LA BIOGRAFIA DI GUIDO GUERRINI

1911 - 1914


QUARTO VIAGGIO IN AMERICA

Alla fine del 1910 altro viaggio in America, ancor più estenuante del precedente. L'agente dei concerti di Busoni fa ottimi affari e non ha riguardi per «la macchina umana» che produce quattrini con tanta facilità. Appena arrivato a New York, Busoni scrive a Petri:

Caro Egon, la traversata è stata buona, migliore di tutte le precedenti; è già la quarta volta che la compio.
La prima impressione di New York è sempre di barbarie; si vorrebbe prendere subito la prima nave che torna indietro.
Un po' alla volta ci si abitua (cioè il nostro standard scade per benino) e da ultimo, come avviene quando si frequentano spesso persone brutte, si finisce col trovare singole caratteristiche attraenti. - Devo considerare come perso tutto questo tempo e ricavarne quanto posso di guadagno personale. I 39 concerti fissati (in 11 settimane) con il tempo annesso da passare seduto in treno tra una locallta e l'altra, non lasciano molte speranze di poter lavorare. E se anche qualche volta si avesse tempo disponibile, come trovare da un momento all'altro la concentrazione necessaria? Nondimeno confido di poter abbreviare le sofferenze e voglio tentar di troncarle al principio di aprile.
Intanto penserò almeno al lavoro e, così preparato, conto di portare a termine tanto più velocemente la Sposa sorteggiata. Tutto il resto è migliore delle parti che hai in mano. [...]
Il 13 gennaio devo suonare il mio Concerto a Chicago. (Ne ho piene le tasche).

Come al solito il Maestro, viaggiando, si sdoppia: e il virtuoso non dà tregua al creatore.

I due prossimi mesi sono zeppi di viaggi e di concerti; soltanto esercitando la massima fermezza mi è riuscito di imporre il 1° aprile come ultima data e 1'8 come giorno di partenza. In compenso, però devo sobbarcarmi una veloce tournée in California tra il 7 e il 31 rnarzo (Sarebbe dovuta cominciare dopo il 1° aprile).
Devi perdonami se nelle condizioni in cui mi trovo il buon umore mi fa difetto e le mie lettere hanno un tono asciutto.
Mi stupisco di quelle persone che desiderano l'America. È adatta solo a coloro che non sanno fare altro che suonare il loro strumento e non hanno il senso del pudore.
[a E. Petri, 25.1.1911]

L'insofferenza nei confronti dell'America è ribadita due giorni dopo in un'altra lettera a Petri:

Per conto mio l'ho fatta finita con l'America - l'interesse che si era riacceso l'anno scorso si è spento, perché non trova nuovo nutrimento. Grandi quantità di pazienza devono venire ancora macinate per due interi mesi faticosi; bisogna tenere a freno i nervi quando accennano a ribellarsi.

E ancora:

Se gli artisti europei boicottassero l'America, l'America diverrebbe come una grande Sala in cui fosse improvvisamente mancata la luce; ci si dovrebbe cercare la strada a furia di fiammiferi e ci si brucerebbero le dita. [Cit. in DENT e GUERRINI]

Ecco un esempio dei ritmi stressanti a cui era sottoposto Busoni durante le tournées americane:

3 Febbraio ore 12: partenza per Filadelfia
ore 14: arrivo
ore 15-17: concerto (prova pubblica)
ore 18-20: viaggio di ritorno

4 Febbraio 15 -17: recital a New York
ore18-20: viaggio per Filadelfia
20,15 - 22: concerto
22,30 - 1: viaggio di ritorno

5 Febbraio ore 12: prova
ore 20: concerto a New York

Dunque, il 4 due concerti e due viaggi! ! In questi tre giorni mi hanno ascoltato circa diecimila persone! (Ieri sera al Metropolitan Opera House erano presenti in 4000.)
Tutto questo è bello, certo, e fa piacere sul momento, ma se devo dire la verità, prevale un senso di vergogna.
Ho espresso questo sentimento in un breve articolo, 'Fino a quando?' (per Signale); il quale è stato già attaccato da due parti opposte, il che vuol dire che non è stato capito. [A Petri, 6.2.1911]

Boston, forse per la tradizionale sua pseudo-intellettualità o più probabilmente per i ricordi che Busoni da giovane vi ha seminati, lo attira sopra ogni altra metropoli americana. Essa
gli richiama alla mente Vienna, ma senza le tradizioni ed il fascino della capitale viennese.
È appunto a Boston che egli ascolta la sua Suite sulla Turandot e, nella stessa occasione, conosce il «Don Chichotte» di Richard Strauss. Qualche considerazione su questi due lavori troviamo in una lettera a Gerda.

[Il Don Chichotte] è lavoro di grandi qualità: volgare nella parte lirica, notevolmente stimolante nel grottesco, esso è un misto di pesante ingenuità e di esagerata cultura. [...] Nel complesso è la più interessante composizione dei nostri giorni ed una delle più ricche invenzioni, forse la migliore, di Strauss... Ammetto francamente che «Turandot» è stata tracciata sulla falsa riga di esso... [18.2.1911]

Egli del resto ha per Strauss stima e simpatia profonde, tanto da affermare che, dopo Toscanini, lo ritiene il più intelligente musicista da lui incontrato. Nella stessa lettera Busoni l'inacapacità di conciliare attività concertistica e composizione riappare espressa con la solita lucidità:

Sono felice al pensiero della mia attività per l'estate e per l'autunno un senso d'impazienza e di costrizione contro cui devo combattere sempre, ha esaurito la mia concentrazione. Sono come uno che deve stare a letto con una gamba rotta; che però sta benissimo per il resto e aspetta il momento di poter muoversi e camminare di nuovo. Ripeto ancora: non devo buttar via i miei anni buoni.
Il mio sviluppo come compositore sarebbe a ben altro punto, se non ci fossero queste lunghe interruzioni e le faticose riprese. Ho solo quattro mesi all'anno per portarmi in alto, e poi si torna di un altro passo indietro.
Non mi lamento, voglio solo veder chiaro e - continuare a veder chiaro. -

A New York Arturo Toscanini ascolta «Berceuse élégiaque» diretta da Mahler. «Il pezzo non è piaciuto al pubblico, ma piace a me», disse Busoni. Ed era piaciuto molto anche a Toscanini, che gli promise anzi di eseguirglielo in edizione migliore.
Il giro attraverso il West è un supplizio:

Le 'date' si ammucchiano paurosamente.

Febbraio 23 Boston Symphony New York
24 [idem] Brooklyn
25 [idem] New York
27 [idem] New York
28 Recital a Boston
Marzo 2 pomeriggio, serata in casa della signora Untermyer (ospite Grof Appony)
- la sera, recital a Brooklyn
5 recital a Chicago
6 recital Des Moines
7 recital Omaha
9 recital Kansas City
10 recital Sedalia
14 primo concerto in California (Los Angeles)
15 Pasadena (sobborgo)
17 Los Angeles
19 e 21 S. Francisco
22 Oakland (sobborgo)
25 Seattle
26 Portland

31 e 1 aprile Cincinnati [A Gerda 22 febbraio e 4 marzo]

Dedica molto tempo allo studio: «ho da suonare quattro differenti programmi e tre differenti Concerti».

A New York, il 24 febbraio, conosce il pianista Ernesto Consolo e lo scultore Trubetzkoj, russo nato in Italia.
Malato di febbri contratte chi sa come e dove, Busoni deve trascinarsi da una città all'altra, senza soste, in interminabili viaggi che lo prostrano fisicamente e moralmente. Durante questo periodo egli decide di utilizzare i temi indiani raccolti in parte da Miss Curtis e in parte da lui stesso. Ma, a differenza di altri compositori, che avevano concepito grandi opere su canti popolari, elaborandoli come veri e propri temi classici, Busoni trova più artistico costruire una Suite di piccoli pezzi, sopra schemi musicali quasi primitivi, così da serbare alle musiche il loro originale profumo.
La notizia del suicidio del pianista, suo allievo a Berlino, O'Neil Philips lo sconvolge.
In marzo, a San Francisco, ha un diavolo per capello e una voglia matta di mandare a quel paese l'America, i concerti e il suo impresario. Ma questi, impassibile, trova sempre nuovi mezzi per irretire l'ingenuo Maestro.

Questi Chickering & Sons, fabbricanti di pianoforte] mi manderebbero, senza rimorsi di coscienza, fino a Honolulu. E questa non è una iperbole, perchè il rappresentante di qui vi ha fatto realmente un accenno!! 'It is a very interesting trip' ha detto... È triste il non ricevere lettere; oh, è opprimente. - Spero ogni giorno, ogni giorno. - È proprio come un brutto sogno. Spedito come un baule...

In questo periodo legge avidamente il recentissimo romanzo (1911) di Wells The new Machiavelli:

Sto leggendo un grande romanzo, questa volta un romanzo serio, di Wells; è meravigliosa la trasformazione di quest'uomo, che entra, con questo libro, nel novero dei romanzieri di prim'ordine e porta con sé una sensibilità approfondita, un fiume di idee, eppur conserva il suo senso di umorismo (purificato da ogni comicità comune) e fa sentire che ha digerito una vita intera. Che piacere osservare un tale sviluppo; che felicità esperimentarlo in noi stessi! [...]

Per il momento il libro di Wells mantiene quanto aveva promesso. «I feel we might do so many things and everything that calls one, calls one away from something else» - vi si trova tra l'altro. Ha 500 pagine di fitta stampa, e non sono ancora arrivato a leggerne 150, perchè sono anche dense di pensiero, come te lo dimostra la proposizione riportata. Fino al punto a cui sono arrivato, il libro dà l'impressione di una autobiografia, proprio come le Confessions di Rousseau o la Vita di Alfieri (scritta da esso stesso) - e, considerato da questo punto di vista, ne risulta la forma più autentica di romanzo. È scritto anche in prima persona. Ma il titolo The new Machiavelli fa pensare a un geniale uomo di Stato che, ritiratosi a vita privata, annota le sue idee...

Il 15 marzo, da Los Angeles, Busoni disquisisce lungamente in una lettera a Gerda sul tema della melodia.
Finalmente, verso l'aprile, il 'tormento' americano volge alla fine. Il giorno del suo compleanno egli scrive a Gerda:

È con immensa gioia che penso al mio ritorno. Sento che sta cominciando il mio più importante periodo, quello che sarà il definitivo.

Qualche mese dopo, nella tranquillità di Berlino e a mente fredda, l'analisi busoniana dell'America è impietosa:

La mia opinione su questo paese si è di nuovo modificata notevolmente. Non solo non ho fiducia che vi si possa verificare un'ascesa culturale, ma credo che il punto più alto sia già stato oltrepassato. Ciò che gli Americani hanno fatto dopo aver oltrepassato questo punto porta in un deserto morale. Si chiama: sfruttamento pratico (come fine a se stesso) e godimento grossolano della vita. Dato che non vi esiste riflessione su altri problemi (quelli della morale, della religione e dell'arte), l'America si presenta come un medioevo fornito di macchine e di eletticità! «A great country»! - Sì, buon Dio, e come Lui l'ha creato; sebbene senza usignoli e senza vino. L'ingenuità potrebbe riconciliare, se non fosse così sfacciata - ma lasciamo perdere. [A Egon Petri, 12.7.1911]


NASCITA DI ARLECCHINO (1912)

Tornato a Berlino, «quel centro importante che costringe a creare, che aiutandoti a progredire ti isola, ma che con la sua gioia di vivere ti fa diventare socievole», il 22 maggio comunica a Petri di aver portato 75 pagine di partitura della Brautwahl all'incisore. Da una parte è molto appagato del lavoro compiuto e che sta continuando, e della quiete ritrovata («è il periodo più bello della mia vita: è primavera, sono libero e sano e profondamente grato al destino, con una certa emozione», scrive a Irma Bekh, dall'altra è molto rattristato per la morte di Mahler («Un artista vero e un caatere meraviglioso. Che purezza in quell'animo!», avvenuta quattro giorni prima. Certamente è questo, per Busoni, un momento di intensa attività creativa, o per lo meno di fervidissimo travaglio d'arte.

Il 17 luglio scrive a Gerda:

Ho letto le lettere di Balzac e la «Speranza nel Buddismo».
Io, per me, sono arrivato al punto di considerare dottrine, filosofie e religioni come opere d'arte, e mi metto dalla parte del predicatore più abile. Non posso credere che il singolo, preso nella massa del popolo, ne diventi più felice e più saggio. Trovo che il ciabattino della Bibbia, delle «Mille e una notte» o di Roma antica, è sempre lo stesso ciabattino. E son sempre gli stessi gli artisti, i sacerdoti, i soldati, le cortigiane. Il lanzichenecco che mena colpi furiosi brandendo la Bibbia nella mano sinistra, equi-vale al Saraceno che taglia teste invocando Maometto.

Il giorno dopo:

Ti prego di accogliere con pazienza questo piccolo saggio:
In complesso ho avuto una opinione molto alta del nostro tempo e l'ho considerato anche artisticamente interessante. (Ma le impressioni penetrano nella nostra anima così intrecciate con la disposizione personale del momento, che si possono distinguere solo più tardi, quando la disposizione momentanea ha perso la sua forza). Ma ora vedo nel nostro tempo una vera strapotenza dei suoi 'tre granai', cioe: del danaro - dell'industria - dello sport.
Inoltre c'è la minaccia del lavorio giudaico: che vuole estrarre dalla massa singoli individui e schiacciare tutti gli individui nella massa. Danaro e socialismo tenteranno di divorarsi a vicenda come «Siegfried e Fafner, Fafner e Siegfried» - l'industria con i suoi nobili scopi di buon mercato, rapidità, produzione in serie, è una Donchisciottata...

E il 28 luglio a Petri:

[...] è con un gran sospiro di sollievo che oggi ho potuto scrivere sulla partitura: fine della prima parte del secondo atto. E stato un lavoro massacrante; ho riscritto molto. Ho lavorato un'ora intera alle due ultime battute, ne sono proprio orgoglioso. Che cosa sarebbe il talento senza il senso critico? È davvero talento?

Il 15 agosto Stock gli comunica di aver concluso la strumentazione della Fantasia contrappuntistica e gli presenta un giovane intellettuale ebreo che sarà un punto di riferimento culturale durante l'esilio a Zurigo: Ludwig Rubiner. I progetti, i dubbi, le indecisioni, si alternavano e si agitavano nell'animo suo, come sempre avviene nel vero artista alla vigilia di grandi creazioni.

Il 9 settembre si trova a Varese e scrive a Petri:

Stasera si dà qui (per laprima volta) Madama Butterfly, e io ci vado: «in tempo di carestia il diavolo mangia mosche» (in francese: faute de mieux on couche avec sa femme ). (Ahimé, io non ho nemmeno mosche da mangiare: sono loro che mangiano me!). - Oltretutto ho bisogno di ascoltare musica e da una cattiva orchestra si impara molto: da suono nasce suono e spero che mi faccia superare la stasi nella Sposa sorteggiata. Mancano 50 pagine e non vado avanti!!

Alla fine di dicembre, dopo un invito a un concerto sinfonico, esprime le sue amare considerazioni a Petri: «Quella forma di ammannire la musica che chiamiano concerto, mai mi aveva tanto ripugnato!»

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