte, quando il
mio Io appare nel sogno, la circostanza in cui appare pu? farmi capire che c'?
qualche altra persona nascosta dietro di me per identificazione. In tal caso il
sogno dovrebbe ammonirmi di trasferire su me stesso, durante l'interpretazione,
l'elemento comune nascosto, che si riferisce a quella persona. Ci sono dei
sogni in cui il mio Io appare insieme ad altre persone, che, quando si risolve
l'identificazione, risultano essere di nuovo il mio Io. Grazie a queste
identificazioni dovrei quindi essere in grado di portare il mio lo a contatto
con determinate idee la cui accettazione ? stata proibita dalla censura. Quindi
il mio lo pu? essere rappresentato in un sogno parecchie volte, ora
direttamente, ora mediante la identificazione con persone estranee.
Molto
spesso l'inversione viene impiegata proprio nei sogni che sorgono da impulsi
omosessuali repressi.
I
commenti su un sogno, o le osservazioni apparentemente ingenue, spesso servono
a mascherare una parte di quanto si ? sognato nella maniera pi? sottile; ma in
realt? la tradiscono.
In
qualsiasi lingua i termini concreti, a causa della storia del loro sviluppo,
sono pi? ricchi di associazione dei termini concettuali.
Le
parole, poich? sono i centri di collegamento di numerose idee, possono considerarsi
come predestinate all'ambiguit?; e le nevrosi (per esempio, le ossessioni e le
fobie), non meno dei sogni, si servono spudoratamente dei vantaggi offerti
dalle parole a scopo di condensazione e mascheramento.
Nell'interpretazione di qualsiasi elemento del sogno in
genere ? dubbio: a. se esso vada
preso in senso positivo o negativo (come relazione antitetica); b. se debba essere interpretato storicamente (come un
ricordo); c. o simbolicamente, o d. se la sua interpretazione debba dipendere
dall'espressione verbale.
La
presenza dei simboli nei sogni non solo per alcuni versi facilita la loro
interpretazione, ma la rende per altri versi pi? difficile.
Nessun
altro istinto ? stato soggetto fin dall'infanzia a tanta repressione, quanto
l'istinto sessuale con le sue numerose componenti. [...] Nessun altro istinto
lascia tanti desideri inconsci e cos? forti, pronti a produrre sogni nello
stato di sonno. Nell'interpretare i sogni non dovremmo mai dimenticare
l'importanza dei complessi sessuali, evitando naturalmente l'esagerazione di
attribuire ad essi importanza esclusiva.
Possiamo
affermare che molti sogni, se attentamente interpretati, sono bisessuali, in
quanto ammettono senza dubbio una sovrainterpretazione in cui si realizzano gli
impulsi omosessuali del sognatore, gli impulsi, cio?, che sono contrari alle
sue normali attivit? sessuali. Tuttavia sostenere, come fanno Stekel e Adler,
che tutti i sogni devono essere interpretati bisessualmente mi sembra una
generalizzazione nello stesso tempo indimostrabile e poco probabile che non mi
sento di appoggiare. In particolare poi non posso ignorare il fatto evidente
che ci sono numerosi sogni che soddisfano esigenze diverse da quelle erotiche,
nel senso pi? ampio della parola: sogni di fame e di sete, sogni di comodit?,
ecc.
Quando io
insisto con i miei pazienti sulla frequenza dei sogni edipici, in cui il
sognatore ha un rapporto sessuale con la propria madre, essi rispondono spesso:
?Non ricordo di aver mai fatto un sogno simile?. Subito dopo, tuttavia, verr?
fuori un ricordo di qualche altro sogno poco chiaro e indifferente, che il
paziente ha fatto ripetutamente. L'analisi mostra allora che questo ?
effettivamente un sogno con lo stesso contenuto, ancora una volta un sogno
edipico. Posso affermare con certezza che i sogni mascherati di rapporti
sessuali con la madre del sognatore sono molto pi? frequenti di quelli
manifesti.
L'evoluzione del linguaggio ha facilitato molto le cose ai
sogni. La lingua ha infatti a sua disposizione moltissime parole che in origine
avevano un significato figurato e concreto, ma oggi sono usate in senso
sbiadito e astratto. Tutto quanto i sogni devono fare ? dare a queste parole il
loro pieno significato primitivo o retrocedere ad una fase precedente del loro
sviluppo.
Le
impressioni del secondo anno di vita, e a volte anche del primo, lasciano
un'impronta durevole sulla vita emotiva di coloro che in seguito si
ammaleranno, e [...] queste impressioni, anche se deformate e in molti modi
esagerate dalla memoria, possono costituire la prima e la pi? profonda base dei
sintomi isterici. I pazienti, cui spiego queste cose al momento giusto, usano
parodiare questa conoscenza appena acquisita dichiarando di essere pronti a
cercare ricordi che risalgono al tempo in cui non erano ancora in vita.
Il
distacco degli affetti dal materiale rappresentativo che li ha generati ? la
cosa pi? sorprendente che possa loro accadere durante la formazione dei sogni;
ma non ? n? l'unica n? la pi? essenziale alterazione che essi subiscono nel
loro cammino dai pensieri del sogno al sogno manifesto. Se confrontiamo gli
affetti dei pensieri del sogno con quelli del sogno, una cosa diventa subito
evidente. Ogni volta che c'? un affetto in un sogno, esso si trova anche nei
pensieri del sogno. Ma non viceversa. Un sogno ? generalmente pi? povero di
affetto del materiale psichico dalla cui elaborazione proviene. Quando ho
ricostruito i pensieri del sogno, generalmente scopro che in essi i pi? intensi
impulsi psichici lottano per farsi sentire e lottano in genere contro altri che
sono in acuto contrasto con essi. Se poi ritorno al sogno esso appare spesso
sbiadito e privo di tonalit? emotiva di notevole intensit?. Il lavoro onirico
ha ridotto a un livello di indifferenza non solo il contenuto ma spesso anche
il tono emotivo dei miei pensieri. Si potrebbe dire che il lavoro onirico
determina una repressione di affetti.
L'inibizione
di affetto [...] deve essere considerata la seconda conseguenza della censura
dei sogni, come la deformazione del sogno ne ? la conseguenza prima.
Come le
rappresentazioni di cose possono apparire nei sogni trasformate nei loro
opposti, cos? anche gli affetti collegati ai pensieri del sogno; e sembra
probabile che questa inversione di affetti sia prodotta in genere dalla censura
del sogno. Nella vita sociale, ci serviamo ugualmente della repressione e
dell'inversione degli affetti, principalmente a scopo di dissimulazione.
Solo i
rimproveri in cui c'? qualcosa di vero feriscono; solo quelli ci turbano.
La mia
vita emotiva ha sempre richiesto un amico intimo e un nemico odiato. Sono
sempre riuscito a procurarmene di nuovi ed ? anzi successo spesso che la
situazione ideale dell'infanzia si sia riprodotta cos? completamente da riunire
nella stessa persona l'amico e il nemico, naturalmente non nello stesso momento
o con continue oscillazioni, come deve essere successo nella mia prima
infanzia.
Non si
pu? negare che interpretare e raccontare i propri sogni richieda un alto grado
di autodisciplina. Si ? costretti ad emergere come l'unico mascalzone tra una
folla di persone nobili con le quali si divide la vita.
Ci siamo
trovati di fronte all'interrogativo, se la mente impieghi tutte le sue facolt?
senza riserve per la formazione dei sogni o solo una parte di esse
funzionalmente limitata. Le nostre indagini ci inducono a rifiutare interamente
la forma in cui ? stata posta questa domanda, poich? date le circostanze essa
risulta inadeguata. Ma se dovessimo rispondere alla domanda nei termini in cui
? stata posta, saremmo costretti a rispondere in senso affermativo ad entrambe
le alternative, anche se apparentemente si escludono a vicenda.
L'affermazione fatta in questi termini perentori (?Tutto ci?
che interrompe il progresso del lavoro onirico ? una resistenza?) ? facilmente
aperta ai malintesi. Naturalmente si deve prendere solo come una regola
tecnica, come un avvertimento agli analisti. Non si pu? confutare che nel corso
dell'analisi si possono verificare diversi eventi non imputabili alle
intenzioni del paziente. Il padre pu? morire senza che egli lo abbia
assassinato, o pu? scoppiare una guerra che interrompe l'analisi. Ma al di l?
dell'evidente esagerazione, l'affermazione sostiene qualcosa di nuovo e di
vero. Anche se l'evento che causa l'interazione ? reale e indipendente dal
paziente, dipende spesso da lui l'entit? dell'interazione che provoca; e la
resistenza si rivela inequivocabilmente nella prontezza con !a quale accetta un
fatto di questo genere e nell'abuso che ne fa.
?
indubbio che dimentichiamo sempre di pi? i sogni con il passare del tempo, dopo
il risveglio; spesso li dimentichiamo nonostante i pi? faticosi sforzi per
ricordarli. Ma sono dell'opinione che l'entit? di questo oblio sia in genere
sopravvalutata; e c'? anche una sopravvalutazione della limitazione della
nostra conoscenza del sogno a causa delle lacune. Spesso ? possibile mediante
l'analisi ritrovare tutto quanto ? stato perso dimenticando il contenuto del
sogno; o almeno, in numerosi casi si pu? ricostruire da un frammento non il
sogno, che in ogni caso non ? importante, ma l'insieme dei pensieri del sogno.
Ci? richiede una certa attenzione e autodisciplina nel compiere l'analisi;
questo ? tutto, ma dimostra che non manca un fine ostile (di resistenza) attivo
nel dimenticare i sogni.
L'oblio
dei sogni dipende molto di pi? dalla resistenza che dalla concezione, messa in
rilievo dagli altri autori, che lo stato della veglia e quello del sonno siano
estranei l'uno all'altro.
Nessuno
si deve aspettare che l'interpretazione dei suoi sogni gli cada in grembo come
la manna dal cielo. [...] Deve ricordarsi del consiglio di Claude Bernard ai
ricercatori di un laboratorio fisiologico: ?travailler comme une bete?,
lavorare, cio?, con l'ostinazione di una bestia e con noncuranza per il
risultato. Seguendo questo consiglio, il compito non sar? pi? cos? difficile.
Alla
domanda se tutti i sogni possano essere interpretati, bisogna rispondere
negativamente. Non si deve dimenticare che nell'interpretazione del sogno siamo
ostacolati dalle forze psichiche responsabili della sua deformazione. ? quindi
questione di forza relativa, se, nell'interpretazione del sogno, il nostro
interesse intellettuale, la nostra capacit? di autodisciplina, le nostre
conoscenze psicologiche e la nostra pratica riescono a dominare le resistenze
interne. E' sempre possibile arrivare fino a un certo punto: in ogni caso fino
a convincerci che il sogno ? una struttura con un significato, e in genere
anche fino ad avere un'idea sul suo significato.
Spesso
c'? una parte anche nel sogno interpretato pi? a fondo che dev'essere lasciata
oscura; ci? avviene perch? ci rendiamo conto durante il lavoro di
interpretazione che a quel punto c'? un nodo di pensieri del sogno che non pu?
essere districato e che inoltre non aggiunge nulla alla nostra conoscenza del
contenuto del sogno. Questo ? l'ombelico del sogno, il punto dove si immerge
nell'ignoto. I pensieri del sogno, ai quali ci conduce l'interpretazione, non
possono, per la natura delle cose, avere dei punti d'arrivo determinati; sono
costretti a ramificarsi in tutte le direzioni nell'intricata rete del mondo del
pensiero. E il desiderio del sogno emerge in qualche punto in cui questa rete ?
particolarmente fitta, come un fungo dal suo micelio.
I deliri
sono il prodotto della censura che non si preoccupa pi? di celare la sua
attivit?: invece di collaborare nel produrre una nuova versione che sia
ineccepibile, distrugge apertamente ci? che disapprova, cos? che ci? che rimane
diventa piuttosto incoerente. Questa censura agisce esattamente come la censura
dei giornali alla frontiera russa, che lascia andare tra le mani dei suoi
lettori, che deve proteggere, i giornali stranieri, solo dopo aver cancellato i
passaggi pericolosi.
I
desideri inconsci sono sempre attivi. Ma, nonostante questo, sembra che non
siano abbastanza forti da rendersi percettibili durante il giorno.
Posso
dire che ? di esperienza quotidiana il fatto che il rapporto sessuale tra
adulti sembri spaventoso ai bambini che lo osservano e che provochi angoscia in
essi. Ho spiegato questa angoscia deducendo che stiamo trattando di una
eccitazione sessuale che la loro intelligenza non ? in grado di affrontare, e
che inoltre essi indubbiamente rifiutano poich? implica i loro genitori; e
quindi si trasforma in angoscia.
La nostra
teoria dei sogni considera i desideri che risalgono all'infanzia come la forza
motrice indispensabile per la formazione dei sogni.
Il punto
non ? che i sogni creano la fantasia, ma piuttosto che l'attivit? inconscia
della fantasia contribuisce notevolmente alla formazione dei pensieri del
sogno.
Le
elaborazioni di pensiero pi? complicate sono possibili senza la partecipazione
della coscienza.
Il sogno
non ? un fenomeno patologico; non presuppone un disturbo dell'equilibrio
psichico; non lascia dietro di s? una perdita di efficienza.
L'interpretazione dei sogni ? la strada maestra verso la
conoscenza delle attivit? inconsce della mente.
I sogni
non sono gli unici fenomeni che ci permettano di trovare nella psicologia una
base per la psicopatologia.
Il medico
e il filosofo si incontrano solo se entrambi riconoscono che l'espressione
?processi psichici inconsci? ? ?l'espressione giusta e adatta di un fatto
assodato con certezza?. Il medico pu? solo scrollare le spalle, se si sente
dire che ?la coscienza ? la caratteristica indispensabile di ci? che ?
psichico?, e forse, se nutre ancora abbastanza rispetto per le espressioni dei
filosofi, penser? che non si sono occupati della stessa cosa e non hanno
lavorato per la stessa scienza. Poich? anche una sola osservazione comprensiva
della vita psichica di un nevrotico o un'unica analisi di un sogno devono
lasciargli l'irremovibile convinzione che i pi? complicati e razionali processi
del pensiero, cui certamente non si pu? negare il nome di processi psichici,
possono manifestarsi senza eccitare la coscienza del soggetto.
?
necessario abbandonare la sopravvalutazione della qualit? di essere coscienti
per potersi formare una visione esatta dell'origine di ci? che ? psichico.
Si deve
ritenere che l'inconscio sia la base generale della vita psichica. L'inconscio
? la sfera pi? larga, che comprende all'interno la pi? piccola del conscio.
Qualsiasi cosa cosciente ha uno stadio preliminare inconscio; mentre ci? che ?
inconscio pu? restare a quello stadio e tuttavia reclamare il valore pieno di
processo psichico. L'inconscio ? la vera realt? psichica; nella sua intima
essenza ci ? sconosciuto quanto la realt? del mondo esterno, e la coscienza ce
lo presenta in modo cos? incompleto come i nostri organi sensori ci comunicano
il mondo esterno.
Siamo
probabilmente portati a sopravvalutare notevolmente il carattere cosciente
della produzione intellettuale e artistica. I racconti fatti da alcuni degli
uomini pi? produttivi, quali Goethe e Helmholtz, ci mostrano piuttosto che ci?
che ? essenziale e nuovo nelle loro creazioni ? venuto loro senza
premeditazione e quasi come un insieme gi? pronto. Non c'? nulla di strano se
in altri casi, dove si richiedeva una concentrazione di tutte le facolt?
intellettuali, anche l'attivit? cosciente abbia dato il suo contributo. Ma
l'attivit? cosciente abusa troppo del suo privilegio per cui, ogni volta che ha
un ruolo, nasconde ai nostri occhi tutte le altre attivit?.
I
molteplici problemi della coscienza si possono afferrare solo mediante
un'analisi dei processi di pensiero nell'isteria.
Credo che
l'imperatore romano che fece uccidere uno dei suoi uomini perch? aveva sognato
di assassinare l'imperatore, avesse torto. Avrebbe dovuto cominciare con il
cercare di scoprire il significato del sogno; molto probabilmente il suo
significato era diverso da quello che sembrava. E anche se un sogno con un
contenuto diverso contenesse un atto di lesa maest? come significato, non
sarebbe forse giusto ricordare il detto di Platone, che l'uomo virtuoso si
accontenta di sognare ci? che un uomo malvagio fa realmente? Credo che la cosa
migliore sia lasciar liberi i sogni.
Nell'epoca che possiamo chiamare prescientifica gli uomini
non avevano difficolt? nel trovare una spiegazione ai sogni. Quando al
risveglio ricordavano un sogno, lo consideravano una manifestazione favorevole od
ostile di potenze superiori, demoniache e divine. Allorch? cominciarono a
diffondersi le dottrine naturalistiche, tutta questa ingegnosa mitologia si
mut? in psicologia, ed oggi solo un'esigua minoranza delle persone istruite
dubita che i sogni siano un prodotto della mente del sognatore.
Un giorno
ho scoperto con grande stupore che la concezione dei sogni pi? vicina alla
verit? non era quella medica, bens? quella popolare, per quanto fosse ancora
per met? implicata nella superstizione.
Le fobie
e le ossessioni sono estranee alla coscienza normale come lo sono i sogni per
la coscienza vigile, e la loro origine ? ignota alla coscienza come quella dei
sogni.
Abbiamo
tutte le ragioni per aspettarci che una spiegazione dei processi psichici dei
bambini, nei quali essi, forse, sono notevolmente semplificati, risulti una
premessa indispensabile per le ricerche sulla psicologia dell'adulto.
Nel caso
degli adulti, chiunque abbia esperienza nell'analizzarne i sogni scoprir? con
stupore che anche quelli che all'apparenza sono di una chiarezza trasparente,
raramente sono semplici come nei bambini e che al di l? della realizzazione di
desiderio pu? essere celato qualche altro significato.
Solo
raramente ricorrono nei sogni delle riproduzioni fedeli e dirette di scene reali.
Numerosi
fenomeni della vita quotidiana di persone sane, come dimenticanze, lapsus,
movimenti goffi ed una particolare classe di errori, sono determinati da un
meccanismo psichico analogo a quello dei sogni e degli altri anelli della
serie.
Il futuro
che ci mostra il sogno non ? quello che accadr?, ma quello che vorremmo
accadesse. La mente popolare si comporta qui come fa generalmente: crede in ci?
che desidera.
I sogni
ricadono in tre categorie, a seconda del loro atteggiamento nei confronti dell'appagamento
di desiderio. La prima categoria ? costituita da quei sogni che rappresentano
apertamente un desiderio non rimosso: si tratta dei sogni di tipo infantile che
diventano sempre pi? rari tra gli adulti. In secondo luogo ci sono i sogni che
esprimono un desiderio rimosso con un travestimento: questi indubbiamente
costituiscono la stragrande maggioranza dei nostri sogni e possono essere
compresi solo con l'analisi. Infine ci sono i sogni che rappresentano un
desiderio rimosso, senza mascherarlo o con una maschera insufficiente. Questi
ultimi sogni sono sempre accomunati dall'angoscia, che li interrompe. In tal
caso l'angoscia sostituisce la deformazione onirica, e nei casi della seconda
categoria l'angoscia si evita solo grazie al lavoro onirico. Non ? difficile
dimostrare che il contenuto rappresentativo che produce l'angoscia era una
volta un desiderio, che poi ? stato rimosso.
La nostra
ipotesi ? che nell'apparato psichico ci siano due agenti di creazione del
pensiero, di cui il secondo gode il privilegio di fare accedere liberamente
alla coscienza i suoi prodotti, mentre l'attivit? del primo ? in s? inconscia e
pu? raggiungere la coscienza solo attraverso il secondo.
Qualunque
desiderio o bisogno ha l'effetto di inibire Il sonno.
? indiscutibile
che i bambini credano alle immagini oniriche, poich? queste sono rivestite
dell'apparenza psichica di percezioni, ed essi non hanno ancora acquisito la
facolt? di distinguere le allucinazioni o le fantasie dalla realt?.
Dopo
avere studiato la sessualit? infantile, che ? spesso cos? riservata nelle sue
manifestazioni ed ? sempre trascurata e incompresa, possiamo dire che quasi
tutti gli individui civilizzati conservano sotto qualche aspetto le forme
infantili di vita sessuale. Possiamo quindi comprendere perch? i desideri
sessuali infantili rimossi costituiscano impulsi pi? frequenti e potenti per la
formazione dei sogni.
La
maggior parte dei simboli del sogno serve a rappresentare persone, parti del
corpo e attivit? di interesse erotico; in particolare, i genitali sono
rappresentati da numerosi simboli spesso sorprendenti, e la pi? grande variet?
di oggetti serve ad indicarli simbolicamente. Armi appuntite, oggetti lunghi e
rigidi, come tronchi e bastoni, rappresentano l'organo genitale maschile; mentre
armadi, scatole, carrozze e forni rappresentano l'utero.
In linea
generale, possiamo distinguere due tipi fondamentali di dimenticanze di nomi:
un nome pu? essere dimenticato sia perch? direttamente collegato a qualcosa di
sgradevole, sia per il suo nesso con altre parole le quali, a loro volta,
richiamino qualcosa di sgradevole. Dunque, i nomi possono essere perturbati
nella riproduzione sia per motivi loro, sia per relazioni associative pi? o
meno prossime.
Tutti noi
sogniamo prevalentemente in immagini visive. Nei ricordi d'infanzia ritroviamo,
in un certo senso, questa stessa regressione: essi si presentano sempre in
caratteri plasticamente visivi, e ci? anche nei soggetti i cui ricordi
successivi non hanno questa caratteristica. Cos?, i ricordi visivi si accostano
al tipo dei ricordi infantili.
I lapsus
si verificano spesso in periodo di guerra, fenomeno, del resto, facilmente
spiegabile.
L'affinit? tra un lapsus ed un gioco di parole pu? essere
molto forte.
Dobbiamo
osservare che spessissimo gli aristocratici deformano i nomi dei loro medici,
dal che si pu? dedurre che, in fondo, nonostante la cortesia che ostentano nei
loro riguardi, in qualche modo li disprezzano.
Il lapsus
non ha alcun bisogno di essere facilitato dalla rassomiglianza fonetica e [...]
pu? essere provocato da rapporti inconsci di natura esclusivamente psichica.
La
sostituzione di ci? che si vorrebbe dire con il suo contrario ? determinata
dalla autocritica, da un'intima opposizione contro le parole che ci si propone
di pronunciare. Ci si accorge allora con meraviglia che il tenore di
un'affermazione, di una assicurazione, di una protesta, contraddice nettamente
all'intenzione verbale e che il lapsus mette a nudo l'assenza di una sincerit?
profonda.
L'ilarit?
e lo scherno che i lapsus linguae
provocano in circostanze importanti sono una conferma contro l'opinione
generalmente ammessa per cui questi lapsus sarebbero errori puri e semplici,
senza altro significato psicologico.
La
perturbazione del linguaggio sta ad indicare un conflitto interiore. Io escludo
che qualcuno possa commettere un lapsus nel corso di una udienza davanti a Sua
Maest?, durante un'ardente dichiarazione d'amore o davanti ai giurati, mentre
si ? impegnati a difendere il proprio onore, il proprio nome, insomma in tutti
quei casi in cui si partecipa totalmente a ci? che si dice.
Un modo
di scrivere chiaro e piano dimostra che l'autore ? d'accordo con se stesso,
mentre frasi contorte ed artificiose ci si presentano, senza tema di errore,
come espressione di idee complicate, poco chiare, esposte senza convinzione,
come appesantite dall'autocritica dell'autore.
Dimenticare di apporre la propria firma ? un caso intermedio
tra il lapsus calami e la
dimenticanza. Un assegno non firmato equivale ad un assegno dimenticato.
A chi
tendesse a sopravvalutare lo stato attuale delle nostre conoscenze della vita
psichica basterebbe ricordare la funzione della memoria per costringerlo alla
modestia.
Nessuna
teoria psicologica ? stata ancora in grado di fornire una spiegazione generale
del fenomeno fondamentale della memoria e della dimenticanza; e perfino
l'analisi completa dei dati dell'osservazione ? appena iniziata.
L'abilit?
inconscia con la quale motivi reconditi, ma importanti, ci fanno perdere degli
oggetti, ? paragonabile soltanto alla ?sicurezza sonnambolica?.
Esaminando attentamente i casi di impossibilit? a ritrovare
oggetti smarriti, si ? costretti ad ammettere che non pu? esservi altra causa
che un'intenzione inconscia.
La
tendenza a dimenticare ci? che ? penoso o riprovevole mi sembra generale, anche
se la facolt? di dimenticare ? pi? o meno sviluppata secondo gli individui.
Nella pratica medica ci imbattiamo in pi? di un caso in cui i sintomi sono
negati e probabilmente non sono altro che dimenticanze.
Il
principio architettonico dell'apparato psichico ? la sovrapposizione, la
stratificazione di pi? istanze differenti.
Riguardo
alle tradizioni e alle leggende di un popolo si ammette generalmente che, per
capirle a fondo, bisogna tener conto [...] del desiderio di far sparire dal
ricordo del popolo ogni fatto che possa ferire il suo sentimento nazionale.
Forse, in seguito, uno studio pi? approfondito permetter? di stabilire una
perfetta analogia fra il modo in cui si formano le tradizioni popolari, da una
parte, ed i ricordi infantili del singolo individuo, dall'altra.
Nell'autobiografia di Darwin, si trova il seguente passo, che
rispecchia sia la sua precisione scientifica sia la sua perspicacia
psicologica: ?Per molti anni ho seguito una regola aurea: ogni volta che mi
capitava di leggere o comunque di venire a conoscenza di un fatto o di
un'osservazione o di una nuova idea, contraria ai risultati generali ottenuti
da me li annotavo fedelmente ed immediatamente, perch? so per esperienza che
idee e fatti del genere si scordano pi? facilmente di quelli che ci sono
favorevoli?.
Nessuno
dimentica di eseguire azioni che reputa importanti, senza esporsi al sospetto di
disturbo mentale.
Le donne,
che hanno un'intuizione pi? profonda dei processi psichici inconsci, sono
generalmente portate a ritenersi offese se non le si riconosce per la strada,
cio? se non le si saluta. Non pensano mai per prima cosa che la colpa possa
essere della miopia o della disattenzione della persona incontrata. Sostengono
che non sarebbe avvenuto se vi fosse stato dell'interesse.
Anche
negli uomini considerati onestissimi, si scoprono facilmente i segni di un
dubbio comportamento nei riguardi del denaro e della propriet?. L'avidit?
primitiva del lattante che cerca d'impadronirsi di tutti gli oggetti (per
metterseli in bocca) non scompare del tutto, in linea generale, sotto
l'influenza della cultura e dell'educazione.
In
materia di soldi la memoria degli uomini ? particolarmente tendenziosa. Ho
potuto constatarlo su me stesso: dimenticare frequentemente di non aver ancora
pagato quel che si deve ? un genere di errore molto tenace. Nei casi in cui non
ci sono in ballo interessi considerevoli, per esempio il gioco delle carte,
l'amore per il guadagno pu? mostrarsi liberamente. Allora anche gli uomini pi?
onesti commettono facilmente errori di calcolo, errori di memoria, e senza
neppure rendersene conto, sono coinvolti in piccole truffe. In questa libert?
si rivela il carattere psichicamente tonificante del gioco. ? esatta
l'affermazione del proverbio il quale dice che il carattere degli uomini si
rivela nel gioco, purch? non s'intenda il carattere manifesto. Anche gli errori
di calcolo di camerieri di bar o di ristoranti possono spiegarsi alla stessa
maniera. Tra i commercianti si pu? notare un certo ritardo nel pagare i conti:
non ? una prova di cattiva volont?, poich? questo ritardo non giover? al
guadagno, ma solo l'espressione della resistenza psicologica a staccarsi dal
denaro. Brill osserva a questo proposito con perspicacia: ?Dimentichiamo pi?
facilmente lettere che contengono fatture che non quelle che contengono
assegni?. Il fatto le donne abbiano una particolare avversione a pagare il medico,
? dovuto a motivi molto profondi e non ancora chiariti. Di solito lasciano a
casa il portamonete, per cui non possono pagare subito la visita, tornate a
casa dimenticano di spedire la somma dovuta (ci? avviene meno di frequente)
come se volessero ottenere gratis ci? che hanno ricevuto ?per i loro begli
occhi?; esse, per cos? dire, pagano lasciandosi guardare.
Ci? che
costituisce il carattere essenziale del lavoro scientifico non ? la natura dei
fatti trattati, ma il rigore metodico che presiede alla constatazione di quei
fatti e la ricerca d'una sintesi pi? vasta possibile.
Un
proverbio dimostra che il buon senso popolare sa bene che nelle dimenticanze di
propositi non c'? nulla di accidentale. ?Ci? che uno ha dimenticato di fare una
volta, lo dimenticher? molte altre volte.?
Quante
volte ho sentito dire: ?Non mi assumo questo incarico, perch? me ne
dimenticherei certamente?. Questa predizione non contiene assolutamente niente
di mistico. Chi parlava in questo modo intuiva solo vagamente che non voleva
assumersi l'incarico, ma non voleva confessarlo.
Pi? che
in qualsiasi altro settore, quello dell'attivit? sessuale ci fornisce prove
sicure del carattere intenzionale dei nostri atti casuali. Ci? perch?, in
questo campo, il limite che negli atti pu? ancora esistere fra intenzionalit? e
accidentalit? ? nullo.
Succede
spesso per strada che due persone che camminano in senso inverso nel tentativo
di evitarsi e di cedersi la strada, perdono qualche secondo a spostarsi di
qualche passo a destra o a sinistra, ma entrambi nello stesso senso fino a
fermarsi l'uno di fronte all'altro. Si crea una situazione spiacevole ed
imbarazzante, in cui generalmente si vede l'effetto di una goffaggine
accidentale. Invece ? possibile provare che in molti casi questa goffaggine
nasconde intenzioni sessuali e riproduce un atteggiamento maleducato e
provocatorio dell'et? giovanile.
Ho potuto
capire, dalle analisi dei nevrotici, che la cosiddetta spontaneit? dei giovani
e dei ragazzi ? una maschera che essi usano per esprimere o fare senza vergogna
parecchie cose sconvenienti.
Qualsiasi
cambiamento del modo abituale di vestirsi, qualsiasi negligenza, per esempio un
bottone abbottonato male, una parte del corpo lasciata distrattamente scoperta,
significa sempre qualcosa che il proprietario degli abiti non vuol dire
direttamente e di cui il pi? delle volte non ha alcun sospetto.
Gli atti
sintomatici, di una incredibile variet? sia negli individui sani che nei
nevrotici, meritano il nostro interessamento per pi? di un motivo. Essi
forniscono al medico delle preziose indicazioni che gli permettono d'orientarsi
nel cumulo di circostanze nuove o ancora poco note e rivelano all'osservatore
profano tutto ci? che desidera sapere e qualche volta anche di pi? di quel che
vorrebbe. Chi sa servirsi di queste indicazioni deve, all'occorrenza, procedere
come faceva il re Salomone che, secondo la leggenda, comprendeva il linguaggio
degli animali.
Non ci si
procura sempre degli amici fra coloro ai quali si rivela il significato dei
loro atti sintomatici.
Osservando la gente mentre ? a tavola si ha occasione di
notare chiari atti sintomatici interessanti ed istruttivi.
Nella
maggior parte dei casi, la perdita di un oggetto ? un atto sintomatico, cio?
nasconde un'intenzione inconscia da parte di colui che ha subito la perdita.
Spesso la perdita di un oggetto sta a dimostrare il poco valore che gli si
attribuisce, l'avversione per esso o per la persona dalla quale proviene; o,
ancora, la tendenza a perdere un oggetto ? determinata da una associazione di
idee simboliche che riversano l'avversione per un oggetto su di un altro. La
perdita di oggetti preziosi esprime i pi? vari sentimenti; pu? costituire la
rappresentazione simbolica di una idea rifiutata, perci? un avvertimento che si
preferirebbe non sentire e quindi (in primo luogo) deve essere considerata come
un sacrificio ad oscure potenze che presiedono al nostro destino ed il cui
culto esiste tuttora fra noi.
Chi
dimentica dal medico un oggetto che aveva con s?, come occhiali, guanti,
borsetta ecc., significa che non riesce a star lontano e che vuol tornare al
pi? presto. Infatti Jones osserva: ?Si pu? all'incirca misurare il successo con
cui un medico pratica la psicoterapia, ad esempio, da quanti ombrelli,
fazzoletti, borsette e cos? via colleziona in un mese?.
Anche le
determinazioni pi? sottili del modo di esprimersi parlando o scrivendo
meriterebbero pi? particolare attenzione. In genere si crede di avere la libera
scelta delle parole da cui i pensieri sono rivestiti o dalle immagini che li
mascherano. Una pi? attenta osservazione rivela che su questa scelta convergono
altre considerazioni e che dalla forma del pensiero traspare un pi? profondo
significato spesso non voluto. Immagini ed espressioni usate con preferenza da
una persona non sono per lo pi? irrilevanti agli effetti di un giudizio su di
essa; altre risultano allusioni a un tema momentaneamente messo da parte, ma
che ha colpito profondamente chi parla.
Si ?
meravigliati nel constatare che negli uomini il desiderio di verit? ? molto pi?
forte di quanto non si creda. Pu? essere una conseguenza delle mie ricerche
psicoanalitiche il fatto che io sono diventato pressoch? incapace di mentire.
Uno dei
tratti salienti e pi? noti del comportamento dei paranoici ? che essi
attribuiscono un'importanza enorme ai particolari pi? insignificanti del
comportamento altrui, quelli che generalmente sfuggono alle persone normali.
Essi interpretano a modo loro questi dettagli e ne traggono le conclusioni pi?
impensate.
Mentre
l'uomo normale ammette l'esistenza di una categoria di atti accidentali che non hanno bisogno
di motivazione, categoria nella quale egli inserisce una parte delle proprie
manifestazioni psichi che ed atti mancati, il paranoico esclude ogni elemento
casuale nelle manifestazioni psichiche altrui. Tutto ci? che egli osserva negli
altri ? perci? suscettibile di
interpretazione.
Aveva
[...] relativamente ragione l'antico Romano, che rinunciava ad un progetto importante perch? il
volo degli uccelli era sfavorevole; agiva in modo conforme alle sue premesse. E
se rinunciava al suo progetto perch? aveva inciampato sulla soglia della sua
porta, si dimostrava superiore a noi increduli, si rivelava miglior psicologo
di noi. Il fatto d'inciampare denotava l'esistenza di un dubbio, di
un'opposizione interiore a questo progetto, la cui forza poteva annullare
quella della sua intenzione al momento della sua realizzazione. In effetti si
pu? essere sicuri del successo completo solo quando tutte le energie psichiche
tendono al fine desiderato.
Devo
confessare di appartenere a quella categoria di persone indegne davanti alle
quali gli spiriti sospendono la loro attivit? ed alle quali sfugge il
soprasensibile, e non mi ? mai capitato nulla che potesse far nascere in me la
fede nei miracoli. Come tutti gli uomini, ho avuto dei presentimenti e mi sono
successe delle disgrazie, ma non c'? mai stata coincidenza, cio? i
presentimenti non sono stati seguiti dalle disgrazie n? le disgrazie sono state
precedute da presentimenti.
C'? molta
gente che crede ai sogni profetici, perch? a volte il futuro si realizza come
il desiderio lo ha costruito nel sogno. In questo non c'? nulla di strano,
tanto pi? che la credulit? del sognatore trascura volentieri le considerevoli
differenze che esistono tra il sogno e la sua realizzazione.
Un sogno
che il giorno immediatamente successivo sembra refrattario all'analisi, rivela
il suo contenuto misterioso una settimana o un mese dopo, quando un cambiamento
reale, avvenuto nel frattempo, ha attenuato la forza dei fatti psichici in
lotta fra loro.
A mio
parere, studiando i disturbi pi? gravi potremo illuminare anche ci? che rimane
oscuro nella spiegazione dei disturbi pi? leggeri.
Pi? la
motivazione di un atto mancato ? innocente, meno l'idea espressa con questo
atto ? scandalosa e inaccessibile alla coscienza, tanto pi? sar? facile
risolvere il fenomeno prestandogli la sufficiente attenzione; i lapsus pi?
insignificanti sono avvertiti immediatamente e corretti spontaneamente. Nel
caso in cui gli atti mancati siano propriamente determinati da tendenze
rimosse, ? necessaria un'analisi approfondita, che a volte incontra grandi
difficolt? ed in certi casi pu? anche fallire.
Talune
malattie, le psiconevrosi in particolare, sono di gran lunga pi? accessibili
all'influsso psichico che a qualsiasi altra forma di terapia. Non ? una
affermazione moderna bens? un vecchio detto dei medici, che queste malattie non
sono curate dal farmaco, ma dal medico, cio? a dire dalla personalit? del
medico, in quanto questi esercita un influsso psichico per mezzo di essa.
Il metodo
analitico in psicoterapia ? un metodo che penetra pi? a fondo e porta pi?
lontano, l'unico mediante il quale si possano realizzare nei pazienti le
trasformazioni pi? ampie. Lasciando per un momento da parte le considerazioni
terapeutiche, posso anche dire che questo metodo ? il pi? interessante, l'unico
tra tutti che ci informi sull'origine e sui rapporti reciproci dei fenomeni
patologici. Soltanto esso, grazie alla possibilit? che ci offre di penetrare
nella malattia mentale, sarebbe in grado di condurci oltre i suoi stessi limiti
e di indicarci la via verso altre forme di influenza terapeutica.
Non ?
tanto facile suonare lo strumento della mente.
Vi sono
diverse caratteristiche del metodo analitico che non gli consentono di essere
una forma ideale di terapia. Tuto cito, iucunde: ricerche ed esperimenti non depongono per la
rapidit? dei risultati.
Il
trattamento psicoanalitico ? molto esigente sia col malato che col medico. Dal
paziente esige sincerit? assoluta, gi? un sacrificio in s?; richiede molto
tempo, per cui ? anche costoso; porta via molto tempo anche al medico e la
tecnica che questi deve apprendere e praticare ? assai difficoltosa.
Il
trattamento psicoanalitico in linea generale pu? essere concepito come una rieducazione a superare le resistenze interne.
Un certo
grado di feticismo ? abitualmente presente nell'amore normale, specialmente in
quei suoi periodi nei quali lo scopo sessuale normale non sembra raggiungibile
o la sua realizzazione non sembra vicina.
Il
piacere di guardare (scopofilia) diventa una perversione: a. se ? esclusivamente limitato agli organi genitali; b. se oltrepassa il senso di disgusto (come nel caso
dei voyeurs, coloro che stanno ad
osservare le funzioni di defecazione); c. se, invece di costituire una funzione preparatoria del normale scopo sessuale, lo sostituisce.
La
sessualit? di molti esseri umani di sesso maschile contiene un elemento di aggressività - un desiderio di dominare, che la biologia sembra
mettere in relazione con la necessit? di superare la resistenza dell'oggetto
sessuale con mezzi differenti dalla seduzione. Cos? il sadismo non sarebbe
altro che una componente aggressiva dell'istinto sessuale divenuta indipendente
ed esasperata e che, spostandosi, ha usurpato la posizione di guida.
Il
masochismo, come forma di perversione, sembra essere pi? lontano dallo scopo
sessuale normale di quanto non lo sia il suo contrario. Ci si pu? chiedere se
esso rappresenti un fenomeno primario o se, al contrario, non risulti ogni
volta da una trasformazione del sadismo.
Si pu?
notare spesso che il masochismo non ? altro che un prolungamento del sadismo
rivolto sul soggetto stesso, il quale, in questo modo, prende il posto dell'oggetto
sessuale.
Il
sadismo ed il masochismo occupano una posizione speciale tra le perversioni,
perch? il contrasto tra attivit? e passivit? che li caratterizza ? tra gli
elementi fondamentali della vita sessuale.
La storia
della civilt? umana mostra, al di fuori d'ogni dubbio, che esiste un intimo
rapporto tra la crudelt? e l'istinto sessuale.
Un sadico
? sempre al tempo stesso un masochista, per quanto l'aspetto attivo o quello
passivo della perversione possa essere in lui pi? decisamente sviluppato, al
punto da rappresentare la sua attivit? sessuale predominante.
Si pu?
dire che non ci sia nessun individuo sano che non aggiunga al normale scopo
sessuale qualche elemento che si possa chiamare perverso; e la universalit? di
questo fatto basta per s? sola a farci comprendere quanto sia inappropriato
l'uso della parola perversione come termine riprovativo.
Nella
sfera della vita sessuale noi abbiamo visto ergersi una caratteristica e, in
verit?, insolubile difficolt? non appena si cerchi di tracciare una linea netta
di distinzione tra le pure variazioni che rientrano nei limiti della fisiologia
ed i sintomi patologici.
Se una
perversione, invece di manifestarsi puramente a lato dello scopo e dell'oggetto sessuali normali, e solo
quando le circostanze sono loro sfavorevoli e sono favorevoli per essa, tende a
sostituirli completamente e prende il loro posto in tutte le circostanze - se, in breve, una perversione ha le
caratteristiche della esclusività
e della fissazione - allora, in
generale, noi siamo giustificati a considerarla come un sintomo patologico.
Ci? che
vi ? di pi? alto e di pi? basso nella sfera della sessualit? sono sempre
intimamente legati fra loro: ?dal cielo attraverso la terra, fino all'inferno?.
L'istinto
sessuale deve lottare contro alcune forze psichiche che si comportano come
resistenze, e fra le quali le pi? importanti sono il pudore ed il disgusto.
Possiamo dunque supporre che queste forze servono a contenere l'istinto nei
limiti che si considerano normali; e se esse si sviluppano neil'individuo prima
che l'istinto sessuale abbia raggiunto la sua massima potenza, non c'? dubbio
che esse determineranno il corso del suo sviluppo.
Le
nevrosi sono, per cos? dire, il negativo delle perversioni.
Una inconscia
tendenza alla inversione non ? mai assente, ed ? di particolare interesse per
chiarire i casi di isterismo nell'uomo.
Si deve
considerare non solo che i nevrotici in s? costituiscono una classe
numerosissima, ma anche che una catena ininterrotta corre tra le nevrosi in
tutte le loro manifestazioni e la normalit?. Dopo tutto, direbbe a ragione
Moebius, siamo un po' tutti degli isterici.
Il nostro
studio del succhiamento del pollice o suzione sensuale, ci ha gi? fatto
conoscere tre caratteristiche essenziali di una manifestazione sessuale
infantile. All'origine esso si appoggia ad una delle funzioni somatiche vitali,
non ha ancora alcun oggetto sessuale ed ? pertanto autoerotico; e il suo scopo
sessuale ? dominato da una zona erogena. Si deve anticipare che queste
caratteristiche si troveranno egualmente valide per la maggior parte delle
altre attivit? degli istinti sessuali infantili.
La
psicologia ? ancora tanto al buio sul problema del piacere e del dispiacere che
va raccomandata la massima cautela nel formulare ipotesi. Non ? da escludere
che pi? tardi si possano scoprire delle ragioni a sostegno dell'idea che la
sensazione piacevole possiede in realt? una qualit? specifica.
Il
ritenere che tutti gli esseri umani abbiano lo stesso genere (maschile) di
genitali ? la prima delle numerose, sorprendenti e importanti teorie sessuali
dei bambini. Serve ben poco al bambino che la scienza della biologia
giustifichi il suo pregiudizio e sia costretta a riconoscere nella clitoride
femminile l'autentico sostituto del pene.
Una delle
radici dell'istinto sadico sembrerebbe affondare nell'incoraggiamento
all'eccitazione sessuale da parte dell'attivit? muscolare. In molte persone la
connessione infantile tra il gioco violento e l'eccitazione sessuale rappresenta
uno dei determinanti della successiva direzione assunta dall'istinto sessuale.
? un
fatto inequivocabile che la concentrazione dell'attenzione su un compito
intellettuale e lo sforzo intellettuale producono in generale una eccitazione
sessuale concomitante in molti giovani ed anche negli adulti. Indubbiamente
questa ? la sola base che giustifica ci? che per altri aspetti ? assai
discutibile: attribuire i disturbi nervosi all'?affaticamento? intellettuale.
Come ?
noto, l'educazione moderna impegna molto i bambini nei giochi al fine di
distoglierli dall'attivit? sessuale. Sarebbe pi? corretto dire che in questi
giovani essa sostituisce il godimento sessuale col piacere del movimento,
facendo regredire l'attivit? sessuale a uno dei suoi componenti autoerotici.
Il
rapporto con chiunque si prende cura di lui offre al bambino un inesauribile
fonte di eccitazione e di soddisfazione sessuale che scaturisce dalle zone
erogene. Ci? ? particolarmente vero giacch? la persona a cui ? affidato, che
peraltro ? generalmente la madre, lo considera con sentimenti derivati dalla
propria vita sessuale: lo carezza, lo bacia, lo culla e lo tratta insomma come
surrogato di un oggetto sessuale completo. Probabilmente una madre sarebbe
inorridita se si rendesse conto che tutte le sue manifestazioni d'affetto
destano l'istinto sessuale del bambino preparandone la successiva intensit?.
L'eccessivo affetto dei genitori ? nocivo, perch? causa una
precoce maturit? sessuale ed anche perch?, viziandolo, si rende il bambino
incapace in futuro di fare temporaneamente a meno dell'amore o di accontentarsi
di averne in misura minore.
Una delle
indicazioni pi? chiare che il bambino diventer? in seguito nevrotico ? data
dalla sua insaziabile domanda di affetto da parte dei genitori.
Gli
stessi bambini sin da tenera et? si comportano come se la loro dipendenza dalle
persone che si curano di loro contenesse qualcosa di sessuale. Da principio nei
bambini l'angoscia non ? altro che un'espressione del fatto che stanno sentendo
la mancanza della persona amata. E per tale ragione hanno paura di ogni
estraneo. Hanno paura del buio perch? nel buio non possono vedere la persona
che amano; e la loro paura si attenua se nel buio possono tenere la mano di
tale persona.
La
societ? si deve difendere contro il pericolo che gli interessi di cui ha
bisogno per stabilire le unit? sociali superiori possano essere inghiottiti
dalla famiglia; e per questo motivo, nel caso di ogni individuo, e in
particolare negli adolescenti maschi, cerca con ogni mezzo possibile di
allentare i legami con la famiglia, legame che nell'infanzia ? l'unico che
conti.
La
gelosia nell'innamorato non ? mai priva di una radice infantile, o almeno di un
rafforzamento infantile.
Se tra i
genitori avvengono liti o se il matrimonio ? infelice, per i bambini sar?
preparato il terreno per la pi? grave predisposizione ai disturbi dello
sviluppo sessuale o alle malattie nevrotiche.
La
frequenza dell'inversione tra l'aristocrazia di oggi ? meglio spiegata se si
pensa all'impiego dei servitori, come pure al fatto che le madri si prendono
minor cura personale dei figli.
Tutti i
fattori che danneggiano lo sviluppo sessuale presentano i loro effetti
determinando una regressione, ossia un ritorno a fasi anteriori dello sviluppo.
Spesso la
precocit? sessuale corre parallela allo sviluppo intellettuale precoce.
Il corso
preso dalla vita sessuale di un bambino ha poca importanza per la vita futura
dove il livello sociale o culturale ? relativamente basso, ma ne ha molta dove
questo livello ? relativamente alto.
Una buona
parte delle deviazioni dalla vita sessuale normale, che pi? tardi si potranno
osservare tanto nei nevrotici quanto nei pervertiti, viene pertanto fissata sin
dall'inizio dalle impressioni dell'infanzia, periodo questo considerato privo
di sessualit?. Le cause vanno divise tra una costituzione arrendevole, la
precocit?, la caratteristica dell'aumentata persistenza delle prime impressioni
e lo stimolo accidentale dell'istinto sessuale da parte di influenze estranee.
Si sa
troppo poco dei processi biologici che costituiscono il fondamento della
sessualit? per poter costruire, con le nostre informazioni frammentarie, una
teoria atta a capire sia le condizioni patologiche che quelle normali.
Esiste
un'intima connessione tra tutte le manifestazioni del pensiero, la quale
garantisce che una nuova cognizione psicologica, anche se acquisita in un campo
molto remoto, potr? avere un imprevedibile valore anche in altri campi.
Fra la
gente di campagna o nelle osterie di infima specie, si pu? notare che
l'oscenit? non nasce prima dell'entrata della cameriera o della moglie
dell'oste. Soltanto in livelli sociali pi? alti avviene il contrario, e la
presenza di una donna fa cessare il discorso osceno.
L'attivit?
repressiva della civilt? fa s? che le possibilit? di godimento primarie, che
ora sono state ripudiate dalla censura che ? in noi, vadano perdute.
Il motto
di spirito rappresenta una ribellione all'autorit?, una liberazione dalla sua
pressione. Il fascino della caricatura deriva dallo stesso fattore: si ride di
essa anche se non ? ben riuscita semplicemente perch? consideriamo un merito la
ribellione contro le autorit?.
L'uomo ?
?un instancabile ricercatore di piacere? - non so dove ho incontrato questa
felice espressione - e gli pesa ogni rinuncia ad un piacere che ha conosciuto
precedentemente.
Un
cambiamento nello stato d'animo ? la cosa pi? preziosa che l'alcool procuri
alla razza umana, e proprio in ragione di ci? questo ?veleno? non ? ugualmente
indispensabile a ciascuno. Uno stato d'animo allegro, sia prodotto per via
endogena sia con l'ausilio d'un tossico, riduce le forze inibitorie, fra queste
la critica, e rende ancora una volta accessibili le fonti del piacere che erano
gravate dal peso della repressione. ? estremamente istruttivo osservare come il
livello delle arguzie sprofondi man mano che l'alcool cresce. Per cui gli
alcoolici sostituiscono i motti di spirito, proprio come i motti di spirito
debbono cercare di sostituire gli alcoolici.
Sotto
l'effetto dell'alcool l'adulto ritorna un bambino, che prova il piacere di
pensare liberamente come vuole senza dover fare attenzione alla costrizione
della logica.
Come ha
detto Dugas, noi ridiamo, per cos? dire, par ricochet [di rimbalzo]. Il riso ? fra le espressioni pi?
contagiose degli stati psichici. Quando faccio ridere un'altra persona
raccontandole un mio motto di spirito, in definitiva sto facendo uso di lei per
suscitare il riso in me stesso; e si pu? infatti osservare che una persona che
ha iniziato a raccontare un motto di spirito con la faccia seria dopo si
associa al riso dell'altra persona con un riso moderato.
L'inconscio ? qualcosa che noi realmente non conosciamo, ma
di cui siamo obbligati a prendere atto perch? spinti da deduzioni irrefutabili.
Nessuno
vuole conoscere il suo inconscio e [...] il sistema pi? comodo ? quello di
negare del tutto la possibilit? della sua esistenza.
Un motto
di spirito ha la principale caratteristica di essere un'idea che ci si presenta
?involontariamente?: un momento prima non sappiamo ancora quale motto di
spirito stiamo per creare, e tutto ci? di cui esso ha bisogno ? di essere
rivestito di parole. Piuttosto, abbiamo un'indefinibile sensazione che pu?
essere paragonata pi? che altro ad una ?assenza?, un improvviso rilassamento
della tensione intellettuale, e poi all'improvviso ecco il motto di spirito -
di regola bell'e pronto in parole.
L'elemento infantile ? la fonte dell'inconscio, ed i processi
del pensiero inconscio non sono null'altro che quelli - e soltanto quelli -
prodotti nella prima fanciullezza.
Un sogno
? un prodotto psichico completamente asociale; non ha nulla da comunicare a
qualcun altro, nasce all'interno del soggetto come un compromesso tra le forze
psichiche che lottano in lui, resta inintelligibile per il soggetto stesso ed
?, per questa ragione, completamente privo di interesse per gli altri. Non
soltanto non ha bisogno di tenere in gran conto la chiarezza, ma deve realmente
evitare di essere capito, poich? altrimenti sarebbe distrutto; pu? esistere
soltanto in forma simulata. Perci? pu? far uso liberamente del meccanismo che
domina i processi mentali dell'inconscio fino al limite di una distorsione che
non pu? essere mantenuta in piedi pi? a lungo. Un motto di spirito, d'altro
canto, ? la pi? sociale di tutte le funzioni psichiche che mirano a un certo
piacere.
Il genere
umano non si ? accontentato di godere della comicit? quando l'ha incontrata nel
corso della propria esperienza; ha anche cercato di provocarla intenzionalmente,
e possiamo apprendere di pi? sulla natura della comicit? se studiamo i mezzi
che servono per rendere comiche le cose.
I bambini
non hanno il senso del comico.
Se ? vero
che le cause dei disturbi isterici sono da ricercare nell'intimo della vita
psicosessuale dei pazienti e che i sintomi isterici sono l'espressione dei loro
desideri pi? segreti e rimossi, allora la completa chiarificazione di un caso
di isteria implica la rivelazione di questo materiale intimo, il tradimento di
questi segreti.
Di fronte
alla incompletezza dei risultati delle mie analisi, non ho avuto scelta: ho
dovuto seguire l'esempio di quei ricercatori la cui massima soddisfazione
consiste nel riportare alla luce del sole le inestimabili - anche se ormai
mutili - vestigia delle antiche civilt?: cos? ogni volta ho cercato di
recuperare ci? che era stato seppellito, servendomi dei modelli pi? convincenti
che ho potuto ricavare dalle altre analisi, e, da buon archeologo, non ho mai
trascurato di indicare con precisione in ogni singolo caso in che punto
dell'opera le strutture non sono pi? quelle originali, e cominciano invece i
miei restauri.
Se un
paziente, nel corso della narrazione della propria vita, mostra delle
incertezze, una regola empirica ci insegna a non considerarle interamente
espressione del suo giudizio: se infatti egli oscilla tra due versioni, dovremo
propendere a considerare la prima corretta, e la seconda, invece, prodotto del
processo di rimozione.
L'aforisma degli antichi padri cristiani: inter urinas et faeces nascimur si riallaccia alla
vita sessuale e non pu? esserne distaccato a dispetto di ogni tentativo di
dargli un significato idealizzato.
I motivi
della malattia spesso cominciano ad agire fin dall'infanzia: una bambina
desiderosa d'amore non si accontenta di dividere l'affetto dei genitori con le
sorelle e i fratelli, e ha scoperto di essere il solo oggetto del loro affetto
quando stimola la loro preoccupazione per la sua salute. Con la malattia,
scopre un metodo per adescare e sollecitare l'amore dei suoi genitori, e se ne
servir? ogni volta che avr? a propria disposizione materiale psichico
sufficiente alla simulazione di un disturbo. Quando una bambina come questa
sar? divenuta donna, potr? trovare tutte le esigenze gi? appartenenti alla sua
infanzia contrariate, mettiamo, da un matrimonio sbagliato, con un uomo che la
voglia tenere soggiogata, che sfrutti senza piet? le sue capacit? lavorative e
non le dia n? affetto n? denaro. In un caso come questo, la malattia sar? per
lei un ottimo sistema per mantenere le sue posizioni: le procurer? le
attenzioni di cui ha bisogno; costringer? il marito a fare dei sacrifici
economici per lei e a mostrarsi interessato
alle sue condizioni, cosa che non aveva mai fatto
quando stava bene; lo costringer? perfino a trattarla bene quando sar? guarita,
pena ricaduta.
La vita
sessuale di ciascuno di noi giunge ad un livello assai limitato - in una
direzione o in un'altra - al di l? degli angusti confini imposti dallo standard
della normalit?; le perversioni non sono n? bestiali, n? degenerate nel senso
immediato del termine: sono uno sviluppo particolare dei germi contenuti nella indifferenziata
disposizione sessuale del bambino che, o perch? rimossi, o perch? incanalati
verso mete pi? elevate, non-sessuali - attraverso un processo di sublimazione -
sono destinati a fornire energia psichica per un gran numero di successi della
nostra vita intellettuale; quando perci? uno di questi germi è diventato una perversione oscena e inconfondibile, sarebbe pi?
corretto dire che è rimasto tale,
in quanto presenta un certo grado di sviluppo inibito.
Un corso
d'acqua che ad un certo punto incontra un ostacolo che gli sbarra il percorso
abituale rifluisce in vecchi canali che sembravano destinati a restare
asciutti: e cos? le forze motivazionali che guidano la formazione del sintomo
isterico attingono la loro energia non solo dalla sessualit? normale rimossa,
ma anche dall'attivit? pervertita dell'inconscio.
Le meno
repellenti delle cosiddette perversioni sessuali sono molto diffuse a livello
di massa, come sanno tutti, eccetto i medici che scrivono sull'argomento (e
forse dovrei dire che lo sanno anche loro, ma al momento di prendere la penna
in mano mettono la massima attenzione nel dimenticarsene).
Il ?no?
di un paziente, dopo che per la prima volta si ? presentato alla sua percezione
cosciente il contenuto di un pensiero rimosso, non ? altro che una conferma
dell'esistenza della rimozione e della sua saldezza; agisce, insomma, come una
spia della forza che la rimozione esercita. Se questo ?no?, invece di essere
considerato come l'espressione di un giudizio imparziale (del quale, tra
l'altro, il paziente ? incapace), viene ignorato e il lavoro continua, appare
presto chiaro che il ?no? iniziale significa in realt? l'atteso ?s??.
Un sogno
con un'origine normale sta, per cos? dire, su due gambe, una delle quali poggia
sulla causa principale, quella che lo suscita al presente, e l'altra su certi
eventi particolarmente significativi dell'infanzia.
Chi ha
occhi ed orecchie pu? facilmente convincersi che nessun mortale pu? tenere un
segreto: se le sue labbra tacciono, egli chiacchiera con la punta delle dita;
il tradimento dei suoi segreti defluisce da tutti i suoi pori. Ecco perch? lo
si pu? rendere complice dello scopo di rendere consci i pi? occulti recessi
della sua mente.
La
soddisfazione sessuale ? senza dubbio il miglior soporifico, e quasi sempre
l'insonnia ? dovuta alla mancanza di soddisfazione.
A
dispetto di ogni interesse teoretico e di ogni sforzo di assistenza come medico, sono convinto che ci devono
essere dei limiti al campo entro il quale ci si pu? servire dell'influenza
psicologica, e considero di questi limiti la volont? e la comprensione stessa
del paziente.
Mi sono
accostato allo studio dei fenomeni rivelati dall'osservazione delle
psiconevrosi senza essere impegnato con alcun particolare sistema psicologico,
e [...] ho continuamente modificato le mie opinioni finch? non mi sono sembrate
adeguate a rendermi conto dell'insieme dei fatti che avevo osservato. Non mi
vanto di avere evitato la speculazione: il materiale per le mie ipotesi ? stato
raccolto attraverso la pi? ampia e rigorosa serie di osservazioni. La
risolutezza del mio atteggiamento sul problema dell'inconscio ? forse ci? che
potrebbe urtare maggiormente, perch? io considero idee inconsce, pensieri
inconsci, impulsi inconsci come dati psicologici non meno validi e incontestabili
dei loro equivalenti consci: ma quanto a questo sono certo che chiunque si
dedichi all'indagine dello stesso tipo di fenomeni applicando i miei stessi
metodi, si trover? costretto ad assumere la stessa posizione, per quante
rimostranze possano fare i filosofi.
La
sessualit? non si limita ad intervenire, come un deus ex machina, in una singola occasione, o ad un certo punto del
processo che caratterizza l'isteria, ma [???] procura invece l'energia motrice
di ogni sintomo distinto, di ogni distinta manifestazione del sintomo: i
sintomi del disturbo non sono altro che l'attività sessuale del paziente. Un caso solo non basta a provare la validit?
generale di un teorema: ma io posso soltanto ripetere ancora - e lo faccio
perch? non mi ? mai capitato di riscontrare diversamente - che la sessualit? ?
la chiave del problema delle psiconevrosi e delle nevrosi in generale: chi
disprezza la chiave, non aprir? mai la porta. Aspetto ancora nuovi risultati
dalle ricerche, che possano contraddire questo teorema, o anche soltanto
limitarne il campo di applicazione; ci? che ho udito fino ad oggi contro di
esso ? sempre stato espressione di disaccordi o antipatie personali, alle quali
? sufficiente rispondere con le parole di Charcot: ?<CITE>?a n'emp?che
pas d'exister</CITE>?.
Delineer?
un'analogia tra il criminale e l'isterico. In entrambi i casi ci troviamo di
fronte a un segreto, a un qualcosa di nascosto. Ma perch? ci? non appaia
paradossale, devo immediatamente indicarne la differenza. Nel caso del criminale,
abbiamo un segreto che egli conosce e nasconde a voi, mentre nel caso
dell'isterico abbiamo un segreto che non conosce neppure lui, che ? nascosto,
cio?, anche a lui stesso. Come ? possibile ci?? Orbene noi sappiamo da
laboriose ricerche, che tutte queste malattie sono la conseguenza del fatto che
il paziente ? riuscito a rimuovere certe idee e certi ricordi molto carichi di
affetto, insieme con i desideri che sorgono da quelli, in modo che non giocano
alcun ruolo nel suo pensare - ossia non entrano nella coscienza - e quindi gli
restano sconosciuti. Ma da questo materiale psichico rimosso (questi
?complessi?) sono generati i sintomi somatici e psichici che tormentano il
paziente proprio come quando si ha la coscienza sporca. Sotto questo aspetto
soltanto, quindi, la differenza tra il criminale e l'isterico ? fondamentale.
Il
compito del terapista, comunque, ? identico a quello del magistrato inquirente.
Noi dobbiamo scoprire il materiale psichico nascosto; e per farlo abbiamo
inventato un certo numero di congegni di investigazione.
Nella
psicoanalisi il paziente aiuta con i suoi sforzi consci a combattere la propria
resistenza, perch? spera di guadagnare qualcosa dall'indagine, ossia la
guarigione.
Avviene,
talora, che un bambino accusato di aver commesso una mancanza, respinga
decisamente l'addebito, ma nello stesso tempo pianga come un peccatore colto in
fallo. Penserete forse che il bambino mente quando proclama la propria
innocenza; ma ci? non ? necessario. Pu? darsi infatti che egli non abbia
commesso Il crimine particolare di cui lo si accusa, ma che ne abbia commesso
uno di cui non si sa nulla, e di cui non lo si sta accusando. Egli quindi ?
assolutamente sincero quando nega di essere colpevole dell'un misfatto, mentre
nello stesso tempo tradisce il senso di colpa che prova per l'altro. Sotto
questo aspetto - come pure sotto molti altri - l'adulto nevrotico si comporta
esattamente come il bambino.
Quando
uno scrittore crea i caratteri secondo il suo sogno di fantasia, egli segue
l'esperienza quotidiana per cui i pensieri ed i sentimenti della gente
continuano nel sogno, e non ha altro scopo che quello di raffigurare gli stati
d'animo dei suoi eroi attraverso i loro sogni. I poeti sono dei preziosi
alleati e la loro testimonianza deve essere altamente stimata, poich? essi sono
in grado di conoscere una gran quantit? di cose tra il cielo e la terra, di cui
la nostra scienza neppure sospetta. Nella loro conoscenza della mente sono
molto pi? avanti di noi gente comune, poich? attingono da fonti che non sono
ancora state aperte alla scienza.
C'? molto
meno libert? ed arbitrariet? nella vita psichica di quanto siamo propensi a
credere, forse non ce n'? affatto. Ci? che chiamiamo caso nel mondo esterno
pu?, come ? noto, risolversi in leggi; cos? anche ci? che chiamiamo
arbitrariet? nella mente si basa su leggi che solo ora cominciamo oscuramente a
sospettare.
La
matematica gode della massima reputazione come distrazione dalla sessualit?.
Questo fu proprio il consiglio che Jean-Jacques Rousseau dovette sentire da una
signora che non era soddisfatta di lui: ?Lascia le donne e studia la
matematica!?.
Tutto ci?
che ? rimosso ? inconscio, ma non possiamo sostenere che tutto ci? che ?
inconscio sia rimosso.
La
caratteristica di qualcosa che ? rimosso consiste proprio nel fatto che
nonostante la sua intensit? non riesce ad entrare nella coscienza.
Nessuna
forza psichica ? importante se non possiede la caratteristica di destare
sentimenti.
C'? un
granello di verit? che si nasconde in ogni delirio.
Ogni
trattamento psicoanalitico ? un tentativo di liberare l'amore rimosso che ha
trovato un misero sfogo nel compromesso di un sintomo.
Il
dottore ? stato uno sconosciuto e deve cercare di tornare ad essere uno
sconosciuto dopo la guarigione; egli si trova spesso in imbarazzo quando deve
consigliare i pazienti che ha guarito sul modo di usare nella vita reale la
riacquistata capacit? di amare.
Il senso
di colpa dei nevrotici ossessivi trova una corrispondenza nelle proteste delle
persone devote che si sentono nel loro intimo miserabili peccatori, e le pie
pratiche (preghiere, invocazioni, ecc.) che tali persone fanno precedere ad
ogni azione quotidiana, e pi? ancora ogni impresa fuori dell'usato, e che sembrano
possedere il valore di provvedimenti difensivi o protettivi.
La
formazione di una religione sembra poggiare sulla repressione e sulla rinuncia
a certi impulsi istintuali. Questi, per?, non sono soltanto componenti della
pulsione sessuale, come nelle nevrosi: si tratta di pulsioni egoistiche,
socialmente dannose, che pure, di solito, non sono esenti da elementi sessuali.
In fin dei conti, un senso di colpa conseguente a una continua tentazione, e
un'aspettativa angosciosa sotto la forma di timore della punizione divina ci
erano noti nel campo religioso ben prima che in quello delle nevrosi.
Se la
curiosit? del bambino trover? adeguata soddisfazione a ciascun livello di
apprendimento, non diventer? mai eccessiva. Dunque, il fanciullo dovrebbe ricevere
una istruzione sui fatti specifici della sessualit? umana, con un cenno al suo
significato sociale, al termine delle scuole elementari, prima di cominciare le
medie, vale a dire prima del compimento del decimo anno di et?. Il periodo pi?
adatto per l'istruzione del fanciullo sugli obblighi morali connessi alla
soddisfazione materiale dell'istinto, ? il tempo della cresima, quando ormai
egli ha raggiunto una piena comprensione di tutti i fatti fisici. Secondo il
mio modo di vedere, l'unico metodo che tiene conto dello sviluppo del
fanciullo, e quindi riesce a evitare eventuali pericoli, ? rappresentato da
un'istruzione sulla vita sessuale condotta secondo queste direttive, cio? che
proceda gradualmente senza alcuna vera interruzione, e la cui iniziativa sia
presa dalla scuola.
Il gioco
? l'occupazione pi? intensa e prediletta del bambino. Non possiamo dire che
ogni bambino giocando si comporta come un poeta, nel momento in cui si crea un
mondo proprio, o piuttosto mentre riordina in un nuovo modo di suo gradimento
le cose del suo mondo?
L'opposto
del gioco non ? ci? che ? serio, ma ci? che ? reale.
Il poeta
si comporta come il bambino che gioca. Egli crea un mondo di fantasia che
prende molto sul serio - in cui, cio?, investe una grande carica emotiva - e lo
separa nettamente dalla realt?.
Crescendo
gli uomini smettono [...] di giocare e sembra che rinuncino al piacere che
ottenevano dal gioco. Ma chi conosce la psiche umana sa che nulla ? pi? difficile
per un uomo della rinuncia ad un piacere gi? provato una volta. In realt?, non
possiamo mai rinunciare a qualcosa, possiamo solo sostituire una cosa ad
un'altra.
? pi?
difficile osservare le fantasie degli adulti che i giochi dei bambini. ? vero che
il bambino gioca da solo o forma un sistema psichico chiuso con gli altri
bambini ai fini del gioco; ma anche se non gioca di fronte agli adulti tuttavia
non nasconde loro il suo gioco. L'adulto invece si vergogna delle sue fantasie
e le nasconde alle altre persone.
Il gioco
del bambino ? determinato dai desideri, anzi da un unico desiderio (che
contribuisce alla sua educazione), il desiderio di essere grande e adulto.
Le
persone felici non fantasticano mai; lo fanno solo gli insoddisfatti. Le forze
motrici delle fantasie sono desideri insoddisfatti, ed ogni singola fantasia ?
la realizzazione di un desiderio, una correzione della realt? insoddisfacente.
Questi desideri provocatori variano a seconda del sesso, del carattere e delle
circostanze della persona che crea la fantasia, ma ricadono naturalmente in due
gruppi principali: o sono desideri ambiziosi, che servono ad elevare la
personalit? del soggetto, o sono desideri erotici. Nelle giovani donne
predominano quasi esclusivamente i desideri erotici, poich? la loro ambizione ?
in genere assorbita dalle correnti erotiche. Negli uomini giovani affiorano
abbastanza chiaramente desideri egoistici ed ambiziosi parallelamente a quelli
erotici.
Le
fantasie sono gli immediati predecessori psichici dei sintomi penosi lamentati
dai nostri pazienti.
Le
connessioni fra il complesso di interesse per il denaro e quello della
defecazione, che sembrano completamente dissimili, appaiono essere le pi?
estese di tutte.
L'influenza nociva della civilt? si riduce principalmente
alla dannosa repressione della vita sessuale degli individui o di classi civili
attraverso la moralit? sessuale ?civile? prevalente.
Si
possono distinguere tre stadi di civilt? se si pone mente a questa evoluzione
della pulsione sessuale; il primo in cui la pulsione sessuale pu? essere
esercitata liberamente senza considerare gli scopi della riproduzione; il
secondo, in cui tutta la pulsione sessuale ? repressa ad eccezione di quella
che serve agli scopi della riproduzione; e il terzo in cui soltanto la
riproduzione legittima ? concessa
come scopo sessuale. Questo terzo stadio ? riflesso nella moralit? sessuale
?civile? d'oggigiorno.
La
costituzione delle persone invertite - gli omosessuali -
?, in verit?, spesso distinta da una particolare attitudine
della loro pulsione sessuale alla sublimazione culturale.
Tutti
quelli che desiderano avere una mente pi? elevata di quanto a loro costituzione
permetta cadono vittime della nevrosi; sarebbero stati pi? sani se fosse stato
loro possibile essere meno buoni.
Il numero
delle nature forti, che apertamente si oppongono alle richieste della civilt?
crescer? enormemente, e cos? pure il numero dei pi? deboli, i quali di fronte
al conflitto tra la pressione degli influssi civili e la resistenza della loro
costituzione, precipiteranno nelle malattie nervose.
Il
compito di dominare una pulsione cos? potente come quella sessuale con mezzi
diversi da quello della soddisfazione ? cosa che pu? richiedere tutte le forze
dell'uomo. Dominarlo con la sublimazione, sviando le forze sessuali istintive
dal loro scopo sessuale per indirizzarle verso mete civili pi? elevate, ?
possibile solo a una minoranza di individui ed anche allora solo in modo
intermittente, e meno facilmente durante il periodo della giovinezza ardente e
vigorosa. La maggior parte invece diventa nevrotica o danneggiata in un modo o
nell'altro.
Pi? una
persona ? disposta alla nevrosi, meno pu? tollerare l'astinenza.
Chiunque
sia in grado di penetrare le cause determinanti delle malattie nervose si
convincer? presto che il loro aumento nella nostra societ? deriva
dall'intensificazione delle restrizioni sessuali.
Soddisfacenti rapporti sessuali nella vita matrimoniale
possono aversi soltanto per pochi anni; e da questo periodo dobbiamo sottrarre
naturalmente gli intervalli di astensione resi necessari dalla salute della
moglie. Dopo questi tre, quattro, cinque anni, il matrimonio pu? considerarsi
un fallimento per quel che riguarda la soddisfazione dei bisogni sessuali.
Perch? tutti gli espedienti fin qui inventati per impedire la concezione
diminuiscono il godimento sessuale, feriscono la suscettibilit? di ambedue i
partners e possono perfino causare delle malattie. La paura delle conseguenze
del rapporto sessuale porta anzitutto alla fine l'affetto fisico della coppia
sposata; e inoltre, come risultato pi? remoto, pone termine anche di solito
alla comprensione spirituale che legava i due, e che avrebbe dovuto sostituire
l'amore appassionato dell'inizio quando questo si fosse esaurito. La
disillusione spirituale e la privazione corporale a cui la maggior parte dei
matrimoni sono cos? destinati, riporta entrambi i partners allo stato in cui
erano prima del matrimonio, solo che adesso sono pi? poveri, avendo perduto
un'illusione, e devono ancora una volta far ricorso alla loro forza per
dominare e volgere ad altro la pulsione sessuale.
Le donne
quando hanno subito le disillusioni del matrimonio, si ammalano di gravi
nevrosi le quali oscurano permanentemente la loro vita. Nelle condizioni di
civilt? odierne, il matrimonio ha da tempo cessato di essere una panacea per i
disturbi nervosi delle donne, e se noi medici consigliamo ancora il matrimonio
in tali casi, noi siamo tuttavia consapevoli che, al contrario, una ragazza
deve godere di ottima salute se dovr? sopportarlo, e consigliamo vivamente i
pazienti di non sposare una ragazza che abbia avuto disturbi prima del
matrimonio. La cura delle malattie nervose che sorgono dal matrimonio sarebbe
piuttosto l'infedelt? coniugale. Ma pi? rigidamente una donna ? stata educata e
pi? austeramente si ? sottomessa alle richieste della civilt?, pi? ha paura di
imboccare questa via di uscita; e nel conflitto tra i suoi desideri e il suo
senso del dovere, cerca ancora una volta rifugio nella nevrosi. Niente protegge
la sua virt? meglio di una malattia. Cos? lo stato matrimoniale, offerto come
consolazione in giovent? alla pulsione sessuale della persona civile, si
dimostra inadeguato persino alle richieste del periodo coperto da esso.
Il
ritardo dello sviluppo dell'attivit? sessuale a cui la nostra educazione e la
nostra civilt? tendono, al principio non ? certamente dannoso. Si ? visto che ?
una necessit? quando si consideri l'et? tarda in cui i giovani delle classi
istruite raggiungono l'indipendenza e sono capaci di guadagnarsi la vita.
(Questo mi ricorda, incidentalmente, l'intima interconnessione che corre tra
tutte le istituzioni della nostra civilt? e la difficolt? di alterarne una
qualsiasi parte senza considerare il tutto.) Ma non si possono non muovere
obiezioni all'astinenza di un giovane prolungata parecchio dopo i vent'anni; ed
essa arreca altri danni anche quando non porta alla nevrosi.
Difficilmente si pu? concepire un artista astinente; ma non ?
certo una rarit? un giovane savant
astinente. Quest'ultimo, col dominio di s? pu? liberare le forze per i suoi
studi; mentre il primo probabilmente trova le sue realizzazioni artistiche
potentemente stimolate dall'esperienza sessuale.
In
generale non ho avuto l'impressione che l'astinenza sessuale aiuti a creare uomini d'azione energici
e fiduciosi in s?, o pensatori originali o emancipatori e riformatori audaci. Molto pi? spesso produce
dei deboli ben educati che in seguito si perdono nella gran massa delle persone
che tende a seguire, malvolentieri, gli indirizzi dati dagli individui forti.
L'astinenza completa nel giovane spesso non ? la migliore
preparazione al matrimonio. Le donne sentono questo, e tra i loro corteggiatori
preferiscono coloro che hanno gi? dato prova della loro virilit? con altre
donne.
Le donne
che concepiscono senza piacere mostrano in seguito poca volont? di affrontare i
dolori dei parti frequenti. In questo modo la preparazione al matrimonio
frustra gli scopi del matrimonio stesso. Quando poi il ritardo nello sviluppo
della moglie ? superato e la sua capacit? di amare si sveglia al culmine della
sua vita di donna, i rapporti col marito sono stati gi? da gran tempo
compromessi, e, come ricompensa per la sua precedente docilit?, a lei resta la
scelta tra il desiderio inappagato, l'infedelt? o la nevrosi.
Il
comportamento sessuale di un essere umano spesso imposta il modello per tutti gli altri modi di affrontare la vita. Se un
uomo mostra energia nel conquistare l'oggetto del suo amore, siamo fiduciosi
che egli perseguir? gli altri scopi con energia altrettanto ferma; ma se, per
una qualsiasi ragione, egli si trattiene dal soddisfare le sue forti pulsioni
sessuali, allora il suo comportamento sar? conciliante e rassegnato pi? che
vigoroso anche negli altri campi della vita.
Non credo
che la ?deficienza mentale fisiologica? delle donne si possa spiegare con la
contrapposizione biologica tra lavoro intellettuale e attivit? sessuale, come
asserisce Moebius in un'opera su cui si ? ampiamente disputato. Penso che
l'indubbia inferiorit? intellettuale di tante donne possa piuttosto farsi
risalire all'inibizione di pensare resa necessaria dalla repressione sessuale.
Molte
persone che si vantano di riuscire a vivere nell'astinenza, in verit? vi sono
riuscite soltanto con l'aiuto della masturbazione e con soddisfazioni similari
legate alle attivit? sessuali autoerotiche della prima infanzia.
Ogni uomo
la cui libido, come risultato di pratiche sessuali masturbatorie o perverse, si
sia abituata alle situazioni e alle condizioni di soddisfazione anormali,
sviluppa nel matrimonio minore potenza.
Anche le
donne che sono riuscite a preservare la verginit? con l'aiuto di misure
analoghe, si mostrano nel matrimonio meno sensibili al rapporto normale. Un
matrimonio cominciato con una ridotta capacit? di amare da entrambe le parti
soccombe al processo di dissoluzione anche pi? rapidamente degli altri. A causa
della minore potenza dell'uomo, la donna non ? soddisfatta e resta insensibile
anche nei casi in cui la disposizione alla frigidit? derivata dall'educazione
avrebbe potuto essere superata con un'esperienza sessuale soddisfacente.
Una
moglie nevrotica insoddisfatta dei marito, ?, come madre, tenerissima e
preoccupatissima verso il suo bambino sul quale trasferisce il suo bisogno
d'amore; e sveglia in lui la precocit? sessuale.
In una
comunit? una restrizione all'attivit? sessuale ? accompagnata abbastanza
generalmente da un aumento della preoccupazione per la vita e della paura della
morte che interferiscono con la capacit? di godere dell'individuo, ed eliminano
la sua prontezza ad affrontare la morte per un qualsiasi fine.
La
sopravvalutazione da parte del bambino dei propri genitori sopravvive anche nei
sogni degli adulti normali.
Una
nevrosi, come del resto un sogno, non dice mai assurdit?.
Quando
non riusciamo a capire una cosa, cerchiamo sempre una soluzione di comodo,
magnifico sistema per rendere pi? facile un'impresa.
Ogni
processo di conoscenza ? come un mosaico e ciascun gradino successivo lascia
sempre dietro di s? qualcosa di irrisolto.
Non
condivido l'opinione, attualmente diffusa, che le affermazioni dei bambini
siano sempre cervellotiche e inattendibili. Nella vita psichica non c'? posto
per l'arbitrariet?. L'inattendibilit? delle dichiarazioni dei bambini ? dovuta
al predominio dell'immaginazione, cos? come quella degli adulti dipende dal
pregiudizio. Del resto, neppure i bambini mentono senza ragione e, in linea di
massima, il loro amore per la verit? ? maggiore che negli adulti.
Nel corso
dell'analisi il medico d? al malato (ora in maggiore, ora in minor grado) delle
rappresentazioni coscienti anticipate, grazie alle quali egli riuscir? ad
affermare e comprendere il significato dei materiali inconsci. Taluni pazienti
hanno maggior bisogno di questa assistenza, altri meno; nessuno, per?, pu?
farne del tutto senza. Pu? anche essere che disturbi nervosi di grado leggero
siano superati dal paziente senza aiuti esterni, ma questo non potr? mai
accadere con una nevrosi, elemento estraneo all'Io che si impone ad esso con la
violenza. Per vincerla si rende necessario l'intervento di un'altra persona,
cos? che una nevrosi ? curabile entro i limiti in cui tale intervento ?
possibile.
Nei
soggetti che, pi? tardi, diverranno omosessuali, osserviamo, durante
l'infanzia, quella stessa preponderanza della regione genitale (e del pene in
particolar modo) che si osserva anche nei normali.
Anzi il
destino dell'omosessuale ? proprio segnato dall'elevato apprezzamento che ha
per l'organo maschile. Nella fanciullezza egli sceglie le donne quale oggetto
sessuale, in quanto presume che anch'esse possiedano quella che, per lui, ? una
parte indispensabile del corpo. Allorch? si convince che le donne lo hanno
ingannato sotto questo aspetto, non pu? pi? accettarle come oggetto sessuale.
Chiunque lo attragga al rapporto sessuale non pu? essere sprovvisto di pene,
per cui, se le circostanze sono favorevoli, fisser? la sua libido sulla ?donna
col pene?, vale a dire su un giovane uomo dall'aspetto femminile.
La vita
emotiva di un uomo si compone di coppie di opposti. Infatti, se cos? non fosse,
forse le rimozioni e le nevrosi non esisterebbero. Nell'adulto i contrasti
affettivi non sono mai coscienti contemporaneamente, tranne che nell'impeto
della passione.
Abitualmente gli opposti continuano a reprimersi a vicenda
alternativamente, finch? uno dei due non riesce a nascondere definitivamente
l'altro. Invece nei bambini possono coesistere pacificamente l'uno a fianco
dell'altro per molto tempo.
Il medico
si trova un passo avanti al malato. I due si inseguono lungo il medesimo
sentiero, finch? non si incontreranno alla meta prefissata.
L'analista si trova nella condizione, strana per un medico,
di dover venire in aiuto della malattia richiamando su di essa l'attenzione che
le ? dovuta. Per? solo chi travisa interamente la natura dell'analisi potr?
ritenere che essa possa, per una simile ragione, risultare nociva. Costoro si
soffermano troppo su questa fase, trascurando il fatto che non si pu? impiccare
il ladro se prima non lo si ? catturato, mentre occorre una certa fatica per
afferrare saldamente le strutture patologiche il cui annientamento costituisce
appunto lo scopo della terapia.
Quando
l'analisi ? ancora in via di sviluppo non ? possibile farsi un'idea precisa
della struttura e dell'andamento della nevrosi.
Nell'educazione dei figli il nostro scopo principale ? quello
di essere lasciati in pace e di non dover combattere con difficolt?. In poche
parole, vogliamo tirar su un bambino modello e ci curiamo ben poco di vedere se
questo genere di sviluppo sia anche giovevole al fanciullo.
Vi sono
sempre molti individui che passano dalla classe delle persone sane a quella dei
nevrotici, mentre molto meno numerosi sono coloro che compiono il percorso in
senso inverso.
Fino ad
oggi l'educazione ha avuto il compito esclusivo di controllare o, sarebbe meglio
dire, di rimuovere gli istinti. I risultati non sono stati affatto remunerativi
e nei casi in cui il procedimento abbia avuto successo si ? ottenuto un
vantaggio solo per quei pochissimi individui ai quali non era stato richiesto
di rimuovere gli istinti. Nessuno, poi, si ? dato la pena di vedere con che
mezzi e a qual prezzo ? stata realizzata la rimozione degli istinti
sconvenienti. Supponiamo ora di modificare i nostri compiti e di cercare di
mettere in grado i bambini di diventare membri produttivi e civili in seno alla
societ?, ma esercitando il minimo di coercizione ai danni della loro attivit?.
In tal caso, le conoscenze acquisite tramite la psicoanalisi sull'origine dei
complessi patogeni e sull'essenza delle malattie nervose, potranno a buon diritto
pretendere di essere riconosciute dagli educatori quali validissime guide al
modo di trattare i fanciulli.
La
genuina tecnica della psicoanalisi impone che il medico soffochi la propria
curiosit? e lasci al paziente assoluta libert? di scegliere l'ordine secondo il
quale gli argomenti si dovranno succedere durante la cura.
Tutto ci?
che ? cosciente va soggetto a un processo di erosione, mentre ci? che ?
inconscio ? relativamente immutabile.
? ben
noto che le idee ossessive sono in apparenza, come i sogni, prive di motivo e
di significato. Il primo problema ? come dar loro un senso e una collocazione
nella vita mentale del soggetto, s? da renderle comprensibili e addirittura
naturali.
Nella
nevrosi ossessiva vi sono due tipi di conoscenza per cui ? ragionevole
sostenere sia che il paziente ?conosce? i suoi traumi, sia che non li ?conosce?. Infatti, li conosce perch? non li ha
dimenticati e non li conosce perch? non ? consapevole del loro significato. Lo
stesso avviene molte volte anche nella vita ordinaria. I camerieri, che
servivano Schopenhauer nel suo solito ristorante, in un certo senso lo
?conoscevano? in un periodo in cui egli, salvo che per questo fatto, non era
noto n? a Francoforte n? fuori. Essi per? non lo ?conoscevano? nel senso in cui
si intenderebbe oggi dicendo di ?conoscere? Schopenhauer.
Durante i
progressi dell'analisi non solo il paziente si fa coraggio, ma anche la sua
malattia, la quale diventa abbastanza ardita da parlare pi? chiara di prima.
Uscendo di metafora, succede che il paziente, che fino ad ora torceva
terrorizzato lo sguardo dalle proprie produzioni patologiche, comincia ad
osservarle e ottiene una rappresentazione di esse pi? chiara e ricca di
particolari.
Sarebbe
una cosa quanto mai auspicabile che filosofi e psicologi, che architettano
brillanti teorie sull'Inconscio basate su una conoscenza per sentito dire o
sulle proprie opinioni personali, accettassero prima le convincenti impressioni
che possono ottenersi da uno studio diretto dei fenomeni del pensiero ossessivo.
Potremmo quasi arrivare a pretenderlo
se l'impresa non fosse tanto pi? faticosa dei metodi di lavoro cui sono
abituati.
La
predilezione dei nevrotici ossessivi per l'incertezza e il dubbio li porta a
rivolgere i propri pensieri di preferenza verso quegli argomenti sui quali
tutta l'umanit? ? incerta e sui quali la nostra conoscenza e i nostri giudizi
lasciano di necessit? scoperto il fianco al dubbio. Gli argomenti principali di
questo tipo sono la paternit?, la durata della vita, dopo la morte, e la
memoria, nella quale ultima siamo tutti abituati a credere, pur non avendo la
pi? piccola garanzia della sua attendibilit?.
Secondo
quanto dice Lichtenberg ?un astronomo sa se la luna ? o no abitata, con la
stessa certezza con cui sa chi era suo padre, ma non con la stessa certezza con
cui sa chi era sua madre?. Un gran passo in avanti nella civilt? ? stato fatto
quando gli uomini decisero di porre le illazioni allo stesso livello della
testimonianza dei loro sensi passando dal matriarcato al patriarcato. Le
figurazioni preistoriche che presentano un essere umano pi? piccolo seduto
sulla testa di uno pi? grande sono rappresentazioni della discendenza
patrilineare.
Un uomo
che dubita del proprio amore, pu?, anzi deve, dubitare di ogni pi? piccola cosa.
Non ?
sempre facile dire la verit?, specialmente quando si deve essere brevi.
Avere
pregiudizi spesso si dimostra cosa molto utile.
L'interpretazione dei sogni ? la ?via regia? per
l'interpretazione dell'inconscio, il terreno pi? solido della psicoanalisi e un
campo in cui ogni operatore deve raggiungere certe convinzioni e formarsi una
preparazione. E se mi si chiedesse come si fa a diventare psicoanalisti,
risponderei: con lo studio dei propri sogni.
Non ?
difficile ravvisare nei nostri avversari lo stesso affievolimento del giudizio,
prodotto dall'emotivit?, che possiamo quotidianamente osservare nei nostri
pazienti.
Generalmente gli uomini non sono sinceri quando si tratta di
argomenti sessuali.
Essi non
rivelano volentieri la loro sessualit?, ma indossano un pesante cappotto (vera
fabbrica di menzogne) per nasconderla, come se nel mondo del sesso facesse
sempre brutto tempo.
L'individuo si ammala allorch?, a causa di ostacoli esterni o
per mancanza interiore di adattamento, gli viene negato il soddisfacimento dei
bisogni erotici nel mondo reale.
Vediamo
che egli si rifugia allora nella malattia, in modo da trovarsi un
soddisfacimento sostitutivo di quanto gli ? stato negato.
L'uomo
energico, l'uomo di successo, ? colui che riesce, a forza di lavoro, a
trasformare in realt? le sue fantasie di desiderio.
La
nevrosi ? oggi dunque quel che era in altri tempi il convento, in cui solevano
trovare rifugio tutti i delusi della vita e tutti coloro che si sentivano
troppo deboli per affrontarla.
I
nevrotici si ammalano degli stessi complessi contro cui lottiamo noi sani.
La
psicoanalisi [...] pu? avanzare le stesse pretese della chirurgia; solo
l'aumento della sofferenza che si verifica nel paziente in corso di trattamento
? di gran lunga migliore di quello che gli infligge il chirurgo, e
particolarmente trascurabile di fronte ai dolori di una malattia grave.
Chi da
bambino desidera la madre, non pu? non volersi mettere al posto del padre, non
pu? non identificarsi con lui nella sua fantasia e pi? tardi non pu? non farsi
uno scopo nella vita di riuscire a superarlo.
L'adulto
ricorda la propria infanzia come un periodo felice, in cui godeva del presente
e guardava al futuro senza desideri. Per questo motivo egli invidia i bambini.
Ma se i bambini fossero in grado di darci delle informazioni ci racconterebbero
probabilmente una storia diversa. Sembra che l'infanzia non sia il beato
idillio in cui la deformiamo retrospettivamente, e che anzi i bambini siano
tormentati attraverso gli anni dell'infanzia dal desiderio di diventare grandi
e di fare quello che fanno gli adulti. Questo desiderio ? il motore di tutti i
loro giochi.
Inevitabilmente tutti i grandi uomini conservano qualcosa di
infantile.
Quanto un
artista crea costituisce nello stesso tempo uno sfogo per il desiderio
sessuale.
Due sono
le finalit? della tecnica psicoanalitica: risparmiare fatica al medico e
permettere al malato l'accesso pi? illimitato al proprio inconscio.
Chi non
riesce ad ottenere risultati nell'autoanalisi pu? lasciar subito perdere
qualsiasi idea di curare i pazienti mediante l'analisi.
Sono
pochissime le persone civili capaci di vivere senza far conto sugli altri o
anche soltanto capaci di formarsi delle opinioni indipendenti. Non ci sono
termini per descrivere quanto grande sia nella gente la mancanza interiore di
risolutezza e il bisogno di un'autorit?. La misura di questo ci ? data dallo
straordinario aumento delle nevrosi dopo che il potere delle religioni si ? dissolto.
Una delle cause di questo stato di cose pu? essere l'impoverimento dell'Io
dovuto al forte dispendio di energie per la rimozione imposta dalla civilt? a
ciascun individuo.
Le verit?
pi? dure sono ascoltate e riconosciute, alla fine, dopo che reazione degli
interessi lesi e le emozioni che hanno scatenato, hanno esaurito la loro furia.
? sempre stato cos? e le verit? malaccette, che noi psicoanalisti dobbiamo dire
al mondo, avranno lo stesso fato. Solo non sar? tanto presto: dobbiamo saper
aspettare.
Il nostro
atteggiamento verso la vita non dovrebbe essere quello di fanatico dell'igiene
o della terapia.
La lingua
serve non solo ad esprimere i propri pensieri ma soprattutto a comunicarli agli
altri.
Gli psicoanalisti non dimenticano mai che lo psichico
si fonda sull'organico, sebbene il loro lavoro li possa portare sino a questo
fondamento e non oltre.
Lunghi
anni di esperienza mi hanno insegnato - come dovrebbero avere insegnato a chiunque
altro - a non prendere per buono direttamente quel che i malati, e soprattutto
quelli nevrotici, riferiscono sui loro medici. Lo specialista di malattie
nervose non solamente diventa l'oggetto di molti sentimenti ostili dei suoi
pazienti, qualunque sia il metodo terapeutico adottato, ma talora deve
rassegnarsi ad accettare, per via di una specie di proiezione, i desideri
rimossi e nascosti dei suoi pazienti nevrotici. ? un fatto ben triste, ma
significativo, che tali accuse non trovino mai credito pi? immediato quanto
presso gli altri medici.
La
caratteristica di sopravvalutare la donna amata e di considerarla unica ed
insostituibile, appare come una cosa naturale nel contesto dell'esperienza del
bambino, perch? nessuno pu? avere pi? di una madre, e il rapporto con lei si
fonda su un evento che non presenta dubbi nella sua irripetibilit?.
Solo in
una minoranza di persone colte le due correnti dell'affetto e della sensualit?
si sono perfettamente fuse.
[Le]
infedeli al marito, sono capaci di essere fedeli all'amante.
Gli
istinti erotici sono difficili da educare. La loro educazione a volte d?
troppo, a volte troppo poco. Il modo in cui la civilt? cerca di trasformarli ha
come prezzo una sensibile perdita di piacere, la persistenza degli impulsi inutilizzati
pu? essere individuata nell'attivit? sessuale sotto forma di non appagamento.
Potremmo,
quindi, essere costretti a riconciliarci con l'idea che ? assolutamente
impossibile adeguare le esigenze dell'istinto sessuale a quelle della civilt? e
che, in conseguenza del suo sviluppo, la razza umana non pu? evitare la
rinuncia e la sofferenza nonch? il pericolo di estinguersi in un lontanissimo
futuro.
La
scienza non ha come fine quello di spaventare o di consolare.
Una certa
schiavit? sessuale ? [...] indispensabile per difendere il matrimonio
civilizzato e per frenare le tendenze alla poligamia che lo minacciano, e nelle
nostre comunit? sociali questo diventa un fattore di primaria importanza.
L'educazione pu? essere considerata pi? propriamente come un
incitamento al superamento del principio del piacere sostituendolo col
principio della realt?; infatti essa cerca di aiutare i processi evolutivi che
favoriscono l'Io. A tal fine essa si avvale di una offerta di amore quale
ricompensa da parte degli educatori e quindi fallisce se un bambino viziato
crede di possedere questo amore in ogni caso e di non poterlo perdere qualunque
cosa accada.
L'alcool
sopprime le inibizioni e annulla le sublimazioni.
Non ?
raro che un uomo sia portato a bere in seguito a una delusione provocatagli da
una donna, ma, di solito, ci? significa anche che egli ricerca i locali
pubblici e la compagnia di altri uomini, che gli offrono quella soddisfazione
emotiva che non ? riuscito a ottenere a casa da sua moglie. A questo punto, se
gli uomini diventano l'obiettivo inconscio di un'intensa carica libidica, egli
si schermir? con il terzo tipo di contraddizione: ?Non sono io, ? lei
che ama l'uomo?. Perci? sospetter? la donna di avere rapporti con tutti gli
uomini che egli stesso ? tentato di amare.
La donna
gelosa sospetta il marito di essere in rapporti con tutte le donne, dalle quali
si sente attratta in ragione della sua omosessualit? o della predisposizione
creata dal suo esagerato narcisismo. L'influenza del periodo della vita, in cui
si ? attuata la fissazione, ? rivelata chiaramente dalla scelta degli oggetti
d'amore, che ella attribuisce al marito, oggetti che, spesso, sono anziani e
del tutto inadatti a una vera relazione amorosa, trattandosi di reincarnazioni
delle governanti, delle domestiche e delle ragazze, che furono sue amiche
nell'infanzia, o di sorelle, che furono effettivamente sue rivali.
La
soppressione della megalomania non mai ? tanto brusca, quanto nel caso in cui
l'individuo ? sopraffatto da un amore irresistibile.
La
formazione di idee deliranti, che noi consideriamo un prodotto patologico, in
realt? ? uno sforzo verso la guarigione, un processo di ricostruzione.
Si d?
spesso il caso che il modo migliore di completare l'interpretazione di un sogno
consiste nel sospenderla, rivolgendo l'attenzione a nuovo sogno, il quale forse
contiene lo stesso materiale in forma pi? accessibile.
Quanto
pi? il paziente viene ad imparare qualcosa circa la pratica
dell'interpretazione dei sogni, tanto pi?, di solito, i suoi sogni successivi
diventano oscuri. Tutta la conoscenza da lui acquisita sui sogni serve solo a
mettere sull'avviso il processo di costruzione onirico.
Non insister?
mai troppo consigliando i miei colleghi di conformarsi, nel trattamento
psicoanalitico, all'atteggiamento del chirurgo, che si svincola da ogni
sentimento, persino dalla simpatia umana, per concentrare tutte le sue energie
psichiche sull'unico scopo di eseguire l'intervento con la maggior perizia
possibile.
Il
sentimento pi? pericoloso per uno psicoanalista ? l'ambizione terapeutica di
conseguire, grazie a questo nuovo metodo assai discusso, dei risultati tali da
esercitare un'opera di convincimento sugli altri. Ci? non soltanto lo metter?
in uno stato psichico sfavorevole al suo lavoro, ma lo render? impotente di
fronte a talune resistenze del paziente la cui guarigione, come ? noto, dipende
innanzi tutto dall'interazione delle forze operanti in lui.
Un
chirurgo dei tempi andati aveva preso questo motto: ?Je le pensai, Dieu le guèrit?. [?Io ci feci un pensiero,
Dio lo guar?.?] L'analista dovrebbe sentirsi pago di qualcosa di simile.
Il medico
deve essere impenetrabile per il malato e, come uno specchio, non deve rivelare
al paziente altro che la sua stessa immagine. ? vero per? che, in pratica, non
abbiamo nulla da ridire su uno psicoterapeuta che combini un certo quantitativo
di analisi con una certa influenza suggestiva al fine di conseguire un
risultato palpabile in un tempo pi? breve, come ? necessario, per esempio,
nelle case di cura. Ma in tal caso si ha il diritto di affermarsi pienamente
consapevoli di ci? che si sta facendo e si deve sapere che questo metodo non ?
conforme alla vera psicoanalisi.
Dal punto
di vista della civilt?, una certa diminuzione della potenza virile e della
brutale aggressivit? in essa racchiusa ? anzi positiva. Facilita agli uomini
civilizzati la pratica delle virt? della moderazione e della fedelt? sessuali a
cui sono tenuti. ? assai difficile essere virtuosi quando si dispone di una
prepotente virilit?.
Noi [...]
abbiamo l'abitudine di formarci le nostre opinioni delle disposizioni
individuali ex post facto:
attribuiamo questa o quella disposizione solo dopo il fatto, quando cio? le
persone si sono gi? ammalate. Non abbiamo alcun metodo per scoprirle in
anticipo. Ci comportiamo, in effetti, come il re scozzese di un romanzo di
Victor Hugo, il quale si vantava di possedere un metodo infallibile per
riconoscere la stregoneria. Egli metteva a bollire la donna accusata e quindi
assaggiava il brodo. Poi secondo il gusto diceva: ?S?, era una strega?, oppure:
?No, non lo era?.
In un
certo senso il tab? vive ancora ed opera presso di noi. Per quanto venga inteso
negativamente e si rivolga ad un altro contenuto, esso in fondo non differisce,
nella sua cultura psicologica, dall'imperativo categorico di Kant, che opera in
forma coattiva, escludendo ogni motivazione cosciente.
Il
progresso sociale e tecnico dell'umanit? ha intaccato il tab? molto meno di
quanto non sia avvenuto per il totem.
La
partecipazione sentimentale della madre alle vicende della figlia pu? portare a
tali fenomeni d'identificazione che essa si innamora dell'uomo da quella amato.
Questo fatto, in alcuni casi, pu? generare una violenta reazione psichica e
portare la madre a forme gravi di malattia nervosa.
Quell'irritabilit? e quel senso di avversione che notiamo in
tutto il comportamento affettivo del genero ci fa supporre che per lui la
suocera rappresenti veramente una tentazione all'incesto. Non ? isolato il caso
in cui un genero si innamori apertamente della suocera prima di rivolgere la
propria attenzione alla figlia.
La
psicoanalisi ci ha dimostrato che la prima scelta sessuale del fanciullo ?
incestuosa, poich? si riferisce ad un oggetto interdetto (alla madre od alla
sorella) e ci ha mostrato attraverso quali vie l'adulto si libera dalla
seduzione che su di lui l'incesto opera. Il nevrotico, al contrario, ci mostra
con regolarit? un aspetto dell'infantilismo psichico, dal momento che, o non ha
saputo liberarsi dai legami che legavano la sua psicosessualit? all'infanzia
(arresto dello sviluppo), oppure ? ad essi ritornato (regressione).
Chi si
avvicini al problema del tab? dal punto di vista psicoanalitico, cio?
dall'esame dell'inconscio nella vita psichica individuale, arriver? ben presto
alla conclusione che fenomeni di questo genere non gli sono affatto estranei.
Egli ha incontrato individui i quali si sono creati da se stessi i divieti del
tab?, e che li seguono con la stessa scrupolosit? con la quale i selvaggi
seguono quelli della loro trib?. Se non esistesse gi? una terminologia abituale
secondo la quale queste persone sono degli ?ossessivi?, esse potrebbero ben
essere chiamate ?ammalati di tab??.
Sottoponendo all'esame psicoanalitico nevrotici che soffrono,
o che abbiano sofferto nell'infanzia, di paura degli spiriti, spesso e senza
troppa difficolt? si scopre che questi spiriti tanto temuti non sono altro che
i genitori.
Nell'inconscio i processi psichici non sono affatto identici
a quelli noti nella vita psichica conscia, ma godono di certe libert? che a questi
ultimi sono negate.
Da un
lato le nevrosi presentano chiare e profonde concordanze con le grandi
istituzioni sociali inerenti l'arte, la religione e la filosofia; dall'altro ci
appaiono come deformazioni delle istituzioni stesse. Potremmo quasi dire che
l'isterismo ? una deformazione di un'opera d'arte, la nevrosi ossessiva una
deformazione della religione, il delirio paranoico una deformazione di un
sistema filosofico. In definitiva questa diversit? si spiega col fatto che le
nevrosi sono formazioni asociali, che si sforzano di creare con mezzi privati
ci? che la societ? ha creato col lavoro collettivo.
La natura
asociale della nevrosi dipende dalla sua originaria tendenza a fuggire da una
realt? insoddisfacente in un mondo immaginario pieno di attraenti promesse. Nel
mondo reale, da cui il nevrotico rifugge, domina la societ? umana con le
istituzioni create col lavoro collettivo; volgendo le spalle alla realt? il
nevrotico si ritira dalla comunit? umana.
Tutti i
malati ossessivi sono superstiziosi e in genere contro la loro stessa
convinzione.
I
nevrotici vivono in un particolare mondo, in cui, come ho gi? detto, ha corso
solo la ?valuta nevrotica?; per loro solo ci? che ? pensato intensamente,
rappresentato con passione, ha un effetto, ed ha scarsa importanza la
concordanza con la realt? esteriore. Durante i suoi attacchi, l'isterico
riproduce e fissa per mezzo di sintomi avvenimenti che si sono verificati solo
nella sua fantasia; bench? sia vero che, in definitiva, essi si collegano a
fatti reali o su questi furono edificati.
Tra i
popoli primitivi il pensiero ? ancora fortemente sessualizzato, e [...] da ci?
scaturisce la convinzione dell'onnipotenza del pensiero, la salda fiducia nella
possibilit? di governare il mondo e l'inaccessibilit? alle facili esperienze da
cui essi potrebbero dedurre la reale posizione dell'uomo nell'universo.
L'arte,
che non ? di certo iniziata come ?arte per l'arte?, si trovava in origine al
servizio di tendenze che in gran parte sono oggi venute meno. Si pu? a ragione
affermare che tra queste siano parecchie intenzioni magiche.
L'atteggiamento del bambino presenta numerose analogie con
quello del primitivo nei confronti degli animali. Il bambino non prova ancora
l'orgoglio proprio all'adulto civilizzato che traccia una netta linea di
demarcazione tra s? e tutti gli altri rappresentanti del regno animale. Egli
considera senz'altro l'animale un suo uguale; per la franca e sincera
ammissione dei suoi bisogni, egli si sente pi? vicino all'animale che all'uomo
adulto, il quale gli appare senza dubbio pi? enigmatico.
Senza la
premessa di un'anima collettiva, di una continuit? nella vita psichica
dell'uomo, che consente di non tener conto delle interruzioni degli atti
psichici per la scomparsa dei singoli individui, la psicologia collettiva, la
psicologia dei popoli, non potrebbe esistere. Se i processi psichici non si
trasmettessero da una generazione all'altra, se ogni generazione fosse
obbligata ad acquisire ex novo il
proprio atteggiamento di fronte alla vita, si escluderebbe ogni progresso e
ogni evoluzione.
Noi
dobbiamo guardarci dall'applicare al mondo del primitivo e del nevrotico, ricco
solo di eventi interiori, il disprezzo che il nostro mondo prosaico, pieno di
valori materiali, prova per ci? che ? solo pensato o desiderato.
La
pratica della psicoanalisi esige molto meno preparazione medica che
addestramento psicologico e libero senso di umanit?.
L'unica
garanzia di un'innocua applicazione del procedimento analitico non potr? che
dipendere dalla personalit? dell'analista.
Ci ?
facile capire perch? i bambini mentono quando, cos? facendo, imitano le bugie
dette dagli adulti. Ma vi sono moltissime bugie, dette da bambini ben educati,
che hanno un significato tutto particolare, per cui dovrebbero rappresentare
argomento di meditazione anzich? essere causa di ira. Si tratta di bugie dette
sotto l'impulso di sentimenti d'amore troppo acuti. Esse acquistano importanza
nel caso che generino malintesi tra il bambino e la persona amata.
I casi di
malattia che giungono all'osservazione dello psicoanalista non hanno tutti la
stessa importanza ai fini dell'ampliamento delle sue conoscenze. Ve ne sono
alcuni ai quali deve applicare tutto quello che sa e dai quali non impara nulla
e ve ne sono altri che gli mostrano quel ch'egli gi? sa, ma in modo
particolarmente chiaro e isolati in una posizione eccezionalmente rivelatrice,
per cui a questi va debitore non solo di una conferma, ma persino d'un
allargamento della sua conoscenza.
Gli errori
scientifici sono davvero tenaci ed anche quando sono stati confutati, sono
pronti a reinserirsi furtivamente sotto nuove maschere.
Non ci
sorprende scoprire che la psicoanalisi d? conferma dell'importante ruolo
acquistato dalle favole popolari nella vita psichica dei nostri bambini. Per
alcune persone il ricordo delle fiabe preferite prende il posto dei ricordi
dell'infanzia. Essi hanno fatto delle fiabe dei ricordi di copertura.
Da un
lato la psicoanalisi ha ristretto il modo di pensare fisiologico e dall'altro
ha conquistato alla psicologia una buona parte della patologia.
Una buona
met? del compito psichiatrico, al fine di una soluzione, viene attribuita dalla
psicoanalisi alla psicologia. Sarebbe tuttavia grave errore voler presumere che
l'analisi ricerchi o appoggi una concezione esclusivamente psicologica dei
disturbi psichici. Essa non pu? negare che l'altra met? ha come oggetto
l'innuenza di fattori organici (meccanici, tossici, infettivi) sull'apparato
psichico.
Le
interpretazioni della psicoanalisi sono in primo luogo traduzioni da un modo di
espressione che ci ? sconosciuto in quello consueto per il nostro pensiero.
Quando interpretiamo un sogno, ci limitiamo a tradurre un certo contenuto
ideativo (i pensieri onirici latenti) ?dal linguaggio del sogno? a quello della
nostra vita da svegli. Si vengono in tal modo a conoscere le particolarit? di
questo linguaggio onirico e si trae la sensazione che esso faccia parte di un
sistema espressivo molto antico.
Le
dottrine ed i sistemi filosofici sono frutto di un numero di persone di netta
impronta individuale; in nessuna altra scienza compete anche alla personalit?
dello scienziato una parte cos? di rilievo come appunto nella filosofia.
Alla
psicoanalisi non capit?, come ad altre nuove scienze, di essere accolta con
impaziente simpatia da coloro che si interessano del progresso del sapere. Per
molto tempo non le si dette ascolto, e quando infine non si pot? pi? ignorarla,
divent?, per ragioni affettive, oggetto di violenta avversit? da parte di quanti
non si erano addossati la fatica di conoscerla. Essa deve questa accoglienza
ostile alla circostanza che ben presto, nel corso delle sue ricerche, dovette
scoprire che le malattie nervose sono la manifestazione di un disturbo della funzione sessuale ed ebbe pertanto ragione di
occuparsi della osservazione, per troppo tempo trascurata, della funzione
sessuale.
Le
nevrosi corrispondono a una sopraffazione pi? o meno parziale dell'Io ad opera
della sessualit?, dopo che l'Io ha fallito il tentativo di reprimerla.
Non ad
ogni analisi di fenomeni psicologici competer? il termine psicoanalisi. Questa
ultima vuol dire pi? che decomposizione in fenomeni pi? semplici di fenomeni
composti; essa consiste nel riferire una formazione psichica ad altre che la precedono
nel tempo e dalle quali si ? svolta.
La
psicoanalisi ha dovuto far discendere la vita psichica dell'adulto da quella
del bambino, prendere sul serio il detto: il bambino ? il padre dell'uomo.
La
maggior parte di noi mostra una lacuna mnemonica riguardo ai primi anni di
infanzia, dalla quale affiorano solo singoli brani di ricordi. Si pu? sostenere
che la psicoanalisi ha ormai riempito tale lacuna e ha eliminato questa amnesia
infantile degli uomini.
On revient toujours à ses premiers amours
[Si torna sempre ai primi amori] ? una verit? oggettiva. I vari punti oscuri
della vita amorosa negli adulti si chiariscono solo rilevando i momenti
infantili dell'amore.
La
comprensione delle malattie nevrotiche dei singoli ha agevolato considerevolmente
la comprensione delle grandi istituzioni sociali, in quanto le nevrosi stesse
si sono dimostrate tentativi di trovare soluzioni a livello individuale ai
problemi della compensazione di desiderio che a livello sociale devono essere
risolti dalle istituzioni.
Le forze
motrici dell'arte sono gli stessi conflitti che portano altri individui alla
nevrosi e che hanno indotto la societ? ad edificare le sue istituzioni.
Le nostre
virt? migliori si sono originate come formazioni reattive e sublimazioni sul terreno
delle nostre peggiori tendenze.
Chi speri
di imparare dai libri il nobile gioco degli scacchi presto scoprir? che
soltanto le aperture e i finali si prestano a un'esauriente trattazione
sistematica e che l'infinita variet? di mosse possibili dopo l'apertura sfida
ogni descrizione. Questa lacuna nelle istruzioni potr? essere colmata soltanto
con lo studio diligente delle partite giocate dai maestri. A limitazioni
consimili sono soggette le regole che possono essere date sulla tecnica del
trattamento psicoanalitico.
Bisogna
diffidare di tutti gli aspiranti pazienti che chiedono di rimandare di qualche
tempo l'inizio della cura. L'esperienza insegna che, quando arriva il giorno
fissato per l'appuntamento, non si presentano anche se il motivo del rinvio,
che ? quanto dire la razionalizzazione della loro intenzione, sembra, ai non
iniziati, al di sopra di ogni sospetto.
La
nevrosi ha le sue radici in strati psichici ai quali una conoscenza
intellettuale dell'analisi non ? ancora pervenuta.
Una
domanda poco gradita che il malato pone al medico al principio ?: ?Quanto
durer? la cura? Quanto tempo le occorrer? per liberarmi dei miei disturbi??. Se
il medico si ? deciso per un trattamento di prova di qualche settimana, pu?
evitare di rispondere direttamente alla domanda, promettendo di fornire un
parere pi? motivato alla fine del periodo di prova. La nostra risposta ? simile
a quella data dal filosofo al viandante nella favola di Esopo. Quando il
viandante gli chiese quanto tempo avrebbe dovuto ancora camminare, il filosofo
gli disse semplicemente: ?Cammina!? e poi gli rese ragione di questa risposta,
apparentemente priva di senso, dicendo che gli occorreva conoscere la lunghezza
del passo del viandante prima di potergli specificare quanto sarebbe durato il
viaggio. Questo ? un espediente che aiuta a superare le prime difficolt?, ma il
paragone non ? valido perch? il nevrotico pu? facilmente variare la lunghezza
del passo e compiere a volte solo progressi molto lenti. In realt? ? pressoch?
impossibile rispondere alla domanda sulla probabile durata di una cura.
Un mio
amico e collega al quale ascrivo il grande merito di essersi convertito alla psicoanalisi dopo
svariati decenni di lavoro scientifico condotto secondo altri principi, mi
scrisse una volta: ?Quel che occorre ? un trattamento delle nevrosi ossessive
rapido, pratico e ambulatoriale?. Non potendo accontentarlo rimasi un po'
imbarazzato, e cercai di scusarmi osservando che anche gli specialisti in
malattie interne sarebbero ben felici di disporre di una cura della tubercolosi
o del cancro che riunisse questi vantaggi.
Io non
impegno i malati a proseguire il trattamento per un determinato periodo; lascio
ciascuno libero di interromperlo quando lo voglia, ma non gli nascondo che se
la cura viene interrotta solo dopo che si sia compiuto poco lavoro, non ne
risulter? beneficio alcuno, ed ? facile anzi, similmente a un intervento
chirurgico non terminato, che lo lasci in condizioni sfavorevoli.
Il potere
dell'analista sui sintomi pu? essere comparato alla potenza sessuale maschile.
Un uomo pu? s?, concepire un bambino tutto intero, ma neppure il pi? forte
degli uomini pu? creare nell'organismo femminile una testa. o un braccio o una
gamba soltanto; non pu? nemmeno stabilire il sesso dell'infante. Anch'egli
mette in moto un processo complicatissimo, determinato da eventi risalenti a un
remoto passato, che ha termine con la separazione del bambino dalla madre. Una
nevrosi ha caratteri simili a un organismo. Le manifestazioni che la compongono
non sono indipendenti le une dalle altre; si condizionano e si sostengono a
vicenda.
Le
questioni di danaro sono trattate dai popoli civili come le questioni sessuali,
con la stessa incongruenza, gli stessi falsi pudori e ipocrisia.
Lo
psicoanalista si deve mettere nella posizione di un chirurgo, che ? franco e
costoso perch? dispone di metodi di cura efficaci.
Fissando
il suo onorario, l'analista deve rendersi pure conto che, per quanto possa
lavorare sodo non potr? mai guadagnare quanto gli altri specialisti.
Quelli
che sono costretti dalle necessit? a una vita di dura fatica sono meno
facilmente colpiti dalla nevrosi, ma dall'altra parte l'esperienza insegna,
senza dubbio, che quando un povero ? colpito da una nevrosi ben difficilmente
se ne lascia liberare. Essa gli rende un servizio troppo utile nella lotta per
l'esistenza: il guadagno secondario derivatogli dalla malattia ? troppo
importante per lui. Ora, col diritto datogli dalla nevrosi, reclama quella
compassione che il mondo rifiutava alle sue ristrettezze materiali, e pu?
prosciogliere se stesso dall'obbligo di combattere la povert? col lavoro.
Nella
vita non c'? nulla di pi? costoso della malattia... e della stupidit?.
Vi sono
dei malati che fin dalle primissime ore di cura preparano minuziosamente quello
che dovranno comunicare, evidentemente per assicurarsi di fare il miglior uso
del tempo dedicato al trattamento. ? la resistenza che, in questo modo, si
camuffa da zelo. Qualsiasi preparazione del genere ? da sconsigliarsi perch?
serve solo a impedire l'affiorare di pensieri non graditi.
Le
persone che pi? facilmente tendono a nascondere le idee che vengono loro in
mente in apertura di analisi, sono donne che, in seguito ad eventi passati
della loro vita, sono pronte a difendersi da attacchi sessuali, e uomini con
una fortissima omosessualit? rimossa.
Si deve
stare attenti a non dare al paziente la soluzione di un sintomo o
l'interpretazione di un desiderio finch? egli non sia tanto vicino ad essa che
con un solo passo in pi? arriverebbe alla spiegazione da solo.
La
principale forza motrice della terapia ? la sofferenza del paziente con il
desiderio, che ne scaturisce, di guarire.
Gli
individui giovani e a carattere infantile tendono a trasformare l'imperativo,
imposto dal trattamento, di concentrare l'attenzione sulla malattia, in un
gradito pretesto per gozzovigliare con i propri sintomi.
Il
miglior modo di proteggere il paziente dai danni che potrebbero derivargli
dall'assecondare uno dei suoi impulsi, sta nel fargli promettere di non prendere
alcuna decisione importante che possa influire sulla sua vita (come, per
esempio, scegliere una professione o un oggetto d'amore definitivo), mentre la
cura ? in atto, rimandando invece ogni decisione a dopo la guarigione.
Un
individuo impara il buon senso solo attraverso le esperienze personali e le
conseguenti disavventure.
Come ?
noto, i discorsi sublimi hanno ben scarsa influenza sulle passioni.
Il
trattamento psicoanalitico poggia sulla sincerit?. In essa risiede gran parte
dell'effetto educativo e del valore etico della psicoanalisi, ed ? pericoloso
allontanarsi da questo fondamento.
La
tecnica analitica impone al medico di negare alla paziente, smaniosa di amore,
la soddisfazione che chiede. La cura va proseguita nell'astinenza.
Per l'analisi
? altrettanto deleterio se la brama di amore della paziente ? soddisfatta o se
? repressa. L'operato dell'analista non deve perseguire n? l'uno n? l'altro
fine; nella vita reale non si d? nulla di simile. Egli deve stare attento a non
sottrarsi all'amore da transfert,
a non respingerlo e a non renderlo penoso per la paziente; per? deve anche
evitare, con pari risolutezza, qualsiasi corresponsione.
Quanto al
medico, motivi etici e motivi tecnici concorrono a impedirgli di concedere il
suo amore alla paziente. Egli deve tener presente che il suo scopo sta nel dare
a questa donna, la cui capacit? di amare ? ostacolata da fissazioni infantili,
il pieno possesso di una funzione di inestimabile importanza, non perch? la
disperda cos? nel trattamento, ma per mantenerla intatta per il momento in cui,
finita la cura, cominceranno a farsi sentire le esigenze della vita reale. Il
medico non deve rinnovare la scena di quella corsa di cani il cui premio doveva
essere una filza di salsicce, ma che qualche bello spirito mand? a monte
gettando una sola salsiccia in mezzo alla pista, dato che l'ovvio risultato fu
che i cani si gettarono su quella dimenticando la gara e la filza di salsicce
che li spronava da lontano alla vittoria.
L'amore
sessuale ? una delle cose principali della vita, e uno dei punti culminanti di
questa unione della soddisfazione psichica a quella del corpo nel godimento
dell'amore. Tolto qualche anormale fanatico, tutto il mondo lo sa e vive in
conformit? a questo principio.
Lo
psicoterapeuta analitico deve ingaggiare un triplice combattimento: nel suo
intimo, contro le forze che tentano di trarlo in basso, sotto al livello
analitico; al di fuori dell'analisi, contro gli avversari che mettono in
discussione l'importanza che egli attribuisce alle forze pulsionali sessuali, e
che gli rendono difficile il compito di avvalersene nella tecnica scientifica;
nell'ambito dell'analisi, contro le pazienti, le quali, prima si comportano da
avversarie, ma poi scoprono quell'ipervalutazione della vita sessuale che le
domina e cercano di invischiarlo nelle loro passioni ribelli a ogni controllo
sociale.
Lo
psicoanalista sa di lavorare con forze altamente esplosive e che deve procedere
con la stessa cautela e la stessa coscienziosit? di un chimico. Ma quando mai ?
stato proibito ai chimici, a causa del pericolo, di maneggiare sostanze
esplosive, che gli sono indispensabili, a causa dei loro effetti? ? degno di
nota che lo psicoanalista deve conquistarsi di bel nuovo tutte quelle libert?
che da gran tempo sono state accordate alle altre attivit? mediche.
La storia
della psicoanalisi vera e propria inizia solo con la innovazione tecnica
dell'abbandono dell'ipnosi.
Durante
questi anni almeno una dozzina di volte mi ? stato riferito da relazioni sui
lavori di determinati congressi e di sedute di associazioni scientifiche, o in
resoconti su certe pubblicazioni, che la psicoanalisi ormai era morta,
decisamente superata e finita. La risposta sarebbe dovuta assomigliare al
telegramma che Mark Twain mand? al giornale che per sbaglio ne aveva annunciato
la morte: ?Notizia del mio decesso fortemente esagerata?. Dopo ogni
dichiarazione di morte la psicoanalisi ha acquistato nuovi aderenti e
collaboratori, o si ? creata nuovi organi. Comunque dichiararla morta
costituisce un progresso nei confronti della congiura del silenzio.
La
psicoanalisi mette in evidenza solo l'aspetto peggiore di ogni singolo uomo.
L'esperienza insegna che a rarissime persone ? concesso di
restare educate, e meno ancora oggettive, nella discussione scientifica, ed io
ho sempre odiato le liti scientifiche.
Le cose
possono andare con gli psicoanalisti come con i malati durante l'analisi.
La
relativit? della nostra conoscenza ? un'obiezione che si pu? opporre tanto alla
psicoanalisi quanto ad ogni altra scienza.
Jung, con
la sua ?innovazione? della psicoanalisi, ha dato un esempio del famoso
?coltello di Lichtenberg?. Ha cambiato il manico e vi ha introdotto una nuova
lama; essendovi incisa la stessa marca, dovremmo prendere questo oggetto per
quello di prima.
Gli
uomini sono forti fino a quando difendono una idea forte; divengono impotenti
non appena le si oppongono.
? bene
ricordarci che tutte le nostre provvisorie concezioni psicologiche troveranno
un giorno il loro fondamento in qualche infrastruttura organica.
Certo che
una bella dose di egoismo ? una sorta di protezione contro la malattia, ma, in
ultima analisi, per non rischiare di ammalarci noi dobbiamo cominciare ad
amare, e siamo proprio destinati ad ammalarci se a causa di qualche
frustrazione non ci ? possibile amare.
Le donne,
specialmente se vengono su carine, manifestano una sorta di autoappagamento,
che serve da compensazione alle restrizioni sociali cui debbono sottostare
nella scelta dell'oggetto. A rigor di termini, dovremmo dire che queste donne
amano solo se stesse, e con una intensit? paragonabile solo a quella con cui
l'uomo le ama.
Il
narcisismo dell'altro esercita una forte attrazione su colui che ha rinunciato
a una parte del proprio e va in cerca di un oggetto d'amore.
Il
fascino del bambino risiede in gran parte proprio in quel suo narcisismo, che ?
auto-soddisfacimento, che ? inaccessibilit?; ? il fascino che ci ? dato di
vedere in certi animali, come il gatto o le grandi belve da preda, che sembrano
non curarsi affatto della nostra presenza. E, ancora, perfino i grandi
criminali e i grandi umoristi, almeno come sono descritti nella letteratura,
catturano il nostro interesse per quello spessore narcisistico con cui si
adoperano ad allontanare dal loro Io qualsiasi cosa lo possa rimpicciolire.
Il
costituirsi della coscienza ?, in fondo, l'incorporazione delle critiche dei
genitori in un primo momento, e di quelle della societ? poi.
Il fatto
di dipendere dall'oggetto amato fa calare l'autostima: chi ama ? umile. Chi ama
ha, per cos? dire, rinunciato a una parte del suo narcisismo, e tale parte pu?
essere rimpiazzata solo dal venire ricambiato in amore.
La
maggioranza delle donne isteriche si annoverano tra le rappresentanti pi?
attraenti e perfino pi? belle del sesso femminile; mentre, d'altro canto,
l'essere brutte, l'avere difetti organici e altre infermit?, come si riscontra
frequentemente nelle donne delle classi pi? basse della societ?, non fa
aumentare l'incidenza delle malattie nevrotiche.
Abbiamo
spesso sentito sostenere che le scienze dovrebbero essere fondate su concetti
basilari chiari e nettamente definiti. In verit?, nessuna scienza, neanche la
pi? esatta, comincia con tali definizioni. Il vero inizio dell'attivit?
scientifica consiste piuttosto nel descrivere i fenomeni e quindi nel
raggrupparli, ciassificarli e correlarli. Gi? allo stadio di descrizione non ?
possibile evitare di applicare certe idee astratte al materiale in questione,
idee queste che derivano da qualche parte, ma che certamente non sono basate
unicamente sulle nuove osservazioni.
L'amore e
l'odio, i quali ci si presentano, quanto al contenuto, come perfetti opposti,
non stanno dopo tutto in una relazione cos? semplice tra di loro.
Udire
qualcosa e sperimentare qualcosa sono dal punto di vista psicologico due cose
affatto diverse, anche se il contenuto ? lo stesso.
Lo
scrivere si presenta come un processo relativamente semplice e, al contrario
del leggere, difficilmente influenzato dalle distrazioni.
Senza
essere un apostolo della piet? e pur riconoscendo la necessit? biologica e
psicologica della sofferenza nell'economia della vita umana, tuttavia non si
pu? fare a meno di condannare la guerra nei suoi fini e nei suoi mezzi e di
aspirare alla cessazione delle guerre.
I popoli
sono rappresentati dagli Stati che essi formano; gli Stati, dai governi che li
dirigono. Nel corso di questa guerra, ogni membro di una nazione pu? constatare
ci? di cui aveva gi? una vaga intuizione in tempo di pace, cio? che, se lo
Stato vieta all'individuo la pratica dell'offesa, ci? non avviene perch? esso
voglia eliminarla, ma perch? vuole monopolizzarla, cos? come monopolizza il
sale ed il tabacco.
Lo Stato
in guerra si permette tutte le ingiustizie, tutte le violenze, la pi? piccola
delle quali basterebbe a disonorare l'individuo. Esso ha fatto ricorso, nei
confronti del nemico, non solo a quel tanto di astuzia permessa, ma anche alla
menzogna cosciente e voluta, e questo in una misura che va al di l? di tutto
ci? che si era visto nelle guerre precedenti. Lo Stato impone ai cittadini il
massimo di obbedienza e di sacrificio, ma li tratta da sottomessi, nascondendo
loro la verit? e sottomettendo tutte le comunicazioni e tutti i modi di
espressione delle opinioni ad una censura che rende la gente, gi?
intellettualmente depressa, incapace di resistere ad una situazione sfavorevole
o ad una cattiva notizia. Si distacca da tutti i trattati e da tutte le
convenzioni che lo legano agli altri Stati, ammette senza timore la propria
capacit? e la propria sete di potenza, che l'individuo ? costretto ad approvare
ed a sanzionare per patriottismo.
Di rado
l'uomo ? del tutto buono o del tutto cattivo; nella maggior parte dei casi egli
? buono per certi aspetti, cattivo per altri; buono in certe condizioni
esteriori, decisamente cattivo in altre. L'esperienza ci ha dimostrato questo
fatto interessante: che la preesistenza, nell'infanzia, di tendenze molto
?cattive? costituisce in molti casi una delle condizioni per l'orientamento
verso il bene, quando l'individuo ha raggiunto l'et? adulta. I bambini pi?
egoisti possono diventare cittadini estremamente caritatevoli e capaci dei
massimi sacrifici; la maggior parte degli apostoli della piet?, dei filantropi,
dei protettori di animali, hanno dimostrato, nell'infanzia, tendenze sadiche e
crudelt? nei confronti degli animali.
Essere
amati ? un vantaggio al quale se ne possono e se ne devono sacrificare molti
altri.
La
civilizzazione ha potuto sorgere e svilupparsi solo grazie alla rinuncia alla
soddisfazione di determinati bisogni ed esige che tutti coloro i quali, nel
susseguirsi delle generazioni, vogliono godere dei vantaggi che la vita civile
comporta, rinuncino a loro volta alla soddisfazione di certi istinti.
Gli
uomini che nascono nella nostra epoca portano con s? al mondo una certa
disposizione a trasformare le tendenze egoistiche in tendenze sociali,
disposizione che fa parte dell'organizzazione che hanno ereditato e che opera questa
trasformazione sotto lo stimolo di impulsi spesso molto lievi. Ma altre
tendenze subiscono la trasformazione non pi? per una disposizione ereditaria,
ma sotto la pressione di fattori esteriori. In tal modo ogni individuo subisce
non solo l'influenza del suo attuale ambiente civilizzato, ma anche quella
degli ambienti in cui vissero i suoi antenati.
Le
evoluzioni psichiche presentano una caratteristica che non si ritrova in nessun
altro processo evolutivo o di sviluppo. Quando un villaggio si trasforma in
citt? o il bambino diviene uomo, il villaggio ed il bambino sono totalmente
assorbiti, fino a scomparire, nella citt? e nell'uomo. Solo con uno sforzo
della memoria si pu? ritrovare, nella nuova formazione, l'antica fisionomia; la
realt? ? che l'antico materiale e le antiche forme sono scomparsi, per far
posto ad un nuovo materiale ed a nuove forme. Nell'evoluzione della vita psichica
le cose vanno in modo assolutamente diverso. In questo caso c'? una situazione
diversa da ogni altra e che si pu? descrivere solo dicendo che ogni precedente
fase di sviluppo sussiste e si conserva a fianco di quella che ne ? derivata.
Basta che
un gran numero, che milioni di uomini si trovino riuniti, perch? tutte le
acquisizioni morali dei singoli individui svaniscano rapidamente, ed al loro
posto restino solo gli atteggiamenti psichici pi? primitivi, pi? brutali.
Risultato molto doloroso che si attenuer? forse man mano che l'evoluzione
continuer? il suo cammino in avanti. Tuttavia noi crediamo che un po' pi? di
franchezza e di sincerit? nei rapporti tra gli uomini ed in quelli tra gli
uomini ed i loro governanti, potrebbe aprire la strada a questa evoluzione.
Per noi ?
assolutamente impossibile raffigurarci la nostra morte, ed ogni volta che
tentiamo di farlo, ci rendiamo conto di assistervi da spettatori. ? per questo
che la scuola psicoanalitica si ? ritenuta in diritto di affermare che, in fondo,
nessuno crede alla propria morte, o, il che ? lo stesso, che ciascuno ?
inconsciamente convinto della propria immortalit?.
Per
quanto riguarda la morte degli altri, l'uomo civile evita accuratamente di
parlare di questa eventualit? in presenza della persona la cui morte sembra
vicina. Solo i bambini non hanno questa discrezione e rivolgono minacce
implicanti la possibilit? della morte ed arrivano persino a dare per scontata
la morte di una persona cara, dicendole, come fosse la cosa pi? naturale del mondo:
?Cara mamma, quando tu sarai morta io far? questo o quello?. Da parte sua,
l'uomo civile adulto non si sofferma sul pensiero della morte delle persone che
gli sono vicine, perch? ci? vorrebbe dire dar prova d'insensibilit? o di
cattiveria, tranne che nei casi, come quello del medico, dell'avvocato, ecc.,
in cui si ? portati a pensarvi per preoccupazioni professionali.
? troppo
triste rendersi conto che la vita assomiglia al gioco degli scacchi, in cui
basta una mossa falsa a farci perdere la partita, con l'aggravante che, nella
vita, non possiamo nemmeno contare su di una possibilit? di rivincita.
I
filosofi pretendono che l'enigma intellettuale rappresentato per l'uomo
primitivo dalla morte si sia imposto alla sua riflessione e debba essere considerato
come il punto di partenza per ogni speculazione. Mi sembra che, su questo
punto, i filosofi ragionino troppo... da filosofi e non tengano conto
dell'azione dei movimenti primitivi. Perci? io penso di dover attenuare la
portata di questa proposizione e di correggerla dicendo che l'uomo primitivo
trionfa sul cadavere del nemico ucciso senza doversi spezzare la testa sugli
enigmi della vita e della morte. L'uomo primitivo non fu spinto a riflettere n?
dall'enigma intellettuale n? dalla morte in generale, ma dal conflitto
affettivo che, per la prima volta, sorse nella sua anima alla vista della morte
di una persona amata e, tuttavia, estranea ed odiata. La psicologia ? nata da
questo conflitto.
Non c'?
bisogno di proibire ci? che nessuno desidera. Proprio il modo in cui ?
formulata la proibizione non uccidere
pu? darci la certezza che noi discendiamo da una serie infinitamente lunga di
generazioni di assassini che, come forse anche noi oggi, avevano nel sangue la
passione per l'omicidio. Le tendenze morali dell'umanit?, la cui forza ed
importanza sarebbe assurdo contestare, sono un'acquisizione nella storia umana
e costituiscono, ad un livello disgraziatamente molto variabile, il patrimonio
ereditario degli uomini dei nostri giorni.
Scherzando, si pu? dire di tutto, anche la verit?.
Rendere
la vita sopportabile ? il primo dovere dell'essere vivente.
Ricordiamo il vecchio adagio: si vis pacem, para bellum: se vuoi il mantenimento della pace sii sempre
disposto alla guerra.
Sarebbe
ora di modificare questo adagio e di dire: si vis vitam, para mortem: se vuoi sopportare la vita, impara ad accettare la
morte.
Nel tempo
il valore della transitoriet? ? il valore della rarit?. La limitazione nella
possibilit? di un godimento aumenta il valore del godimento.
La
bellezza del corpo e del viso umani svanisce per sempre nel corso della nostra
vita, ma la loro evanescenza d? loro solo un nuovo fascino.
Fianco a
fianco con le esigenze della vita, l'amore ? il grande educatore.
Dal punto
di vista somatico, il sonno ? una riattivazione dell'esistenza intrauterina
perch? realizza le condizioni di riposo, calore ed esclusione degli stimoli;
nel sonno, infatti, molte persone assumono la posizione fetale.
Nei
sogni, la malattia fisica incipiente ? spesso scoperta prima e pi? chiaramente
che non nella vita vigile, e tutte le correnti sensazioni fisiche assumono
proporzioni gigantesche. Questo ingrandimento ? di carattere ipocondriaco, ed ?
condizionato dal ritiro sull'Io di tutte le cariche psichiche sottratte al mondo
esterno, rendendo pertanto possibile una precoce conoscenza delle alterazioni
corporali che nella vita vigile resterebbero ancora a lungo inosservate.
L'Io non
? padrone in casa sua.
Ciascuna
delle tre qualit?, avarizia, pedanteria e ostinatezza, discende da fonti
erotiche anali o per esprimerla pi? cautamente e pi? completamente - ricava
forti contributi da quelle fonti.
La
psicoanalisi ? pi? adatta di qualsiasi altro sistema a far apprendere la
psicologia allo studente di medicina.
Il lavoro
della psicoanalisi richiama alla mente la similitudine con l'analisi chimica,
ma ricorda altrettanto bene l'intervento del chirurgo, le manovre
dell'ortopedico o l'influenza dell'educatore.
In
generale, l'impresa di convertire un omosessuale totale in un eterosessuale non
presenta maggiori possibilit? di riuscita del procedimento inverso, solo che
questo non si tenta mai per buone ragioni pratiche.
Non
spetta alla psicoanalisi risolvere il problema dell'omosessualit?. Essa deve
accontentarsi di rivelare i meccanismi psichici responsabili della scelta
oggettuale e di individuare i sentieri che da essi vanno alle disposizioni
istintuali.
Solo i
credenti, che pretendono che la scienza diventi il surrogato del catechismo a
cui hanno rinunciato, possono biasimare il ricercatore che perfeziona o
addirittura modifica le sue concezioni.
La
contrapposizione tra la psicologia individuale e quella sociale o collettiva si
rivela, quando la si consideri pi? attentamente, ben meno profonda di quanto
non appaia a prima vista.
Tra lo
stato amoroso e l'ipnosi non c'? una gran distanza. I punti di rassomiglianza
sono evidenti. Nei confronti dell'ipnotizzatore si dimostra la stessa umilt?
nella sottomissione, lo stesso abbandono, la stessa mancanza di senso critico
che nei confronti della persona amata. Si osserva la stessa rinuncia ad ogni
iniziativa personale; indubbiamente l'ipnotizzatore ha preso il posto
dell'ideale dell'Io. Solo, nell'ipnosi tutte queste caratteristiche si presentano
con pi? chiarezza ed un maggiore rilievo, di modo che sembrerebbe pi? opportuno
spiegare lo stato amoroso con l'ipnosi che viceversa.
L'amore
sensuale ? destinato a spegnersi, una volta soddisfatto; per poter durare, esso
deve essere associato, fin dagli inizi, ad elementi di pura tenerezza, deviati
dallo scopo sessuale, o subire ad un certo punto una trasposizione di questo
genere.