Gerda Sjöstrand Busoni, "Il mio incontro con Ferruccio Busoni", Musica d'oggi III, n. 1, 1960, pp. 9-10:

«Una mattina, all'inizio del settembre clel 1888, passeggiavo con una ex allieva della Scuola Musicale (fondata a Helsinki da Martin Wegelius nel 1882) attraversando la "Gamla kyrkogarden", un antico cimitero aperto a passeggio pubblico. "Insomma, come si chiama il nuovo professore di pianoforte della Scuola Musicale?» chiesi alla mia compagna. - «Pussoni o Busini, chi lo sa? Deve essere un italiano».
Per le ragazze e specialmente per gli studenti di musica l'insegnante di pianoforte era allora il personaggio più attraente della Scuola. Dalla fondazione si erano già succeduti molti insegnanti e le classi di pianoforte erano sempre tenute da giovani tedeschi. [Un musicista eccellente come Wegelius, che aveva studiato in Germania, sapeva di poter difficilmente contare fra i suoi insegnanti artisti di fama. Sapeva però individuare giovani talenti ancora sconosciuti e trattenerli a Helsinki per un certo tempo. Ferruccio, ventiduenne, che viveva in quel tempo a Lipsia, aveva ottenuto l'incarico per la raccomandazione di Hugo Riemann.]
In quell'autunno dunque doveva arrivare un insegnante nuovo, e italiano per giunta. La cosa aveva un carattere particolarissimo e si attendeva con impazienza il suo primo ingresso alla scuola.- « Che aspetto ha? Come suona? E' un insegnante severo?» si informavano gli studenti. Io avrei voluto studiare privatamente con il nuovo pro fessore, ma si diceva che non intendesse esercitare l'insegnamento privato.
Durante l'autunno egli partecipò sovente come esecutore alle Serate Musicali dell'Istituto. Non ero allieva della scuola e non potevo perciò assistervi, ma l'entusiasmo suscitato dal suo talento creò in me un ardente desiderio di sentirlo.
Una sera (eravamo forse a metà novembre), mi recai con alcune amiche a un concerto sinfonico di tipo popolare, che gli uditori, seduti ai tavoli, ascoltavano sorbendo bibite. Erano manifestazioni dignitose, organizzate da Robert Kajanus, direttore dei concerti sinfonici, e l'orchestra, formata per lo più da strumentisti tedeschi, era ottima. Sedevo tranquilla in un angolino quando la mia vicina, nota insegnante di pianoforte [Selma Kajanus, sorella di Robert Kajanus] della città, esclamò: "Guarda arriva Busoni! Io non lo posso soffrire. Ha un'aria talmente presuntuosa, pare che dica: adesso arrivo io, guardatemi!". Lo vidi solo per un istante, mentre attraversava la sala affollatissima per raggiungere un posto abbastanza lontano da noi. "Questo dunque è Busoni!", pensai fra me. Notai che era un bel giovane con una corta barba bionda e folti capelli ricciuti.
Poco tempo dopo lo incontrai per caso per la strada e lo squadrai bene da vicino. Dovette notarlo perchè si voltò verso di me, ostentatamente. In seguito, sperando di incontrarlo ancora, rifeci più volte quella via, naturalmente senza mai incontrarlo.
A metà dicembre, subito prima delle vacanze natalizie, il famoso allievo di Liszt, Bernhard Stavenhagen, diede un concerto a Helsinki. Naturalmente ci andai. Dal mio posto in galleria potevo vedere tutta la sala. Quella sera Stavenhagen suonò in modo superbo. Nella platea semivuota scorsi Busoni che appoggiato alla poltrona davanti alla sua, ascoltava assorto e immobile la Sonata op. 109 di Beethoven. In galleria, divisa da me soltanto da una colonna, sedeva una certa signorina Holstius, l'insegnante di pianoforte più stimata della città. Nell'intervallo Busoni salì in galleria per intrattenersi con lei e venne ad appoggiarsi alla colonna. Potevo così osservarlo a mio agio e udire ogni parola della loro conversazione [Busoni a Helsinki parlava per lo più in tedesco, lingua assai in uso in quel tempo nella migliore società svedese.] "Domani parto con Stavenhagen - disse congedandosi - ho un concerto a Lipsia e alcuni altri in Germania. Sarò assente per quattro settimane". (Le vacanze infatti andavano dal 15 dicembre al 15 gennaio). Lo vedo ancora scendere le scale con quel suo passo svelto e agile.