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DALLA PREFAZIONE


In una lettera inviata a Gabriele d'Annunzio il 29 luglio 1909, il pittore Marius De Maria (soprannominato Marìus Pictor) tra l'altro scriveva:

«[...] Ho un bravo e buon amico musicista, Francesco Malipiero, il quale è entusiasta di musicare i tuoi Sonetti delle Fate [...]. Vuoi tu permettere a questo mio caro e buon amico questa gioia?»

Nasce, così, un rapporto di collaborazione, ma anche e soprattutto di amicizia, tra due artisti che furono importanti per la cultura italiana del Novecento: l'uno, Gabriele D'Annunzio, noto e influente nel panorama culturale del nostro Paese; l'altro, Gian Francesco Malipiero, un giovane musicista che già si stava distinguendo per la sua particolare visione dell'arte, alla ricerca di una strada nell'ambiente culturale italiano, e al quale D'Annunzìo doveva apparire come una luce da seguire. Anni dopo, così Malipiero ebbe a ricordare l'inizio del suo rapporto con il poeta:

[ ... ] la conquista dell'amicizia di Gabriele d'Annunzio non fu facile perché ostacolava l'immediata e reciproca comprensione la diversità della nostra vita esteriore: dovevamo incontrarci nel mondo che apparteneva ad entrambi e dove era impossibile trovarci in conflitto, cioè nel mondo della poesia-musica e della musica-poesia. [...] Quando egli venne a Venezia per la rappresentazione della Nave (1908) non potei avvicinarlo, ma un mio amico gli strappò il permesso di pubblicare I sonetti delle Fate con la mia musica.»

Non fu facile per il ventisettenne musicista , che fino a quel momento aveva frequentato un ambiente diverso da quello dannunziano - gli studi all'estero, soprattutto in Germania, il Liceo Musicale veneziano e bolognese - avvicinare un personaggio che già prima della guerra si distingueva per le sue scelte culturali e di vita. Il tramite degli amici fu importante: l'intervento di Marius De Maria, pittore eclettico, vissuto sia a Roma, dove conobbe D'Annunzio, sia a Venezia, dove ebbe modo di apprezzare il giovane Malipiero, non basta a spiegare il nascere del rapporto tra i due artisti.
In effetti, se ben si comprende l'interesse di Malipiero nei confronti di D'Annunzio, d'altro canto non stupisce il fatto che D'Annunzio non fosse inizialmente colpito dal giovane veneziano. La nostra indagine avrà lo scopo di scoprire quando e perchè nacque infine un interesse nei confronti di quello, interesse che diverrà profondo e porterà ad una amicizia che sarà "perpetuata oltre la morte", quasi più intensa di quelle pur profonde con gli altri amici e collaboratori musicisti dannunziani. In effetti, pare chiaro che il permesso di musicare i Sonetti delle Fate (lettera del 28 febbraio 1910) fu dato più a Marius De Maria, l'amico dei tempi romani, che a Malipiero, giovane sconosciuto. Così ricorda Malipiero:

«[...] Nel 1910, al Grand Hotel lo attesi invano. Il pittore Marius De Maria, mio amicissimo, era salito dal poeta per chiedergli, a nome mio, il permesso di musicare i Sonetti delle fate e l'ottenne. Avrei preferito parlargli e sentirmi rispondere no.»

La delusione del mancato incontro fu grande, ma la tenacia di Malipiero prevalse, tanto da spingerlo a tentare nuovamente (lettera n.2, del 28 febbraio 1910) scrivendo al poeta, per pregarlo di un breve colloquio. Ma l'attesa, una seconda volta, fu vana. D'Annunzio non conosceva e non apprezzava il musicista. Il momento dell'amicizia doveva ancora venire.

Il fascino della parola dannunziana continuava ad incantare Malipiero. Il musicista si senti particolarmente attratto dal Sogno d'un tramonto d'autunno:

Mi avvenne di scoprire Venezia [...] dopo aver letto [...] il Fuoco di Gabriele d'Annunzio. Ebbi poi occasione di sostare in una villa in riva al Canale del Brenta, proprio mentre stavo leggendo il Sogno d'un tramonto d'autunno. Suggestionato pure dall'ambiente, me ne invaghii.

Decise di musicarlo, e, senza immaginare di andare incontro ad un'altra delusione, cercò di nuovo il contatto con D'Annunzio. Nonostante l'epilogo non felice, è da questo episodio che vedremo finalmente nascere la prima scintilla di amicizia tra i due artisti.

Così scrisse Malipiero:

Alla metà di gennaio del 1913 mi recai a Parigi per chiedergli l'autorizzazione di musicare il Sogno d'un tramonto d'autunno.

Malipiero era partito come per un'avventura, in compagnia della moglie Maria e del suocero, il pittore Luigi Rosa. «Mi presentai a un italiano che si occupava dei suoi affari in terra di Francia. Ero disposto a recarmi ad Arcachon, dove il poeta allora dimorava, ma con un telegramma giunto il giorno stesso egli annunziava il suo arrivo per l'indomani. Non arrivò e per quattro mesi quasi quotidianamente i suoi messaggi mi sconsigliavano di partire alla volta di Arcachon.»

[...]